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Patrimonio, 20 immobili a bando per imprese giovanili e attività culturali

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Academic year: 2022

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Patrimonio, 20 immobili a bando per imprese giovanili e attività culturali

Il Campidoglio mette a bando 20 immobili di sua proprietà per le imprese giovanili e la cultura, attuando così la delibera di Giunta di luglio 2014 (n. 219) che definisce “bene comune”

il patrimonio pubblico. 14 locali sono destinati a progetti innovativi d’impresa proposti da giovani, 6 ad attività culturali. Le domande si accettano fino al prossimo 12 giugno.

L’obiettivo, nel solco della delibera citata, è “rivitalizzare il tessuto economico e culturale della città”.

Gli immobili verranno dati ai vincitori in concessione per 6 anni, rinnovabili per ulteriori 6. Due mesi il tempo per avanzare le richieste (come detto, la scadenza è il 12 giugno 2015, alle ore 12), che saranno poi vagliate da una commissione composta da dirigenti e funzionari dei Dipartimenti coinvolti. Per il bando attività culturali il canone potrà essere abbattuto fino all’80% rispetto al valore di mercato in funzione del rilievo delle attività proposte, anche valutando eventuali lavori di riqualificazione.

I due bandi – quello per le concessioni a imprese e quello per le attività culturali – sono nelle pagine del Dipartimento Patrimonio.

Il Campidoglio, commenta l’assessora al patrimonio Alessandra Cattoi, “conferma così la sua volontà di assegnare spazi con la massima trasparenza, attraverso percorsi chiari e secondo precisi criteri di valutazione”. Una prassi che consente di

“valorizzare le esperienze migliori e la qualità dei progetti, favorire la diffusione culturale e dare impulso all’economia cittadina”.

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Rigenerazione urbana: tutti ne parlano, ma in Italia “non si muove nulla”

Da Vianello (Audis) le linee fondative dei nuovi piani della rigenerazione urbana e consumo di suolo.

“Parlamento e governo sfornano proposte di legge a getto continuo, i convegni si sprecano, siamo sommersi da articoli ed appelli. Ma nel paese, eccetto Milano trainato dall’Expo, non si muove assolutamente nulla”.

Questo il quadro della rigenerazione urbana in Italia secondo Dionisio Vianello, presidente onorario di Audis (Associazione aree urbane dismesse) espressa in un fondo pubblicato sul sito dell’associazione. “Dalla crisi non ne usciamo se pubblico e privato non si decidono a lavorare insieme. Non è facile, soprattutto in Italia non è mai stato facile, ma non è impossibile”, sostiene Vianello, che suggerisce le linee fondative dei nuovi piani della rigenerazione urbana e consumo di suolo.

LE LINEE FONDATIVE DEI NUOVI PIANI DELLA RIGENERAZIONE URBANA E C O N S U M O D I S U O L O . “ L a p r i m a s f i d a p a s s a r e d a l l a ristrutturazione edilizia dei singoli edifici alla rigenerazione dei comparti, dall’immobile al quartiere. Ci sono avvisaglie che qualcosa si sta muovendo: le proposte di Romeo, i protocolli AUDIS e GBC”, osserva il presidente onorario di Audis.

“Seconda linea d’azione, le aree e gli immobili dismessi. Dove occorre sviluppare insieme un programma sperimentale per ricostituire le condizioni per l’intervento privato:

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– gli interventi di rigenerazione urbana vanno classificati di interesse pubblico (già previsto nella bozza Lupi);

– nei piani si selezionano gli interventi strategici, – non più di tanti, per carità – sui quali si verifica la disponibilità dei privati (proprietari ma soprattutto investitori) e la sostenibilità dei costi di bonifica ed infrastrutturazione;

– schede urbanistiche semplificate: in linea di massima mantenimento dei volumi esistenti, destinazioni d’uso libere (da indicare solo quelle espressamente vietate), vincoli storico-ambientali (dove ci sono) precisati in modo inequivocabile;

– pacchetti di interventi su città pubblica e social housing;

rispetto di protocolli di qualità e sostenibilità ambientale;

prevedere nel business plan anche la gestione dei complessi una volta realizzati;

– procedura di approvazione mediante accordo di programma certificata in tempi prefissati”.

L’AIUTO PUBBLICO NON È INDISPENSABILE. Secondo Vianello “Un aiutino pubblico certo non guasterebbe, ma comunque non è indispensabile. L’impegno di tutti sta nel realizzare progetti di rilevante utilità pubblica e sociale, ma pur sempre in una logica di mercato”.

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Al via la seconda fase di

‘1000 cantieri per lo sport’

Dall’11 maggio le domande per mutui a tasso zero fino a 150.000 euro per realizzare 500 impianti sportivi di base.

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Dall’11 maggio al 15 luglio 2015 sarà possibile presentare le domande per accedere a mutui a tasso zero fino a 150 mila euro per interventi volti a realizzare o ristrutturare impianti sportivi di base.

