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a cura di Matteo Truffelli Fare l Italia, fare gli italiani Editrice AVE

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Academic year: 2022

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Fare l’Italia, fare gli italiani

a cura di

Matteo Truffelli

Editrice AVE

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Introduzione di Matteo Truffelli

La ricorrenza del centocinquantesimo anniversa- rio dell’Unità d’Italia ha offerto una significativa oc- casione di consolidamento e riaffermazione del senti- mento unitario degli italiani. In effetti, nonostante le incertezze, le polemiche e i malumori che hanno pre- ceduto e accompagnato il lungo e articolato percorso delle celebrazioni ufficiali (con silenzi imbarazzanti e smarcamenti strumentali di alcune aree culturali e di determinate forze politiche), si può dire che l’anni- versario abbia favorito, così come più volte auspicato dal presidente della Repubblica, un rilevante con- fronto pubblico sulle ragioni e sul significato del per- corso storico unitario. In questo senso, numerose so- no state le iniziative nate nell’ambito della società ci- vile e nel mondo della cultura, che sono andate ad affiancare gli eventi promossi dalle istituzioni. Da se- gnalare, in particolare, la notevole varietà di propo- ste editoriali, tanto di impostazione scientifica quan- to di taglio giornalistico e divulgativo (non tutte, purtroppo, esenti da semplificazioni agiografiche o polemiche, specie nei confronti del processo risorgi- mentale e dei suoi protagonisti) che hanno accompa- gnato il cammino delle iniziative pubbliche1.

1Impossibile, in questa sede, rendere conto della pluralità di pubblicazioni edite in occasione del centocinquantenario, né, tantomeno, tentare un sia pur parziale bilancio della produ- zione storiografica stimolata dalla ricorrenza. In altra sede si

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è cercato invece di promuovere una riflessione a più voci sul significato e anche sulle difficoltà del celebrare la ricorrenza dell’unificazione nell’attuale contesto politico e culturale. Si veda il dossier monografico della rivista «Dialoghi», n. 4, dicembre 2010.

2G. SPADOLINI, L’opposizione cattolica. Da Porta Pia al ’98, Val- lecchi, Firenze 1954.

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A valle di una nutrita serie di manifestazioni, convegni, pubblicazioni, è sembrato di una qualche utilità riprendere e rilanciare alcune piste di rifles- sione, interagendo con il dibattito storiografico sti- molato dalla ricorrenza del centocinquantenario.

Abbiamo provato a farlo con un insieme di studi che focalizzano l’attenzione sulle modalità con cui il cat- tolicesimo italiano ha concorso a dare forma all’Ita- lia postunitaria. Si è scelto, cioè, di indagare – a par- tire da diversi assi prospettici – il significato storico della presenza di una componente importante della cultura e della società italiana.

Il volume che ora si offre ai lettori non nasce, pe- rò, con intenti di natura apologetica. I saggi scritti per l’occasione non sono stati concepiti per rivendi- care o anche semplicemente sottolineare i “meriti”

dei cattolici nella edificazione della società italiana prima e dopo la realizzazione dell’unità statale, né tantomeno per tentare di ridimensionare la portata problematica di quella complessa realtà storica che Giovanni Spadolini, in un suo noto volume, ha indi- cato come «opposizione cattolica» allo Stato liberale nato dagli eventi risorgimentali2. L’obiettivo, infine, non è stato nemmeno quello di rinverdire più o me- no strumentalmente il postulato dell’Italia “nazione cattolica” (un’idea criticamente superata, peraltro, già da papa Paolo VI nei primi anni del postconci-

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3Cfr. A. ACERBI, La Chiesa italiana dalla conclusione del Concilio alla fine della Democrazia Cristiana, in ID. (a cura di), La Chiesa e l’Italia. Per una storia dei loro rapporti negli ultimi due secoli, Vita e Pensiero, Milano 2003, pp. 449-520. Sulle origini e lo svilup- po dell’idea di “nazione cattolica” si vedano G. FORMIGONI, L’Italia dei cattolici. Fede e nazione dal Risorgimento a oggi, il Mulino, Bologna 2010; A. RICCARDI, La nazione cattolica, in A.

