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New Talent Tour 2010.

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Academic year: 2022

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FOTO:KEYSTONE,MAD

La ticinese della settimana

Orpheline

N

uovo successo per la giovane cantante tici- nese Orpheline (al se- colo Deborah Bough), sor- prendente rivelazione nel panorama musicale di casa nostra. Al Caprices Festival di Crans-Montana, tra circa 300 gruppi e artisti iscritti, ha vin- to il New Talent Tour 2010. Ha impressionato il suo reperto- rio di brani inediti e la sua esibizione, presentati come

apertura del concerto dei Mor- cheeba. Nata a Lugano da ma- dre ticinese e padre statuni- tense, ha vissuto in Ticino fino all’adolescenza per poi trasfe- rirsi prima in Francia e poi ne- gli Stati Uniti, dove il suo natu- rale talento canoro – già presente in tenera età – ha po- tuto maturare e arricchirsi. «È solo ai tempi del liceo che ho capito che la musica sarebbe stata la mia vita», ha dichiara-

to Orpheline, che ama spazia- re tra diversi generi musicali e che del suo primo cd «Spread My Wings» ha scritto testi e musica. Un cd che è un picco- lo gioiello e Orpheline ha tut- te le carte in regola per diven- tare una grande cantante.

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ch/ticinese

Orphelinedurante l’esibizioneal Caprices Festival diCrans-Montana, doveha vinto il

New Talent Tour 2010.

Gossip

L’attore Riccardo Scamar- cio (nella foto) è diventato «il nuovo Marcello Mastroianni»

secondo una rivista francese, che lo definisce «bello, intelli- gente, pieno di talento e incre-

dibilmen- te sexy».

Scamar- cio, Stefa- no Accorsi e Kim Ros- si Stuart – continua il magazine – sono la prova vi- vente che la VII arte ha ancora un futuro in Italia.

Sandra Bullock (nella foto) si è fatta rivedere dopo lo scan- dalo che ha coinvolto il mari- to fedifrago. Le foto di un noto settimanale mostrano l’attrice che beve caffè all’aperto insie- me al cane e ad alcuni amici.

Appare nascosta da un cappe- lino e una sciarpa nera, ma gli scatti tradiscono il suo umo- re malin-

conico. La fede alla mano sini- stra, una fascia di preziosi diamanti

incastonati nel platino – sfog- giato dalla Bullock durante la notte degli Oscar, quando ha vinto il premio come migliore attrice – è sparita.

L’ex signora Cobain si è stu- fata del suo nome d’arte:

«Courtney Love è morta», ha dichiarato. «La amiamo tut- ti quando va sul palco, ma nel resto della mia vita non ho bisogno di lei». D’ora in poi vuole essere chiamata col suo nome anagrafico: Courtney

Michelle. sav

volti

voci Intervista Christian Marazzi sulla festa del primo maggio Pagina 89

La citazione della settimana

«La vita non è solo fatta di Gucci, Prada, belle automobili e di un mucchio di soldi».

Alex Frei

L’attaccante del Basilea e della nazionale svizzera si impegna anche come ambasciatore della Associazione per gli ammalati muscolari.

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GERHARD LOB

Cooperazione:Signor Marazzi, lei partecipa alla manifestazione del 1° maggio?

Christian Marazzi: Nor- malmente partecipo, an- che se a volte non in Tici- no. È un momento di condivisione con amici, persone con cui ho fatto percorsi di studio o di lot- ta. Oltre la riflessione, c’è l’elemento dell’amicizia.

Ha ancora senso il rito del corteo con le bandiere e i discorsi?

Effettivamente questo ri- tuale è antiquato. La ma- nifestazione del primo maggio dovrebbe rinno- varsi, trasformarsi ed es- sere meno ingabbiata in formule burocratiche.

Dovrebbe diventare una festa di solidarietà; si po- trebbe anche fare un con- certo o semplicemente una festa popolare. Il cor- teo mi sembra più un fu- nerale del lavoro che la fe- sta del lavoro.

Per tante persone, il 1°

maggio è una giornata

Christian Marazzi

«Il lavoro ha colonizzato la nostra vita»

Festa del lavoro.

