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Tempi pagamenti rimborsi Agenzia Entrate

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Tempi pagamenti rimborsi Agenzia Entrate

Autore: Carlos Arija Garcia | 17/03/2018

Entro quando il contribuente deve ricevere il credito che ha con il Fisco? Cosa cambia se si ha o non si ha sostituto d’imposta? Che fare in caso di ritardo?

Siete a credito con il Fisco e state aspettando i rimborsi dall’Agenzia delle

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Entrate? Vi state chiedendo entro quando devono arrivare? Forse alcuni di voi li hanno ricevuti in tempi, tutto sommato, «decenti», altri li stanno aspettando da chissà quanto. Per questo è importante sapere quali sono i tempi per i pagamenti dei rimborsi dell’Agenzia delle Entrate. C’è un termine stabilito dalla legge oppure il Fisco può, da un lato, pretendere il massimo zelo dal contribuente e, dall’altro, pagare i rimborsi quando gli capita? Le regole esistono.

Sono diverse se si ha o non si ha un sostituto d’imposta, ma le regole esistono.

Sono quelle che spieghiamo di seguito, per capire quali sono i tempi per i pagamenti dei rimborsi dell’Agenzia delle Entrate.

Rimborsi Agenzia Entrate: quali tempi di pagamento?

Come dicevamo, esistono delle regole sui tempi per i pagamenti dei rimborsi dell’Agenzia delle Entrate. Nel caso dei rimborsi Irpef dopo la presentazione del 730, in linea di massima, vengono corrisposti con una scadenza prevista, a seconda che si tratti di un lavoratore dipendente o di un pensionato.

I lavoratori dipendenti ricevono i rimborsi Irpef nella busta paga del mese di luglio dello stesso anno in cui è stata presentata la dichiarazione dei redditi.

Quindi: se presento la dichiarazione a maggio del 2018 e risulto a credito, mi verrà versato il rimborso con lo stipendio di luglio 2018.

I pensionati ricevono i rimborsi Irpef insieme all’assegno di agosto dello stesso anno in cui hanno presentato la dichiarazione. Per cui, se hanno consegnato il 730 a maggio 2018, avranno il rimborso con la pensione di agosto 2018.

Rimborsi Agenzia Entrate: ci possono essere dei ritardi?

Abbiamo scritto, non a caso, «in linea di massima», perché, in effetti, ci possono essere dei ritardi nel pagamento dei rimborsi Irpef. Tali ritardi possono essere motivati da:

l’invio online all’Agenzia delle Entrate del 730 precompilato da parte del contribuente con scadenza 23 luglio;

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l’emanazione in ritardo del decreto dell’Agenzia che determina gli elementi di incoerenza necessari per bloccare i rimborsi, indipendentemente dal loro ammontare;

eventuali modifiche da apportare alla dichiarazione dei redditi.

Uno di questi fattori può comportare un ritardo fino a 6 mesi nel pagamento dei rimborsi dell’Agenzia delle Entrate. Significa che, al massimo e se la dichiarazione è corretta, il lavoratore dipendente dovrebbe riceverli con la busta paga del gennaio successivo, mentre il pensionato li avrebbe con la pensione di febbraio.

Rimborsi Agenzia Entrate: quando scatta il blocco?

L’Agenzia delle Entrate (e non più il sostituto di imposta) ha la facoltà di verificare il 730 ed i rimborsi Irpef dei contribuenti. Si tratta di un controllo preventivo che scatta quando:

ci sono delle incoerenze rispetto a quanto decretato dall’Agenzia stessa;

il contribuente ha diritto ad un rimborso Irpef superiore a 4.000 euro.

Il primo caso può riguardare eventuali integrazioni al 730 oppure un rimborso maggiore preteso dal contribuente rispetto a quello che risulta dalla dichiarazione precompilata. Non vuol dire che il cittadino non ne abbia il diritto: è solo che l’Agenzia vuole capire perché.

Nel secondo caso, cioè quello dei rimborsi Irpef superiori a 4.000 euro, se dalle verifiche risulta tutto in ordine il versamento avviene entro 4 mesi dalla scadenza o dalla presentazione in ritardo del 730.

In entrambe le situazioni scatta il blocco dei rimborsi, in attesa che il Fisco verifichi la correttezza della dichiarazione. A tale proposito, è da segnalare che ci possono essere dei controlli preventivi anche sulle dichiarazioni presentate ai Caf o ai professionisti abilitati, come precisato dalla stessa Agenzia delle Entrate [1].

