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Perugia,Italia MERCATO COPERTO 2

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Academic year: 2022

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Perugia,Italia…

PERIODICO DI INFORMAZIONE CITTADINA E DELL’UMBRIA

Direttore: Luigi F. Direzione, Redazione, Amministrazione, via del Castellano, 7 -06121 Perugia

n. 34 del 12 giugno 2006: MERCATO COPERTO 2

Questo numero inviato a 3.456 indirizzi.

--- --- --- MERCATO COPERTO 2

Finalmente abbiamo visto i disegni e i video. L’intervento consiste in:

- ristrutturazione del mercato coperto con cambio di solai e scale (scale fisse e mobili);

- al suo fianco, dove ora sbocca l’ascensore pubblico, edificare nel sottosuolo un edificio di

sei piani: i tre più bassi (a partire dalla quota della galleria Kennedy) destinati a parcheggio per 279 posti auto (di cui 254 aperti al pubblico e 25 per residenti); i tre superiori -complanari e contigui ai vari piani interni del mercato coperto- per commercio e altri servizi;

- abbassare la quota di via della Rupe (ormai copertura dell’edificio a sei piani anzidetto) per

farne una piazza abbastanza larga;

- utilizzo dei tre arconi che prospettano su via della Rupe (che sono il piano seminterrato del

tribunale), soppalcandoli e facendone tre ampi e suggestivi spazi per ristoranti e commercio;

- svuotare il terrazzamento che sorregge il mercato coperto nella sua parte che affaccia su via

XIV settembre, per crearvi su tre piani un mercato rionale (ove spostare gli attuali residui commercianti del mercato coperto);

- sul piazzale a base della chiesa del Gesù, creare un altro parcheggio sotterraneo, per il

tribunale;

- legare il tutto (e direi molto bene) con molteplici scale mobili, ascensori e passaggi

pedonali: in particolare la scala mobile che parte dalla stazione di arrivo del minimetrò (siamo pressoché alla quota della galleria Kennedy), raggiungerà via della Rupe e, sfruttando il quarto arcone, sbucherà direttamente in piazza Matteotti davanti all’imbocco di via Oberdan;

- tutta la rupe su cui sorgerà l’edificio a sei piani, le varie scale mobili e la nuova piazza di

Via della Rupe, viene praticamente svuotata: tra quest’area e l’edificio del tribunale verrà prioritariamente realizzata una grande paratia di sicurezza statica, cioè un’alta e lunga palificata, pali di cemento bene armato attaccati l’uno all’altro (come si vede spesso in lavori di questo tipo, cioè su terreni in pendio), ben collegati alla loro testa e ancorati con tiranti diagonali infissi al ventre dell’acropoli perugina. In un primo momento sospettavamo che questi tiranti, parti consustanziali della paratia, finissero ad infiggersi sul muro medievale (che regge il tribunale) o sul muro etrusco (che regge il palazzo delle poste). Poi guardando i disegni si è visto che la paratia rimane più bassa e quindi il muro etrusco (pur interrato da millenni) rimane sopra la traiettoria dei tiranti. Rimane il fatto che i tiranti da qualche parte si devono aggrappare e, pur se più bassi del muro etrusco, non possono che aggrapparsi praticamente al Corso Vannucci. La cosa non rassicura, più sul piano concettuale che meramente statico: vogliamo fare adesso un qualcosa di nuovo (che non c’è mai stato prima) che per stare in piedi ha bisogno di attaccarsi a qualcosa che c’è sempre stato (il colle perugino). Siccome su questo versante (fosso di Santa Margherita) cedimenti e frane sono testimoniate del ‘200 (tanto che nel primo ‘400 Braccio Fortebracci da Montone sentì l’urgenza di costruire le famose Briglie di Braccio; così come perduranti problemi sono anche adesso all’evidenza del servizio geologico regionale, che per intervenire avrà bisogno -quando li troverà- di circa 7 milioni di euro), ci pare che un qualche problema di logica c’è.

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Comunque.

Che tutto l’intervento al Mercato-Pincetto e soprattutto il centro commerciale ivi previsto (eguaglia Collestrada) sia scaturito in conseguenza del minimetrò, lo ammette lo stesso progetto a pag. 6 dello studio di prefattibilità, paragrafo 3.1.

Ma allora, prima di entrare nel merito delle nostre personali valutazioni, viene naturale un uovo di Colombo, un’osservazione così evidente da suonare quasi paradossale: se per rafforzare il minimetrò serve un centro commerciale, sarebbe molto più efficace –proprio nell’interesse del minimetrò- porlo all’inizio (a Pian di Massiano), non alla fine! (al Pincetto).

