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Vivere le Feste in tempo di pandemia: (ri)scoperta di ciò che conta ed apprezziamo

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Academic year: 2022

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PARROCCHIA S. PIO X - GROTTAFERRATA

NOTIZIE DI VITA PARROCCHIALE — Gen./Feb. 2021

Se, ancora una volta, ci fermiamo a riflettere sulla fine e l’inizio di un anno come questo, vedremmo la nostra vita in tutta la sua povertà e miseria, e come un nulla basta a sconvolgerla e a can- cellare ogni nostro progetto.

Nel passaggio che segna la fine di un tempo e l’inizio di un altro vediamo più chiaro il segno della nostra condizione umana e sentiamo come la vita si di- sperda nel tempo.

La Chiesa, madre e maestra, nella sua millenaria sapienza ci invita, all’inizio di ogni anno, a celebrare la divina ma- ternità di Maria, per farci capire che il tempo, dopo il parto della Vergine, non è più come prima. Dio, facendosi uomo nel grembo di Maria, ha trasformato il tempo dell’uomo, segnato dalla morte, in un tempo di salvezza, segnato dall’e- ternità.

La luce del Verbo, con la sua incarna- zione, la sua morte e la sua risurrezione ha vinto le nostre tenebre, ha liberato gli uomini di ogni tempo e luogo dalla loro condizione mortale.

“Non siamo più consegnati agli esiti incerti ed oscuri della storia, abbiamo la roccia sicura in quell’evento che è accaduto nel grembo di Maria. In esso Dio si è alleato per sempre con l’uo- mo” (Card. Caffarra).

In ogni momento della nostra vita, non solo alla fine e all’inizio dell’anno, abbiamo due strade da scegliere: rasse- gnarci a un destino oscuro e invincibi- le, oppure incontrare Colui che ha vinto il tempo per introdurci nell’eternità.

È vero, “siamo ancora ostaggi del tem- po”, ma con Lui siamo già “cittadini dell’eternità”. La fede nel Figlio di Maria vince il tempo segnato dalla morte e ci rende invincibili a tutti i venti e le piogge.

La riflessione sul tempo che passa, ma redento dalla luce di una Presenza che non passa, ci induca al ringraziamento per il bene che l’anno trascorso, pur con tutto il suo carico di difficoltà, ci ha portato; a chiedere perdono per tutte le colpe personali e sociali che ci separano gli uni dagli altri e a rinnova- re tutta la nostra fiducia nel Suo aiu- to, unendo le nostre voci nel canto di un “Te Deum” che non si spegne: “sia su di noi la Tua misericordia, Signore, poiché in te abbiamo sperato” e conti- nuiamo a sperare.

All’inizio di un anno

Questa frase di Enrichetta Le Forestier d’Osseville, fondatrice dell’ordine delle suore dell’Istituto Virgo Fidelis, mi ha accompagnato già dall’infanzia quando, molto giovane, iniziavo a servire la S.

Messa nella Parrocchia di San Giuseppe.

L’emozione era grande quando salivo all’Altare; vedere negli occhi le persone che partecipavano alla Messa e, soprat- tutto la vicinanza di Gesù nel Taberna- colo mi davano la forza per compiere il servizio accanto alla Mensa Sacra.

Quella stessa emozione era presente ne- gli occhi dei ragazzi che prestavano la stessa mia opera, ed è identica a quella che vedo negli occhi dei giovani mini- stranti (o chierichetti) che oggi porgono l’importante servizio.

Il periodo di restrizioni che stiamo vi- vendo è figlio del più triste lockdown della primavera scorsa che, dopo averci fatto passare una Santa Pasqua triste per la totale assenza fisica alle funzioni reli-

giose, ci ha permesso di vivere un Santo Natale in presenza e anche per questo più ricco di significati nei momenti vis- suti insieme come comunità.

(segue a pag. 3)

NOI MINISTRANTI o, se preferite, CHIERICHETTI

«Date ai giovani il gusto di fare bene e avrete fatto tutto »

Vivere le Feste in tempo di pandemia:

(ri)scoperta di ciò che conta ed apprezziamo

L’emergenza sanitaria dovuta al diffon- dersi del Coronavirus ha cambiato le no- stre abitudini; chissà se per sempre o solo per il tempo necessario a farci tornare a quella che fino a pochi mesi fa considera- vamo la normalità.

A volte mi capita di uscire di casa senza mascherina; faccio subito dietro front do- po pochi passi, ma rimane il tempo per godere della sensazione dell’aria fredda sul viso.

