Carissimi parrocchiani,
con questo notiziario apriamo il tempo della Quaresima: è il cammino di impegno cristiano che ci porta alla Pasqua, all’incontro con il Signore Risorto, sorgente della nostra vita cristiana e della nostra speranza nella vita felice e per sempre. In questo cammino di 40 giorni di Quaresima , fatto di preghiera, di meditazione della parola di Dio, di gesti penitenziali e di carità, seguiamo l’esempio di Israele nel suo cammino di 40 anni nel deserto verso la Terra Promessa; soprattutto seguiamo l’esempio di Gesù, i suoi 40 giorni di digiuno nel deserto, dove ha affrontato e ha sconfitto Satana che lo tentava.
Suggerisco per noi tutti, in questa Quaresima , un cammino penitenziale con il quale, ci impegniamo con l’aiuto del Signore, a vincere i nostri vizi e i nostri difetti e a convertirci dai nostri peccati. E l’aiuto del Signore consiste soprattutto nel sacramento della penitenza, cioè la Confessione .
E’ il nostro arcivescovo Mons. Mario Delpini, a sollecitarci e fare uso del sacramento della Confessione con la sua lettera pastorale.
Il tempo di Quaresima è tempo di grazia, di riconciliazione, di conversione. Lo Spirito di Dio tiene vivo in ciascuno di noi un desiderio di santità, un dolore per i propri peccati, un desiderio di perdono. Il Sacramento della riconciliazione è un dono troppo trascurato. Il tempo della pandemia ha fatto constatare con maggior evidenza una sorta di insignificanza della confessione dei peccati nella vita di molti battezzati. Il tema è molto ampio e complesso. La proposta di questa Quaresima è di affrontare in ogni comunità il tema dei percorsi penitenziali e delle forme della confessione per una verifica della consuetudine in atto, un confronto critico con le indicazioni del rito e delle diverse modalità celebrative indicate.
Io sono disponibile alla Confessione: mi trovate in Chiesa, non solo alla domenica, ma anche tutti i giorni, mezz’ora prima di ogni S. Messa. Io personalmente vado a confessarmi al Santuario della Madonna del Bosco, dove ci sono più sacerdoti in confessionale a disposizione dei fedeli: approfittate di questa possibilità. I frutti del perdono sono grandi; ecco come il nostro arcivescovo ce li spiega nella lettera pastorale.
Il peccatore perdonato vive nella gratitudine e riconosce che la docilità allo Spirito di Dio l’ha condotto a quell’incontro con il Padre buono che lo attrae e lo attende: desidera che si faccia festa.
La confessione nella forma individuale o nella celebrazione comunitaria con assoluzione individuale sempre porta frutti di carità e di gioia. Prepara cioè alla Pasqua.
La preparazione alla gioia della Pasqua è frutto della docilità alla Spirito che rende disponibile alla gioia.
La gioia cristiana, infatti, non è l’euforia di un momento, ma un frutto dello Spirito che rende capaci di accogliere le parole che Gesù ha confidato ai suoi discepoli: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11).
Concludo con qualche cenno all’anagrafe parrocchiale; nel 2020 abbiamo celebrato 12 Battesimi (24 nel 2019), 1 matrimonio (5 nel 2019), 56 funerali (39 nel 2019), nessuna Prima Comunione e nessuna Cresima a causa dell’epidemia, ma quelle del 2020 le abbiamo celebrate nel gennaio di quest’anno: 39 Prime Comunioni e 51 Cresime.
Comunità Pastorale “Beata Maria Vergine Addolorata”
Parrocchia “S. Alessandro Martire” Robbiate
NOTIZIARIO
FEBBRAIO MARZO
2021
sono lì, dice Gesù anche a te, giovane che cerchi di realizzare i sogni della vita.
Io sono lì, disse Gesù, secoli fa, a un giovane soldato. Era un diciottenne non ancora battezzato. Un giorno vide un povero che chiedeva aiuto alla gente, ma non ne riceveva, perché «tutti passavano oltre». E quel giovane,
«vedendo che gli altri non erano mossi a compassione, comprese che quel povero gli era stato riservato», per lui.
Però non aveva niente con sé, solo la sua divisa di lavoro.
Allora tagliò il suo mantello e ne diede metà al povero, subendo le risa di scherno di alcuni lì attorno. La notte seguente fece un sogno: vide Gesù, rivestito della parte di mantello con cui aveva avvolto il povero. E lo sentì dire: «Martino mi ha coperto con questa veste». San Martino era un giovane che fece quel sogno perché lo aveva vissuto, pur senza saperlo, come i giusti del Vangelo di oggi.
Cari giovani, cari fratelli e sorelle, non rinunciamo ai grandi sogni. Non accontentiamoci del dovuto. Il Signore non vuole che restringiamo gli orizzonti, non ci vuole parcheggiati ai lati della vita, ma in corsa verso traguardi alti, con gioia e con audacia. Non siamo fatti per sognare le vacanze o il fine settimana, ma per realizzare i sogni di Dio in questo mondo. Egli ci ha reso capaci di sognare per abbracciare la bellezza della vita. E le opere di misericordia sono le opere più belle della vita.