Tanto più che per il Grande Curi si era fatta appena due anni fa un’apposita variante al Piano Regolatore proprio per consentirvi un centro commerciale, ma poi tutto è finito col fallimento di Gaucci e del Perugia: perché allora non spostarlo di cento metri, dal Curi alla stazione di partenza del minimetrò? Il parcheggio c’è già previsto, ben più grosso del Pincetto (più di 3.000 posti) e senza problemi, cosa di più facile e sensato?

Proviamo a ragionare: tutti quegli utenti che si accingeranno a parcheggiare laggiù per arrivare in centro col minimetrò, avrebbero un interesse in più verso il minimetrò col centro commerciale alla partenza o all’arrivo? Non c’è dubbio: alla partenza (non ha senso attraversare la città con buste e pacchi in mano).

Spero a questo punto non si voglia ciurlare dicendo che in verità, nel fare tutto quel popò di roba al Mercato-Pincetto, l’obbiettivo sarebbe il centro storico tout court (e non il minimetrò), cioè

“valorizzare” o “rilanciare” il centro storico… Perché in tal caso il discorso si fa più sofistico, ma pure più chiaro e risoluto.

* * *

Dieci anni fa, ai commercianti del centro che piangevano per l’apertura di Collestrada, avemmo modo di ricordare che la creazione di grande e media distribuzione in periferia (Gherlinda, Pam, Triangolo, Upim e decine di altri supermercati) è una tendenza incomprimibile delle nostre società/città contemporanee e nessuna politica potrebbe mai fermarla (solo Pol Pot potrebbe riuscirvi). E che dunque per contrastare l’indubbio danno, i commercianti del centro non avevano altro da fare che smettere di piangere e contrattaccare, ovvero fare anche loro investimenti, progettare innovazioni intelligenti e vincenti, forti del fatto che:

- il centro, anche se sta fermo (non investe e piange), gode sempre di un naturale vantaggio

(almeno potenziale) sulle grandi strutture di periferia, per il semplice motivo che queste, disponendosi necessariamente a cerchi concentrici intorno a quello, finiscono fatalmente (è una questione geometrica e di tempi) per rimanere più lontane del centro storico dalla maggior parte delle stesse periferie urbane e metropolitane;

- se in periferia l’investimento vincente richiede 100 (Collestrada nel 1995-97 costò 100

miliardi), al centro basta molto meno (50 o 30).

Insomma non c’è nulla di male nel pensare e realizzare in centro cose commerciali che stiano al passo coi tempi (nei dovuti modi naturalmente, essendo il centro storico delicato e facile da sciupare). Fare ad esempio in centro negozi food di media o quasi grande distribuzione, è cosa sensata e giusta: perché mai infatti i residenti del centro per fare una spesa conveniente (come tutti gli umani) devono prendere la macchina e arrivare a Collestrada?

E’ ben vero che mille volte abbiamo letto e detto che i centri storici, per salvarsi dalla concorrenza delle periferie, non hanno altro che specializzarsi, cioè offrire un prodotto sì più costoso ma che non si trova facilmente dappertutto.

E’ verissimo. Ma anche per il centro, come in tutte le questioni, cose tra loro diverse quasi mai si elidono, bensì risultano complementari, fanno sistema. Sintesi: in centro stanno benissimo insieme

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sia una rete di commerci e servizi specializzati, sia prodotti di massa (così è il centro che fa concorrenza alle periferie e non più solo viceversa, come siamo abituati da quarant’anni).

Fin qui dunque un centro commerciale anche al centro di Perugia ci sta, eccome.

Ma c’è modo e modo, e il modo come tutti sanno è quasi sempre sostanza.

* * *

Quindici anni fa, quando ancora non vi era stato costruito il parcheggio a più piani con scale mobili, disegnammo per Piazzale Europa un complesso con grandi magazzini, piani di parcheggi e addirittura in superficie un luogo per concerti all’aperto, che manca a Perugia centro, infatti si fanno al Curi.

Piazzale Europa, non il Pincetto.

Così come disegnammo (sempre sommariamente, ma con innegabile chiarezza di intenti), una ristrutturazione urbanistica al quartiere Elce, con via Vecchi e la sua rotatoria (oggi penoso stradone da suburbio sudamericano) contornate di nuovi alti ed eleganti palazzi (triplicazione dell’attuale volumetria), pedonalizzate e arredate con tavolini di bar e ristoranti e servite da un tram circolare (o trenotram), parcheggi e scale mobili risalenti dalle ripe sottostanti (Onaosi, S. Galigano). Cose analoghe ipotizzammo per Via dei Filosofi (altro stradone caotico e semincivile) o Monteluce.