Che strano poi è stato vivere queste festi- vità natalizie; un tempo, i baci e gli ab- bracci si sprecavano, ora sono diventati troppo rischiosi e quindi, per il bene dei nostri cari evitiamo… Ma quant’è difficile vivere in un mondo al contrario! Dimo-

striamo di tenere alle persone, standone lontani…

E che dire poi della nostra vita contingen- tata dal coprifuoco alle 22.00, piuttosto che dal numero massimo di persone con- sentite a tavola, o alle cerimonie.

Ad ottobre abbiamo festeggiato la prima Comunione di mio figlio e a causa delle restrizioni abbiamo ridotto al minimo gli invitati, così come i ragazzi che ho ac- compagnato alla Cresima hanno dovuto ridurre le presenze in chiesa; infine a di- cembre con la mia famiglia, siamo stati invitati al matrimonio di due cari amici, numero massimo di presenze al ristorante, trenta.

(segue a pag. 8)

(2)

Si tratta di un canto per le nozze, l'uni- co nel salterio. Le nozze sono quelle del re; si suppone che si tratti delle nozze di Salomone con la figlia del re di Tiro; ma potrebbe essere un qualsiasi re della stir- pe di Davide. Natan aveva profetizzato a Davide che il suo trono sarebbe durato per sempre (2Sam. 7,12). Ma finita dramma- ticamente la monarchia davidica, dopo l'esi- lio babilonese, gli occhi di tutti si volgono verso gli 'ultimi tempi' annunciati dai profe- ti. L'attesa del regno di Dio diventa il punto centrale della speranza escatologica. Gli antichi salmi regali vengono riferiti ad esso;

anche questo salmo per le nozze del re, vie- ne letto in chiave messianica. D'altra parte, da Osea in poi, il matrimonio era divenuto metafora della relazione tra Dio e il suo po- polo e il salmo celebra questa unione: Dio ama Israele con la passione simile a quella di uno sposo ed è sempre pronto a perdonar- la e a riaccoglierla nella sua casa.

Per il cristianesimo, la Chiesa è il nuovo Israele, il popolo che Gesù, il Cristo, si è acquistato con il suo sangue: e il salmo è letto, cantato, pregato come profezia di Cri- sto e della Chiesa: celebra le nozze di Dio con la sua Chiesa. Ed ecco che la regina- madre, che siede alla destra del re, prende le sembianze di Maria, la madre di Gesù. Ma- ria è Regina! E come tale noi la imploria- mo nelle litanie lauretane; la salutiamo:

"Salve Regina"; la invitiamo a rallegrarsi:

"Regina coeli, laetare"; la acclamiamo

"Regina coeli et terrae"; la celebriamo il 22 agosto, nell'VIII dell'Assunzione in cielo.

Maria è Madre della Chiesa! Facendo eco alle parole di S. Paolo che afferma che

"Cristo è il Capo del corpo che è la Chie- sa", già S. Leone Magno osservava che "la nascita del Capo è anche la nascita del Cor- po": Maria, madre di Gesù è nello stesso tempo madre della Chiesa. Maria, alla quale Gesù in croce affida come figlio il discepolo

amato, Giovanni! Maria che era con gli apo- stoli nel Cenacolo, nucleo fondante della chiesa, il giorno di Pentecoste e per questo papa Francesco ha voluto istituirne la festa il lunedì seguente la domenica di Pentecoste!

Luciana De Magistris

2 Effonde il mio cuore liete parole, io canto al re il mio poema.

3 La mia lingua è stilo di scriba veloce.

Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia, ti ha benedetto Dio per sempre.

4 Cingi, prode, la spada al tuo fianco,

nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte,

5avanza per la verità, la mitezza e la giustizia.

6La tua destra ti mostri prodigi:

le tue frecce acute

colpiscono al cuore i nemici del re;

sotto di te cadono i popoli.

7Il tuo trono, Dio, dura per sempre;

è scettro giusto lo scettro del tuo regno.

8Ami la giustizia e l'empietà detesti:

Dio, il tuo Dio ti ha consacrato

con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali.

9 Le tue vesti son tutte mirra, aloè e cassia, dai palazzi d’avorio ti allietano le cetre.

10Figlie di re stanno tra le tue predilette;

alla tua destra la regina in ori di Ofir.

11Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio, dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;

12al re piacerà la tua bellezza.

Egli è il tuo signore: pròstrati a lui.

13Da Tiro vengono portando doni,

i più ricchi del popolo cercano il tuo volto.

14La figlia del re è tutta splendore, gemme e tessuto d'oro è il suo vestito.

