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ari lettori del Rasoio,

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Academic year: 2022

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ari lettori del Rasoio,

maggio è arrivato e con le miti temperature (si fa per dire…) e le giornate più luminose arriva anche il nuovo giornalino. Ormai la maggior parte degli studenti sta già facendo il famoso countdown che li porterà al 9 giugno; nel frattempo tutti però ben sanno che, proprio perché è l’ultimo mese, im- pegno e tenacia non dovranno mancare: è vietato lasciarsi andare!

In questo numero del giornalino abbiamo deciso di… farvi ridere! Infatti, approfondiremo il tema dell’umori- smo e quello della satira, andando ad analizzare cosa ci fa ridere di fronte allo schermo del telefono, del compu- ter, della televisione… L’inchiesta è andata a scoprire cosa sanno relativamente a questa tematica e che tipo di approccio hanno i giovani allievi del Levi, lasciando emergere qualche interessante spunto di riflessione.

Non possono mancare, naturalmente, le rubriche sulle serie tv e sui film e le nostre ricette; e in un numero de- dicato alle risate, potevano mancare gli Ipse Dixit? Speriamo che vi facciano ridere o almeno sorridere, renden- do più piacevoli gli intensi pomeriggi di studio.

Continuiamo a seguire, naturalmente, l’attualità del Levi e dei suoi studenti, soprattutto le attività che hanno animato la scuola durante questo periodo, come ad esempio le GAF.

Tra gli studenti meritevoli è opportuno ricordare Francesco Paronetto della classe 4ASC, che si è guadagnato la medaglia d’argento alla Finale Nazionale delle Olimpiadi di Italiano, tenutasi a Torino il 5 aprile. Francesco non è nuovo a questi exploit, infatti era già stato finalista l’anno scorso alle Inglesiadi a Roma.

Tanti appuntamenti hanno visto protagonisti gli studenti del “Levi”: il Probat, i Ludi Leviani, i Giochi della Chimica, le fasi d’Istituto dei giochi sportivi, gli esami di certificazione di lingua: la lista potrebbe continuare per un po’… tra questi, però, merita una citazione speciale la serata dei Classici Contro, che ha avuto luogo a Villa Correr Pisani e che ha riscosso grande (e meritato) successo. Un grazie va dunque alle professoresse, ai profes- sori, agli studenti che hanno partecipato a questo evento e a tutti gli spettatori che hanno assistito numerosi.

Non ci resta che augurare a tutti una buona lettura e dare appuntamento al mese prossimo per l’ultimo numero di quest’anno scolastico!

La Redazione

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Allora Francesco, raccontaci il percorso che hai fatto per qualificarti alle Olimpiadi di Italiano a Torino, come ti sei preparato o chi ti ha prepara- to.

Ho partecipato alla fase di istituto e sono passato a quella provinciale, da là poi sono passato alla fase finale. In generale per prepararmi non ho fatto niente di particolare, ho solo dato un'occhiata alle prove degli anni precedenti.

Hai visitato la città? Com’erano organizzate le Olimpiadi?

Non ho visitato molto la città. Sono stato lì tre gior- ni, la mattina del secondo c'è stata la gara e la mattina del terzo la premiazione. Nel resto del tempo abbia- mo visitato il museo del cinema e abbiamo assistito ad alcune conferenze. Non c'era molto tempo libero.

Come hai vissuto questa esperienza dal punto di vista emotivo? E come avete reagito, tu e il pro- fessor Trovato, quando siete venuti a conoscen- za del tuo risultato?

L'esperienza in sé è stata molto bella, in particolare conoscere molti ragazzi della mia età ma provenienti da diverse parti d'Italia.

Per quanto riguarda la premiazione, è stato un risul- tato inaspettato e io sono rimasto molto sorpreso, non me l'aspettavo veramente, anche vedendo che c'erano molti ragazzi con un ottimo livello di prepa- razione.

Di sicuro sarai di ispirazione agli studenti più giovani. Vuoi dare loro qualche consiglio per le sfide che affronteranno durante il loro percorso formativo?

Non so se posso definirmi "d'ispirazione" per i più giovani. In ogni caso direi di cogliere le opportunità che capitano e di non lasciarsi mai definire dai risulta- ti che si ottengono, perché quello che siamo vera- mente dipende solo da noi.

Grazie Francesco!

Nadja Pavan, 4ASC .

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A

nche quest’anno, per il quinto anno consecutivo, nei giorni 22 e 23 marzo 2019 hanno avuto luogo le giornate autogestite della formazione, meglio note come GAF.

Nonostante qualche piccolo, inevitabile inconveniente tecnico, tutte le attività si sono svolte nel migliore dei modi. Un applauso va di diritto agli studenti che si sono impegnati per rendere queste giornate possibili, a partire naturalmente dai rappresentanti di istituto, che si sono spesi per la parte organizzati- va, ma anche a tutti coloro che hanno gestito le attività e si sono impegnati in mille modi. Naturalmente, nulla sarebbe possibile senza i relatori esterni, che hanno messo a disposizione degli studenti del “Levi” le loro espe- rienze personali e la loro professionalità, affrontando i mille corridoi labirintici della nostra scuola (perché tutti si perdono almeno una volta al Levi prima o poi!).

Lo scopo delle GAF è quello di dare la possibilità agli studenti di apprendere con modalità diverse da quelle utilizzate quotidianamente durante le lezioni, grazie ad aule-dibattito gestite da studenti, conferenze con relatori esterni, aule film e aule studio.

Siamo contenti di notare sempre un grande interesse e partecipazione da parte di tutti gli studenti: anche que- st’anno quasi tutti i posti disponibili si erano esauriti a soli 30 minuti dall’apertura delle iscrizioni! Rivolgiamo un pensiero commosso a coloro che si erano addormentati sul divano in quel momento…

In conclusione, possiamo dire che anche quest’anno le GAF sono state un successo e naturalmente siamo fidu- ciosi di poter ripetere e migliorare negli anni a venire (sperando magari che la prossima volta non si fonda il proiettore della LIM!).