L’economista e ricercatore ticinese sul significato del 1°

maggio nell’era della globalizzazione.

FOTO:SANDROMAHLER

Christian Marazzi è responsabile dell’unità di ricerca in lavoro sociale alla SUPSI.

volti&voci 89

Cooperazione

N. 17 del 27 aprile 2010

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 libera senza alcun significato, come altre festività religiose…

Questo non mi scandaliz- za. Il problema della no- stra epoca è che il lavoro è diventato un tormentone.

Pensiamo al lavoro anche quando non lavoriamo, quando potremmo ripo- sare. Il lavoro ha coloniz zato la nostra vita. Non ci lascia più spazio per es- sere noi stessi e per esse- re altrove con la mente.

Se la gente coglie l’occa-

sione delle giornate festi- ve, questo si può leggere come una critica implici- ta all’imperialismo del la- voro.

Dunque l’onnipresenza del lavoro è un fattore negativo?

È un problema molto se- rio, una nuova forma di alienazione. Nel passato si riteneva che nelle nuo- ve società ci saremmo li- berati dal lavoro, in realtà si lavora più di prima.

Colpa anche delle nuove tecnologie?

Chiaro. A causa di queste

tecnologie – pensiamo a internet o ai telefonini – la giornata lavorativa si è in- tensificata e dilatata. Non si stacca mai. Ciò causa stress e nuove patologie legate al lavoro. Ci portia- mo il lavoro a casa, a letto, nei sogni, in vacanza.

Quali sono i problemi principali sul posto di lavoro?

Ci sono sempre più for- me gerarchiche, abusi di potere, fenomeni come il mobbing. Direi che si è creato un deterioramento del clima lavorativo. Co- nosciamo inoltre nuove forme di patologie come stress, nervosismo, bur- nout, che possono portare ad un’incapacità lavorati- va duratura e all’aumen- to delle richieste di inva- lidità.

Sembra quasi che chi lavora si ammali più di coloro che sono senza lavoro. Non è esagerato?

È statisticamente dimo- strabile che ci sono più patologie legate al lavoro che non alla disoccupa- zione. Il lavoro è diventa- to una causa di malattia.

Questa è la novità. Pen- siamo anche alla serie di suicidi in Francia. Il lavo- ro può diventare un fatto- re di solitudine e di infe- licità.

Oggi, si può parlare anco- ra di classe operaia?

Il numero dei salariati è in aumento ovunque. Sono diminuiti i luoghi dove si è classe operaia. Possia- mo dire che la classe ope- raia come la si conosceva nel Novecento non esiste più. Oggi c’è una molti- tudine di soggetti molto diversi uno dall’altro: la- voratori interinali, lavora- tori che non hanno prote- zione sindacale, lavoratori su chiamata… Non è un gruppo omogeneo come quando si iniziò a parlare di classe operaia.

In Italia si parla tanto di precari. In Svizzera e in Ticino no. Stiamo meglio?

Anche in Svizzera c’è un

«Il corteo del primo maggio mi sembra più un funerale che la festa del lavoro»

Un’immagine del corteo sindacale del 1° maggio a Bellinzona del 2007.

Christian Marazzi (1951) è professore e responsabile dell’unità di ricerca in lavoro sociale presso il Dipartimento

Scienze Aziendali e Sociali della Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI). Dopo la maturità al liceo di Lugano, ha studiato scienze politiche con indirizzo socio-economico all’Università di Padova e ha conseguito un dottorato in economia alla City University di Londra.

link

www.dsas.supsi.ch

Il ritratto: Christian Marazzi

aumento enorme del fe- nomeno del «lavoro atipi- co». Oltre al numero degli interinali e di coloro che lavorano su chiamata, è cresciuto anche il numero di indipendenti che spes- so si trovano in una situa- zione di precarietà e non raggiungono un reddito sufficiente. Inoltre mol- ti dipendenti non hanno più un lavoro stabile. Non c’è più sicurezza e stabili- tà lavorativa.

Lo sciopero alle officine FFS di Bellinzona nel 2008 è stata l’ultima grande lotta degli operai in Ticino?