15È presentata al re in preziosi ricami;

con lei le vergini compagne a te sono condotte;

16guidate in gioia ed esultanza, entrano insieme nel palazzo del re.

17Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;

li farai capi di tutta la terra 18Farò ricordare il tuo nome per tutte le generazioni,

e i popoli ti loderanno in eterno, per sempre.

È l'autore del poema che si presenta: il suo cuore è gonfio di entusiasmo per le nozze del Re e paragona la sua lingua alla penna di uno scriba che scorre veloce sul foglio di papiro.

Straordinariamente bello, la sua parola è una parola di giustizia e saggezza:

segno della benedizione divina.

Invita il re ad armarsi, gli augura la vittoria nella guerra, la sua è una guerra in difesa della giustizia e della mitezza.

Secondo la promessa fatta a Davide, il trono della sua dinastia è un trono destinato a durare per sempre.

È stato scelto tra tutti i figli del re; è stato 'unto' con olio di letizia (l'olio ren- de la pelle luminosa che esprime felicità). Profumi, musica, canti risaltano la sua bellezza.

Del suo harem facevano parte anche figlie di re e ora fanno corona al sovra- no. Secondo il costume dell' Antico Israele alla destra del re siede la madre.

Il poeta si rivolge ora alla principessa - sposa: ammiri lo splendore che la circonda, ascolti la musica che risuona nel palazzo; con grande sensibilità il poeta sente che la fanciulla, che viene da un paese straniero, possa sentire nostalgia della casa paterna, la rincuora: non tema, il re apprezzerà la sua bellezza. La esorta a prostrarsi dinanzi a lui.

Intanto la principessa fa il suo ingresso nella sala: è splendida nel suo abito nuziale intessuto d'oro e ornato di gemme; l'accompagnano le sue ancelle con canti di gioia

Il canto si chiude con augurio del poeta al sovrano: i suoi figli saranno grandi

Il poeta, con la sua opera, renderà immortale il ricordo del re tra le genera- zioni future

I salmi, questi sconosciuti (2)

Salmo 44/45: Canto per le nozze del re

(3)

In questo senso i nostri ragazzi ci hanno insegnato che insieme pos- siamo fare un bel servizio e in uno spirito di comunità si possono fare

grandi cose. Vedere i piccoli ed i più grandi insieme sull’altare a prestare servizio ci dà tanta fiducia nel futuro ed è per questo che personalmente ringrazio Beatrice, Emma, Pietro, Chiara, Nicolò, Francesco, Arianna, Lorenzo, Fi- lippo, Elisa e tutti i ragazzi che si sono avvicinati e si avvicineranno negli anni all’opera presso l’altare.

Un’opera che chiunque può com- piere e, cosa importantissima, non esiste un limite d’età: conosco un chierichetto che ha quasi 80 an- ni…! E non vi è neanche una pre- clusione di genere, in quanto an- che le ragazze possono servire, e nella nostra parrocchia sono nu- merose.

Il gruppo è aperto a tutti, anche alle persone grandi d’età che mi possano aiutare con i ragazzi. In- somma, noi ci siamo e vi aspettia- mo.

Gabriele Lucate

lli

(

segue da pag. 1)

Torniamo al nostro cammino eucaristico.

Abbiamo meditato come nella Messa avven- ga il vero incontro tra Dio e l’uomo, e come nella Messa tutta la creazione entri in rap- porto con Dio: l’Eucarestia abbraccia l’uni- verso intero e tutta l’umanità: “non c’è si- tuazione umana a cui non possa essere ri- condotta l’Eucarestia”.

Come sul Golgota era presente la Madre di Dio, e con lei l’Apostolo Giovanni e le pie donne, così in ogni Santa Messa celebrata sulla terra Lei è sempre presente con tutti i Santi che le fanno corona. Nella Madre di Dio anche noi, che partecipiamo al Mistero Eucaristico, siamo presenti, e non solo noi, ma tutta l’umanità è presente, anche se in modo imperfetto. Nel Mistero Eucaristico solo la presenza dei Santi è perfetta e defini- tiva, “seppure non così grande e piena, non così universale come la presenza di Maria”.

Noi ci facciamo presenti nella Messa me- diante la fede, per questo la nostra partecipa- zione può diventare ogni giorno più intensa e reale grazie alla nostra crescita nelle virtù teologali: fede, speranza e carità. Questa presenza in continua crescita è vera non solo per noi, ma lo è tanto più per coloro che sono morti. E se è vero che i defunti non possono più crescere nella carità, essi tutta- via progrediscono nella fede verso la visione eterna di Dio, non mediante la pratica delle virtù che non possono più compiere, ma mediante la purificazione che attingono al divino Sacrificio.