Giacomo Costantin, 3DSC

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C

lassici Contro è nuovamente riuscito a sorprenderci. Ideato dai professori Alberto Camerotto e Fi- lippomaria Pontani, docenti dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, l’evento ha visto nuovamente i ragazzi del gruppo teatrale del Levi riportare in vita i Classici, riflettendo su tematiche antiche ma quanto mai attuali e importanti. Il Museo Memoriale della Grande Guerra nella Villa Correr Pisani ha ospitato l’evento, che è iniziato nel tardo pomeriggio con le visite guidate al MeVe affidate ad alcuni allievi della 5ACL, coordinati dalla professoressa di storia dell’arte Laura Rigido. Gli studenti hanno condotto i visita- tori tra le mura della villa e le sale affrescate e grazie all’intervento di alcuni ragazzi, guidati dal professor Bottin, che hanno ricordato vicende storiche della Prima Guerra Mondiale, arte e storia si sono intervallate ed interse- cate.

L’evento serale è stato introdotto dall’orchestra d’Istituto, diretta dalla professoressa Tessariol, mentre i ragazzi proponevano letture tratte dalla Letteratura del Novecento italiano. Dopo un lauto rinfresco, il teatro Binotto ha aperto le porte agli spettatori e sul palco si sono succedute azioni teatrali e letture drammatizzate, rielaborate da studenti e docenti di Lettere che si sono profusi notevolmente per questa occasione importante. La profes- soressa Da Pian ha coordinato l’evento con l’aiuto dei colleghi che l’hanno supportata, tra cui le professoresse Monico, Carlucci, Breda, Piazza e Rizzo e i professori Matassini, Iozzia e Montagnin.

Si inizia con il Critone di Platone; le Leggi entrano in scena per persuadere il condannato Socrate sulla loro vali- dità e inducendolo a rifiutare le proposte di fuga dal carcere di Critone. “Con le Leggi io sono morto”, dice So- crate, “Ma senza Leggi non vorresti essere vivo” rispondono le Leggi. Il primo intervento è stato affidato al professore di Filosofia dell’Università di Padova Umberto Curi, che ha parlato della natura della guerra, andan- do a toccare i temi di guerra “fatale”, “civile”, ma pur sempre “kakòs”, ovvero malvagia. Sono stati letti succes- sivamente alcuni passi tratti dall’Iliade, il celebre “poema della guerra”, nei quali Omero descrive il pianto di Andromaca ed Ecuba per la morte di Ettore e la missione di Priamo alla tenda di Achille per riscattare il corpo dell’eroe troiano morto.

La docente universitaria Sotera Fornaro ha poi intrattenuto il pubblico con il suo intervento riguardante la giu- stizia e i doveri dell’uomo nel mondo greco, con spunti di riflessione sul significato del diritto; può la giustizia essere contraria al diritto? La prof. Fornaro prova a rispondere con le riflessioni della filosofa Simone Weil.

In seguito, sono entrati in scena Enea, Titiro e Melibeo, con una lettura drammatizzata di alcuni passi dall’Enei- de e dalle Bucoliche di Virgilio. Gli eroi, gli anziani, le donne e i bambini sono le prime vittime della guerra: ma gli effetti sconvolgenti di pòlemos non appartengono solo al passato, in quanto molti scenari internazionali non si discostano dalla barbarie che i Classici ci hanno tramandato.

Infine, il gruppo teatrale riporta in scena la questione fondamentale dei diritti, rielaborando l’Antigone di Sofo- cle. Il contrasto tra legge naturale e legge umana ci fa riflettere su una questione che coinvolge potere politico e cittadino. “L’eterna eroina del diritto naturale” pone l’accento dunque sul rapporto tra l’uomo e la dignità, il diritto e la giustizia: tre colonne portanti del concetto di natura umana. La serata ha donato al pubblico spunti di riflessione che dimostrano ancora una volta come i Classici non appartengano a un passato lontano e alieno, ma continuano a vivere nelle grandi questioni e nei conflitti del presente.

Non possiamo non essere grati a tutti coloro, professori e studenti, che con il loro lavoro e la loro passione ci hanno intrattenuto e fatto pensare e che sono stati salutati da un grande applauso finale.

Appuntamento a Classici Contro 2020!

Anna De Marchi, 3ACL

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Ciao Valentina!

Quale università stai frequentando e in quale città? Cosa puoi dirci a riguardo?

Sono al primo anno di “Politics, Philosophy and Economics” alla Luiss, Roma. È un’università privata con prova d’ammissione all’ingresso, che si caratte- rizza per la sua intensa rete di scambi internazionali e un rapporto strettissimo con il mondo del lavoro. Al suo interno ci sono quattro dipartimenti: Economia e Finanza, Impresa e Management, Giurisprudenza e Scienze Politiche.

Quali sono i corsi che stai seguendo?

Il mio corso di laurea è interamente in inglese. Al momento seguo Political Philosophy, History of Po- litical Thought, Public Law, Behavioural Economics and Psychology e due corsi di lingua francese e Aca- demic English.

Cosa ti ha spinto a scegliere questa università?

Le aspettative che avevi l’anno scorso a quest’o- ra sono corrispondenti alla realtà o migliori?

Non sapendo tuttora che cosa voglio fare “da gran- de”, ho scelto l’Università che mi desse l’opportunità di crescere e di formarmi ancora con corsi che attin- gessero da diverse macroaree. L’obiettivo, al momen- to, è capire davvero che cosa voglio fare nella vita e poi specializzarmi con un corso di laurea magistrale o un master; non escludo la possibilità di un’Università estera.