Sì, è stata storica perché esplosa in una fabbrica con una storia di 120 anni ma è stata anche una lot- ta molto nuova, proietta- ta nel futuro. Oltre al po- sto di lavoro, sono state difese la cittadinanza e la dignità di un’intera popo-

lazione. 

FOTO:TI-PRESS,SANDROMAHLER

Forum online

Che valore ha per lei la Festa del 1° maggio?

www.cooperazione.ch/

intervista

volti&voci 91

Cooperazione

N. 17 del 27 aprile 2010

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gano che si relaziona con i Comuni del Luganese.

Come immagina questa nuova organizzazione isti- tuzionale nella regione?

A lungo ero convinto che si potesse fare un’allean- za verticale fino ad Agno, adesso non lo sono più.

Credo piuttosto che do- vremo approfondire la re- lazione del Vedeggio con Lugano e Massagno, che mi sembrano i nostri pun- ti di maggior riferimento.

Non bisogna averne pau- ra, ma imparare a vede- re questi Comuni come un’opportunità con la quale dialogare.

Come mai Bedano non è coinvolta in un progetto aggregativo?

Siamo in attesa di capire meglio come si sviluppa il discorso delle aggrega- zioni nella regione. Det- to questo, sottolineo che siamo comunque dispo- nibilissimi ad approfon-

Il Sindaco di Bedano A colloquio con Gerardo Rigozzi (Plrt) sui progetti aggregativi, sui problemi del Vadeggio, sui rapporti con Lugano e Massagno.

Cooperazione:Perché il Vedeggio non si è ancora dato un assetto istituzio- nale coordinato e proget- tuale?

Gerardo Rigozzi: Purtrop- po non ci sono ancora i presupposti per sviluppa- re questo discorso: il con- siglio dei Sindaci della re- gione è stato sciolto; c’è troppa rivalità fra le perso- ne e poche occasioni di dialogo. In fondo anche il progetto di aggregazione di Manno e Alto Malcan- tone poteva essere discus- so con i Comuni confinan- ti. Ma tant’è, speriamo che vada in porto. La situazio- ne dovrebbe comunque migliorare grazie al futuro Ente Regionale di Svilup- po, che permetterà di in- crementare una mentalità di tipo regionale, con Lu-

dire ogni proposta o for- ma di collaborazione.

Nell’attesa che qualcosa si concretizzi, come ga- rantire maggior sostegno alla zona industriale?

Sarà determinante il ruo- lo dell’Ente Regionale di Sviluppo nella promozio- ne di un polo di sviluppo tecnologico per la regione.

Evidentementeauspichia- mo insediamenti che non siano molesti per la popo- lazione e quindi sarà ne- cessario creare un’agenzia di sviluppo che coordini questo progetto.

È recente l’ennesimo ap- pello all’unità del partito del vostro presidente. Ver- rà finalmente ascoltato?

La situazione è seria nella misura in cui ci sono frat- ture all’interno del parti- to che risalgono alle vo- tazioni del 2007 e non sono facili da ricompor- re. Mi sembra un proble- ma fra persone, più che fra correnti di partito. Sono però ottimista: la decisio- ne di Giudici di collabora- re all’unità del partito è di certo una svolta positiva.

Sandro Pauli Gerardo

Rigozzi:

«Lugano e Massagno mi sembrano i nostri punti di maggior riferimento».

Cultura in allerta. Un sistema di allarme per le manifestazioni culturali a rischio di scandalo. Dopo le polemiche suscitate dall’installazione osé dell’artista Christoph Büchel a Vienna, la fondazione per la cul-

tura Pro Helvetia vuole reagire più in fretta alle tempeste politiche che regolarmente la investono. Un gruppo di esperti scanda- glierà i progetti alla ricerca di potenziali focolai di polemica. La cultura è… una rosa senza spine?

Appenzello non ripete. Sfogliando i gior- nali svizzeri, si scoprono talvolta le curiose tradizioni politiche di un Paese in cui i po- teri locali trattano da pari il potere centra- le. Di consueto, alla Landsgemeinde del canton Appenzello Interno è sempre pre- sente un consigliere federale. L’ultimo elet-

to, Didier Burkhalter però non poteva. Gli altri ci sono già stati. La Landsgemeinde si è fatta dunque senza ministro, perché l’Appenzello Interno invita una sola volta.