Così prende il via l’iniziativa “500 impianti sportivi di base”, nell’ambito del progetto “1000 cantieri per lo sport”, nato dalla collaborazione tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e dell’Istituto per il Credito Sportivo (ICS).

Grazie a questo piano associazioni e società sportive dilettantistiche, parrocchie ed enti religiosi, onlus, federazioni sportive, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva, Comuni e Province, possono ottenere mutui a tasso zero per la ristrutturazione o la realizzazione di impianti sportivi di base.

Gli interventi previsti sono almeno 500 e saranno equamente distribuiti a livello territoriale; i beneficiari potranno ottenere mutui a tasso zero fino a 150 mila euro per una durata di 15 anni (enti Locali) o di 10 anni (altri beneficiari).

Per finanziare la parte di progetto eccedente la quota di 150 mila euro coperta dal mutuo a tasso zero si potrà ottenere un mutuo con un contributo negli interessi dell’1,20% per gli Enti Locali e dell’1,50% per gli altri soggetti beneficiari.

Tra gli interventi ammissibili, per progetti fino ad 1 milione di euro, sono individuate delle priorità costituite da interventi su impianti esistenti, totalmente o prevalentemente relativi a lavori di efficientamento energetico, abbattimento barriere architettoniche, adeguamento e messa a norma e bonifica dell’amianto o altre priorità individuate su base regionale.

Sono inoltre ammissibili interventi per ristrutturare, ammodernare, ampliare, completare, attrezzare, riconvertire, mettere a norma e in sicurezza, compresi gli interventi di

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bonifica dell’amianto, gli impianti sportivi di base esistenti o per realizzarne di nuovi.

Le domande si potranno presentare a partire dalle ore 10:00 dell’11 maggio 2015 mediante invio di PEC all’indirizzo impiantisportividibase@legalmail.it e fino alle ore 17 del 15 luglio 2015.

Clicca qui per prendere nota dei requisiti previsti per l’accesso alle agevolazioni, del regolamento e della modulistica per richiedere il contributo.

Successivamente sarà resa disponibile la documentazione necessaria per completare la richiesta di mutuo per coloro che saranno ammessi alla seconda fase.

Ricordiamo che la prima parte del progetto, che si è conclusa il 16 marzo 2015, aveva l’obiettivo di incentivare, attraverso mutui a tasso agevolato, la manutenzione, la ristrutturazione o la costruzione ex-novo di impianti sportivi scolastici su tutto il territorio nazionale.

Secondo i dati diffusi dall’ICS, sono stati stanziati 123 milioni di euro (circa 90 milioni a tasso zero e circa 32 allo 0,4%) agli enti locali accogliendo tutte le 729 richieste pervenute.

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ECC2014 e progettazione di reti ciclabili

Ora che abbiamo imparato a maneggiare i dati ECC2014 possiamo riprendere il discorso abbozzato in un post precedente sul

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disegno di una rete di Bike Lanes ed approcciare la materia in maniera meno frettolosa. Partiremo dai dati grezzi per tentare un’analisi interpretativa degli stessi che ci fornisca gli strumenti per immaginare una possibile strategia d’intervento complessiva sul territorio cittadino.

Il primo punto da considerare è che dell’intera rete stradale solo alcune direttrici presentano caratteristiche tali da farne corridoi preferenziali. I motivi che producono la scelta di una direttrice al posto di un’altra possono essere diversi, dalla continuità di percorso alle riconnessioni, al profilo altimetrico, all’integrazione col resto della rete.

Quindi, a meno di voler rimetter mano alla circolazione complessiva della rete stradale e dei flussi di traffico, la soluzione più semplice consiste nel prendere atto delle attuali preferenze ed intervenire dapprima individuandone le criticità, ed in successiva istanza studiando ed allestendo delle sistemazioni il più possibile in sicurezza.

In questa prima fase, data l’impossibilità in termini di tempi e costi di sviluppare sistemazioni in “sede propria”, ritengo che la priorità sia di riconoscere la presenza dei ciclisti sulle principali direttrici da essi frequentate e suggerire ai conducenti di veicoli a motore comportamenti compatibili con le esigenze di sicurezza.

Si tratterebbe quindi di una strategia prima di tutto comunicativa. L’automobilista romano non ha alcuna percezione delle dinamiche legate agli spostamenti in bicicletta, ed è fermamente convinto che i ciclisti dovrebbero muoversi lontano dalla “sua” strada. La prima esigenza è di convincerlo che la presenza di biciclette su quelle direttrici è dettata dalla necessità e non dal caso.

Tale strategia comunicativa dovrebbe muoversi, prima ancora che sul terreno delle infrastrutture e delle sistemazioni stradali, sul piano della visibilità dei ciclisti e

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dell’accettazione della loro presenza da parte dei conducenti di veicoli a motore, ed agire per mezzo di campagne pubblicitarie e segnaletica verticale ed orizzontale.