Le opere di misericordia vanno proprio al centro dei nostri sogni grandi. Se hai sogni di vera gloria, non della gloria del mondo che viene e va, ma della gloria di Dio, questa è la strada. Leggi il brano del Vangelo di oggi, riflettici su. Perché le opere di misericordia danno gloria a Dio più di ogni altra cosa. Ascoltate bene questo: le opere di misericordia danno gloria a Dio più di ogni altra cosa. Sulle opere di misericordia alla fine saremo giudicati.
Ma da dove si parte per realizzare grandi sogni?
Dalle grandi scelte. Il Vangelo oggi ci parla anche di questo. Infatti, nel momento del giudizio finale il Signore si basa sulle nostre scelte. Sembra quasi non giudicare:
separa le pecore dalle capre, ma essere buoni o cattivi dipende da noi. Egli trae solo le conseguenze delle nostre scelte, le porta alla luce e le rispetta. La vita, allora, è il tempo delle scelte forti, decisive, eterne. Scelte banali portano a una vita banale, scelte grandi rendono grande la vita. Noi, infatti, diventiamo quello che scegliamo, nel bene e nel male. Se scegliamo di rubare diventiamo ladri, se scegliamo di pensare a noi stessi diventiamo egoisti, se scegliamo di odiare diventiamo arrabbiati, se scegliamo di passare ore davanti al cellulare diventiamo dipendenti. Ma se scegliamo Dio diventiamo ogni giorno più amati e se scegliamo di amare diventiamo felici. È così, perché la bellezza delle scelte dipende dall’amore:
non dimenticare questo. Gesù sa che se viviamo chiusi e indifferenti restiamo paralizzati, ma se ci spendiamo per gli altri diventiamo liberi. Il Signore della vita ci vuole pieni di vita e ci dà il segreto della vita: la si possiede solo donandola. E questa è una regola di vita: la vita si possiede, adesso e eternamente, solo donandola.
È vero che ci sono degli ostacoli che rendono ardue le scelte: spesso il timore, l’insicurezza, i perché senza risposta, tanti perché. L’amore, però, chiede di andare oltre, di non restare appesi ai perché della vita aspettando che dal Cielo arrivi una risposta. La risposta è arrivata: è lo sguardo del Padre che ci ama e ci ha inviato il Figlio.
No, l’amore spinge a passare dai perché al per chi
,
dal Di solito sul Notiziario Parrocchiale c’è quasi sempreun articolo di Fratel Sandro che ci rende conto della sua esperienza di missionario. Ma questa volta non c’è, perché Fratel Sandro ha concluso la sua missione ed è tornato al Padre che sta nei cieli: è morto lo scorso 13 febbraio, in Tanzania, per patologie polmonari, evidentemente aggravate dal coronavirus.
Assicuriamo ai suoi cari la nostra partecipazione al loro lutto; ci impegniamo a pregare per Fratel Sandro, ma siamo sicuri che adesso in cielo c’è un santo in più che prega per la nostra parrocchia.
Infine un grande grazie a tutti coloro che hanno fatto avere il loro sostegno economico alla Parrocchia con la busta natalizia depositata nella cassetta all’ingresso della Chiesa. Ci sono state anche donazioni straordinarie di 1000,00 - 2000,00 – e anche 10.000,00 € ! Evidentemente i donatori vogliono restare anonimi perché, come dice Gesù,
“quando fai l’elemosina non sappia la sinistra ciò che fa la destra” . Ma Dio sa chi fa il bene e lo premia!
Buona Quaresima a tutti
P.S. Nei venerdì di Quaresima non si celebra la S.
Messa ma la Via Crucis: alle 9 per tutti e alle 16.45 per i ragazzi. Alla sera ci saranno probabilmente delle meditazioni videotrasmesse per tutta la Comunità Pastorale, tranne che venerdì 26 marzo, in cui si farà nella nostra chiesa la ormai tradizionale meditazione in musica.
GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’ 2020
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO Quella che abbiamo appena ascoltato è l’ultima pagina del Vangelo di Matteo prima della Passione: prima di donarci il suo amore sulla croce, Gesù ci dà le sue ultime volontà. Ci dice che il bene che faremo a uno dei suoi fratelli più piccoli – affamati, assetati, stranieri, bisognosi, malati, carcerati – sarà fatto a Lui (cfr Mt 25,37-40).
Il Signore ci consegna così la lista dei doni che desidera per le nozze eterne con noi in Cielo.
Sono le opere di misericordia, che rendono eterna la nostra vita. Ciascuno di noi può chiedersi: le metto in pratica? Faccio qualcosa per chi ha bisogno? O compio del bene solo per le persone care e per gli amici? Aiuto qualcuno che non può restituirmi? Sono amico di una persona povera? E così via, tante domande che possiamo farci. “Io sono lì”, ti dice Gesù, “ti aspetto lì, dove non immagini e dove magari non vorresti nemmeno guardare, lì nei poveri”. Io sono lì, dove il pensiero dominante, secondo cui la vita va bene se va bene a me, non è interessato. Io
perché vivo al per chi vivo, dal perché mi capita questo al per chi posso fare del bene. Per chi? Non solo per me: la vita è già piena di scelte che facciamo per noi stessi, per avere un titolo di studio, degli amici, una casa, per soddisfare i propri interessi, i propri hobby.