Che volevamo dire con queste proposte? Che il centro per non deperire troppo (e non lasciare un buco in mezzo alla vasta città contemporanea, come un torcolo) ha bisogno di ripensare se stesso in relazione all’intera città (che oggi si estende da Taverne di Corciano a Villa Pitignano), e ricollocare al suo interno o nelle sue immediate prossimità sia completezza di servizi per sé, sia funzioni importanti per tutta la conurbazione (oltre ad una buona vivibilità, in ogni caso non inferiore alle villettopoli, alle frazioni, ai condomini).

Ma per fare questo non c’è bisogno di aggredire per forza l’acropoli e la città entro le mura.

Forse ci intendiamo se abbiamo la pazienza di ragionare un’altra mezza pagina.

* * *

Il progetto Mercato-Pincetto denota un grande sforzo, capacità tecnica e arditezza, e merita il massimo rispetto.

(Stonano però due cose:

- quello che viene chiamato “mercato rionale”: cosa costerebbe mettere i pochi commercianti

rimasti dentro il nuovo Mercato Coperto? E così evitare di metter mano al terrazzamento sotto il Mercato, che davvero è un troppo che stroppia?

- Perchè con tanto daffare non si pone l’obbiettivo di utilizzare i nuovi 250 posti auto per

pedonalizzare sul serio piazza Matteotti e piazza Piccinino, la più bella -dopo IV Novembre- di tutta Perugia?).

Il progetto reca -come abbiamo visto- un punto di forza condivisibile: l’idea di investire in centro. E lo sforzo comune di 18 imprese locali non può che richiamare comprensione, comprensione per un settore economico importante della nostra città e regione.

Però proprio per rischiare il meno possibile serve chiedersi (perché non è affatto chiaro): cos’è il centro storico? Quali sono i suoi problemi? Siamo sicuri di aver fatto le giuste analisi?

Nei molti anni che mi occupai direttamente del centro storico di Perugia, ebbi modo di notare che moltissima gente pur qualificata e competente (assessori, politici, professionisti, funzionari e tecnici) ha un’idea limitata del centro storico: d’istinto pensano che il centro sia la sola acropoli (corso Vannucci e piazza Matteotti), non i borghi medievali come Porta Sant’Angelo (coi corsi Garibaldi e Bersaglieri), Porta S. Pietro (corso Cavour-Borgo XX Giugno), Porta Sole (fino a Fontenovo), Porta Susanna e Porta Eburnea. E non intendono che parimenti attengono al centro

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storico le ripe verdi che lo incorniciano: i fossi di S. Margherita e del Bulagaio, il parco dei Filosofi e S. Giuliana, S. Costanzo e l’orto botanico, quel che rimane della Conca, la Cupa.

Ma se il centro storico fosse davvero la sola acropoli non avrebbe senso dire che il centro ha bisogno di essere “rilanciato” e “rivitalizzato” (che orribili espressioni), perché l’area da Piazza Italia fino al Turreno sta bene del suo quanto a vitalità e presenze; sono invece molte aree dei borghi e di prima periferia che soffrono (e per riflesso indeboliscono anche l’acropoli).

I problemi delle parti che soffrono sono lo spopolamento, la monocoltura studentesca, la sosta selvaggia, l’assenza di artigiani e negozi di prima necessità, la scarsa vivibilità, la pessima manutenzione, speculazioni immobiliari incontrollate che drogano il mercato portando i prezzi alle stelle per tutti (e poi l’allegra fuoriuscita di troppe scuole e troppi uffici). Problemi che hanno un baricentro, una causa comune e originaria (oltre che una conseguenza): la perdurante fuga di residenti. Fuga causata, negli ultimi vent’anni, dalla scarsa vivibilità. (Nei primi vent’anni –cioè nel dopoguerra- causata invece dal bisogno di modernità, sogno/bisogno di avere una casa normale, decente).

Una valida quota di residenti è però fondamentale per i centri storici. E’ vero che i centri storici meritano e abbisognano di quel mix di funzioni che hanno sempre avuto, ma senza sufficiente residenza c’è sempre squilibrio (la residenza comporta in sé controllo sociale, meglio di cento polizie e vigili urbani).

Qui notai un secondo errore di molti competenti: credersi che per curare il centro bisogna portarci dentro il più “casino” possibile: concerti, manifestazioni, spettacoli, mercati e stand a più non posso.