Ad esempio ho trovato molto efficaci le indicazioni utilizzate a B u d a p e s t , M o n t r e a l e d a l t r e c i t t à , e c o l l o c a t e orizzontalmente sulla sede stradale. Non prevedono alcun tipo di separazione di carreggiata ma si limitano ad segnalare (e conseguentemente portare gli automobilisti ad accettare) la possibile presenza di ciclisti a margine della carreggiata.

Nel caso della foto qui sopra si porta l’automobilista a ragionare sul fatto che, sebbene si trovi sulla corsia di destra dedicata ai veicoli che svoltano, il ciclista potrebbe essere intenzionato a proseguire dritto.

L’impiego delle informazioni prodotte nel contest ECC2014 ci consente di capire quali strade avrebbero la priorità per questo tipo di interventi “leggeri”. Di seguito esporrò quanto ho desunto dall’analisi dei flussi di ciclisti disegnati dai dati del “Challenge”.

In questa illustrazione si evidenzia, in giallo, il principale corridoio di snodo ciclabile del centro storico, l’asse via del Corso – Fori Imperiali – via Labicana – Viale Manzoni.

Questo corridoio assume una valenza privilegiata nel momento in cui il centro storico di Roma poggia sui famosi “Sette Colli”. Come già spiegato quest’asse si muove alla base dei colli e consente di collegarsi alle diverse destinazioni col minimo sforzo complessivo.

L’arco in giallo a sud è completato da un equivalente, pur se meno frequentato, arco bianco sul versante nord, creando una prima potenziale “circonvallazione” ciclabile. Immaginando un centro storico “inclinato”, con la parte in quota a nord e quella bassa a sud, non è difficile comprendere come le scelte dei percorsi di andata e ritorno verso una stessa destinazione possano sfruttare all’andata il corridoio nord ed al ritorno

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il sud.

Le tracce di attraversamento preferenziale del centro storico sono mostrate in arancio. I flussi reali sono in realtà abbastanza dispersi, ma una preferenza per queste direttrici appare chiara. Non è da escludersi che una volta messe in sicurezza alcune strade i flussi ciclistici dispersi finiscano per convergere su quelle.

Un’altra “macrostruttura” che si evidenzia dall’analisi dei dati ECC 2014 è rappresentata dai corridoi di adduzione al centro, che interessano in larga misura le vie consolari. I corridoi sono rappresentati in azzurro (ad esclusione di viale Cristoforo Colombo, in verde perché già fornita di pista ciclabile in sede propria).

A completare il quadro ecco la tracciatura dei principali corridoi “tangenziali”, meno affollati delle direttrici radiali ma anch’essi visibilmente più utilizzati della rimanente viabilità. Tracce in bianco, ad esclusione del Tevere dove è presente una pista ciclabile.

Rispetto a quest’ultima è interessante notare come una critica s p e s s o m o s s a d a i c i c l i s t i r i g u a r d a l a d i f f i c i l e raggiungibilità della stessa per la presenza di poche rampe e molte scalinate. La mappa mostra esattamente quali intersezioni sono interessate da un maggior flusso di ciclisti rispetto ad altre, limitando il numero di interventi necessari.

Da notare anche come l’area ad est del centro storico, caratterizzata da dislivelli minori e quartieri più popolosi, abbia un peso ben diverso quanto a numero di ciclisti urbani rispetto a quella ad ovest, dove l’orografia collinare e l’assenza di sistemazioni in sicurezza (soprattutto nei tratti in salita) funge da significativo disincentivo.

A questa valutazione di massima sui corridoi ciclabili da iniziare a segnalare va aggiunta un’indagine più di dettaglio

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sulle criticità localizzate. In particolare situazioni analoghe al tunnel di Santa Bibiana, più alcuni viadotti e

“nodi” in cui il traffico veicolare e quello dei ciclisti si intersecano su traiettorie potenzialmente a rischio. La mappa che segue ne individua alcune.

Situazioni tipiche di questa tipologia sono le piazze funzionanti a “rotatoria” (Piazza della Repubblica, Porta Maggiore, Piazza dei Re di Roma e molte altre), dove a d i f f e r e n z a d e g l i i n c r o c i i f l u s s i v e i c o l a r i h a n n o caratteristiche di continuità, e l’assenza di stop semaforici porta le traiettorie dei veicoli in ingresso ed in uscita ad intersecare pericolosamente quelle dei ciclisti. Per tali criticità andranno individuate sistemazioni “ad hoc”.

Ricapitolando:

Bike lanes sulle strade indicate anche in assenza di separazione delle carreggiate (con annessa repressione della

“sosta selvaggia”)

messa in sicurezza dei nodi di traffico con soluzioni mirate ed efficaci

In sostanza quella che ritengo una buona base di partenza per iniziare la sistemazione ciclabile della città (il file con la tracciatura in formato .kmz lo trovate qui).

