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Le Ong e A livella di Totò: figli e figliastri degli aiuti umanitari

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Academic year: 2022

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Le Ong e… “A livella” di Totò: figli e figliastri degli aiuti umanitari

Di Ong, organizzazioni non governative, se ne conoscono di diversi tipi. Alcune hanno lo status di “ente benefico”, altre si registrano per l’esenzione fiscale reclamando scopi sociali. Fra le tante formazioni si trovano altre costituite per interessi politici o religiosi. Questo in sintesi è quanto si apprende da una veloce ricerca sul motore di ricerca Google.

Diceva Antonio de Curtis, in arte Totò:

“…Muorto si’tu e muorto so’ pur’io”

“La Livella”, un gioiello di arte poetica, scritta nel 1964 dal grande Totò, nel suo duplice aspetto letterale e allegorico, parla alle coscienze e racchiude tanta saggezza che, ahinoi, oggi raramente si può reperire nei tanti scritti in circolazione. Certo non dei pensieri racchiusi nei versi di de Curtis, che si vuole parlare, bensì dell’unica certezza, finora mai smentita e cioè, per dirla con l’autore: “Muorto

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si’tu e muorto so’ pur’io”. La livella che pareggia tutte le ingiustizie. Qualcuno potrebbe domandarsi, per quale morboso piacere si è deciso di trattare questo argomento? Nessun piacere e nessuna morbosità, è solamente una triste constatazione di quanto sta avvenendo sotto i nostri occhi.

Solidarietà a tutti, aiuti umanitari e figli e figliastri

Un essere umano in pericolo di morte per annegamento, un altro che rischia di essere sopraffatto, chi è in pericolo essere lapidato, chi rischia di essere bruciato vivo, merita sempre l’aiuto umanitario. Per inverso ne consegue che l’atto umanitario non può essere circoscritto solamente a casi particolari, selezionati, mentre si scarta quanto non si è comodo oppure di proprio gradimento o convenienza.

Stride a volte l’ipocrisia di certi aiuti umanitari

‘A livella di Totò richiama le coscienze alle loro responsabilità, puntando il dito, allegoricamente parlando, verso: “ …..’n ‘ata tomba piccerella,/ abbandunata,senza manco un fiore;/pe’ segno,sulamente ‘na crucella./ E ncoppa ‘a croce a p p e n a s e l i g g e v a : “ E s p o s i t o G e n n a r o – netturbino”:/guardannola,/ stu muorto senza manco nu lumino”.

Umanamente parlando, al netturbino spetta lo stesso trattamento umanitario di quello riservato a: “Il nobile marchese, signore di Rovigo e di Belluno, che dorme in pace”

avendo “ ‘O stemma cu ‘a curona ‘ncoppa a tutto…/ …sotto ‘na croce fatta ‘e lampadine;/tre mazze ‘e rose cu ‘na lista ‘e lutto:/cannele,cannelotte e sei lumine”.

Dalla poesia di Totò alla prosaica e

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sgradevole realtà quotidiana

Uscendo fuori dalla poesia di Totò per immergerci nella prosa quotidiana , il tutto si traduce in fatti che girano intorno all’uomo, spaziando da nord a sud e da est a ovest. Il bambino pakistano Iqbal Masih, venduto a 4 anni al proprietario di una fabbrica di tappeti, ridotto in schiavitù per ben 6 lunghi anni, scappando tentò di denunciare la sua triste avventura ma intercettato dalla rete mafiosa che cura il reclutamento di bambini -schiavi fu ucciso. Il tutto è successo nel maggio 2017. Iqbal Masih non è morto annegato sulla spiaggia di Bodrum in Turchia come lo sventurato Aylan Kurdi di cui tanto parlò la stampa e tanto giustamente si indignò l’opinione pubblica nel 2015. Iqbal scomparve come era vissuto, sconosciuto ed ignorato dai tanti buonisti benpensanti.

L’India,paese emergente con un’ economia che cresce a ritmi altissimi, ancora presenta sacche di forti squilibri, in particolare in riferimento ai diritti delle minoranze e spesso la tolleranza di alcuni trattamenti disumani passa inosservata. Le testimonianze di donne e bambini maltrattati e stuprati non vengono presi sul serio e ci si rifiuta di accettare che siano realmente sottoposti a trattamenti ormai ritenuti disumani.

