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View of LA DIAGNOSI DI INFEZIONE TUBERCOLARE LATENTE IN PAZIENTI CON EMOLINFOPATIE MALIGNE: USO DEI TEST IMMUNOLOGICI.

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LA DIAGNOSI DI INFEZIONE TUBERCOLARE LATENTE IN PAZIENTI CON EMOLINFOPATIE MALIGNE: USO DEI TEST IMMUNOLOGICI. Losi M.1, Meacci M.2,Luppi F.1,Ferrari A.3, D’Amico R.4,

Cerri S.1,Roversi P.1, Meccugni B.2, Marchetti Dori I.2,

Caracciolo R.1, Marasca R.3,Luppi M.3,Torelli G.3,

Fabbri L.M.1, Richeldi L.1, Rumpianesi F.2.

1Sez. Mal. App. Respiratorio,Dip. Mal. App. Respiratorio, Oncologia

ed Ematologia,Università di Modena e Reggio Emilia, Modena;

2Laboratorio di Microbiologia e Virologia,

Azienda Ospedaliera Policlinico Modena, Modena;

3Clinica di Ematologia e 4Sez. di Statistica,

Dip. Mal. App. Respiratorio, Oncologia ed Ematologia, Università di Modena e Reggio Emilia, Modena.

Background. I pazienti affetti da emolinfopatie maligne presentano un aumentato rischio di progressione da infezio-ne tubercolare latente (ITBL) a tubercolosi (TB) attiva dovuto sia alla patologia di base sia a concomitanti tratta-menti immunosoppressivi. Il test cutaneo tubercolinico (TCT) presenta una ridotta sensibilità in questi pazienti a causa di una energia cutanea. L’utilizzo dei test basati sulla produzione di interferone-gamma (IFN-γ) dopo stimolazio-ne antigestimolazio-ne-specifica potrebbe rappresentare uno strumento diagnostico sia per la diagnosi di ITBL sia di TB attiva in questa popolazione. Scopo dello studio era valutare la sensi-bilità dei test QuantiFERON-TB Gold-In tube (QFT-G IT, Cellestis,Victoria,Australia) e T-SPOT.TB (TS.TB,Oxford Immunotech,Abingdon,UK) basati sulla produzione “in

vitro” di IFN-γ da parte delle cellule-T in risposta alla

sti-molazione con antigeni- micobatterici, ESAT-6 e CFP10, rispetto al TCT in una popolazione di pazienti affetti da emolinfopatia maligna al momento della diagnosi e durante terapia immunosoppressiva.

Metodi. TCT, QFT-G e TS.TB sono stati eseguiti simulta-neamente nei pazienti con emolinfopatie maligne al momen-to della diagnosi e durante la terapia.

Risultati. Sono stati arruolati 93 pazienti (età media 61.3±14.5 anni): alla diagnosi, 10/93(10.7%), 24/93(25.8%) e 18/93(19.4%) pazienti sono risultati positivi rispettiva-mente con TCT, TS.TB e QFT-G IT. Il test QFT-G IT mostrava un maggior numero di risultati indeterminati (4.3%) rispetto al TS.TB (0%). Durante trattamento immu-nosoppressivo, 3/42 (7.1%), 7/42 (16.7%) e 5/42(11.9%) pazienti sono risultati positivi rispettivamente con TCT, TS.TB e QFT-G IT. I test su sangue mostravano un buon livello di concordanza sia al momento della diagnosi (k=0.57) sia durante trattamento immunosoppressivo (k=0.61).

Conclusioni. Questi risultati indicano che un numero signi-ficativo di pazienti con emolinfopatia maligna può avere una ITBL non diagnosticata dal TCT. Inoltre, questi risulta-ti mostrano che i due test su sangue sono minimamente influenzati dal trattamento immunosoppressivo e potrebbero essere proposti come standard diagnostico per la diagnosi di ITBL in questi pazienti.

031

PROTEUS MIRABILIS PRODUTTORE DI CMY-16:

UN PROBLEMA EMERGENTE

Sokeng G.1, D’Andrea M.M.2, Brigante G.1, Giani T.2,

Mantengoli E.2, Pini B.1, Rossolini G.M.2, Luzzaro F.1

1Ospedale di Circolo e Università dell’Insubria,Varese;

2Dipartimento di Biologia Molecolare, Università di Siena.

Introduzione. A differenza delle β-lattamasi a spettro esteso (ESBL), β-lattamasi acquisite di classe C sono state raramente osservate in Proteus mirabilis (che non produ-ce questi enzimi a livello cromosomico). Scopo dello stu-dio è stato quello di analizzare l’evoluzione della resi-stenza ai β-lattamici in P. mirabilis e di caratterizzare i determinanti di tale resistenza.

Metodi. Sono stati studiati 2.070 isolati consecutivi, non duplicati, di P. mirabilis ottenuti da pazienti ospedalizzati e ambulatoriali in un periodo di 3 anni (2004-2006). Gli isolati con ridotta sensibilità a cefotaxime e/o ceftazidime sono stati esaminati per la produzione di ESBL mediante test di combinazione con acido clavulanico. La presenza di enzimi di classe C è stata valutata sulla base della ridot-ta sensibilità alla cefoxitina e confermaridot-ta con amplifica-zione genica e sequenziamento diretto.

Risultati. La prevalenza di P. mirabilis ESBL-positivi è rimasta costante negli anni 2004, 2005 e 2006 (10.5%, 9.8% e 10.9%, rispettivamente), mentre la prevalenza di isolati produttori di AmpC è aumentata: 0.3% nel 2004, 1.5% nel 2005, 4.6% nel 2006. Tutti gli isolati AmpC-positivi possedevano geni codificanti per la produzione di CMY-16. Oltre ai β-lattamici (con l’eccezione di cefepime e carbapenemi), tali isolati erano comunemente resistenti anche a co-trimoxazolo e ciprofloxacina, mentre mantene-vano la sensibilità a piperacillina-tazobactam (MIC ≤ 4 mg/l) e amikacina (MIC ≤ 16 mg/l). La maggior parte degli isolati era associata ad infezioni del tratto urinario in pazienti ospedalizzati, ma ceppi produttori sono stati otte-nuti anche da infezioni sistemiche e in pazienti ambulato-riali.

Conclusioni. Negli ultimi anni isolati di P. mirabilis pro-duttori di CMY-16 sono rapidamente emersi nella nostra area geografica sia in pazienti ospedalizzati sia in comu-nità. Questi isolati hanno determinato un marcato incre-mento della resistenza alle cefalosporine a spettro esteso in P. mirabilis e rappresentano un problema emergente che va attentamente monitorato con appropriati metodi di laboratorio.

volume 22, numero 3, 2007 POSTER

Microbiologia

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