P.s.: i dati ECC2014 rappresentano un campione non onnicomprensivo delle tipologie ciclistiche, in particolare non comprendono l’uso sportivo. Questo, pur essendo molto diffuso, ha caratteristiche diametralmente opposte all’uso quotidiano e tende a svolgersi prevalentemente sulle direttrici in uscita dalla città: strade pesantemente trafficate e con velocità veicolari elevate. Oltre a questo si tratta di una pratica temporalmente circoscritta ai weekend, pur coinvolgendo migliaia di ciclisti che tendono a muoversi in gruppi più o meno numerosi. Per questa tipologia di utenti e di reti viarie le soluzioni qui sopra descritte potrebbero non risultare altrettanto efficaci.

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Dai Millennials agli Zeta, a quale tribù appartieni?

LI HANNO chiamati “Zeta”, in mancanza di meglio. Camaleontici, inafferrabili, social, abitano l’universo dei videogiochi di

“Minecraft”, adorano gli Youtubers e gran parte della loro vita è scandita dalla “i”, minuscola, di iPod, iPad, iPhone.

Velocissimi, esperti, incredibili tecno-navigatori sono i nuovi bambini e i nuovi teenager della “Generazione Z”.

Fratelli dei “Millennials”, primogeniti della “Generazione X”, nipoti dei “Baby Boomers”, sono nati quando il mondo era già un’unica connessione, e le loro ecografie prenatali filmate in 3D. I più vecchi, venuti al mondo nel 2000, hanno 15 anni, i più giovani sono cresciuti nel mix multietnico dell’Italia globale. Per battezzarli, negli States, “Usa Today” aveva lanciato nel 2012 un gigantesco sondaggio. “Wii-Gen”, “i-Gen”,

“Post-Gen”, erano state le risposte, nessuna efficace però.

Poi è arrivata la definizione: “Generazione Z”, firmata dal sociologo Neil Howe, già scopritore insieme a William Strauss dei “Millennials”. Zeta, come la fine di un ciclo, diviso tra il prima e il dopo l’11 settembre. Come Oskar, il ragazzino di 9 anni che attende invano il padre sepolto nelle Torri Gemelle, protagonista dello struggente romanzo di Jonathan Safran Foer, “Molto forte, incredibilmente vicino”.

L’ultima lettera dell’alfabeto, dunque, per descrivere ragazzini nati negli anni della grande crisi, incastrati nella fine delle certezze occidentali, e assai più poveri dei loro fratelli maggiori. Ipotecati da un debito di migliaia di euro sulle loro teste, i primi per cui la vita digitale non è

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diversa da quella reale, autonomi, ecologisti, spesso figli unici, abilissimi nell’imparare così come nel bruciare nuove tecnologie, ma ben coscienti già dall’infanzia di doversela cavare da soli. Dietro ci sono famiglie impoverite, reti di welfare disintegrate e la grande disillusione dei trentenni senza lavoro. Con tutte le incognite che ne conseguono, così sottolineava qualche giorno fa il «New York Times», in un preoccupato editoriale dal titolo: «Cercando una strada per la Generazione Z».

In Italia gli “Zeta” sono circa un milione e mezzo di bambini e adolescenti, ma è inutile cercare saggi e ricerche, le nostre indagini si sono fermate ai «Millennials». Di questi ultimi, diventati maggiorenni alla vigilia del nuovo secolo, il demografo Alessandro Rosina, è uno dei massimi esperti, e conferma che nel nostro paese le ricerche sui post, i ragazzini nati negli ultimi quindici anni, sono appena iniziate. «Di questa “Generazione Z” si sa ancora poco, ma alcuni tratti sono già evidenti. Sono i primi adolescenti ad avere genitori con competenze digitali, a poter comunicare con lo stesso linguaggio. Ad un “Millennial” non sarebbe capitato che la mamma mettesse le sue foto su Facebook. Genitori e figli oggi sono uniti, non divisi dalla Rete, anche se naturalmente i ragazzi cercano in tutti i modi di nascondersi

». Gli “Zeta”, poi, sono la prima generazione di bambini italiani a contatto, in tutto e per tutto, con coetanei immigrati di seconda generazione, oltre il 15% soltanto nella scuola primaria. «Li caratterizza una estrema velocità, la capacità di confrontarsi con altre culture, l’autoproduzione del sapere attraverso la Rete. Sono spinti precocemente a fare da soli, e faticano a riconoscere l’autorità. Con non pochi problemi, ad esempio, sul fronte scolastico». I figli della

«Generazione X» insomma sarebbero in grado, fin da piccoli, di trovare la bussola nel mondo complesso che li circonda.