Non sono una persona che si crea delle aspettative, più per il timore di disattenderle, quindi non posso fare un confronto oggettivo tra quello che mi aspet- tavo alle superiori e il mondo accademico. Di certo posso dirti che sono molto, molto soddisfatta della scelta.

Come ti trovi a vivere a Roma?

Roma è grande e caotica, da subito ti avvolge nel suo ritmo lento, nei suoi mille problemi, ti imbottiglia nel traffico e nelle richieste d’elemosina dei mendicanti.

Ma Roma è così bella e bonaria che alla fine la perdo- ni sempre.

Qual è la tua routine?

In realtà non ho una vera e propria routine, e questo è uno degli aspetti positivi dell’Università. Questo semestre sono davvero fortunata, la prima lezione della settimana è il lunedì alle 11 mentre l’ultima è il giovedì alle 18. Il weekend è davvero lungo! Se gesti- to bene, ci si può tenere in pari con lo studio e uscire al tempo stesso (magari fare anche qualche viaggetto per l’Europa).

Come ti trovi rispetto al liceo? Che cosa cambia effettivamente e quali sono invece le costanti?

Costante è sicuramente lo studio, che forse è più gra- tificante. Nessuno ha difficoltà ad assegnare il massi- mo dei voti se meritato. La novità è invece la libertà, l’indipendenza che ha sia lati positivi sia negativi. Per- sonalmente, non aspettavo altro .

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Come ti organizzi con lo studio e come sono andati i primi esami?

Vado a lezione e prendo appunti, che sistemo du- rante il weekend integrandoli con i vari documenti e libri, niente di diverso dal liceo. Nel mio corso sono poi richiesti diversi paper e presentazioni che si pre- parano quando richiesti.

Il vero “chiusone” è a ridosso dell’esame ma tutto è fattibile! I primi esami sono andati bene, soddisfatta del mio GPA 29. 25.

Qualche bella esperienza vissuta fino ad ora

“tra le mura” dell’Università?

Scolasticamente, ricevere i complimenti da Paul Weithman (professore all’ Università di Notre Da- me e filosofo) per un’esposizione sul liberalismo politico Rawlsiano.

Dal punto di vista delle relazioni invece ne avrei tante da raccontare.. la vita universitaria è davvero

“ciotta” per usare un termine romanaccio.

Tanti ex-liceali dicono che all’università “si tor- na a respirare”. Un tuo parere a riguardo?

Io direi che inizi a volare. È il primo passo per di- ventare ciò che vuoi. Non c’è nulla di più incredibil- mente entusiasmante di avere tutto il mondo che ti aspetta.

Ripercorrendo la tua “carriera” da studentessa del Liceo classico, quanto la formazione ricevu- ta da questa scuola ti sta aiutando?

Il più grande insegnamento è la capacità di porre il dubbio, costantemente, verso verità dogmatiche ma specialmente verso noi stessi. Mai essere troppo sicuri di sé o sentirsi superiori, accettare l’errore e rivedere la propria posizione è fondamentale per arrivare in alto.

Quali ricordi indelebili ti rimarranno come stu- dentessa del Levi e come studentessa del Liceo Classico?

Ricorderò sempre il cuore e l’impegno che mettevo in ogni progetto, la tanta voglia di imparare e quel pizzico di sana bramosia di spiccare tra i tanti.

Qualche consiglio da rivolgere a chi è in prossi- mità della scelta universitaria?

Cavalcate l’onda, siate pronti a modificare i piani per l’occasione più vantaggiosa.

Consiglieresti questa università a …

A chi ha un sogno o un’idea. A chi non ha paura del mondo e crede ancora che si possa cambiare.

Grazie Valentina e in bocca al lupo per il tuo per- corso!

Anna De Marchi, 3ACL

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Innanzitutto si può notare come un terzo degli intervistati abbia affermato di preferire stand-up comedy e black humor (entrambi con il 33.3%

dei voti), mentre parecchi si sono espressi anche a favore della satira (26,7%;), ma pochi per il ca- baret, il quale ha ottenuto solo il 6,7% dei click e, a detta di molti, si può definire, per certi aspetti, passato di moda, o perlomeno in decli- no.

Abbiamo poi voluto chiamare in causa gli stu- denti circa un altro tema molto attuale tramite la seguente domanda: ritieni si possa fare comicità su qualunque argomento? Infatti, in una società che, come illustra il grafico precedente, basa la propria comicità soprattutto su black humor e satira, una domanda simile dovrebbe far riflette- re molto, in particolar modo dopo gli avveni- menti del gennaio 2015 presso la sede di Charlie Hebdo. Secondo il risultato, la maggior parte degli studenti ritiene che si possa fare umorismo su qualsiasi cosa con il sì che prende il soprav- vento sul no (66,7% contro il 33,3%).

Cambiando genere, ci siamo spostati sulla tele- visione e abbiamo domandato ai nostri intervi- stati se preferissero la comicità italiana o quella straniera. Quasi i tre quarti (73,3%) degli intervi- stati ha affermato di preferire i comici italiani a quelli stranieri, confermando la supremazia del- la Commedia all'italiana e della grande tradizio- ne del nostro Paese in questo campo.

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Entrando poi più nello specifico, ovverossia nel genere della satira, abbiamo constatato che oltre la metà dei ragazzi segue la satira in TV (53,3%);

tuttavia un numero esiguo di intervistati (13,3%) legge strisce e vignette satiriche, forse considera- te “passate” e apprezzate da una ristretta cerchia di appassionati. Un terzo degli studenti, invece, dichiara di non seguire affatto questo genere (33,3%).

Tra le cose che fanno più ridere vincono ovvia- mente i meme, specchio contemporaneo della nostra società, con quasi la metà delle preferen- ze, seguiti con il 27% di voti dalle Commedie all'italiana. Seguono poi a ruota i film comici stranieri, e, quasi a pari merito, le barzellette e le vignette satiriche. Restano a secco, invece, con nessuna preferenza i cartoni animati “per adulti”

e le strisce comiche.