I morti si fanno presenti con noi nel Mistero Eucaristico. «Togliete la Messa – ci avverte

don Divo Barsotti – e non solo il mondo presente non ha più la vita soprannaturale, ma nemmeno coloro che sono morti posso- no accedere alla visione di Dio». Tutta la vita degli uomini, tutta la vita delle anime in via di purificazione si nutre e si sostiene al Mistero cristiano.

Ogni volta che partecipiamo alla Messa dob- biamo avvertire non solo la presenza della Vergine e dei Santi, ma sentire come tutto il mondo delle anime dei defunti si affolli e chieda di santificarsi attraverso la nostra partecipazione al Mistero Eucaristico. Quan- ti ci hanno preceduto in questa vita, attendo- no tutto dalla nostra preghiera eucaristica. E come dobbiamo sentirci coinvolti da questo mondo che aspetta da noi la sua vita!

E non solo la Vergine e i Santi, non solo i nostri fratelli defunti, ma tutta l’umanità vivente che condivide la battaglia del nostro tempo, si fa presente al Mistero Eucaristico e ne trae immenso beneficio, anche se in modo del tutto inconsapevole. «Togliete l’Eucarestia – ammoniva il Santo Curato d’Ars – e gli uomini regrediranno al livello animale».

Ogni volta che partecipiamo alla Santa Mes- sa, ricordiamoci ciò che disse Gesù alla don- na samaritana presso il pozzo di Giacobbe:

«Se tu conoscessi il dono di Dio», capirem- mo allora quale segno di predilezione ci dona il Signore e quale immenso patrimonio di bene mette nelle nostre mani, ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa!

Franco

S E TU CONOSCESSI IL DONO DI D IO !

Cammino Eucaristico Diocesano (3)

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Una piacevole consuetudine radicata negli ultimi anni è quella del Concorso dei presepi delle famiglie della nostra Parrocchia. Lo stato di pandemia e le conseguenti regole restrittive anti Covid 19 hanno sì impedito la visita a casa del parroco e dei suoi collabora- tori per visionare le varie creazioni artistiche, ma grazie alla tecno- logia è stato comunque possibile partecipare alla simpatica “gara”

dei Presepi. E paradossalmente quello di quest’anno è stato il con- corso più partecipato: sono state circa 60 le famiglie che hanno realizzato e fotografato il proprio presepe, che ha abbellito e de- corato l’ambientazione natalizia nelle abitazioni della nostra Co- munità. Tanta la creatività e tanta la cura nella rappresentazione sacra della nascita di Gesù Bambino. Ed è stata davvero dura do- ver scegliere i migliori presepi, secondo le tre categorie stabilite:

Tradizionale, Simpatico, Creativo.

L’esito dei vincitori è stato annunciato da don James nella Santa

Messa dell’Epifania del 6 gennaio, ma a prescindere dalle decisioni della giuria, ci sentiamo davvero di ringraziare tutte le famiglie ed i loro ragazzi ed inoltrare loro i complimenti per le bellissime crea- zioni realizzate. Il Natale è una festa speciale per tanti significati, ed il presepe ne rappresenta la sacralità ed il senso più profondo, ed è bello come la fede possa vivere attraverso una semplice com- posizione artistica.

Qui vi proponiamo le foto dei presepi che hanno vinto i primi tre posti: Gabriele, Azzurra e Rachele per il Presepe Tradizionale; Lele, Alessandro ed Emma per il Presepe Simpatico; Camillo, Riccardo e Flavio per il Presepe Creativo.

E’ possibile gustarseli tutti visitando la sezione “Gallerie Fotogra- fiche” del ben curato sito internet della nostra Parrocchia (www.spioxgrottaferrata.it). Alla prossima edizione!

I NOSTRI PRESEPI

Primo Premio “Creatività”

a Camillo G. (Scuola Braschi)

Primo Premio “Simpatia”

a Lele C.

Primo Premio “Tradizione”

a Gabriele

Tanta partecipazione e creatività nel rappresentare la nascita di Gesù Bambino

Un Natale vissuto in maniera diversa, e così anche l’allestimento del Presepe nella nostra chiesa di San Pio X. Per non ridurre la capienza dei limitati posti a

sedere per via delle note restrizioni, e per non intralciare il flusso di uscita, que- st’anno si è deciso di comporre la Nativi- tà di Gesù all’esterno dell’edificio religio- so. Una sorta di gradito “benvenuto” ai fedeli in ingresso in chiesa. Sono state scelte la semplicità e l’essenzialità, ma racchiuse in un’immagine unica e bellissi- ma, quella che da sempre fa da centro pulsante a tutte le creazioni presepiali.

