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La maggior parte di questi prodotti, oltre a non fornire garanzie riguardo alla loro salubrità, risulta inadeguata anche da un punto di vista commerciale, presentando lacune in materia di etichettatura e rintracciabilità.

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INTRODUZIONE

La globalizzazione del comparto alimentare ha determinato la comparsa di nuove problematiche ispettive di natura igienico sanitaria e commerciale, prevalentemente legate alle importazioni di prodotti provenienti da Paesi emergenti o in via di sviluppo dove il livello della sicurezza alimentare non è equiparabile a quello dei Paesi occidentali.

La maggior parte di questi prodotti, oltre a non fornire garanzie riguardo alla loro salubrità, risulta inadeguata anche da un punto di vista commerciale, presentando lacune in materia di etichettatura e rintracciabilità.

La Cina in particolare, il cui sviluppo economico ha coinvolto anche il settore delle produzioni alimentari, è stata negli ultimi anni al centro di numerosi scandali: prodotti alimentari e non, come dentifrici, latte, alimenti per animali domestici, prodotti della pesca, ma anche succhi e conserve con pericolosi additivi e contaminanti, sono solo l’ultima conferma della presenza di gravi difficoltà da parte del gigante asiatico di adeguarsi alle norme di sicurezza alimentare nel rispetto degli impegni assunti a livello internazionale.

Paradossalmente l’aumento dei livelli di benessere, modernizzazione e incremento dei sistemi produttivi nel Paese asiatico sembrano addirittura elevare i rischi di salute pubblica in quanto tale processo di sviluppo non si sta evolvendo di pari passo con le buone pratiche di produzione e trasformazione degli alimenti. La scarsa qualità igienico-sanitaria delle materie prime e dei prodotti finiti si traduce in una preoccupante presenza di contaminanti a tutti i livelli con notevoli ricadute di natura sanitaria per i consumatori.

Nel corso degli ultimi anni, il perpetuarsi di non conformità dei prodotti cinesi ha determinato un blocco alle importazioni e nonostante i recenti accordi commerciali tra la Cina e alcuni Paesi dell’UE, tra i quali l’Italia, che hanno revocato alcuni divieti di esportazione di alimenti di origine animale e vegetale, permangono i dubbi sulla conformità qualitativa dei prodotti provenienti dal Paese asiatico.

Nel 2009, dopo lo scandalo del latte alla melamina, le Autorità Cinesi hanno assicurato che la garanzia del rispetto della sicurezza e la conformità alle normative per i prodotti alimentari diventerà l’obiettivo primario dell’industria cinese, al fine di parificare i propri prodotti a quelli presenti sul mercato internazionale. A questo proposito sono state numerose le iniziative delle Autorità cinesi competenti in materia di sicurezza alimentare, al fine di adattarsi agli standards qualitativi richiesti a gran voce dai mercati occidentali.

Attualmente, tali Autorità si sono impegnate sul fronte della riforma della legislazione

alimentare con un vasto coinvolgimento delle organizzazioni internazionali, quali: l’

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Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), organizzazioni operative nell’aiuto allo sviluppo, istituzioni variamente collegate con la Commissione e il Consiglio della UE.

Quanto detto ha portato ad un completo cambiamento del panorama normativo cinese con riorganizzazione del sistema di controllo sugli alimenti. Il 28 febbraio del 2009 è stata promulgata dal Congresso Nazionale della Repubblica Popolare Cinese la nuova normativa in materia di sicurezza alimentare: “ Food Safety Law”, entrata in vigore dal primo giugno dello stesso anno, a sostituzione del precedente codice sull’igiene degli alimenti, risalente al 25 ottobre del 1995. Tesa ad affermare il primato della salute pubblica sulle ragioni d’impresa, questa legge è stata promulgata con più di un obiettivo: superare l’estrema frammentazione delle responsabilità pubbliche coinvolte nel controllo, handicap da molti anni denunciato, ed adeguare l’organizzazione interna ai moderni standards internazionali richiesti dai mercati e dai trattati dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). Allo stato attuale, tuttavia la nuova legge contiene più che altro principi e dichiarazioni, ma è priva di concrete procedure e di meccanismi in grado di assicurarne un'effettiva attuazione, pertanto l'efficacia della Food Safety Law 2009 potrà essere valutata soltanto quando verrà emanata la normativa secondaria di attuazione.

Così come la Cina si trova ad affrontare al suo interno le problematiche legate alla sicurezza alimentare, anche i Paesi, i cui mercati sono stati progressivamente invasi dai prodotti cinesi, devono far fronte a non poche problematiche ispettive e sanitarie.

Tali problematiche risultano ancora più difficili quando si parla di prodotti etnici venduti all’interno delle comunità cinesi presenti sul nostro territorio, ciò è dovuto soprattutto alle differenze linguistiche che ostacolano le comuni prassi di controllo e, soprattutto a quelle legate all’etichettatura.

L’etichetta riveste infatti un ruolo di fondamentale importanza in quanto racchiude in sè

una molteplicità di informazioni che rendono il prodotto più conoscibile da parte

dell’acquirente: è nel contempo parte e risultato del sistema di rintracciabilità dei prodotti

alimentari, ha funzione di tutela, informa il consumatore su ciò che sta acquistando e gli

consente di scegliere quello che risponde maggiormente alle sue esigenze. Consente poi

di valutare correttamente il rapporto tra la qualità del prodotto e il prezzo di vendita,

fornisce informazioni sulla correttezza delle operazioni commerciali per una libera

circolazione dei prodotti alimentari sui mercati comunitari ed internazionali e promuove

commercialmente il prodotto. In sintesi, l’etichettatura e le relative modalità di

realizzazione, sono destinate ad assicurare la corretta e trasparente informazione del

consumatore.

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Lo scopo di questo lavoro di tesi, è stato quello, nell’ambito di un progetto svolto dal

Dipartimento di Patologia Animale, Profilassi ed Igiene degli Alimenti dell’Università di Pisa

in collaborazione con l’Unità Operativa (U.O.) di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione dell’ASL n° 4 di Prato, di verificare la correttezza delle informazioni riportate in etichetta e la rintracciabilità di prodotti etnici cinesi.

In seguito alla visita di esercizi di vendita gestiti da cinesi, di varia tipologia (dal piccolo

rivenditore al supermarket con macelleria, pescheria e gastronomia) è stata verificata, con

l’ausilio di un tecnico madrelingua, la conformità delle informazioni riportata sulle etichette

di tutti i prodotti alimentari di origine animale e non, esposti sui banchi di vendita: 37

prodotti, risultati non conformi, sono stati acquistati liberamente all’interno degli esercizi e

sono stati sottoposti ad un’attenta analisi ispettiva e microbiologica.

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