GIOVAGNOLI(a cura di), Interpretazioni della Repubblica, il Muli- no, Bologna 1998, pp. 47-61.

4Si pensi, per citare solo due esempi significativi, per quanto di natura diversa, ai contributi portati al X Forum del Proget- to culturale della Chiesa cattolica italiana, tenutosi a Roma dal 2 al 4 dicembre 2010 sul tema Nei 150 anni dell’Unità d’Ita- lia. Tradizione e progetto, e all’opera collettanea Cristiani d’Ita- lia. Chiese, Società, Stato 1861-2011, diretta da Alberto Melloni per l’Istituto dell’Enciclopedia italiana Treccani, che ha visto impegnati moltissimi studiosi di diversa provenienza cultu- rale e religiosa.

lio)3. Si è voluto piuttosto rilanciare l’attenzione su almeno qualcuno dei tanti aspetti che formano la ricca trama del fruttuoso legame esistente tra nazio- ne italiana e cattolicesimo, anche alla luce dei signi- ficativi elementi di riflessione che le occasioni di stu- dio, di dibattito pubblico, di ricerca legate al cento- cinquantenario hanno proposto4.

L’intento è stato dunque quello di analizzare al- cune delle modalità con cui i cattolici italiani hanno declinato, nel corso di questo secolo e mezzo, il loro essere cittadini nello Stato italiano, prendendo parte alla vita civile, politica, culturale, economica, spiri- tuale del Paese. Aspetti di una vicenda ampia e complessa, che non può essere relegata esclusiva- mente nell’ambito della storia politica o, per altro verso, alla sola storia religiosa. Al tempo stesso, gli studi che qui si presentano hanno preso le mosse

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dalla consapevolezza che il compimento della vicen- da risorgimentale ha inciso profondamente sulla vi- ta della Chiesa presente in Italia, modificandone gli assetti e il modo di pensarsi. Il raggiungimento del- l’unità statale ha infatti accelerato, se non generato, il processo di unificazione e accentramento attorno al vertice vaticano di una realtà ecclesiale in prece- denza ampiamente disomogenea e disarticolata, in cui per molti versi prevalevano le differenze, gene- rate dal modo con cui la Chiesa esercitava la propria missione nei diversissimi contesti locali. Anche per effetto delle leggi del Regno, la Chiesa fu spinta a ri- considerare le proprie strutture e la propria organiz- zazione, a consolidare l’assetto territoriale parroc- chiale, a modificare le modalità di radicamento degli ordini consacrati, a creare, soprattutto, uno spazio di protagonismo e responsabilità ecclesiale inedito per il laicato, con la nascita dell’Azione cattolica.

È all’interno di un simile approccio complessivo al tema dei rapporti tra cattolicesimo e storia unita- ria, ci sembra, che risulta opportuno e anzi significa- tivo, per comprendere la vicenda storica nazionale, rivolgere un’attenzione particolare all’impasto for- matosi nel corso dei secoli tra cristianesimo e cultura, spiritualità, politica, economia, vita quotidiana delle persone nel nostro Paese. Un legame che ha rappre- sentato una specificità e una ricchezza per l’Italia pri- ma e dopo la realizzazione dell’Unità, una risorsa sia dal punto di vista dell’apporto culturale, ideale e va- loriale, sia in termini di impegno individuale e collet- tivo di persone radicate nel mondo ecclesiale, la cui azione si è ispirata, in modo più o meno coerente, ai principi cristiani. La variegata galassia del cattolicesi- mo italiano ha contribuito all’unità del Paese non so-