Tuttavia, se la dichiarazione riporta il visto di conformità, il controllo non avviene direttamente sul contribuente ma sul Caf o sul professionista che ha verificato e trasmesso il 730 precompilato modificato oppure integrato.

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Rimborsi Agenzia Entrate in compensazione: come funzionano?

Il contribuente può scegliere la compensazione dei rimborsi dell’Agenzia delle Entrate con altri tributi o tasse dovute (Imu, Tasi, ecc.) anziché il pagamento in busta paga o sulla pensione. In questo caso deve compilare l’apposita sezione del modello 730.

Questa scelta può essere conveniente per chi vanta un credito superiore ai 4.000 euro: scalando da questa cifra le somme destinate ad altre imposte, potrà evitare il controllo preventivo dell’Agenzia delle Entrate ed accelerare i tempi del pagamento.

Rimborsi Agenzia Entrate senza sostituto di imposta: come vengono pagati?

Può succedere che un contribuente, nell’anno in corso, non abbia più un sostituto di imposta, perché ha perso il lavoro o perché, come nel caso di colf e badanti, il datore di lavoro non svolga quella funzione.

Questo contribuente può (anzi deve), comunque, presentare la dichiarazione dei redditi. L’Agenzia delle Entrate effettuerà un conguaglio e provvederà, entro la fine dell’anno, al pagamento dei rimborsi Irpef direttamente sul conto corrente del contribuente o con un bonifico domiciliato presso le Poste. Per i rimborsi Irpef inferiori a 2.999 euro verrà emesso un vaglia cambiario della Banca d’Italia.

Anche in questo caso, ci possono essere dei ritardi sui tempi di pagamento dei rimborsi dell’Agenzia delle Entrate? E che cosa può creare tali ritardi?

Ci possono essere due elementi in grado di far slittare il pagamento dei rimborsi:

la mancata comunicazione delle coordinate bancarie o postali del contribuente;

l’esistenza di dichiarazioni integrative (come abbiamo visto in precedenza).

Quindi, se le dichiarazioni dei redditi vengono inviate regolarmente entro il 23

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luglio (termine ultimo per la trasmissione del 730 all’Agenzia delle Entrate) e non ci sono ulteriori modifiche, non ci dovrebbero essere dei motivi plausibili per allungare i tempi di pagamento dei rimborsi.

Se, invece, il contribuente non ha comunicato le proprie coordinate bancarie o postali sul modello di richiesta dell’accredito, il pagamento dei rimborsi avviene in questo modo:

per importi inferiori ai 1.000 euro: in contanti, dopo la comunicazione dell’Agenzia delle Entrate con l’invito a presentarsi in un ufficio postale per il pagamento dei rimborsi. La comunicazione, però, avviene per posta ordinaria, quindi i tempi si possono dilatare;

per importi superiori ai 1.000 euro: tramite vaglia non trasferibile emesso dalla Banca d’Italia.

Il modello per comunicare all’Agenzia delle Entrate il proprio codice Iban deve essere presentato dal contribuente:

per via telematica, se il cittadino è in possesso del relativo codice Pin per accedere al servizio;

presso un qualsiasi ufficio dell’Agenzia.

Rimborsi Agenzia Entrate non pagati:

cosa fare?

Il datore di lavoro che non corrisponde al dipendente i rimborsi dell’Agenzia delle Entrate in busta paga, deve comunicare al lavoratore gli importi non rimborsati a cui ha diritto e riportare quelle somme nella certificazione unica (l’ex Cud).

Pertanto, il dipendente può:

chiedere il credito da 730 a rimborso nella dichiarazione dei redditi successiva, se la cifra residua è stata indicata dal datore di lavoro nella certificazione unica;

chiedere il credito da 730 a rimborso direttamente all’Agenzia delle Entrate, tramite un’apposita istanza da consegnare all’Ufficio locale competente. La domanda deve essere accompagnata da una

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dichiarazione del datore di lavoro, o da un’autodichiarazione del dipendente, in cui si indica l’importo ancora dovuto.

La domanda di rimborso deve essere presentata entro 48 mesi.

Note

[1] Agenzia delle Entrate circ. n. 12/E/2016.

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