Ma rischiamo di passare anni a pensare a noi stessi senza cominciare ad amare. Il Manzoni diede un bel consiglio: «Si dovrebbe pensare più a far bene, che a star bene: e così si finirebbe anche a star meglio» (I Promessi Sposi, cap. XXXVIII).
Ma non ci sono solo i dubbi e i perché a insidiare le grandi scelte generose, ci sono tanti altri ostacoli, tutti i giorni. C’è la febbre dei consumi, che narcotizza il cuore di cose superflue. C’è l’ossessione del divertimento, che sembra l’unica via per evadere dai problemi e invece è solo un rimandare il problema. C’è il fissarsi sui propri diritti da reclamare, dimenticando il dovere di aiutare. E poi c’è la grande illusione sull’amore, che sembra qualcosa da vivere a colpi di emozioni, mentre amare è soprattutto dono, scelta e sacrificio.
Scegliere, soprattutto oggi, è non farsi addomesticare dall’omologazione, è non lasciarsi anestetizzare dai meccanismi dei consumi che disattivano l’originalità, è saper rinunciare alle apparenze e all’apparire. Scegliere la vita è lottare contro la mentalità dell’usa-e-getta e del tutto-e-subito, per pilotare l’esistenza verso il traguardo del Cielo, verso i sogni di Dio. Scegliere la vita è vivere, e noi siamo nati per vivere, non per vivacchiare. Questo lo ha detto un giovane come voi [il Beato Pier Giorgio Frassati]: “Io voglio vivere, non vivacchiare”.
Ogni giorno, tante scelte si affacciano sul cuore. Vorrei darvi un ultimo consiglio per allenarsi a scegliere bene.
Se ci guardiamo dentro, vediamo che in noi sorgono spesso due domande diverse. Una è: che cosa mi va di fare? È una domanda che spesso inganna, perché insinua che l’importante è pensare a sé stessi e assecondare tutte le voglie e le pulsioni che vengono.
Ma la domanda che lo Spirito Santo suggerisce al cuore è un’altra: non che cosa ti va? ma che cosa ti fa bene? Qui sta la scelta quotidiana, che cosa mi va di fare o che cosa mi fa bene? Da questa ricerca interiore possono nascere scelte banali o scelte di vita, dipende da noi. Guardiamo a Gesù, chiediamogli il coraggio di scegliere quello che ci fa bene, per camminare dietro a Lui, nella via dell’amore. E trovare la gioia. Per vivere, e non vivacchiare.
Le parole intollerabili – “È risorto”
Mi spiace, ma devo pronunciare in questo triduo le parole intollerabili, devo dire le parole che sono costate la vita a Gesù, le
parole che la gente del tempo di Gesù non poteva sopportare, le parole che hanno offeso e provocato i potenti che hanno condannato Gesù e motivato la persecuzione
contro i suoi discepoli. Devo dire quindi parole che forse anche oggi risultano intollerabili, parole di fronte alle quali la gente del nostro tempo reagisce con fastidio, con sufficienza, con sospetto, con irritazione.
Quando risuonano le parole intollerabili, chi le ascolta reagisce in tanti modi diversi. Alcuni mettono a tacere il messaggero, con le buone o con le cattive. Per questo ci sono tanti martiri. Molti si difendono con l’indifferenza, cercano di non ascoltarle. Molti cercano in molti modi di convincere i messaggeri a stare zitti.
Ma io non posso tacere il messaggio che sono incaricato di portare a costo di rendermi noioso e impopolare, specialmente in questo momento centrale dell’anno liturgico, in questo triduo santo in cui celebriamo il fondamento della nostra speranza.
La parola intollerabile eppure irrinunciabile è la parola centrale di questa celebrazione, è la parola potente come un terremoto e discreta come la visita di un angelo, è la parola sconvolgente come l’origine dell’universo e insieme riservata come una confidenza.
La parola intollerabile è: “Gesù, il crocifisso è risorto!”. La morte è stata sconfitta dalla dedizione amorosa di Gesù che ha spalancato le porte degli inferi; Gesù è risorto e vive di una vita che è la vera vita anche se non ripete una vita precaria e tribolata come quella di chi si è consegnato agli uomini.
La morte non può essere considerata la nemica invincibile che tiene tutti schiavi con la paura che sa suscitare: la vita vince. La vittoria di Gesù sulla morte non è un rimedio provvisorio come quello che provano quelli che hanno attraversato una grave malattia e tornano dall’ospedale dicendo: “Mi è andata bene, per stavolta”. Gesù è glorificato e vuole rendere partecipi i suoi fratelli della sua gloria, che è la gloria che aveva fin da principio presso il Padre e che ora fa vivere il corpo glorificato e introduce la natura umana nella comunione trinitaria. Gesù è risorto: è la prima festa cristiana, il principio di tutte le feste, è il fondamento di una speranza che alimenta un desiderio piccolo, ma che dilata il desiderio, la preghiera, l’aspettativa alla gioia piena, alla felicità perfetta e invincibile, la gioia eterna di Dio. I cantici della liturgia, l’alleluia che risuona in ogni momento, il dilatarsi del tempo pasquale per cinquanta giorni sono per annunciare il messaggio decisivo per i discepoli di Gesù: Gesù, il crocifisso, è risorto.
