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L uomo della Cerva Indagine su un Illustre Sconosciuto

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Academic year: 2022

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L’uomo della Cerva

Indagine su un Illustre Sconosciuto

I MMAGINI , DOCUMENTI , OGGETTI ALLA SCOPERTA DI

S ANT ’E GIDIO P ATRONO

C ENTRO S TUDI

MAIESTAS

per la cultura popolare

Comune di Cavezzo

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Per scoprire chi è quest'uomo di nome Egidio, occorre capire il suo tempo.

La sua vita terrena si svolse approssimativamente fra il 650 e il 725 dopo Cristo.

Tra il IV e V secolo intere popolazioni si erano riversate nei territori dell'impero d'Occidente, determinandone la definitiva caduta nel 476. Erano genericamente chiamati barbari quei popoli non romanizzati, comprendenti varie tribù, complessivamente indicati come Germani. Non erano organizzati in uno stato e non avevano leggi scritte ma solo consuetudini tramandate oralmente.

Fra tutte le istituzioni sorte nel mondo romano l'unica a sopravvivere, ed anzi a vedere accentuate le proprie funzioni fu la Chiesa di Roma. Essa evitò la distruzione della civiltà latina e la disgregazione dell' Occidente europeo, grazie anche all'opera di papa Gregorio Magno (m.604).

Guerre, carestie, epidemie avevano decimato le popolazioni. La vita quotidiana dell'uomo era di nuovo una continua lotta per la sopravvivenza: foreste e paludi invadevano terre prima coltivate;

l'agricoltura era tornata rudimentale; le città, semideserte, cadevano in rovina; le attività artigianali e commerciali risentivano della generale decadenza economica. La gente trovava protezione e guida attorno ai monasteri.

Intanto in Arabia Maometto (m.632) riusciva a dare unità religiosa e politica alle varie stirpi nomadi arabe. E anche l'Oriente conobbe le invasioni, dagli effetti non meno dirompenti e certo più duraturi.

La storia e tutte le leggende sono d'accordo sulla origine greca di Egidio.

Il padre si chiamava Teodoro e la madre Pelagia; erano ambedue di nobili origini e noti per la loro pietà.

Egidio fu battezzato molto presto; i suoi genitori non trascurarono nulla per dare al loro unico figlio una educazione cristiana.

Dio ricompensò ben presto con miracoli strepitosi le virtù del giovane santo, divenuto, secondo la cronaca

"l'ammirazione della città di Atene." Aveva sanato un povero ammalato rivestendolo col suo mantello;

guarito un disgraziato destinato a una morte terribile dal morso di un serpente; liberato un indemoniato in una chiesa.

Cavezzo, particolare della pala d'altare (foto Leopoldo Pacchioni) Saint'Aignan-sur-Cher, affreschi dalla Collegiale

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Alla morte dei genitori, Egidio donò tutti i suoi beni ai poveri e fuggì lontano dalla patria per sottrarsi agli onori che il popolo gli tributava. Si imbarcò su una nave che faceva vela per le coste meridionali della Francia. Dopo una rischiosa navigazione, durante la quale placò con la preghiera il mare in tempesta, approdò alle foci del Rodano, ad Arles, dove guarì un ammalato affetto da tre anni da febbre ostinata.

Egidio però non prese dimora in questa grande città.

Attraversò il Rodano e, risalendo verso le prime montagne, si fermò sulle rive del torrente Gardon nella profonda vallata di Baume di Sanilhac; qui incontrò San Veredemo, venerabile eremita, di cui si fece discepolo. Le radici e le erbe della foresta, insieme al latte di una cerva, bastavano al frugale nutrimento di Egidio.

L'incontro con Flavio Wamba, re dei Visigoti, mise fine alla sua vita da eremita.

Desideroso di vedere i luoghi cui era legato il ricordo dei suoi avi, Wamba decise di concedersi il piacere di una grande caccia, dopo le fatiche del sanguinoso assedio di Nimes. Inseguendo una cerva che fuggiva nel folto del bosco, il re ferì con una freccia il santo, tra le cui braccia essa si era rifugiata.

Commosso e ammirato davanti al giovane solitario, dalla cui persona traspariva la santità, gli donò il vasto territorio, che prese il nome di valle

Flavia, e gli espresse il desiderio di costruirvi un monastero.

Ospitaletto, tela raffigurante Sant 'Egidio Sankt Egyden, chiesa antica, affreschi

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Come già era avvenuto a San Benedetto, le circostanze suggeriscono a Egidio una forma di vita diversa da quella che aveva fino a quel momento praticato: il monachesimo comunitario (cenobitismo).

Questa svolta nella loro vita corrisponde alla svolta decisiva che il monachesimo benedettino costituì per la storia d'Europa.