Se no si sciupano.

Festa della patria. Il comune basilese di Zunzgen aveva invitato Micheline Calmy- Rey a tenere il discorso del 1° d’agosto.

Un gruppo di cittadini ha però lanciato un referendum contro il credito di 30mila franchi previsto per l’evento. La ministra ha allora declinato l’invito. Che poteva dire?

Votatemi e farò un bellissimo discorso? ant

FOTO:SANDROMAHLER

Res Publica Vox Populi

«In attesa di capire meglio»

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Com’era verde la mia valle…

Kathrin Rüegg è un’autrice molto conosciuta nella Svizzera tedesca e in Germania. Nei suoi libri ha descritto una vita rurale e felice in Ticino.

Ha appena festeggiato il suo 80° compleanno.

TESTO: GERHARD LOB FOTO: HSASKIA CEREGHETTI

C

hi non conosce la strada della valle Verzasca? Tanti chilometri e tante curve. Quasi alla fine della valle, a Gerra, c’è il ristoran- te Froda e qui si trova il re- gno di Kathrin Rüegg che lei definisce il suo paradiso.

Il suo rustico sta dall’altra parte del fiume. Nel paese invece il negozio «El bote- ghin» che ha gestito per molti anni e nel quale ven- deva prodotti locali come marmellate e farina per po- lenta. È naturalmente libri. I suoi libri.

Kathrin Rüegg è una scrit- trice molto conosciuta nel- la Svizzera tedesca e in Ger- mania mentre in Ticino il suo nome non dice nulla ai più perché nessun suo te- sto è tradotto in italiano.

Kathrin Rüegg ha scritto una dozzina di libri sulla vi- ta in valVerzasca, sui picco- li e grandi problemi dei suoi abitanti, sui suoi animali, gatti, cani, papere, pecore e persino un asino. E quindi- ci libri di cucina, tutti con il titolo «Quello che la nonna sapeva ancora» (Was die Grossmutter noch wusste) e

ancora libri sulla cura di or- ti e giardini.

La fama di Kathrin Rüegg oltralpe è dovuta anche al- la sua presenza in televisio- ne: dal 1982 al 2006 ha con- dotto una trasmissione di cucina sul canale tedesco SWR, parlando non solo di ricette ma anche di sapere popolare e tradizioni tici- nesi. La scrittrice è talmen- te conosciuta che, per anni, Gerra è stata meta di un ve- ro e proprio pellegrinaggio

di tedeschi e svizzeri tede- schi che qui giungevano per visitare i luoghi descrit- ti nei suoi libri.

Oggi, chi vuole incontrare la signora Rüegg non deve andare in valle. La scrittrice vive da alcuni mesi a Gor- dola, presso la casa di ripo- so Solarium, dove si è tra- sferita a seguito di una caduta e per il momento può spostarsi solo in car- rozzella. Davanti alla sua camera al terzo piano è scritto il suo vero nome:

Doris Schmid. L’ idea di uti-

lizzare lo pseudonimo con il quale è conosciuta oggi è stata del primo editore.

Kathrin Rüegg è una perso- na solare, colpiscono il suo senso dello humor e il suo spirito positivo: «Sono sem- pre stata un’ottimista» dice e aggiunge che, poiché sof- fre da anni di artrite, sa an- che combattere i dolori.

Ogni giorno fa fisioterapia:

pur sapendo che non sarà facile, è convinta di poter tornare presto a casa sua . Kathrin Rüegg ha appena festeggiato il suo 80° com- pleanno. I biglietti di augu- ri sono appesi su un filo che attraversa la sua camera e sono pure arrivati tanti au- guri via e-mail sul suo sito internet. Esiste persino un fan club di 1.500 membri che ricevono regolarmente il suo bollettino personale, la «Froda-Post». Tanti spe- rano che Kathrin Rüegg ri- esca a pubblicare il prossi- mo libro annunciato, la sua autobiografia. Ma lei è scet- tica. «La mia testa è diven- tata un Emmentaler», dice ridendo.