Come potete notare dalla foto accanto, il

“cuore” della Natività è rappresentato dai soli Maria, Giuseppe e Gesù Bambino, senza nessun altro elemento di contorno.

Ciò che ha colpito è la carica di Amore, Fede e Speranza che traspare dagli inten- si sguardi di coloro che compongono la Santa Famiglia. Il colore intenso della pittura su legno ha reso vivida e luminosa l’immagine della Natività di Betlemme, donando allo spettatore il significato più profondo del Natale: l’Amore nell’umiltà e nel calore del focolare domestico.

Ringraziamo tantissimo la nostra amica Maria Teresa Loria per l’idea originale e per la notevole composizione artistica, ed anche Alessandra per l’aiuto nell’ope- ra di allestimento.

Nella seconda foto l’allestimento interno davanti l’Altare, che ha arricchito tutte le celebrazioni eucaristiche dell’Avvento e del tempo di Natale.

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I NOSTRI PRESEPI

Secondo Premio “Simpatia”

ad Alessandro A.

(Scuola Braschi)

Secondo Premio “Creatività”

a Riccardo

Secondo Premio “Tradizione“

ad Azzurra T.

Terzo Premio “Tradizione”

a Rachele P. (Scuola Braschi) Terzo Premio “Creatività “ a Flavio F. (Scuola Braschi)

Terzo Premio “Simpatia”

a Emma

MATTINATE DELLO SPIRITO

uno spazio in Parrocchia per la meditazione e la pace

«

Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un poco

». Mc 6,31

PROSSIMO INCONTRO: SABATO 30 GENNAIO 2021

dalle ore 09,30 alle 13,00 presso il TEATRO PARROCCHIALE

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I tempi editoriali ci impongono un salto in lungo nel tempo. Abbiamo appena termi- nato di vivere il piacevole periodo di Nata- le, ma siamo già proiettati nel nuovo per- corso che porterà alla più luminosa ed im- portante festa cristiana: la Pasqua. La Qua- resima (termine proveniente dal latino qua- dragesima: quaranta giorni dalla Pasqua) inizia in questo 2021 il giorno 17 di feb- braio, con il consueto Mercoledì delle Ce-

neri. Un percorso particolare ed affascinan- te, di Attesa, come quello del recente Av- vento della Nascita di Gesù, ma assai di- verso nello Spirito.

Il lungo cammino verso la Pasqua è spesso visto come triste, nebuloso, denso di sacri- ficio e di rinunce. E’ una visione principal- mente propria dei giovani questa, che tal- volta in qualche modo ho fatto anche mia, soprattutto perché è un periodo che fa da contraltare all’entusiasmo ed alla magia del Natale appena trascorso. Ma, pensan- doci e riflettendoci meglio, la Quaresima rappresenta in realtà la metafora delle no- stre vite.

Le liturgie del tempo quaresimale che gu- steremo da metà di febbraio in poi ci im- porranno un esame di coscienza ben pro- fondo e ci doneranno riflessioni forti sulla nostra fede, sulle nostre capacità nel vivere ogni cosa, positiva o negativa.

Mi viene in mente una storia del formida- bile Bruno Ferrero, intitolata “Il grande burrone”. Recita così: Un uomo sempre scontento di sé e degli altri continuava a brontolare con Dio perché diceva: «Ma chi l'ha detto che ognuno deve portare la sua croce? Possibile che non esista un mezzo per evitarla? Sono veramente stufo dei miei pesi quotidiani!».

Il Buon Dio gli rispose con un sogno. Vide che la vita degli uomini sulla Terra era una sterminata processione. Ognuno cammina-

va con la sua croce sulle spalle. Lentamen- te, ma inesorabilmente, un passo dopo l'al- tro. Anche lui era nell'interminabile corteo e avanzava a fatica con la sua croce perso- nale. Dopo un po' si accorse che la sua croce era troppo lunga: per questo faceva tanta fatica ad avanzare. «Sarebbe suffi- ciente accorciarla un po' e tribolerei molto meno», si disse. Si sedette su un paracarro e, con un taglio deciso, accorciò d'un bel pezzo la sua croce. Quando ripartì si accor- se che ora poteva camminare molto più spedito e leggero. E senza tanta fatica giunse a quella che sembrava la meta della processione degli uomini. Era un burrone:

una larga ferita nel terreno, oltre la quale però incominciava la «terra della felicità eterna». Era una visione incantevole quella che si vedeva dall'altra parte del burrone.