Alcune Ong americane si limitano a denunciare questi fatti e a fornire statistiche

L’Europa fa altrettanto, ne prende atto ed a Strasburgo, nel lontano 25 ottobre 2012 firmò la Convenzione contro la tortura, contro i trattamenti crudeli, disumani o degradanti.

Quante missioni di salvataggio di queste donne sono state effettuate dalle associazioni umanitarie fino ad oggi, a prescindere naturalmente, dalle statistiche, proclami e convenzioni? In India pare non si riesca a fare arrivare la grande stampa. Degli abusi nei campi di detenzione libici,

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testate nazionali e non solo ne hanno fatto interi reportage.

Hanno commosso mezza Italia i racconti di decine di donne somale ed eritree stuprate da poliziotti e milizie libiche, di donne e bambini picchiati, seviziati, lasciati morire di fame, di stenti e di malattie . La grande stampa e le reti tv fanno veramente un encomiabile lavoro. Quello che non si comprende è perché non si trovano gli stessi reportage per raccontare quello che succede nella lontana India , Pakistan e altri paesi del medio oriente.

Fatti e misfatti che non fanno notizia

Nel 2011 il CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni), pubblicò uno studio di Massimo Introvigne di fatti raccapriccianti che sembra non indignino alcuno . Secondo questo rapporto ogni anno i cristiani uccisi nel mondo per la loro fede sono 105.000, uno ogni cinque minuti. A parte un’ironia becera e fuori luogo, in Italia non risulta che la notizia abbia tormentato il sonno dei buonisti e delle associazioni umanitarie. Dal 2011 la situazione si aggrava sempre più e le minoranze, senza alcuna distinzione di appartenenza religiosa, vengono soventemente discriminate, maltrattate e perseguitate.

La Livella di Antonio de Curtis, maestra di vita

Leggendo gli ultimi versi di Totò viene lo sconforto al solo pensare:“Questa è la vita! /chi ha avuto tanto e chi nun ave niente!” Peggio del buonismo peloso c’è l’ipocrisia. Il solo fare per apparire è peggio del nulla fare. La falsità affoga più anime che le onde del mediterraneo…. Muorto si’tu e muorto so’ pur’io e non importa dove e se in India, in Egitto, in Siria, in Iraq, in Nigeria o ad Irpinia.

Emanuel Galea

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Napoli, una piazza per il principe della risata

NAPOLI – A 120 anni dalla nascità, il Principe della risata ha una piazza nel suo amato rione Sanità. Il Comune di Napoli ha u f f i c i a l i z z a t o l ’ i n t i t o l a z i o n e d e l l a p i a z z e t t a e l’installazione della targa nel giorno dell’anniversario della nascita di Totò, nato a Napoli il 15 febbraio del 1898. Totò, pseudonimo di Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio rimane tra i più grandi attori italiani di tutti i tempi. Attore simbolo dello spettacolo comico in Italia, soprannominato “Il principe della risata”, è considerato, anche in virtù di alcuni ruoli drammatici, uno dei maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema italiani. Si distinse anche al di fuori della recitazione, lasciando contributi come drammaturgo, poeta, paroliere, compositore, cantante. Maschera nel solco della tradizione della commedia dell’arte, accostato a comici come Buster Keaton e Charlie Chaplin, ma anche ai fratelli Marx e a Ettore Petrolini. In quasi cinquant’anni di carriera spaziò dal teatro (con oltre 50 titoli) al cinema (con 97 pellicole) e alla televisione (con 9 telefilm e vari sketch pubblicitari), lavorando con molti tra i più noti protagonisti del panorama italiano e arrivando a sovrastare con numerosi suoi film i record d’incassi. Adoperò una propria unicità interpretativa, che risaltava sia in copioni puramente brillanti sia in parti più impegnate, sulle quali si orientò soprattutto verso l’ultima fase della sua vita, che concluse in condizioni di quasi cecità a causa di una grave forma di corioretinite, probabilmente aggravata dalla lunga esposizione ai fari di scena.