La costruzione del monastero fu rapidamente iniziata. La prima comunità religiosa era formala, presumibilmente, da monaci provenienti da abbazie benedettine vicine (Nîmes, Psalmodi, Marsiglia), successivamente vi accorse un gran numero di persone per mettersi sotto la direzione del santo.

Ben presto l'eremita, costretto, malgrado la sua resistenza, ad accettare la carica di abate, si vide alla testa di una fiorente comunità, legata alla grande famiglia benedettina.

Dieci anni dopo, nel 684, l'abbazia era costituita e fu dedicata a San Pietro. Egidio ne fece donazione solenne al Pontefice, Benedetto II, e ne ottenne il privilegio dell'esenzione. Con tale privilegio il pontefice prese sotto la diretta protezione della Santa Sede il monastero, esentandolo dalla giurisdizione dei vescovi di Nîmes.

Sant'Egidio è spesso rappresentato in veste di Abate.

L'Abate, secondo San Benedetto, è il vicario di Cristo in terra, il padre del monastero sia sul piano materiale che su quello spirituale, il pastore, il maestro. Ecco perché la sua figura è analoga a quella del Vescovo, e analoghi sono gli attributi con cui viene raffigurato.

Monte Oliveto Maggiore, affreschi del Sodoma Saint-Gilles-du-Gard, facciata della chiesa abbaziale Sankt Egyden, chiesa antica, altare

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Mentre Egidio governava la sua numerosa famiglia spirituale, i Mussulmani irruppero nel Mezzogiorno della Francia portando ovunque una terribile rovina.

Spaventato al pensiero delle disgrazie che minacciavano i suoi figli, Egidio, seguito da tutti i suoi, andò a rifugiarsi a Orléans, presso il potente duca Carlo Martello.

"Durante il soggiorno dell'umile monaco alla corte di Carlo Martello, il re commise un peccato grave che non osava confessare ad alcun sacerdote. Si raccomandò tuttavia alle preghiere di Sant'Egidio. Ora, accadde che un giorno, mentre il santo diceva messa, e arrivato al canone pregava per il re, gli apparve un angelo, e gli consegnò uno scritto in cui era rivelato il peccato del principe. Questo scritto riportava anche che il peccato era già perdonato, grazie alle preghiere di Sant'Egidio, se il re se ne fosse pentito e avesse evitato di ricaderci.

Terminata la messa, Sant'Egidio va a trovare il re e lo supplica di pensare all'anima sua. Quello, alla vista dello scritto miracoloso, cade alle ginocchia del santo, confessa il suo peccato e riceve l'assoluzione."

(Acta Sanctorum. settembre, t.1, n. 20, 21)

"Al ritorno di S.Egidio nella valle Flavia, un doloroso spettacolo lo attendeva: un mucchio di macerie era al posto del bel monastero e testimoniava il furore con cui i Saraceni si erano scagliati su questa pietosa dimora"

(can. Nicolas, Une nouvelle histoire de Saint-Gilles)

L'abbazia fu poi ricostruita grazie alla munificenza dello stesso Carlo Martello. Sant'Egidio sopravvisse poco tempo alla restaurazione della sua abbazia.

Pieno di giorni e di meriti, si addormentò tranquillamente nel Signore, una domenica, il 1°

settembre dell'anno 720 o 721.

"Alfine Dio rivelò al santo che il giorno della sua morte era ormai vicino: questi avvisò i frati della rivelazione avuta e li esortò a pregare per lui. Dipoi si addormentò nel Signore e molti affermarono di aver udito il canto degli angeli che trasportavano in cielo l'anima di Egidio."

(Jacopo da Varagine, Leggenda Aurea)

Sankt Egyden, particolare degli affreschi

Saint-Gìlles-du-Gard, cripta della chiesa abbaziale, la tomba di Sant'Egidio

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Sant'Egidio è inserito nel numero dei quattordici Santi Ausiliatori, invocati insieme, ma ciascuno per qualche necessità particolare. Si trova ancora nel numero dei cinque beati privilegiati, una venera- zione con le medesime caratteristiche.

Secondo la Guida del pellegrino di Compostela "il beatissimo Egidio è il più sollecito di tutti i santi a giungere in soccorso dei bisognosi, dei tribolati e degli afflitti che a lui si rivolgono".

È invocato come patrono dei mendicanti, dei maniscalchi, dei boscaioli, degli storpi, dei cacciatori , dei pastori e delle genti di mare.

Come ausiliatore però è soprattutto patrono degli ammalati e dei sofferenti, chiamato in aiuto per l'allattamento, contro l'epilessia, la paura notturna, la malattia mentale, la sterilità, la lebbra.

Già alla fine del secolo IX la tomba di Sant'Egidio era meta di numerosi pellegrinaggi. All'inizio dell'XI era un pellegrinaggio famoso quanto Santiago di Compostela e Roma.

Perché le reliquie?