La nostra ultima domanda riguarda, invece, la frequenza con cui gli studenti amano guardare i loro programmi comici preferiti e abbiamo nota- to che ben il 40% degli intervistati si tiene parec- chio a distanza da tali trasmissioni, dichiarando di seguirli molto raramente, mentre il 33.3% una o due volte al mese; inoltre non leggono strisce e guardano pure poca televisione. Tuttavia, non manca chi, anzi una parte non trascurabile, ama dedicare una parte della sua giornata a questo tipo di attività.

Insomma, la comicità è un affare ancora molto italia- no, d’altronde “Satura quidem tota nostra est” erano soliti ripetere i latini, per la precisione Quintiliano. La tradizione satirica si fa ancora oggi sentire nei nostri studenti che dimostrano di apprezzare non poco questo genere di intrattenimento nelle sue più svaria- te forme, dalla televisione ai social network passando per i più classici libri

Nicolò Sernagiotto, 3BSA Giacomo Costantin, 3DSC Alessandro Cendron, 3ACL

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FERMATA UBRIACA ALLA GUIDA CHIAMA LA MADRE CHE ARRIVA, UBRIACA ANCHE LEI

Al termine di una festa in centro a Padova, una donna è stata sorpresa alla guida di un veicolo con un alto tasso alcolico; dopo il sequestro della patente per gui- da in stato di ebbrezza, la padovana ha chiamato la madre perché venisse a prenderla; purtroppo, quando la madre è arrivata, ci si è resi conto che aveva un tas- so alcolico perfino maggiore rispetto a quello della figlia! Le due donne sono state infine portate a casa da un autista sobrio.

DONNA APPRENDE DI ESSERE MORTA DA UN ANNUNCIO MORTUARIO IN PAESE Una signora di 88 anni ha avuto una vera sorpresa mentre passeggiava per un vicolo del suo paese: ha appreso di essere morta! In realtà, l'annuncio della sua morte è nato da un l'equivoco: nell’ospedale del paese era appena morta una signora con lo stesso nome (Carla) e un cognome molto simile. Il grave errore è stato poi ammesso da un dipendente dell'ospedale, che si è giustificato dicendo di avere “semplicemente”

omesso una vocale.

A 52 KM/H CON LIMITE DI 30, SCATTA L'AUTOVELOX MA NIENTE MULTA

Per una volta, l’utente indisciplinato che ha fatto scat- tare l’autovelox non è stato multato: ad aver sorpassa- to il limite non è stata infatti una persona, bensì un'a- natra. In Belgio, pochi mesi fa, un volatile che

“sfrecciava” radente al suolo è stato segnalato dalla polizia locale, che solo in seguito ha compreso l'assur- dità dell'accaduto.

LADRI BLOCCATI IN ASCENSORE

Due uomini di 24 e 42 anni sono rimasti bloccati in ascensore a causa di un malfunzionamento durante un tentativo di furto. Il piano di rapina in un'azienda nel Bolognese è andato in fumo a causa del blocco della porta dell'ascensore, che ha consentito ai carabinieri

intervenuti dopo l'attivazione dell'allarme anti- intrusione di arrestare senza difficoltà i due aspiranti ladri.

I VIGILI DEL FUOCO SALVANO UN TOPO

“CICCIONE”.

In una piccola città della Germania un ratto sovrappe- so è rimasto incastrato in un tombino troppo stretto e ogni tentativo di liberarlo si è rivelato vano. E’ stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco, che hanno lavorato a lungo ma alla fine sono riusciti a liberarlo.

ANZIANO IN AUTO SULLE PISTE DA SCI:

“VOLEVO ANDARE AL RISTORANTE”

Gli sciatori nelle montagne del Trentino Alto Adige sono rimasti stupefatti nel vedere un’auto che risaliva la pista da sci. Alla guida c’era un anziano di 91 anni che, fermato dai carabinieri, ha dichiarato che si stava recando al ristorante ma aveva sbagliato strada.

UN ELEFANTE A SPASSO TRA LE AUTO Sorpresa per i passanti lungo una strada di Milano, quando si sono resi conto che c’era un elefante che brucava tranquillamente l’erba del prato vicino. Il per- sonale del circo Togni, accampato nei dintorni, ha escluso che l’elefante fosse scappato. “I nostri elefanti sono sempre liberi nel campo, la nostra elefantessa non è scappata ma si è solamente diretta dove c'era l'erba più fresca da mangiare”, ha infatti dichiarato la portavoce.

Con queste inconsuete notizie speriamo di avervi strappato un sorriso!

Morris Martinelli, 1DSA

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ono stati tanti i ragazzi in piazza lo scorso 15 marzo. Non lo hanno fatto per saltare un giorno di scuo- la, non lo hanno fatto per girare per le piazze inutilmente: hanno scelto di attivarsi per una causa la cui urgenza è sempre più evidente. Il riscaldamento globale, infatti, sta mettendo a rischio il futuro di tutti.

Certo, chi non ha pensato che questi ragazzi si siano organizzati e abbiano fatto di tutto solo per perde- re un giorno di scuola? Grazie per la fiducia, ma forse questa volta abbiamo fatto sul serio.

La manifestazione è nata sulla scia di quella avviata dalla giovanissima Greta Thunberg lo scorso 20 agosto. I ragazzi sono scesi in piazza in ben 123 Paesi, coinvolgendo 2052 città. In Italia 200.000 circa hanno disubbidito alle regole e sono andati in piazza invece che recarsi a scuola. Molti sono stati i banchi vuoti nelle aule, insom- ma si è trattata di una vera e propria disobbedienza civile di massa.