Esponendosi però a rischi seri. La Tv, cattiva maestra dei

“Millennials”, non era tanto pericolosa quanto può esserlo uno smartphone. «Perché la Tv — mette in guardia Rosina — può

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diffondere messaggi sbagliati, ma oltre lo smartphone c’è un ignoto ancor più rischioso».

In attesa delle ricerche italiane, bisogna attingere al libro

«Generations » di Howe e Strauss (oggi scomparso) alla loro cronologia esistenziale, per raccontare miti e totem dei passaggi d’età, dal dopoguerra ad oggi. I «Baby Boomers », nati tra 1946 e il 1964, figli dell’esplosione demografica post bellica e del miracolo economico. La «Generazione X»

(1965-1980) dal libro ormai classico di Douglas Coupland, i primi giovani a non conoscere guerre, a raggiungere in massa l’istruzione superiore, la rivoluzione del ‘68 e il femminismo. I “Millennias” (1981-2000), ragazzi dell’Erasmus di Schengen, liberi dalla leva obbligatoria, altamente preparati e disperatamente senza lavoro. Giovani che in Italia stabiliscono il record di denatalità, ed emigrano in massa, come i loro bisnonni.

Ora la lente d’ingrandimento si sposta sui fratelli più piccoli. Già catturati dalle ricerche di mercato, in cerca di nuovi consumatori. Eppure leggendo “I nuovi bambini”, saggio di Paolo Ferri, professore di Teoria e tecnica dei nuovi media all’università Bicocca di Milano, si capisce che la Generazione Z ha già una identità precisa. Dai loro cult, come il videogioco milionario “Minecraft”, che ricorda le “Città invisibili” di Italo Calvino, all’abitudine di filmare ogni momento della giornata. Dai loro miti pop, oggi Youtubers come Favij (Lorenzo Ostuni) ma anche Jovanotti, i precocissimi ragazzini Zeta sembrano consapevoli di dover riscrivere le regole del gioco.

“I nuovi bambini” è una guida, pensata da un padre (Ferri) immigrante digitale, per genitori spaventati dalla seconda pelle virtuale dei loro figli. «Gli “Zeta” sono ragazzini con il digitale nel Dna, così li ha abilmente definiti la “Jwt”, grande agenzia di pubblicità. Del resto sono figli di madri che hanno messo online le ecografie di quando li aspettavano, e fin da piccolissimi hanno visto i genitori con in mano un

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iPhone. Bambini che rappresentano una rivoluzione antropologica, una variante dell’ homo sapiens , ce ne dobbiamo fare una ragione». Il problema è la tecnofobia dei grandi. I quali però sono i primi a fare un uso malsano di Internet. Spiega Ferri: «Cosa potrà imparare teenager che vede i genitori navigare in Rete, ma solo per chattare su Facebook?

Pensiamo sempre che siano i più piccoli a dover cambiare i loro comportamenti, qui invece la rivoluzione è alla rovescia e inizia dai grandi».

Ed è (anche) questo che racconta Giorgio Ghiotti, giovanissimo scrittore, classe 1994, dunque “Millennial”, nel suo libro

“Dio giocava a pallone” (Nottetempo). Storie di primi amori e di prime trasgressioni dei teenager della “Generazione Z”.

«Quando vado nelle scuole, a parlare di libri, vedo adolescenti affamati di emozioni, esattamente come eravamo noi alla loro età. Ascoltano, ma non vogliono indicazioni né strade già tracciate. La generazione Zeta cammina con regole proprie e gli adulti non possono che adeguarsi».

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Tecnologia: a Madrid la

“fantasmagorica” protesta con il corteo in ologrammi

La tecnologia non ha più limiti e si presta anche per la difesa del diritto di libera espressione a Madrid, dove centinaia di manifestanti in formato “ologrammi” sono scesi in piazza per manifestare contro il Parlamento.

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Nella notte fra sabato e domenica, nel centro di Madrid, proprio davanti al palazzo del Parlamento, si è svolta una protesta per la libertà di espressione. Fin qui nulla di sorprendente, se non fosse che il corteo di manifestanti non era in carne ed ossa ma la piazze era gremita di centinaia di ologrammi, l’immagine “fantasmagorica” delle persone che da tutte le parti del mondo hanno voluto essere presenti a questa protesta in modo virtuale ed a dir poco inquietante. Hanno sfilato per un’ora circa i 17.857 manifestanti formato virtuale di ogni parte del mondo, al motto di “Libertà di espressione”. La protesta è stata organizzata per manifestare contro la legge “di sicurezza cittadina” del governo Rajoy, in vigore dal prossimo luglio, che riduce il diritto di manifestazione poiché prevederà multe fino a 30 mila euro per chi marcia in carne ed ossa sotto il Parlamento. Ed ecco che dunque, per i manifestanti, la tecnologia è stata utilissima poichè ha permesso loro di realizzare comunque il loro corteo di protesta anche se non in carne ed ossa. L’evento è stato sicuramente uno degli atti provocatori più spettacolari mai visti prima. Per realizzarla è bastato prestare la propria faccia a una telecamera attraverso il web (ed eventualmente a n c h e l a v o c e c o n g l i s l o g a n a p i a c e r e ) p e r u n a scannerizzazione la cui elaborazione avrebbe marciato nel corteo libertario, da come si legge su La Repubblica.