La parola però suona intollerabile per chi ascolta il messaggio. Intollerabile perché suona come una provocazione per l’esperienza e la scienza, chi annuncia la risurrezione di Gesù è considerato come un ubriaco. Sarà anche una persona per bene, sarà anche un conoscente simpatico, ma se parla di un morto che risorge deve proprio essere di un altro mondo. La scienza ha le sue certezze perentorie e le sue argomentazioni incontrovertibili e quindi esclude ogni credibilità a un racconto di risurrezione. Hanno definito i confini del pensare e del sapere dentro il confine di quello che sanno misurare e replicare in laboratorio: quello che è fuori non può essere preso sul serio. E se nella realtà fosse vero che Gesù morto è stato risuscitato, allora tanto peggio per la realtà: non può capitare quindi non è avvenuto!
Trovano intollerabile l’annuncio della risurrezione coloro che sono tanto impegnati per migliorare il mondo che l’idea che esiste un altro mondo suona per
loro come un invito a cercare alienazioni consolatorie e pretesti per il disimpegno nella storia. La promessa di una vita dopo la morte è intollerabile perché induce gli oppressi ad accettare l’oppressione, confidando in un risarcimento e in una rivincita postumi. Perciò chi crede e annuncia la risurrezione deve essere un controrivoluzionario!
L’annuncio della risurrezione è intollerabile per chi è così preso dai suoi affari, così appassionato nell’opera delle sue mani, così interessato a risorse da mettere a frutto e da scoperte promettenti per il progresso che sono disturbati dal pensiero che ci sia una risurrezione.
La cosa intollerabile infatti è che si debba pensare a morire e la risurrezione costringe a mettere nel conto la morte. Perciò voi tacete, voi che parlate di vita eterna, perché la vita che mi interessa è questa vita: non fatemi pensare che debba finire.
Ma noi vegliamo questa notte perché in un contesto che ritiene impossibile o alienante o fastidiosa la parola della risurrezione, desideriamo esultare per l’annuncio della risurrezione di Gesù, la glorificazione dell’amore crocifisso che rivela l’intenzione del Padre di salvare i suoi figli con il dono dello Spirito principio di vita nuova.
I catecumeni che chiedono il battesimo e che ricevono stasera i sacramenti della iniziazione cristiana sono testimoni della risurrezione e professano di fronte a noi e a nostro vantaggio che la vita ha senso solo se è eterna, che le buone intenzioni e le buone azioni cercano motivazioni più solide della buona volontà e dell’emozione, che la tribolazione e i drammi della vita invocano una speranza più resistente alle vicende della storia, di quanto possa essere qualche palliativa rassicurazione.
I catecumeni sono una presenza cara che accogliamo con affetto nella nostra Chiesa diocesana, porzione della Chiesa cattolica: attestano l’attrattiva della promessa di Gesù e della sua amicizia e vivono la gioia di entrare nella comunione sacramentale con la Trinità. Sono anche una parola che è rivolta a noi per aiutarci a ritrovare la freschezza, la fierezza, la gratitudine per la grazia di essere cristiani.
+ Mario Delpini, Arcivescovo di Milano – Veglia Pasquale 2019
FRATEL SANDRO BONFANTI
Nel pomeriggio di sabato 13 febbraio 2021 mi ha telefonato l’amico Francesco; pensavo fosse per il notiziario parrocchiale ma non era solo per quello, oltre che per il notiziario è stato per comunicarmi la morte di un comune carissimo amico: fratel Sandro Bonfanti. Ci sono rimasto male perché la morte di un amico reca sempre tanta tristezza.
Anche se pervaso dal dispiacere ero però sereno e in pace, perché, dopo tanti amici e conoscenti che se ne sono andati, questa
notizia mi sembrava una cosa “normale”.
Mi è infatti subito venuto in mente il salmo 89 dove si dice che la vita dell’uomo sono 70 anni, 80 per i più robusti, quasi tutti sono fatica e dolore, passano in fretta e noi ci dileguiamo, mentre nella più recente traduzione CEI del 2008 si dice che noi voliamo via.
10 Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, ma quasi tutti sono fatica, dolore; passano
presto e noi ci dileguiamo. (Salmo 89, 10 vecchia traduzione)
“Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, e il loro agitarsi è fatica e delusione;
passano presto e noi voliamo via.” (Salmo 89, 10 nuova traduzione)
Alla mia mente si sono subito presentate due immagini, due bei quadretti: la neve che si scioglie al sole e la migrazione autunnale degli uccelli. L’immagine della neve ce l’ho avuta davanti agli occhi fino a poco tempo fa. Dopo l’ultima consistente nevicata, che ha costretto al lavoro gli spalatori, la neve ammucchiata ed esposta in ombra a nord era rimasta per parecchio tempo, mentre quella al sole si era sciolta in fretta; però tutto alla fine si è dileguato. E’ una metafora della vita perché, come dice il salmo nella vecchia traduzione, anche noi ci dileguiamo.
La nuova invece fa pensare alla migrazione degli uccelli che vanno a svernare altrove.
Come già detto altre volte la nostra vita non ha termine, la vita non finisce mai ma, parafrasando il titolo di un libro di S. Giovanni Paolo II, si varca la soglia della speranza, si entra in un’altra dimensione, in una eterna primavera, la primavera della gloria di Dio nella quale saremo immersi.