E ora, cambierà davvero qualcosa? Non vorremmo mai dover rispondere “no”, perché non possiamo più per- metterci di scegliere se agire o no. Non far nulla non è più un’opzione, perché il tempo sta scadendo ed è per questo che i giovani di tutto il mondo chiedono, vogliono, pretendono un cambiamento immediato.

Certo, sarebbe molto più facile continuare tutto come prima, dato che chi protesta sono solo ragazzini: ma chi li scredita dimentica che sono cittadini del mondo prima che semplici studenti, sono soprattutto menti pensan- ti, che vogliono difendere la bellezza e la salute del nostro pianeta e il loro futuro.

Anche gli adulti sono dei normali lavoratori, ma chi impedisce loro di diventare cittadini che aiutano i giovani a costruire il loro futuro? Anche i nonni sono delle persone straordinarie che ogni giorno si preoccupano di aiu- tare i loro nipoti, ma chi impedisce loro di diventare cittadini attivi che provano a ricordare l’unicità della nostra adorata Terra?

Non siamo cittadini solo quando andiamo alle urne, ma anche quando scendiamo in piazza. Screditarci, bana- lizzare la situazione e ridicolizzare questa protesta è facile e comodo, però significa soltanto non comprendere la portata del problema. In effetti, nessuno sminuisce l’importanza delle iniziative economiche e degli accordi commerciali, ma allora una domanda sorge spontanea: forse che distruzione del nostro pianeta non è una que- stione almeno altrettanto seria? Pretendere una svolta, quindi, è un nostro diritto.

Per troppo tempo il problema è stato ignorato, ma ora stiamo avvicinandoci a un punto di non ritorno e senza un intervento deciso saremo noi per primi a pagare le conseguenze di quanto sta accadendo. Sappiamo quanto sia difficile trovare una soluzione condivisa, ma questo non è un buon motivo per arrendersi. Le pagine dei giornali ci informano quotidianamente riguardo a meeting, conferenze, summit, G7, G20, eccetera, a cui parte- cipano evidentemente i nostri politici. Perché allora i meeting su temi ambientali finiscono sempre con parole vuote, promesse vaghe e sostanzialmente un nulla di fatto? La risposta è ovvia: manca la volontà. La politica e l’economia, ossessionate soprattutto dai dati del PIL, non sono pronte a cambiare rotta sulle tematiche ambien- tali. Eppure, i governi dovrebbero agire per il bene dei cittadini e anche quello delle generazioni future, che an- cora non votano. Dobbiamo quindi pretenderlo.

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Sabato 23 marzo il Presidente cinese Xi Jinping è stato a Roma per firmare il memorandum di intese e accordi economici di sviluppo e crescita con il governo italiano. Ben 29 sono gli obiettivi cardine di questo accordo.

Quanto si è discusso di problemi ambientali? Il punto 6 ricorda ai due paesi di sostenere quanto previsto dal memorandum nel rispetto delle norme ambientali, promuovendo lo sviluppo sostenibile in linea con l’Agenda del 2030 e gli accordi di Parigi sui cambiamenti climatici. Speriamo che questo punto non venga tralasciato nel- la foga di firmare gli altri 28!

La Cina è uno dei paesi più inquinanti al mondo e, insieme a buona parte del continente asiatico, in particolare all’India, e agli Stati Uniti rappresenta l’85% dell’aumento netto delle emissioni di CO2 nell’anno 2018.

Tuttavia, un colosso come quello cinese, che dispone di risorse e possibilità di investimenti enormi, potrebbe essere decisivo nella lotta al cambiamento climatico. Speriamo quindi che Pechino capisca l’urgenza ed agisca di conseguenza; per ora, però, il cielo di Pechino rimane grigio, troppo inquinato per intravedere un raggio di spe- ranza.

Ma la speranza deve restare viva, anche se sappiamo che la lungimiranza e la visione del futuro non sembrano rientrare tra le qualità dei potenti, che tendono a occuparsi al massimo delle prossime elezioni, non di nipoti e pronipoti.

Avete presente il paradosso di Achille e la tartaruga? Certamente i problemi del nostro pianeta sono come un Achille piè veloce, che sembrano invincibili, ma ricordate chi ha vinto la sfida? La tartaruga. Forse è proprio vero che “non siamo mai troppo piccoli per fare la differenza”.

Anna De Marchi, 3ACL

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A

l giorno d’oggi può succedere di entrare in ospedale e incontrare… un clown! La clownterapia, nota anche come terapia del sorriso, è ormai considerata un utile coadiuvante alle terapie mediche e può perfino aiuta- re un paziente a guarire. I clown, persone apparte- nenti ad associazioni, fondazioni o cooperative, ope- rano in corsia con lo scopo di migliorare l’umore pri- ma di tutto dei pazienti, ma anche dei familiari e dei visitatori. Questo particolare tipo di cura mira ad alle- viare lo stato d’ansia e la sofferenza dei pazienti e contemporaneamente a migliorare la funzionalità del loro sistema immunitario. Naturalmente è particolar- mente efficace su pazienti giovani, come adolescenti e bambini.

Com’è possibile che un semplice sorriso o una risata abbiano effetti terapeutici? Come dimostrato da mol- ti studi, quando ridiamo si attivano diverse funzioni del corpo umano: il cuore e la respirazione accelera- no, mentre i muscoli si rilassano. Non solo, una bella risata contribuisce a ridurre gli ormoni dello stress (cortisolo e adrenalina) e quando si ride il cervello rilascia anche endorfine, sostanze capaci di alleviare il dolore fisico e aiutare il sistema immunitario. In so- stanza, quando si ride la tensione diminuisce e si ma-

nifesta una sensazione di benessere che coinvolge tutto l’organismo.