Ma non c'erano ponti, né passerelle per attraversare. Eppure gli uomini passavano con facilità. Ognuno si toglieva la croce dalle spalle, l'appoggiava sui bordi del bur- rone e poi ci passava sopra. Le croci sem- bravano fatte su misura: congiungevano esattamente i due margini del precipizio.

Passavano tutti. Ma non lui. Aveva accor- ciato la sua croce e ora essa era troppo cor- ta e non arrivava dall'altra parte del bara- tro. Si mise a piangere e a disperarsi: «Ah, se l'avessi saputo...». Ma, ormai, era troppo tardi e lamentarsi non serviva a niente.

La croce. L’immagine forte del nostro cre- do. Un termine che suscita tanti pensieri.

Chi di noi non ha vissuto o vive ora una sofferenza fisica o mentale, una difficoltà, una frustrazione, un’incertezza? E’ inevita- bile trascorrere periodi ardui, dove quella

“terra della felicità eterna” appare solo come un miraggio.

Facciamo tante domande a Dio: Perché mi fai questo? Perché mi hai negato quella gioia? Perché non mi aiuti? Dove sei?”

Vorremmo sempre apporre quel taglio alla croce, renderla più leggera per vivere me- glio le nostre giornate. Ma nell’intrinseco e misterioso disegno di Dio su di noi spesso non capiamo dove Lui ci voglia portare. O cosa voglia da noi. Mi ritengo in genere una persona fortunata; non lo dico per piaggeria. Vi sono tante cose di cui ringra- ziare Dio, per i doni immensi che mi ha concesso (la Salute, la Famiglia, l’Amore coniugale, il Benessere di vita, e tanto al- tro.) Nonostante ciò, Dio mi ha messo alla

prova in alcune circostanze, ed una in par- ticolare ha segnato la vita mia e di mia moglie oltre sei anni fa. La perdita di un bimbo tanto desiderato che stava per vede- re la luce di questo mondo, ci ha sommerso in un dolore inimmaginabile, che tuttora ci mostra le sue cicatrici. Quella croce così grande per noi è stata una prova di vita durissima, fatta di inciampi e di cadute continue. Quel Dio che ci negava una delle gioie più belle che l’uomo possa provare è stato lo stesso a cui ci siamo aggrappati per rinascere e continuare a sperare, è lo stesso Dio che ci ha detto: “Non temete, io sono con voi.”

Quel Dio che, non indifferente al dolore ed ai tormenti dell’umanità, si è fatto Carne, è nato in quella mangiatoia di Betlemme, ed è venuto giù sulla Terra. E l’ha fatto non

per vivere una vita banale, non per mo- strarci come essere felici e senza pensieri.

No. Ha portato la Croce di ognuno di noi, ha affrontato la durezza del tradimento, della persecuzione, della solitudine, della sofferenza fisica, della morte. Ha vissuto tutto, senza mezze misure. E poi ha vinto, con la Sua Resurrezione.

Non possiamo, dunque, che considerare Gesù il nostro Modello di Vita, Colui che ci sta davanti nella processione e che ci mostra cosa vuol dire avere Fede e trovare lì la Felicità e la Serenità. Lo fa standoci accanto, non mostrandosi superiore lassù dal Cielo, sussurrandoci nel profondo: “La grandezza della Croce che porti è compara- ta alla forza che hai.”

La Quaresima, dunque, sia un percorso fatto di virtù, di riscoperta di ciò che abbia- mo e di ciò di cui necessitiamo, non vergo- gnandoci delle nostre debolezze, ma vo- gliosi di rinascere; seguendo in tutto e per tutto Cristo, nostro Amico, nostra Guida, nostra Salvezza.

Federico Ghera

L A Q U A R E S I M A

u n p e r c o r s o d i v i r t ù s e g u e n d o i l m o d e l l o d i C r i s t o

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29° GIORNATA MONDIALE DEL MALATO 11 FEBBRAIO 2021

L'11 febbraio 2021 ricorre la 29°

giornata mondiale del malato dal tema: "Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli" (Mt 11, 28).

La relazione interpersonale di fidu- cia quale fondamento della cura olistica del malato.

Mai come in quest’anno questa giornata ci riguarda tutti, ma pro- prio tutti. Siamo stati e tuttora sia- mo travolti da questa pandemia senza precedenti che tocca ognuno di noi, in maniera diretta o indi- retta, ed il prendersi cura dell’altro diventa davvero un gesto concreto di fraternità e di profonda guarigio- ne!