"Il culto che rendiamo alle reliquie dei santi è una conseguenza di quello che rendiamo alle loro persone. Noi onoriamo le reliquie perché sono i preziosi ricordi dei nostri migliori amici, perché i corpi dei santi sono stati gli strumenti delle loro virtù, le membra viventi di Gesù Cristo, i templi dello Spirito Santo, e resusciteranno un giorno nella gloria; perché da questi sacri resti, come da altrettante sorgenti, si riversarono sul mondo benefici innumerevoli".

(Concilio di Trento, sess.XXV de reliquiis sanctorum)

Alla fine dell’XI secolo o all'inizio del XII Raimondo IV di Saint-Gilles, uno dei capi della prima crociata, ottenne dall'abate di Saint-Gilles di trasportare metà delle reliquie di Sant'Egidio nella cripta di Saint-Sernin a Tolosa, lasciando l'altra metà nella

tomba.

Dal 1562, durante le guerre di religione, Saint-Gilles fu devastata ed è probabilmente a quest'epoca che il sepolcro fu ricoperto di detriti, per sottrarlo alla profanazione dei protestanti. Della tomba di Sant'Egidio per trecento anni si perse ogni traccia.

Nel 1865, grazie agli scavi intrapresi nella chiesa inferiore da Mons. Goubier, curato di Saint-Gilles, fu ritrovata.

Dopo il ritrovamento venne operata una ricognizione delle reliquie di Tolosa, e il confronto dei resti portò a concludere:

"nessun dubbio è emerso a impedirci di considerare autentiche quelle reliquie che la Provvidenza ha, dopo tre secoli, riportato ai nostri sguardi"

(lettera pastorale di Mons. Plantier, vescovo di Nîmes)

Cavezzo, santino

Cavezzo, reliquie di Sant'Egidio (foto Leopoldo Pacchioni) Toulouse, Saint-Sernin, cassa con le reliquie dì Sant'Egidio

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7 Chi è il santo?

Il santo è un uomo vero.

Il santo è un vero uomo perché aderisce a Dio e quindi all'ideale per cui è stato costruito il suo cuore, e di cui è co- stituito il suo destino. Eticamente tutto ciò significa "fare la volontà di Dio" dentro una umanità che rimane tale e pur diventa diversa.

Infatti la santità è il riflesso della figura dell'unico in cui l'umanità si è compiuta secondo tutta la sua potenzialità:

Gesù Cristo.

Il patronato di Sant'Egidio sui Cavezzesi è iniziato prima ancora che il paese stesso sorgesse.

Ma che cosa significa questo termine?

Proviene dal linguaggio giuridico e unisce l'idea della protezione a quella della difesa, della difesa in un giudizio.

Al Santo Patrono un paese chiede protezione e difesa di fronte al giudizio di Dio.

Gerolamo Tiraboschi, celebre storico modenese del '700, riporta che la costruzione di un oratorio di Sant'Egidio iniziò nel 1174 nel luogo detto Cavezolo de Capitaneis, allora territorio dell'abbazia benedettina di Nonantola. Da questo momento in poi il luogo rialzato su cui ora sorge Cavezzo, per l'esistenza di quell'oratorio, venne chiamato Isola di Sant'Egidio.

Cavezzo, chiesa parrocchiale, vetrata Cavezzo, pala d'altare (foto Leopoldo Pacchioni)

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La chiesa parrocchiale di Sant'Egidio a Cavezzo, costruita nel 1912, è la quarta, in ordine di tempo.

La storia dei quattro edifici sacri che si sono succeduti dal XII secolo è la storia del popolo cristiano di questo paese, impegnato di generazione in generazione a costruire, restaurare, abbellire il luogo più caro.

Soprattutto a viverlo. Anche oggi.

Nella simbologia cristiana, derivata anche dall'antico testamento, la cerva è immagine dell'anima:

Come una cerva anela ai corsi delle acque Così la mia anima anela a te, o Dio

In alcune versioni della storia di Sant'Egidio è la cerva ad essere ferita, e questa immagine è diventata lo stemma di Saint-Gilles-du-Gard.

Così, nel solco di questa tradizione, la cerva ferita che accompagna ogni raffigurazione di Sant'Egidio richiama l'immagine di un anima ferita, non da un colpo mortale, ma da uno di quegli incontri da cui nasce imprevisto il cambiamento: il re visigoto impressionato dal santo eremita gli fa dono di una abbazia; Egidio da eremita si fa abate, seguendo una circostanza che si rivela più forte dei suoi stessi santi propositi, e da tutto questo scaturisce una storia che arriva fino a Cavezzo, fino a noi.

Anche per noi l'incontro con Sant'Egidio è stato simile a quello inaspettato del re Wamba e questa cerva ferita è il simbolo di un avvenimento che porta novità nella vita.

Cavezzo, interno della chiesa (1/9/1998) (foto Leopoldo Pacchioni) Saint-Gilles-du-Gard, pala dell'altare maggiore, particolare

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