La clownterapia è arrivata in Italia solo da pochi anni, ma ha già ottenuto importanti risultati: i clown non solo portano un sorriso ai pazienti, ma riescono a trasmettere anche gioia e speranza dove spesso si sono perse. Non c’è niente di più bello per una mam- ma e un papà vedere il proprio figlio sorridere, nono- stante il dolore o la sofferenza della malattia.

Non dimentichiamoci mai del lavoro di queste perso- ne, che spendono il proprio tempo libero per portare un sorriso a chi ne ha bisogno, ma ricordiamoci an- che noi di sorridere e fare qualche volta una bella risata: ci farà stare meglio!

Alice Andreatta, 2ASA

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Q

ualche tempo fa, ho avuto modo di parte- cipare ad una sessione di Yoga della Risa- ta a Montebelluna, organizzata dall’inse- gnante Alessandra Sfoggia-Guolo. Lo Yoga della Risata, che si sta diffondendo rapidamen- te nel mondo, è una forma di yoga che fa uso della risata autoindotta. La risata è un fenomeno naturale, e non necessariamente implica la comicità o la com- media; lo Yoga della Risata è un metodo rivoluziona- rio per RIDERE SENZA MOTIVO.

La sala dove si è svolta la sessione era abbellita da cartelloni che recitavano “Ridere è la miglior medici- na”, “Una risata al giorno toglie il medico di torno”,

“Ridere ti carica e ti guarisce”, “La risata è la medici- na più efficace per il corpo e il carburante migliore per il cervello”.

Eravamo circa una decina di persone. La risata si svi- luppa facilmente in gruppo, quando si combinano insieme contatto visivo, giocosità tipica dell'infanzia ed esercizi appositamente studiati per stimolare il gioco. Prima di iniziare la seduta, abbiamo scoperto da dove deriva questa tecnica e i benefici che essa apporta all'organismo, ovvero:

per la salute: previene le malattie e le guarisce più velocemente;

nella vita personale: ci porta buonumore, così ogni cosa sembra migliore;

nella vita professionale e scolastica: riduce lo stress accrescendo la creatività;

nella vita sociale: ci aiuta a fare amicizia;

ridere per superare le sfide: ci infonde speranza

e ottimismo.

La ragione per cui è chiamato “Yoga della Risata” è perché si combinano esercizi respiratori dello Yoga (che derivano dal Pranayama - l'antica scienza della respirazione) con esercizi di risata. Ciò aumenta l’af- flusso di ossigeno nel corpo e nel cervello, facendoci sentire più energici e in salute. Lo Yoga della risata si basa sul dato scientifico che il corpo non avverte la differenza tra una risata reale e una indotta (se fatta

volontariamente) e si producono gli stessi benefici sia a livello fisiologico che psicologico.

Dopo questa breve introduzione, ci siamo seduti sul tappeto e abbiamo cominciato a fare degli esercizi di riscaldamento che comprendevano stretching, voca- lizzazioni di versi e gesti animali (come leoni, elefanti, cavalli), facce buffe, battito delle mani e il pronuncia- re con una voce scherzosa una formula “magica”:

“Ho – Ho; Ha – Ha – Ha!” per tante volte sempre ridendo, cosa che si è rivelata facile e spontanea in gruppo tra i partecipanti. Gli esercizi di respirazione si usano per preparare i polmoni alla risata. Sono poi seguiti da una serie di “esercizi di risate”, che combi- nano elementi di teatro con la giocosità. Ben presto, la risata indotta si era trasformata in una risata auten- tica e contagiosa. Abbiamo riso di gusto a crepapelle per almeno dieci minuti; la risata era forte – una risa- ta di pancia, una risata aperta, irresistibile. Abbiamo riso senza frenarci e a qualcuno scorrevano anche le lacrime. Venti minuti di risate sono sufficienti per sviluppare benefici fisiologici importanti.

La sessione è terminata con la “Meditazione della Risata”: sdraiati per terra con le luci soffuse. l’inse- gnante ci ha fatto svolgere alcuni esercizi di rilassa- mento con una musica piacevole di sottofondo. Noi, a occhi chiusi, dovevamo immaginare un luogo pia- cevole che ci dava un senso di benessere, tranquillità e calma.

Successivamente abbiamo ripreso contatto con l'am- biente che ci circondava e abbiamo riaperto gli occhi.

Tutti i partecipanti erano rilassati e gioiosi. Un senso di calma e pace interiore invadeva i nostri corpi; era davvero una sensazione piacevole. Ci siamo trovati bene insieme.

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Q

uest'esperienza mi è piaciuta moltissimo e consiglio a tutti di provarla, non solo per divertirsi, ma anche per una vita sana e felice.

Lo Yoga della risata è stato sviluppato da un medico indiano, il Dr. Madan Kataria, cominciando con 5 persone nel 1995 in un parco di Mumbai, e si è rapi- damente diffuso in tutto il mondo, contando attual- mente migliaia di club della risata in oltre 65 paesi del mondo.

Il Dr. Kataria diffonde un importante messaggio pa- cifista:

“RIDERE non conosce confini, non fa distinzioni di razza, credo religioso o colore ed è un LINGUAG- GIO UNIVERSALE che può unificare il mondo”.

Per tale motivo, nel 1998, ha istituzionalizzato la

“Giornata Mondiale della Risata” (World Laughter Day), che si celebra ogni anno la 1a domenica di maggio e dove si RIDE a favore della PACE NEL MONDO.

Ha – Ha – Ha! Ho – Ho -Ho! Hi - Hi - Hi!

Nicoletta Louennous, 2CSC

(17)

N

ella mia vita ho fatto tanti viaggi. Uno di questi è stato a Quel Paese, su sug- gerimento di un mio caro amico.

Ah che ricordi… come cercare su Tri- pAdvisor “Quel Paese” e sentirsi rispondere dal mo- tore di ricerca “questo scemo”!! Alla fine, però, lo trovai. Da non credere! ‘Cezzionale!