Ma quando inizia a parlare di sé i ricordi fluiscono nu- merosi ed è un piacere ascoltare la sua vita ricca e movimentata. Kathrin vie-

«Non so se riuscirò a scrivere la mia autobiografia: la mia testa è ormai un Emmentaler»

Incontri

ne al mondo nel 1930 ad Arosa. I suoi genitori sono albergatori; quando è an- cora bambina divorziano e la piccola Kathrin con la mamma si trasferisce a Ba- silea. Impara le lingue stra- niere e diventa segretaria di direzione. Parallelamente coltiva l’hobby del collezio- nismo di mobili antichi e, quando i tempi sono matu- ri, fa della sua passione il suo mestiere. Nella città re- nana apre un negozio di design e antiquariato che gestisce con successo. Ha sei dipendenti. Ma nel 1971, a 41 anni, è stanca dello stress, della corsa per i sol- di, della città. Si chiede se sia la vita che vuole e capi- sce che il suo desiderio pro- fondo è quello di vivere in

Kathrin Rüegg: «Ci sono voluti anni per essere accettata in valle».

94 volti&voci

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sintonia con la natura. Non avendo famiglia, decide di vendere tutto e di trasferir- si in Ticino, trovando il suo luogo da sogno in valle Ver- zasca. «Mi mancavano le montagne, ma non volevo ritornare in Grigioni, per- ché mia madre diceva sem- pre che lì ci sono nove me-

si di neve e tre di cattivo tempo», racconta. Appena arrivata nel nostro cantone acquista un gruppo di quat- tro rustici sul Monte Valdo, dove non c’era neppure acqua potabile. Inizia il restauro degli stessi, lavo- rando personalmente sul cantiere e facendo pure una

breve formazione in un’ im- presa di costruzione. Nel 1975 decide di raccontare le sue esperienze nel libro Kleine Welt im Tessin («Pic- colo mondo in Ticino»), ot- tenendo un successo ina- spettato. È l’inizio della sua carriera come scrittrice. In Ticino e in valle i suoi scrit-

ti vengono pure criticati. I testi narrano di una vita fe- lice in un ambiente rurale in Ticino.Vengono giudica- ti negativamente, poiché si ritiene che diano l’immagi- ne di un mondo fantastico, non aderente alla realtà ti- cinese. Ma Kathrin Rüegg replica che tutto ciò che ha scritto è vero ad eccezione di alcuni nomi che sono stati modificati.

«Ci sono voluti anni per es- sere accettata in valle», di- ce. Il cambiamento d’atteg- giamento dei vallerani nei suoi confronti sarrebbe av- venuto quando si è capito

che lei era un vero e proprio motore di turismo. In effet- ti, ad un certo punto, la Rüegg era diventato un marchio.

Due persone a lei molto vi- cine sono morte negli ulti- mi anni. Nel 2006 è decedu- to Werner O. Feisst con cui ha lavorato per la televisio- ne tedesca e nel 2009, a 54 anni, la sua assistente Susi che lei chiamava «mia fi- glia». «Chi sarà la terza per- sona?», chiede Kathrin Rüegg con una certa ironia.

Il suo viso è rilassato. Il viso di chi sembra aver fatto le scelte giuste nella vita.

«A Basilea mi mancavano le montagne e una vita in sintonia con la natura…»

In pillole

Kathrin Rüegg

È nata il 6 marzo 1930 ad Arosa.

Il suo vero nome è Doris Schmid;

l’idea di usare uno pseudonimo è stata del suo primo editore.

Nel 1971 si trasferisce in Ticino, in valle Verzasca, dove acquista quattro rustici da ristrutturare.

Nel 1975 pubblica il libro «Kleine Welt im Tessin» («Piccolo mondo in Ticino», dove racconta le sue prime esperienze ticinesi.

I suoi scritti, criticati dagli abitanti della valle perché poco realistici, hanno molto successo e attirano molti turisti germanofoni in valle Verzasca.

Per lei la valle Verzasca è l’«Acqua-

verdetal», la valle dall’acqua verde.

Per la televisione tedesca SWR ha condotto centinaia di trasmissioni di cucina, creando anche una collana di libri.

Il suo fan club conta 1.500 membri che ricevono la «Froda-Posta», il suo bollettino personale.

Link

www.kathrin-ruegg.ch

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