Questa è stata la prima manifestazione tecnologica di una protesta politica per mettere in luce e sottolineare che neanche una legge può limitare il diritto di manifestazione e di protesta di un popolo. La realtà si veste di ologrammi dunque. Che sembrano ormai impazzare in ogni dove. Un ologramma di Virgilio e uno di Teodolinda faranno da guida ai visitatori del padiglione della Lombardia all’ Expo, ologrammi del feto stanno per sostituire l’ecografia nelle gravidanze e l’uomo anticiperà lo sbarco su Marte attraverso un ologramma.

Che sia questo il futuro della politica fra proteste e dibattiti in piazza in cui parteciperanno le figure virtuali dei politici?

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Il Giubileo delle periferie:

pronto il piano per 38 opere oltre il Gra

Il Giubileo come occasione per ricucire le periferie più estreme della città, che si estendono anche oltre il Grande raccordo anulare, al tessuto urbano di Roma. Per far arrivare opere e servizi lì dove spesso ci sono solo case.

Il Giubileo come occasione per ricucire le periferie più estreme della città, che si estendono anche oltre il Grande raccordo anulare, al tessuto urbano di Roma. Per far arrivare opere e servizi lì dove spesso ci sono solo case. Quartieri sorti dove prima si estendeva solo l’agro romano. Questa è l’idea per l’Anno Santo straordinario dell’amministrazione Marino, almeno per quanto riguarda le opere urbanistiche.

“Il programma per il Giubileo presentato dall’assessorato è orientato tutto sui luoghi dell’oltre GRA, nei quartieri popolari dove ci sono le case e mancano talvolta anche le strade. – ha spiegato oggi l’assessore alle Trasformazioni Urbane di Roma Capitale Giovanni Caudo – Abbiamo selezionato 38 opere in dieci luoghi in cui sarà possibile organizzare momenti significativi del Giubileo. Si potrebbe addirittura pensare di aprire una porta dell’Anno Santo anche in qualcuna delle chiese presenti sul territorio dell’oltre Gra”. L’idea di un intervento per le periferie con l’occasione del Giubileo era già stato annunciato dal Campidoglio nelle scorse settimane, con l’assessore Alessandra Cattoi che aveva parlato

“di un evento diffuso in tutta la città”.

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Da Corviale a Scampia:

gemellaggio e sport sociale

Corviale e Scampia, le periferie di due grandi città, a confronto oggi al Campo dei Miracoli, a Corviale.

Quattro classi di due scuole romane, la scuola media Raffaello della Romanina e la Primaria dell’Istituto Corviale, sono intervenute alla “festa dello sport sociale”, organizzata dall’associazione ASD Miriade e patrocinata dalla Presidenza dell’Assemblea Capitolina, nella struttura sportiva inaugurata un anno fa nella periferia dell’XI Municipio a via di Poggio Verde.

L’occasione dell’incontro: la presentazione del libro “L’Oro di Scampia” di Gianni Maddaloni, che si è confrontato con i ragazzi sullo sport modello e occasione di integrazione e formazione. Proprio come nella palestra Star Judo di Scampia, gestita proprio dal maestro Maddaloni, dove i corsi sono occasione di riscatto alla criminalità e all’abbandono, a Roma nel Campo dei Miracoli del “Serpentone” l’aggregazione e la socialità si mettono in gioco sul campo di calcio.

A Napoli, in uno dei quartieri più difficili, Scampia, lo sport della Star Judo alimenta il sogno di bambini e famiglie della costruzione di una società civile attraverso sport e legalità. Oggi, per la passione con la quale opera nel sociale, la palestra e il “progetto Maddaloni” sono realtà affermate e impegnate in prima linea per il recupero di giovani in difficoltà, compresi bambini diversamente abili e non vedenti. L’associazione Maddaloni consente a moltissimi giovani di fare sport gratuitamente, senza costi per le

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famiglie. L’idea forte del progetto Maddaloni è poi quella di esportare nei territori altri poli dello sport.

Si punta sulle qualità e sulla voglia di affermarsi dei ragazzi anche a Corviale, nel Campo dei Miracoli, una cittadella dello sport che ha le caratteristiche della palestra di Scampia: dallo sport la medicina per emergere per tanti ragazzi e giovani di periferia. Il Campo dei Miracoli è una struttura in bioarchitettura ed ecosostenibile: il cemento ha lasciato il posto a legno, argilla, canapa, pannelli solari e geotermia. Non solo, i campi di calcio sono realizzati in materiale organico (fibra di cocco, sughero e olio di lino), la palestra non ha barriere architettoniche ed è rivestita in faggio naturale e cortecce. Dalla struttura al messaggio il passo è breve: qui si sperimentano laboratori e modelli nuovi di integrazione, attraverso il gioco del calcio e grazie a spazi polifunzionali destinati al tempo libero dei ragazzi. E oggi sono almeno 500 i tesserati del Calcio Sociale di Corviale.