“Rivitalizzare”. E’ invece vero il contrario: più “casino” c’è, più la gente normale (famiglie) se ne va.

Insomma. Noi rispettiamo lo sforzo del progetto Mercato-Pincetto, però vi ravvediamo un’idea di fondo insufficiente del centro e dei suoi problemi, un’idea non meditata e fondamentalmente sbagliata. Non risolve d’un grammo la vivibilità generale, la necessaria complessità dei borghi e delle prime periferie, si muove entro la logica del portare in acropoli il più gente possibile, che è un falso obbiettivo. Poi i commerci previsti sono una copia di quelli esistenti, forse si faranno concorrenza.

Eccoci allora a bomba: investire sì in centro storico e per il centro storico, ma i grandi interventi innovativi non necessariamente al suo interno. Anzi. E’ un errore incaponirsi al suo interno, è poi molto più costoso e rischioso.

E’ invece efficace e corretto innovare intorno al centro e soprattutto nelle sue prime periferie (appunto Elce e Filosofi…), perché sono pessime o inadeguate e godrebbero moltissimo di ripensamento e riqualificazione profonda, appunto ristrutturazione urbanistica.

Intervenire nella prima periferia (vicinissima alla città entro le mura) perché è essa che ne ha bisogno (e può giovare moltissimo al tutto), non il centro storico, che fisicamente (cioè le sue strutture, edifici, aree) sta bene così com’è, esso merita attenta e preziosa manutenzione, riqualificazione, mitigazione e redenzione di molti pessimi interventi novecenteschi (si pensi alla Conca), cura del verde (ce n’è moltissimo ma quasi tutto infrequentabile), dei suoi angoli, delle pavimentazioni, delle facciate, delle sue suggestioni, silenzi, atmosfere (come del resto chiede la cultura del restauro e dei centri storici, di cui Perugia fu leader dagli anni ’60).

Guardiamo allora l’intera città contemporanea con un ultimo sguardo d’insieme: le estreme periferie di carciofi e capannoni, ogni tanto un quartiere (CaseNuove, Peep di Ponte la Pietra, Santa Sabina, Pila, Ellera, i Ponti, Balanzano, Ferriera, Montebello, Collestrada…), poi ci avvicina, le due ferrovie, le prime espansioni del dopoguerra, le ripe, la cinta muraria medievale, il centro storico, l’acropoli.

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E’ un unico organismo urbano contemporaneo, metropolitano è l’aggettivo corretto: molti poli diffusi in un territorio sfrangiato e discontinuo (città e campagna compenetrate e spesso indistinte), conurbazione estesa in un territorio di oltre 20 km di lato, però poli che riconoscono un unico centro generatore e/o ordinatore: il centro storico.

Un centro storico ben conservato, ben frequentato, ricco di richiami ma sofisticato, aristocratico nelle sensazioni che dà (non certo in impensabili classismi). Poi circondato –appena oltre un buon verde altrettanto storico- da prime espansioni rifatte e modernizzate, che reggano il confronto con le migliori esperienze europee di architettura e nuova urbanistica (attirerebbero moltissimo capitali privati). Infine le periferie, anche loro beneficate dal generale innalzamento di tono.

* * *

L’errore potrebbe essere molto grave, in esso si iscrive non solo il Mercato-Pincetto ma anche la pretesa di realizzare al piazzale di viale Pellini (cioè ben dentro le mura due-trecentesche) 25.000 metri cubi di nuovi uffici (commercio, botteghe…, ormai è un ritornello) più 50.000 metri cubi interrati di parcheggi. Che dicono gli intellettuali?

Se non si fanno sentire loro, presto ne riparleremo noi.

Luigi Fressoia, pg

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Perugia, Italia…

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20- Zone industriali, dell’ 8 dic. 2003 21- Cos’è l’Urbanistica, del 25 aprile 2004 22- Perugia che vota, del 27 giugno 2004 23- Perugia e i treni, del 15 diecembre 2004 24- Occasioni perdute, del 28 dicembre 2004 25- Basta verde, del 28 dicembre 2004 26- Due record, del 10 febbraio 2005 27- Traghe alterne, del 14 marzo 2005

28- Barriere architettoniche, del 13 luglio 2005

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29- Ancora Treni, del 31 ottobre 2005 30- Eurochocolate, del 05 novembre 2005 31- Il senatore deraglia, del 27.12.2005 32- Quadrilatero, del 05 Marzo 2006 33- Mercato Coperto, del 25 maggio 2006.

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