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S p e s s o s t r o n c a t o d a l l a m a g g i o r p a r t e d e i c r i t i c i cinematografici, fu ampiamente rivalutato dopo la morte, tanto da risultare ancor oggi il comico italiano più popolare di sempre. Franca Faldini, sua compagna, diventata giornalista e scrittrice dopo la morte dell’attore, scrisse nel 1977 il libro Totò: l’uomo e la maschera, realizzato insieme a Goffredo Fofi, in cui raccontò sia il profilo artistico sia la vita dell’attore fuori dal set, con l’intento principale di smentire alcune false affermazioni riportate da scrittori e giornalisti riguardo alla sua personalità”Totò vive nella storia di tanti talenti giovanili. La cosa più bella è vedere ogni giorno tanti giovani che attraverso la cultura cercano il riscatto e decidono di andare in un teatro, un cinema, un’orchestra invece di prendere altre strade, questa è la grande sfida di Napoli”. Con queste parole il sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha inaugurato la targa di Largo Totò che intitola la piazzetta all’ombra del ponte della Sanità al grande attore napoletano. De Magistris ha sottolineato che

“proprio in questo quartiere si sta facendo un lavoro straordinario tutti insieme, la Municipalità, il Comune, le associazioni, le parrocchie, i cittadini, un grande lavoro che sosteniamo”. All’inaugurazione gli assessori comunali Gaetano Daniele e Alessandra Clemente, oltre ai nipoti di Antonio de Curtis. “Totò è sempre stato vicino al suo quartiere – ha detto Ivo Poggiani, presidente della III Municipalità, che comprende anche il Rione Sanità – facendo tanta beneficenza”.

Marco Staffiero

L’indissolubile dualismo del

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massone Antonio De Curtis: in arte Totò

Antonio de Curtis (riduzione di Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Pofirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio) in arte Totò rappresenta l’indissolubile dualismo di un uomo che ha dato un’impronta indelebile sia nell’arte che nella cultura italiana. Probabilmente è stato questo dualismo ad ispirare Totò quando ha scritto ‘a livella, poesia che induce a riflettere sull’eguaglianza degli individui di fronte alla morte, che “livella” l’umanità con lo stesso peso e la stessa misura.

La “livella”, strumento di misura usata da Totò come metafora, è anche un simbolo esoterico della massoneria ed il riferimento al pensiero massonico è evidente per gli esperti in materia, ma non tutti sono a conoscenza dell’appartenenza di Antonio de Curtis alla Massoneria come 30° Maestro Venerabile nella Loggia Fulgor artis di Roma all’obbedienza

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della Federazione Massonica Universale del Rito Scozzese Antico ed Accettato. Questo particolare della vita di Totò, ritenuto per taluni scandaloso e indicibile, viene spesso omesso dalle sue biografie, nonostante le prove inconfutabili, perché in Italia si è spesso troppo avvezzi a demonizzare o esaltare senza mezze misure certi argomenti, giudicandoli ed e t i c h e t t a n d o l i c o n s u p e r f i c i a l i t à e m a n c a n z a d i approfondimento. Le distorsioni di una certa informazione e le devianze utilitaristiche di molti appartenenti a questo mondo coperto dalla riservatezza, hanno sommerso i valori fondanti della Massoneria come la solidarietà e l’altruismo.

Peraltro sono stati molti i personaggi del mondo dell’arte e della cultura a farne parte, nomi famosi come Carlo Alberto Salustri in arte Trilussa, Ettore Petrolini, Ferdinando Russo, Raffaele Viviani, Gino Cervi, giusto per citarne alcuni. Totò ha dato un’impronta del suo pensiero in ogni film e in ogni spettacolo nei quali il comun denominatore era lo sberleffo ai potenti, immaginando un utopico riscatto degli umili. La sua visione del mondo divideva l’umanità in Uomini e Caporali, dove i primi si adattano a situazioni tenendo fede ai propri princìpi e i secondi danno sfogo alle loro frustrazioni prevaricando sui più deboli. La critica borghese fu sempre molto severa nei confronti del grande comico, etichettandolo spesso come un guitto, per assurdo dovette fare i peggiori film della sua carriera per essere apprezzato dalla “critica che conta”.

Uccellacci e Uccellini (1966), Le Streghe (1967), Capriccio all’italiana (1968) ebbero il minor numero di spettatori e gli incassi più bassi di tutti i film che Totò fece nella sua lunga e prolifica carriera, ma per questi fu decretato grande attore anche per la critica del tempo… Forse perché la regia era firmata da Pierpaolo Pasolini?

Vincenzo Giardino

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