Per entrare in questa gloria eterna, che chiamiamo Paradiso, è necessaria la veste candida del Battesimo, mantenuta nel suo originario candore, proprio come la neve prima di dileguarsi al sole. Che ci mantiene intatta questa veste battesimale sono: una vita coerente con il Vangelo, il pentimento per gli inevitabili sbagli e la richiesta del perdono, le opere di misericordia.
Dio è amore e lo splendore della sua gloria è il trionfo di questo amore; non si può entrare in questo universo di amore senza praticarlo, senza viverlo a nostra volta. Le opere di misericordia sono la nostra risposta gioiosa e riconoscente all’amore di Dio, che ci ama tanto, ci viene sempre incontro, sempre ci perdona e ci vuole tutti con sé.
fratel Sandro tutto questo lo ha vissuto e praticato in tutta la sua vita con tanta generosità e spirito autenticamente missionario. Da ragazzo ha risposto di sì a questa vocazione missionaria e, dopo gli studi a Bevera, si è fatto fratello missionario della Consolata.
Il suo servizio lo ha svolto per più di 50 anni e per quasi 45 anni in Africa: prima in Kenia, poi in Liberia, quindi in Tanzania. In Liberia il suo lavoro era in un lebbrosario e, mi diceva, è stata questa la sua esperienza più bella, anche se la più breve. Sì, perché fratel Sandro ha sempre privilegiato gli ultimi, i più sfortunati, … gli scarti della vita e della società.
E’ questa testimonianza di amore per i piccoli, i deboli, gli emarginati, unita ad una solida fede e all’amore per la giustizia e la verità che può offrire ora come credenziale presso la “porta della speranza”. Ci sono tante persone ad accoglierlo: i suoi genitori, i suoi amici, i suoi tanti beneficati … e tutti gli altri santi del paradiso.
Undici anni fa, nel gennaio 2010, sono stato da lui tre settimane in Tanzania. Fratel Sandro all’epoca si trovava alla “Procura”, quartier generale dei Missionari della Consolata di Dar Es Salaam, la capitale; mi ha scarrozzato con il suo gippone in tanti luoghi dove i missionari svolgono il loro ministero: la bella località montana di Iringa, il seminario di Morogoro, il centro di spiritualità di Bunju, il centro educativo di Ilula ed altri posti in cui operano instancabilmente alcuni suoi confratelli, in particolare scuole ed asili.
Mi ha anche amabilmente trattato come turista, facendomi da cicerone alla splendida località turistica di Bagamoyo, sull’isola di Zanzibar e nel bellissimo parco naturale Ruaha. E’ stata un’esperienza unica, indimenticabile.
In tutti questi posti, qualche tempo dopo, ci sono stati alcuni ragazzi del nostro oratorio e anche per loro quella con fratel Sandro è stata una bellissima esperienza.
Tra i tanti luoghi che fratel Sandro mi ha fatto vedere c’è il cimitero dei missionari che hanno operato in Tanzania. Ho percorso i vialetti sostando davanti ad alcune tombe e parecchie erano con scritte in tedesco, perché la Tanzania era una delle colonie dell’Impero tedesco, passate poi agli Inglesi al termine della prima guerra mondiale.
Adesso anche fratel Sandro riposa in questo camposanto dove, ho potuto constatare di persona, molti del posto si recano a pregare per i loro amici e benefattori.
Grazie, fratel Sandro, per la tua sincera amicizia e per tutto il bene che hai fatto in Italia, in Kenia, in Liberia, in Tanzania, … e a Robbiate.
Giovanni Magni Sulla rivista dei Missionari della Consolata l’anno scorso c’era una bella intervista a fratel Sandro.
Per motivi di spazio riportiamo solo la risposta all’ultima domanda.
Quando diventi prete?
Se c’è una cosa su cui fratel Sandro torna volentieri nelle due ore che stiamo insieme, è la specificità della sua vocazione. «Io non sono un sacerdote. Sono missionario della Consolata, ma sono un fratello.
Da quando sono diventato fratello, tutti mi chiedono:
“Quando diventi prete? Perché non diventi prete?”. Io però non mi sono mai visto come un sacerdote.
Desideravo andare in missione e aiutare le missioni e la gente. Anche quando sono diventato fratello mi facevano domande: “Sai quello che fai? Sei sicuro?”.
Ecco, sulla parola sicuro, direi che uno non è mai
sicuro, uno ci prova. Avevo 23 anni quando sono partito per il Kenya.
Ho detto: “Io ci provo”, e ci sto ancora provando. Io vedo la vocazione del fratello nella vita di Gesù. Lui infatti ha vissuto come una persona normale, come un laico. Non si è presentato come sacerdote, non era un levita, non era un fariseo. Quando la gente lo vedeva, diceva: “È figlio del falegname”. Poi guariva, insegnava, s’interessava della gente.
Il fratello trova un esempio per sé
nella vita di Gesù. Il fratello è quello che si mette al servizio degli altri. L’evangelizzazione non si realizza con il proselitismo, ma avviene per attrazione: vedono che tu ti comporti in un certo modo e si sentono di fare altrettanto. Anche noi fratelli, pur non predicando, con il nostro esempio siamo evangelizzatori.