Senza dubbio, quando parliamo di

“malato” il nostro primo pensiero corre alle corsie degli ospedali, alle case di cura, ai ricoveri per anziani oppure a quelle persone colpite da altre serie patologie che ben cono- sciamo, dove la relazione medico- paziente svolge un ruolo fondamen- tale. Tuttavia, però, il tema di que-

sta 29° giornata mondiale del mala- to ci chiama a fare un passo in avanti, innanzi tutto riconoscendoci discepoli di uno stesso Maestro e figli dello stesso Padre, e di conse- guenza la propria responsabilità per la vita-salute-salvezza dell’altro.

Una responsabilità intrisa di amore, perché fondata in Cristo, che si tra- duce in fiducia, attenzione, cura, guarigione.

Sono questi alcuni dei principi che Papa Francesco ha ampiamente il- lustrato nell’Enciclica Fratelli tutti - alla quale il tema di questa giornata fa chiaro riferimento – come anti- doto all’indifferenza. D’altra parte, già Benedetto XVI nell’Enciclica

Deus caritas est, così si esprimeva:

“L'amore — caritas — sarà sempre necessario, anche nella società più giusta. […] Ci sarà sempre sofferen- za che necessita di consolazione e di aiuto. Sempre ci sarà solitudine.

Sempre ci saranno anche situazioni di

necessità

materiale

nelle

quali

è

indispensabile un aiuto nella linea di un concreto amore per il prossi- mo”.

Ed ora più che mai stiamo vivendo una situazione dove il nostro farsi prossimo, la nostra relazione basata sulla fiducia, sull’amore – perché Dio ci ha amati per primo – diventa strumento di vera consolazione e guarigione. Anzi, oserei dire, dove la vicinanza di un fratello o di una sorella, resta l’unica medicina!

La giornata del malato ci sprona, da una parte, alla preghiera per coloro che stanno vivendo in prima perso- na questa pandemia sia come pa- zienti, sia come operatori sanitari impegnati in prima linea nella cura

non solo dei contagiati, ma di tutti gli altri ammalati; dall’altra parte, ci spinge ad aprire gli occhi del corpo e del cuore per vedere le necessità delle persone che ci stanno accanto ed agire di conseguenza!

Sr. Maria Bernadete Rossoni

Figlie di San Camillo di Grottaferrata

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PARROCCHIA SAN PIO X GROTTAFERRATA

Hanno collaborato a questo fascicolo:

Don James Edassery, Federico Ghera (coordinamento redaziona- le), Lorenzo D’Amico, Luciana De Magistris, Fabio La Porta, Maria Teresa Loria, Gabriele Lucatelli, Franco Morbiducci (impaginazione), Suor Maria Bernadete Rossoni.

Il fatto di essere pochi mi ha permesso di capire meglio quanto fosse importante l’in- vito ricevuto e così un pensiero ha attraver- sato la mia mente (ed il mio cuore): chissà che alla fine questa nuova realtà non ci aiuti ad apprezzare meglio il nostro presente e le nostre limitazioni.

Lo scambio della pace a messa ha ora un’intensità mai vissuta prima: quanta ener- gia per cercare di trasmettere il nostro calo- re e vicinanza solo con uno sguardo.

A Natale, a causa delle restrizioni, non ab- biamo potuto partecipare alla messa cele- brata dal parroco in chiesa e abbiamo accol-

to l’invito alla messa nel salone del teatro, celebrata dal vice parroco; circa venti per- sone in un clima sicuramente più dimesso se penso al clima di festa, ma assolutamen- te più suggestivo per la spontaneità dei mo- menti vissuti con la sola voglia di vivere insieme la festa del Natale, accogliendo Gesù nei nostri cuori.

E così alla fine mi trovo a ringraziare per i doni ricevuti anche in questo momento di pandemia: un mondo più autentico, meno confuso in cui abbiamo riscoperto il valore della salute, il piacere dello stare insieme e il valore del tempo. Fabio La Porta

Gli appuntamenti di Gennaio e Febbraio

2021

Giornata raccolta viveri

Domenica, 28 Febbraio 2021 MERCOLEDÌ DELLE CENERI

Mercoledì, 17 Febbraio 2021 Giovedì, 11 Febbraio 2021 Beata Maria Vergine di Lourdes Giornata mondiale del malato G i o r n a t a n a z i o n a l e

p e r l a v i t a

Domenica, 7 Febbraio 2021 San Biagio, vescovo e martire

h 18,30 S. Messa e benedizione della gola

Mercoledì, 3 Febbraio 2021 PRESENTAZIONE DEL SIGNORE (candelora)

Martedì, 2 Febbraio 2021 Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani

18-25 Gennaio 2021 Domenica, 17 Gennaio 2021

Sant’Antonio Abate

h 18 Benedizione degli animali

segue da pag. 1 Quello dell’acqua è un falso problema, ce ne

sono altri molto più seri. Questa è un’afferma- zione che sento, spesso, sostenere sia alla tv che da amici e che, a volte, si legge sul giornale.