Insieme all’autore, Gianni Maddaloni, sono intervenuti tra gli altri: Valeria Baglio, presidente dell’Assemblea Capitolina, Paolo Masini, assessore alla Scuola e allo Sport, Maurizio Veloccia, presidente del Municipio XI, l’onorevole Laura Coccia, parlamentare, Giovanna Boda direttore generale Dipartimento per lo Studente del MIUR, insieme al giornalista di Rai Sport Carlo Paris.

“Lo Sport è certamente un’occasione di crescita sana ed equilibrata per tanti ragazzi – ha dichiarato la Presidente dell’Assemblea Capitolina, Valeria Baglio – Questo ce lo insegna egregiamente il maestro Maddaloni, che ne ha fatto un progetto di vita. E un’ulteriore testimonianza arriva dal Campo dei Miracoli di Massimo Vallati. Ma tutto questo impegno, pure importantissimo, da solo non basta se poi le Istituzioni non ci sono e non fanno sentire la loro voce, scommettendo sui giovani e sulle periferie, su progetti come questi. Lo scorso 21 giugno avevo sostenuto l’edizione dei

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campionati nazionali di judo per non vedenti e ipovedenti, organizzati dall’ASD Miriade, svolti all’interno dell’impianto scolastico di via Biagio Petrocelli. Oggi continuo a sostenere con forza il ruolo delle istituzioni cittadine che vivono e fanno propri i valori comuni della solidarietà, dello sport come occasione di aggregazione e di riscatto per tante ragazze e tanti ragazzi delle periferie delle nostre città”.

L’associazione Miriade, organizzatrice dell’evento, svolge da tempo attività sportiva, in particolare con la disciplina del judo, nel quartiere della Romanina, presso l’istituto Comprensivo Raffaello, nella palestra del plesso Petrocelli.

Una copia del libro L’Oro di Scampia verrà donato alle due scuole e a ogni biblioteca romana.

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Richiesta convocazione Assemblea Capitolina straordinaria aperta sulle mafie a Roma

Roma, 8 aprile 2015 Preg.ma

Valeria Baglio

Presidente Assemblea Capitolina

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Preg.mo

Ignazio Marino Sindaco Roma e p.c.

Preg.ma Gemma Azuni

Vicepresidente Assemblea Capitolina Pre.gmo

Franco Marino

Vicepresidente Assemblea Capitolina Preg.mi

Capigruppo Pd, Sel, Centro Democratico, Lista Civica Marino, M5S, Pdl, Fratelli d’Italia, Cittadini per Roma, Alfio Marchini Sindaco, Ncd, Alleanza popolare nazionale, Movimento Cantiere Italia, Lega Salvini

Preg.mi

Consiglieri Comunali Roma Preg.mi

Assessori Comunali Roma Preg.mi

Presidenti di Municipio di Roma

Oggetto: Richiesta convocazione Assemblea Capitolina straordinaria aperta sulle mafie a Roma

Preg.mo Sindaco, Preg.mo Presidente

L’indagine Mondo di Mezzo, le inchieste su ‘ndrangheta, camorra e cosa nostra, le sentenze e le ultime vicende che hanno riguardano il municipio di Ostia, i numerosi arresti per corruzione ci consegnano un quadro criminale e sociale grave e preoccupante per Roma di fronte al quale in città, nella regione e nel Paese è calato un inesorabile e irresponsabile, qualche volta complice, silenzio.

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Le problematiche emerse dalle indagini, però, sono tutt’altro che risolte. Il radicamento delle mafie, l’inquinamento del commercio, dell’economia e del terzo settore, il sistema di corruzione generalizzato, il controllo di interi pezzi di territorio, la diffusione a macchia d’olio di sale slot, i fiumi di droga che arricchiscono i clan, il silenzio delle classi dirigenti sulle dinamiche mafiose, l’impossibilità di cittadini e associazioni di intervenire nei processi decisionali sono questioni esiziali per la democrazia in questa città.