Noi padri e fratelli della Consolata abbiamo gli stessi voti, lo stesso nome, viviamo in comunità, però per gli uni la professione è quella del sacerdote, noi fratelli invece possiamo fare qualsiasi mestiere e ci esprimiamo con quello. Oggi il fratello può essere un avvocato, uno che tiene i conti, un medico, un infermiere, un tecnico.
Questo per dire che la missione non è fatta solo da sacerdoti annunciatori, ma anche da tanti professionisti in qualsiasi campo. E se ci sono dei laici che desiderano avere il nostro spirito, ben vengano. Perché non è necessario essere dei fratelli, come lo sono io. La missione è aperta a tutti. La missione è aprire il cuore della gente. Tu devi avere un cuore aperto al mondo.
Luca Lorusso
FERNANDO SALVIONI
Fernando Salvioni che molti, sbagliando, pensavano si chiamasse Ferdinando, è sempre stato chiamato
“Nando”, così nessuno mai ha sbagliato. Tra l’altro oggi vanno di moda i diminutivi:
Ale per Alessandro, Mate per Matteo, Lele per Emanuele, Luvi per Ludovica, Lisa per Annalisa, Betti per Elisabetta, Rosy per Rosaria, Giusy per Giuseppina, … ecc.; Nando ha precorso i tempi col suo bel diminutivo, tra l’altro molto gettonato perché il nome e quindi la persona di Fernando
Salvioni era noto in molti ambienti a Robbiate: il comune, la parrocchia, l’oratorio, la chiesina della Madonna del Pianto, la società sportiva Alba, il Milan club, …
Io Nando l’ho conosciuto in ambito parrocchiale quando era già un signore di mezza età, come si suol dire; ho avuto a che fare con lui dagli anni ’80, in particolare negli anni di don Eugenio come responsabile della nostra parrocchia.
Essendo del 1935, classe molto numerosa a Robbiate, della quale fanno parte molti miei amici, Nando negli anni ’80 era un quarantenne. Non era più un giovane di belle speranze ma una persona matura nel pieno delle
sue energie ed attività.
Prima Nando lo incontravo solo quelle poche volte che mi recavo al municipio per qualche documento o pratica. Ed era ovvio che lì lo incontrassi perché all’epoca il personale del comune di Robbiate era costituito da pochissime persone e funzionava benissimo lo stesso. Non c’erano tutti i servizi e le iniziative di adesso, ma le cose necessarie c’erano tutte.
E’ vero che la popolazione era la metà e che le esigenze erano molte di meno ma, diciamolo, molte delle esigenze di oggi, e di conseguenza molti degli attuali servizi, sono ridondanti e di “lana caprina”.
In parrocchia poi Nando si è dato molto da fare, in particolare come dicevo nel periodo di don Eugenio.
Faceva parte del coro parrocchiale con una bella voce di basso; è stato una delle colonne dell’oratorio insieme a Luigi Gargantini, Sandro Locatelli ed altre persone volenterose, in particolare durante l’oratorio estivo; ha fatto più volte parte del consiglio parrocchiale per gli affari economici; è stato ministro straordinario per la santa Comunione ai malati … ogni volta che il parroco aveva bisogno di qualche cosa lui c’era sempre, sempre presente. Aveva anche le chiavi della chiesina della Madonna del Pianto, della quale ha sempre avuto molta cura da bravo sagrestano.
Ricordo con piacere, e con un po’ di nostalgia, le belle escursioni fatte con lui sulle Dolomiti durante i campeggi estivi con i ragazzi e i giovani dell’oratorio a Pieve di Livinallongo. Quante altre cose si potrebbero dire … Sono stato diverse volte con Nando in gita: nei tanti pellegrinaggi parrocchiali, in Terrasanta, nelle gite con il coro parrocchiale e con il gruppo degli alpini; era sempre lui in queste occasioni il mio compagno di stanza negli alberghi.
Ho un piacevole ricordo anche della casa dei padri dehoniani di Albino, dove da giovane Nando era stato per gli studi e che gli era rimasta nel cuore. Ci sono stato un paio di volte per delle giornate di ritiro con i ragazzi in preparazione alla Prima Comunione e alla Cresima.
In questi ultimi anni con Nando a volte andavo ad Olginate a far visita a don Eugenio e qualche volta sono stato con lui a Milano per accompagnare a Robbiate la signora Fernanda, la mamma di don Paolo.
Da un po’ di tempo Nando aveva pian piano lasciato qualche incarico per motivi di salute ed ultimamente lo vedevo sempre più di rado perché entrambi uscivamo poco da casa.
Ho saputo della sua morte lo scorso 13 gennaio, quando era già stato fatto il funerale, e la notizia che fosse morto il lunedì precedente, 11 gennaio 2021, l’ho letta su Merate online.
Mi è dispiaciuto, ma un po’ me l’aspettavo, perché mi avevano detto che stava poco bene e poi di questi tempi Sapete poi come la penso riguardo a sorella morte e quindi per me la notizia, insieme al dispiacere per la perdita di un altro amico, col quale come dicevo avevo condiviso tante attività e molte gite e pellegrinaggi, c’è stata la gioia di veder finire le sue sofferenze e soprattutto la gioia di saperlo in cielo, nel riposo di Dio, a contemplarne la bellezza nella luce eterna dei santi, perché il traguardo di ogni battezzato, di ogni persona onesta e di fede è la santità.