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lo dal punto di vista della costruzione e del consoli- damento del tessuto sociale, la cui trama è stata man- tenuta coesa anche nei momenti di maggior tensione nella vita nazionale, ma pure attraverso una ricca ela- borazione concettuale: come testimonia l’ampia e in- teressante raccolta di testi che riportiamo in appendi- ce, molti uomini di Chiesa, intellettuali ed esponenti politici cattolici hanno concorso, prima, a delineare contenuti e possibili forme realizzatrici dell’ideale unitario, quindi, raggiunta l’Unità, a elaborare pro- getti di convivenza civile, preoccupandosi di mante- nere vivo il sentimento di appartenenza a un destino comune nei passaggi cruciali della storia nazionale.

Anche nei primi decenni di vita unitaria, del re- sto, al di là delle ben note difficoltà insorte tra Chiesa e Stato nazionale, i cattolici italiani non si astennero dalla costruzione della patria comune, concorrendo in maniera decisiva a gettare le fondamenta della nuova società (pur nei limiti posti dalla decisione di non partecipare alle elezioni politiche) e a far pene- trare la dimensione nazionale nel vissuto concreto delle persone. Un apporto storico che anche Benedet- to XVI ha voluto sottolineare in occasione del mes- saggio inviato il 17 marzo 2011 al presidente napoli- tano: «L’astensione dalla vita politica, seguente il

“non expedit”», ha scritto il papa, «rivolse le realtà del mondo cattolico verso una grande assunzione di responsabilità nel sociale: educazione, istruzione, as- sistenza, sanità, cooperazione, economia sociale, fu- rono ambiti di impegno che fecero crescere una so- cietà solidale e fortemente coesa»5.

5BENEDETTOXVI, Messaggio a S.E. l’Onorevole Giorgio Napolita- no, Presidente della Repubblica italiana, in occasione dei 150 anni dell’unità politica d’Italia, in www.vatican.va.

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6Cfr. N. MACHIAVELLI, Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, I, 12.

7L’espressione è stata utilizzata dal cardinale Angelo Bagna- sco, presidente della Conferenza episcopale italiana, nel suo intervento al ricordato X Forum del Progetto culturale.

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In questo senso è allora motivatamente possibile ritenere superate quelle interpretazioni storiografi- che che conservano alla loro base il celebre giudizio con cui nicolò Machiavelli ha indicato nella presen- za del papato sul suolo italiano, e nel conseguente ruolo assunto dalla Chiesa nel contesto nazionale, la causa principale della disunione territoriale della nazione6. naturalmente, gettare una serie di sguar- di prospettici alle vicende del cattolicesimo italiano nell’ambito dell’Italia unita non può che far emer- gere limiti e ritardi, responsabilità e inadempienze di una realtà complessa e tutt’altro che monolitica, quale il cattolicesimo italiano è stato in questo seco- lo e mezzo. Permette però di intravedere quanto i cattolici italiani abbiano avuto parte nel tortuoso cammino dell’Italia unita, tanto da poter essere cor- rettamente considerati, com’è stato recentemente detto, «soci fondatori»7del Paese. Un segno tangibi- le del contributo offerto è restituito nell’antologia di scritti e discorsi di protagonisti della storia della na- zione italiana nei centocinquant’anni di unità. Si è trattato di un ruolo interpretato in modo differente dalle diverse componenti dell’arcipelago cattolico italiano nelle varie fasi storiche, dall’epoca imme- diatamente postrisorgimentale a quella dell’impe- gno per la riforma dello Stato liberale attraverso l’a- zione del Partito popolare, dalla lunga coesistenza con il regime fascista alla lotta per la sopravvivenza

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e per la libertà durante l’occupazione nazista, dal- l’impegno come “soci rifondatori” nella fase costi- tuente alla pluridecennale guida politica del Paese, dal travaglio vissuto nella crisi del sistema politico sorto nel dopoguerra agli attuali non semplici ten- tativi di valorizzazione del significato di un patri- monio ideale in un difficile momento economico, sociale, politico.

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