Ogni volta che se ne parla mi chiedo se queste persone siano all’oscuro di uno dei più grandi problemi mondiali, oppure cerchino di ignorarlo.

La cosa che più mi spaventa è che non abbiamo perso acqua lungo la strada, non è evaporata nello Spazio e non è neanche finita inghiottita in qualche infero della Terra, è solo l’uomo che la sta danneggiando. L’idrosfera occupa due terzi della superficie terrestre, solo il 2,5% di essa è potabile e noi possiamo usarne solo l’1%.

Sono tanti i motivi per cui questa fonte rinnova- bile, ma comunque limitata, ci lasci “a secco”.

L’agricoltura è il settore che sfrutta più acqua di ogni altra attività e, negli ultimi anni, l’uomo sta intaccando, pur di poterne usufruire, alcune riserve fossili che sono conservate nel terreno da migliaia di anni. L’Africa ne è un esempio. Per reperire acqua sta sfruttando le falde acquifere fossili che impiegherebbero migliaia di anni per ricaricarsi. Inoltre, il 92% dell’impronta idrica è imputabile all’agricoltura, secondo l’Undep.

Sarebbero necessarie, quindi, delle importanti riforme in questo campo, ma anche il supporto umano rappresenterebbe un grande sostegno.

L’uomo può fare molto per la salvaguardia delle risorse rinnovabili e può rappresentare un gran- de sostegno per tutte quelle popolazioni che soffrono la scarsità d’acqua.

Ogni anno si triplica, infatti, il consumo dell’ac- qua nei Paesi più ricchi e questo per la metà per scopi futili. Il Water Grabbing non è un tema da sottovalutare. Con questo termine si intende lo scambio di acqua in modo non equo, nel quale Paesi ricchi, ma privi di acqua, la acquistano da quelli economicamente poveri.

Le conseguenze sarebbero devastanti e, anche in questo caso, si assisterebbe a uno sfrutta- mento dei Paesi meno abbienti da parte di quelli più sviluppati, fenomeno che ha trovato grande sviluppo a partire dall’imperialismo.

La mancanza di acqua renderebbe impossibile la vita e, alla luce di tutto ciò allora, come è possi- bile pensare che questo sia un falso problema o non di rilevante importanza? La crisi idrica col- pirà in particolare le regioni meno sviluppate.

Nel 2025, secondo le previsioni delle Nazioni Unite, 1,8 miliardi di persone vivranno in zone soggette a forte stress idrico e crescerà la do- manda di acqua, in seguito all’aumento della popolazione mondiale. Ci sarà bisogno di più acqua non solo per bere ma, soprattutto per produrre più cibo. Di conseguenza aumenteran- no le tensioni e i conflitti sull’uso delle risorse idriche transfrontaliere (cioè fiumi e falde idri- che le cui acque sono condivise tra più Paesi).

Probabilmente viene data più importanza a qualcosa di inutile o apparentemente più impor- tante. Prove scientifiche, comunque, affermano che effettivamente c’è una crisi mondiale e l’uni- co modo per contrastarla è unire le forze, impe- gnandoci tutti nel nostro piccolo.

In questo modo metteremo al primo posto la sanità, visto che ad oggi il 36% della popolazione mondiale è priva d’acqua.

La vita viene prima di tutto, ma non solo la no- stra, anche quella delle generazioni future.

Quella dell’acqua è una delle maggiori sfide del XXI secolo: per affrontare la crisi idrica si deve considerare l’acqua un bene comune e non una fonte di guadagno; occorre poi utilizzarla in maniera più efficiente, soprattutto in agricoltu- ra; bisogna infine dotare di acqua potabile le popolazioni che ne sono prive.

Il 24 settembre del 2010 le Nazioni Unite hanno dichiarato che quello dell’acqua è un diritto fondamentale e al punto 6 dell’Agenda 2030 la si considera come una risorsa che deve essere fruibile in modo equo da tutti i Paesi del Mondo, così da essere una fonte di approvvigionamento in tutti i settori, da quello alimentare, a quello socio-sanitario.

Abbiamo un solo Pianeta da amare, rispettiamo- lo, proviamo ad essere meno veloci ma più attenti… Lorenzo D’Amico

FINO ALL’ULTIMA GOCCIA…

Una grande lezione da uno scrittore giovanissimo

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