P e r q u e s t e r a g i o n i l o s c o r s o 6 e 7 m a r z o o l t r e 1 0 0 associazioni, comitati e gruppi hanno organizzato l’iniziativa

“Spiazziamoli – 50 piazze per la democrazia e contro le mafie”, la più importante e partecipata reazione delle società civile a Mafia Capitale e all’aggressione dei clan nella nostra città. Per la prima volta un grande evento, che ha riguardato tutti i municipi e migliaia di persone, ha messo al centro la voglia dei cittadini di dire “no” alle mafie e di contribuire a costruire un futuro migliore per la nostra città che passi attraverso una presa di parola collettiva contro le mafie, la lotta alla corruzione e per la trasparenza; la centralità della costruzione di un nuovo welfare territoriale (a partire dal reddito, strumento necessario per contrastare la marginalità sociale in cui le mafie trovano terreno fertile); l’autodeterminazione dei territori; il contrasto alla speculazione edilizia; il riutilizzo per finalità sociali di beni confiscati e pubblici inutilizzati. Crediamo che questi siano temi centrali per il futuro della città e che sia indispensabile che le istituzioni se ne facciano carico fino in fondo in un processo politico e amministrativo che tenga al centro il confronto e la relazione con le forze sociali della città, con le cittadine e i cittadini di Roma.

Per questa ragione, consideriamo necessario che nella Capitale si dia finalmente avvio a una discussione pubblica, aperta e rigorosa sullo stato della città, sul radicamento delle mafie,

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sulle strategie da mettere in campo per affrontare e risolvere questo grave problema che rischia di pregiudicare il futuro del nostro territorio. Una discussione che deve iniziare nella casa di tutti i romani: il Campidoglio.

Chiediamo pertanto che ci sia una convocazione urgente – sempre evocata a cui però non s’è mai dato seguito – di una riunione straordinaria aperta dell’Assemblea capitolina sulle mafie a Roma. Serve infatti un atto politico formale inequivocabile e di grande forza da parte della giunta e del consiglio comunale, una presa d’atto senza più timidezze e ondeggiamenti da parte di tutti i rappresentanti istituzionali della Capitale ed è necessario che questo avvenga durante una discussione aperta con le cittadine e i cittadini di Roma.

Distinti saluti

Il coordinamento di associazioni e comitati che ha organizzato Spiazziamoli

info su www.spiazziamoli.it spiazziamoli@gmail.com

ufficio stampa spiazziamoli

Convocazione urgente di un’Assemblea Capitolina aperta

Mafie, lettera del coordinamento Spiazziamoli a Roma Capitale

“Convocazione urgente di un’Assemblea Capitolina aperta”

Oltre cento associazioni, comitati, gruppi e singoli cittadini c h i e d o n o l ’ a p e r t u r a d i u n a d i s c u s s i o n e p u b b l i c a

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sull’aggressione dei clan a Roma e sul sistema corruzione svelato dalle indagini e tutt’altro che risolto: “Le nostre idee per una città senza mafie”

La convocazione urgente di un’Assemblea Capitolina aperta per avviare una discussione pubblica sull’aggressione dei clan a Roma e sul sistema corruzione svelato dalle indagini che consegnano un quadro criminale e sociale grave, diffuso, preoccupante e tutt’altro che risolto. E’ quanto chiede il coordinamento Spiazziamoli che il 6 e il 7 marzo con l’iniziativa “50 piazze per la democrazia e contro le mafie”

ha messo in campo la più importante e partecipata reazione delle società civile a Mafia Capitale.

Questa mattina il coordinamento ha infatti inviato una lettera ufficiale dal titolo “Idee per una città senza mafie”

indirizzata al sindaco di Roma Capitale, alla presidente e ai vice presidenti dell’Assemblea Capitolina, ai tredici capigruppo, ai consiglieri e agli assessori di Roma Capitale, e infine a tutti i presidenti di Municipio.

“Vogliamo contribuire a costruire un futuro migliore per la nostra città che passi attraverso una presa di parola collettiva contro le mafie, la lotta alla corruzione e per la trasparenza – scrive nella lettera il coordinamento Spiazziamoli – crediamo nella centralità della costruzione di un nuovo welfare territoriale, dell’autodeterminazione dei territori, di un processo di semplificazione burocratica, del contrasto alla speculazione edilizia e al gioco d’azzardo manovrato dai clan, del riutilizzo per finalità sociali dei beni confiscati, sequestrati e pubblici inutilizzati”.

“Allo stato attuale invece registriamo l’impossibilità di cittadini e associazioni di intervenire nei processi decisionali vitali per la democrazia in questa città – conclude il coordinamento Spiazziamoli – per questa ragione siamo conviti che la convocazione di un’Assemblea Capitolina aperta, più volte evocata e a cui però mai è stato dato seguito, debba avvenire nel più breve tempo possibile, come

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primo passo di un percorso in cui le istituzioni si debbano fare carico fino in fondo di un processo politico e amministrativo che tenga al centro il confronto e la relazione con le forze sociali della città, con le cittadine e i cittadini di Roma”.

Riferimenti

Documenti correlati

c) copia conforme dell’atto costitutivo dell’Associazione e dello Statuto, nonché degli atti attestanti l’avvenuta registrazione. I Presidenti di tali Associazioni

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