Ebbene, anzi molto ebbene (quasi troppo), fiero dell’esito della mia ricerca e gasato come una lattina di Coca-Cola, incomincio a preparare i bagagli. Non uno, non due, ma “I Bagagli”: un numero indefinito di borse, valige e zaini compenetrati l’uno dentro l’al- tro, ottenendo come risultato un unico ammasso con temperatura vicina allo 0 Kelvin e densità prossima a quella di un buco nero. Con tale ammasso mi dirigo verso la stazione ferroviaria. Sapete, anche da lonta- no la si riconosce subito: sulla facciata dell’entrata ci sono tre N grandi. Tutti, infatti, la chiamano

“Stazione dei TreNi”.

Il treno è in orario, ma è quello sbagliato. Allora mi precipito precipitevolissimevolmente in volo rove- sciato al binario 3,14, detto Pi Greco, noto per i suoi snocciolatori di olive (abusivi). Il treno porta con sé carichi di frutta… deve essere passato per la Macedo- nia… Appropinquandomi al treno scorgo un tizio piccolo e grassottello con degli originali mustacchi dall’aria francese, anzi, belga!

Una volta salito, vedo delle strane gelatine e delle ra- ne di cioccolata che sembrano muoversi ma non ci faccio tanto caso… Ammirato da tutti per il peso che trasportavo (modestamente facevo invidia a Rus- sel del film “UP”), prendo posto di fianco ad una ragazza dall’aria perplessa (mai come la rana di cioc- colato che la fissava, però).

Il viaggio in treno è tranquillo, anche perché dopo

qualche fermata la ragazza scende e prende il suo po- sto un giovane uzbeko, muto. Non era un gran chiac- chierone, ovviamente, ma sapeva farsi capire… Pec- cato solo che la lingua dei segni uzbeki io non l’abbia mai imparata... Dopo ore ed ore di viaggio finalmen- te giungo ad una stazione nel nulla, una di quelle bel- le, senza bagni o panchine. Il cartello recita la scritta

“Cina”, un modo che gli indigeni utilizzano per chia- mare “Quel Paese”. Ero arrivato a destinazione e sì, me l’aspettavo più piccola…

Dietro a questa piccola e desolata stazioncitùzzola da quattro soldi, infatti, si estende a perdita d’occhio un’immensa città, grande, grandissima! Abbagliato da tale spettacolo, tiro fuori dalla tasca il telefono e

“taak” sparo il primo selfie. “A regà, ma dove sono capitato?!” mi chiedo tra me e il medesimo, zampil- lante di allegria. “Dove tanta gente è invitata ad anda- re e dovrebbe non solo andarci ma anche rimanerci!”

borbotta subito dopo di me un tizio in divisa: è il controllore. Vibra il telefono. Una notifica dice: “Ah finalmente ci sei andato!” Firmato: molti tuoi cono- scenti. Cavolo, il controllore aveva ragione! Tantissi- me persone mi dicono di venire qui! Wow, allora ci sarà qualcosa di stràdeadeordinàrio!

Mi cappotto fuori dal vagone; subito percepisco la temperatura mite del luogo e quindi mi scappotto.

Assieme a me, fiumi di persone si riversano all’ester- no del rotaiovolante. Ci sono colleghi di lavoro con in mano risme di carte da far compilare, ci sono vigili con così tante multe che escono dalle orecchie e al collo a mo’ di collana un arsenale di fischietti fiam- manti. Dal vagone merci intravedo file di macchinet- te e distributori automatici ammaccati in ogni dove da segni di calci, pugni e spintoni.

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Non voglio perdermi neanche un femtosecondo!

Proseguo la mia avventura in quel mistico luogo. Per andare al centro città bisogna percorrere un lungo cavalcavia; lungo, lungo, lunghissimo, ma tanto lun- go! Cioè fioi, non avete idea di quanto lungo era! E poi era ripido ripido ripido, ma tanto eh, tanto ripido!

Alcuni tratti li si deve fare a mo’ di scalatore di roccia dalla pendenza! I più ganzi sono quelli che percorro- no il cavalcavia sulle mani. Sono personal trainer e spinner, quelli che sono soliti passare giorno e notte nelle palestre e che incitano durante l’esecuzione di esercizi ginnici i loro nuovi adepti (la cui massa è da tempo stabile al quintale e nessuno ha il potere di diminuirla). Durante il tragitto scopro che quel caval- cavia si chiama “La Via del Melòn”. Eh sì mi sono stupito anch’io quando l’ho scoperto, ma si chiama proprio così! Un tempo, infatti, lungo quei chilometri si cantava la Canzone del melone: mi hanno raccon- tato che è stato semplice inventarla, è bastato un me- lone, buono e arancione, e via, ci hanno fatto una canzone. Dopo litri di sudore, finalmente giungo a un punto di scavallamento: inizia la discesa. Attorno a me la gente esulta, si abbraccia, organizza pure un barbecue per festeggiare! Non lontani dalla strada ci fanno compagnia stormi di uccelli che passano vo- lando alla stessa nostra altezza… Ogni tanto passa anche qualche aereo…

Io ho troppa voglia di arrivare. Rinuncio alla pasta con le sarde che avevano preparato gli altri festaioli e mi dirigo verso la fine del cavalcavia. Guardo allora sotto di me. La strada scende giù giù giù, taaanto giù.

La voglia di scoperta supera la paura, e al grido

“Geronimooo!” ruzzolo giù lungo il cavalcavia. At- traverso una fitta coltre di nebbia (o erano nuvole?) e infine, davanti a me si apre la vista di QPC, come chiamano i locali Quel Paese City.

To be continued…

JSW & Alejandro Waikiki

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- Oh, la sai l'ultima?

- No. Dai, spara!

- No no per carità! Sei disarmato... Mi vergogno…

- Ahh grazie caro. Che onesto che sei! Aspe’... ma dov'è finito il mio portafoglio?