Penso che per Nando fosse questa la meta e qualche suo errore, qualche sua mancanza, sarà perdonata dalla misericordia di Dio, nella quale ha sempre confidato.
Noi, con il nostro ricordo nella preghiera, lo possiamo aiutare ad essere più in fretta in perfetta comunione con tutti i santi del paradiso, tra i quali molti dei suoi e dei nostri amici.
Giovanni Magni
LETTERA DI SUOR ANGELA CASATI
S. Natale 2020 Carissimi tutti,
eccoci all’appuntamento natalizio sempre pieno di ricordi, ma soprattutto di speranza: la nascita di un bambino ci ricorda che la vita ha sempre la meglio sulla morte, sebbene a volte pare il contrario: quando poi si tratta della nascita del Salvatore, del Bambino Gesù, abbiamo tante ragioni per sperimentare una grande gioia e essere contenti!
Auguri per un Natale sereno e santo.
Mentre in Italia è pieno inverno, qui da noi è cominciato il caldo. La natura dopo il periodo delle piogge sta mettendo in risalto smaglianti colori, le strade si stanno asciugando pur restando piene di buche.
Con l’inizio dell’anno pastorale noi stiamo riprendendo le attività che a causa della pandemia si erano fermate:
scuole, bambini, donne … mentre le attività coi gemelli e gli orfani, benchè con le dovute restrizioni e prevenzioni, sono continuate anche in tempo di COVID 19. Inoltre abbiamo potuto aiutare distribuendo riso, olio, sapone, disinfettante … alle famiglie dei gemelli e degli orfani, così pure alle famiglie povere delle nostre missioni.
Le nostre scuole sono iniziate il giorno 5 di ottobre e, rispettando nei limiti del possibile le varie restrizioni imposte dall’Alto Commissariato per la pandemia, riusciamo ad andare avanti. Per ora non sono stati scoperti casi sospetti nelle nostre scuole. Gli alunni sono aumentati e arriviamo a 5500. Molti genitori scelgono di iscrivere i loro figli nelle nostre scuole perché gli insegnanti sono responsabili ed amano il loro lavoro, garantendo così una migliore educazione. Questo è dovuto all’accompagnamento e alla continua formazione degli insegnanti e degli alunni da parte delle Missionarie dell’Immacolata.
In questo tempo siamo impegnate ancora con la sensibilizzazione e la prevenzione per evitare il COVID 19. All’entrata di ogni nostra scuola, come pure all’entrata di ogni aula, ci sono dei recipienti con acqua e candeggina per lavare le mani. Permane sempre l’obbligo della mascherina per tutti e il distanziamento, anche se non è facile dove ci sono 500 od 800 alunni in una scuola.
Dobbiamo comunque ringraziare la Provvidenza che in Guinea la pandemia finora non è stata così violenta e aggressiva come da voi …
Che QUALCUNO abbia avuto pietà dell’Africa che ha già tanti problemi?
A nome di tutte le Missionarie dell’Immacolata ringrazio tutti e ciascuno degli amici che aiutano la missione, vi assicuriamo un pensiero quotidiano nella preghiera.
Anche così è Natale.
Buon Natale 2020 ed Anno 2021
Suor Angela Casati
Missionaria dell’Immacolata in Guinea Bissau
Oratori della Comunità Pastorale B.V. Addolorata di Paderno d’Adda, Robbiate, e Verderio
«Che meraviglia» - Quaresima 2021
Come potrebbe nascere in noi, di questi tempi, l’espressione «Che meraviglia»? Eppure il Vangelo ci chiede di lasciarci muovere dalla speranza in ogni situazione, perché siamo certi che il Signore Gesù è accanto a noi in ogni momento. In questa Quaresima 2021, ancora toccata dalla pandemia e dalle restrizioni, chiederemo ai ragazzi e alle ragazze di lasciarsi meravigliare dalla presenza del Signore. Diremo che ogni giorno possono alzare lo sguardo verso Gesù e rivolgergli la loro preghiera.
Diremo loro che il Signore si fa compagno di viaggio così come ha fatto con i due discepoli di Emmaus, quando stanchi, sconsolati e delusi si stavano allontanando dalla città, perché non avevano più la speranza nel cuore. Gesù non si stanca di mettersi in cammino con noi e di essere nostro amico, anche quando siamo distratti o non abbiamo capito come vivere davvero. La sua Parola può istruirci e accompagnarci. Il nostro dialogo con Lui può diventare ogni giorno sempre più familiare. E l’incontro con Lui può davvero aprirci allo stupore e farci esclamare
«Che meraviglia!». Il percorso domenicale legato alla proposta di Quaresima per i ragazzi sarà un viaggio nello stupore. Che cosa ci fa sgranare gli occhi e aprirli se non lo stupore per qualcosa di bello e meraviglioso? Riconoscere Gesù come il Signore Risorto, riconoscerlo come presente e vivo, così vicino a noi da poterlo incontrare ci apre gli occhi allo stupore e ci fa dire: «Che meraviglia!».
S. Messa per ragazzi e famiglie per tutte le Domeniche di Quaresima Ore 10: Verderio SS. Giuseppe
e Floriano
Ore 11: Verderio SS Nazario e Celso
Ore 15.30: Paderno Ore 16.30: Robbiate
(tranne il 7 marzo)
Celebrazione domenicale della S. Messa
Ogni Domenica una classe verrà invitata ad animare la celebrazione della Messa
21 febbraio: Tutti (Rito delle Ceneri e consegna della Croce per la preghiera)
28 febbraio: 3^ elementare 7 marzo: 4^ elementare 14 marzo: 5^ elementare 21 marzo: Medie
Celebrazione della Prima Confessione (4^el) Domenica 28/2
Ore 14.30: Verderio Ss. Nazaro e Celso
Ore 16.00: Verderio Ss. Giuseppe e Floriano
Domenica 7/3 Ore 14.30: Paderno Ore 16.00: Robbiate
Catechesi di seconda Elementare (da domenica 21 febbraio)
Paderno : iscrizioni dopo la Messa delle 15.30 in casa Papa Francesco
Robbiate: ore 17.30 accoglienza, preghiera e consegna iscrizioni in Chiesa
Verderio GF: in oratorio alle 11 Verderio NC: dalle 9.45 alle 10.45 Via Crucis del Venerdì Nelle 3 parrocchie alle 16.45
(per Verderio tutti ai Ss. Giuseppe e Floriano)
Quaresima di fraternità
Visto il successo delle scatole di Natale vogliamo riproporre come oratori la scatola pasquale che verrà consegnata come dono alle famiglie attraverso la Caritas. Le scatole devono essere consegnate entro il 21 marzo nei rispettivi oratori durante gli incontri di catechesi. (vedi volantino a parte)
QUARESIMA 2021
a partire da DOMENICA 21 Febbraio ogni domenica di Quaresima riceverai un nostro
video con tante attività, giochi e laboratori!
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ORARIO S. MESSE
Festive
Sabato sera ore 18.30
Domenica ore 9.30 - 11.00 - 16.30*-18.00*
S.Messa ore 16.30 21-28 febbraio 14-21 Marzo
S.Messa ore 18,00
dal 01/01/21 al 30/06/21 a Paderno dal 01/07/21 al 31/12/21 a Robbiate Feriali dopo Natale
Lunedì ore 18.00 Parrocchia Martedì ore 18.00 Parrocchia Mercoledì ore 18.00 Parrocchia Giovedì ore 18.00 Parrocchia Venerdì ore 9.00 Parrocchia
TELEFONI
Riferimenti pastorali
Sacerdoti:
Don Antonio Caldirola 039 9515929 Don Paolo Bizzarri 039 510660 cell. 366 4431440 Don Andrea Restelli 340 4043635 Rev. Suore
Scuola Materna Elena 039.511206 Caritas 039.513163
SI AVVISA CHE IL NOTIZIARIO PARROCCHIALE E’ DISPONIBILE SUL SITO DELL’ORATORIO AL SEGUENTE
INDIRIZZO:
https://www.oratoriorobbiate.it oratoriorobbiate.it L'anno 2020 è stato particolarmente drammatico
perchè ci ha trascinati in una grande crisi sanitaria ed economica di fronte alla quale ci siamo trovati tutti in difficoltà di ogni genere; tuttora siamo impegnati a contrastare questa emergenza.
Nonostante ciò, in Caritas a Robbiate non avremmo mai creduto che di fronte a questa sciagura la risposta della nostra popolazione fosse così pronta e generosa:
questa è davvero la prova tangibile che la Divina Provvidenza ci aiuta sempre.
Ci sentiamo in dovere di ringraziare con tutto il cuore i benefattori che hanno preferito rimanere anonimi e con gesto di grande altruismo hanno dimostrato la loro fede, contribuendo alla carità cristiana con donazioni e offerte.
Ringraziamo le famiglie dei ragazzi di catechismo, i preadolescenti, gli adolescenti e le famiglie dei bimbi dell'asilo Elena che hanno donato generi alimentari e regali natalizi per tutti i bambini più bisognosi.
Un grazie particolare alla Pro Loco di Robbiate e al Rotary Club di Merate che hanno fornito borse regalo e buoni spesa permettendoci di continuare a distribuire viveri e beni di prima necessità ai nostri assistiti.
Il Signore saprà rendere merito a tutti coloro che ci hanno aiutato. Grazie da parte nostra!
La Caritas di Robbiate
BATTESIMI DI MARZO
Sabato 13, ore 16, in Chiesa incontro per i genitori dei battezzandi
Domenica 21, ore 16, in Chiesa, celebrazione dei Battesimi
BATTESIMI DI APRILE
Sabato 17, ore 16, in Chiesa incontro per i genitori dei battezzandi
Domenica 25, ore 16, in Chiesa, celebrazione dei Battesimi
BATTESIMI DI MAGGIO
Sabato 29, ore 16, in Chiesa incontro per i genitori dei battezzandi
Domenica 30, ore 16, in Chiesa, celebrazione dei Battesimi
BATTESIMI DI GIUGNO
Sabato 19, ore 16, in Chiesa incontro per i genitori dei battezzandi
Domenica 27, ore 16, in Chiesa, celebrazione dei Battesimi