- Grazie del complimento. In pochi me lo fanno. Dai, tieni il portafoglio.

- Ma... come... ?!

- Sì perché la gente mi chiama Abagnale ma il mio vero nome è Frank... non capisco il perché...

- Caro... che uragano di sberle ti darei...

- No no eh! Che poi volo via e mi devi venire a prendere!

- Eh chissà che tu arrivi a Kukulunz!

- Ahhhh Kukulunz... che bei ricordi... sai, è vicino a Quel Paese!

- Sei andato molte volte a Kukulunz?

- Beh, onestamente sì. Ma diciamo che mi hanno invitato ad andarci...

- E dimmi, è stata una bella esperienza?

- Stupenda! Extrastraordinaria! Pensa, mi hanno pure pagato il trasporto, vitto e alloggio! E lì ho conosciuto Antani!

- Chi?

- Ahhh un figo! È stato come un maestro per me. Mi ha insegnato un modo completamentemente nuovo di parlare! Ce' usi sempre l'italiano o qualsiasi lingua tu desiderererassi, ma adotti un atteggiamento differente.

- Tipo?

- Tipo per fare una domanda ti poni come se tu incicchiassi la zavolata fiuttona, tale che tu potrai esprimeggias- si parridomanticamente!

- Ma che lingua è?

- Guarda che è semplice, solo che se ti accocopisci troppo non va. Alla fine è il tuo interlocutore che non dove ricongianfare ciò che baldisci. È tipo un escaturuzantomotage.

- Eh??

- Mah sì dai! Ti porto un esempio: Antani, come se fosse antani, la superciuffola munzunale.

- Come???

- Paraplegica a destra. Dai però un attimo di elasticità con il cervello, eh!

- Basta, ne ho abbastanza! Addio!

- Gianfosamente eclissato... mah non ti capisco...

Nicolò Bonaga, 3 ASP

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Captain Marvel è un film del 2019 scritto e diretto da Anna Boden e Ryan Fleck e prodotto da Kevin Fie- ge. Dopo la vittoria di ben tre statuette alla scorsa edizione degli Oscar, l’aspettativa verso il primo film dedicato ad una supereroina nella storia del Marvel Cinematic Universe è, se possibile, aumentata.

Quello che differenzia Captain Marvel dagli altri film che raccontano le origini di un supereroe è il fatto che incontriamo la protagonista solo anni dopo l’ac- quisizione dei suoi poteri e che i flashback che mo- strano come questo sia avvenuto siano ridotti all’os- so. La sceneggiatura del film è equilibrata e sotto molti punti di vista superiore rispetto a buona parte dei film precedenti dell’universo dei Marvel Studios, in cui l’azione e la suspence la fanno da padrone. In questo film l’intreccio non è particolarmente compli- cato, ma ogni momento conta e contribuisce a co- struire una storia veramente avvincente.

La continuità degli eventi finora raccontati è stata pienamente rispettata e i personaggi introdotti nella pellicola funzionano, a partire da Jude Law, che si è calato nella parte di Yonn-Rogg in maniera persona- le, anche se la caratterizzazione del personaggio non è sempre indovinata. Spicca anche Annette Bening in un duplice ruolo (se così si può dire), che mostra le sue doti di grande attrice anche senza apparire trop- po e senza dialoghi particolarmente memorabili. Il difetto più evidente, in effetti, è l’approfondimento di alcuni personaggi a discapito di altri: in certi casi è stato fatto un lavoro più mirato, come per la prota- gonista, in altri invece la caratterizzazione rimane molto superficiale.

È curioso che per un film tanto importante per i Marvel Studios la produzione si sia rivolta a una cop- pia mista di registi che non avevano mai firmato pri-

ma un grande successo. Sebbene la Boden e Fleck non siano alla loro prima esperienza registica, l’unico film importante da loro diretto prima di questo risale a quasi dieci anni fa: “5 Giorni Fuori” ottenne un buon riscontro di critica, ma un’accoglienza freddina da parte del grande pubblico. Nonostante questo, la regia di Captain Marvel risulta equilibrata, anche se qualche scena di combattimento può risultare un po’

confusa e il risultato finale non è particolarmente me- morabile. In tal senso la si può accostare ad un com- pitino ben eseguito, ma nulla di più.

Anche la colonna sonora, per quanto sia adatta all’at- mosfera, non lascia traccia nella memoria ed è più che altro funzionale alla sola visione del film. Gli ef- fetti speciali sono invece veramente spettacolari, an- che se non sempre pienamente convincenti.

Captain Marvel è quindi quello che tutti si aspettavano:

un film di intrattenimento ben realizzato, che non va troppo oltre a ciò che prometteva; un ottimo aperiti- vo in attesa del grande evento del prossimo 24 aprile, ossia l’attesissimo “Avengers: Endgame”.

Sebastiano Torresan, 3ASA

TALKING MOVIES

(21)

S

i può ridere di un’arte seria e rigorosa come la danza classica? Non c’è dubbio che la dan- za sia una disciplina che richiede molta serie- tà. Non mancano, però, alcuni coreografi che nei loro spettacoli ironizzano sulla rigidità a volte eccessiva di quest’arte.

Un esempio è il “Mistake Walz”, una coreografia fa- cente parte del balletto comico “The Concert”, rea- lizzato da Jerome Robbins nel 1956 su musica di Chopin, per il “New York City Ballet”. Il balletto in sé comprende anche coreografie per solisti, oltre che per il corpo di ballo, ma questo valzer è la parte più conosciuta. La coreografia è costruita in modo tale che, in momenti diversi, una delle ballerine commetta un errore. La comicità non sta nell’errore in sé, ma nelle reazioni delle altre artiste: oltre a ballare, infatti, le interpreti recitano, bloccandosi quando notano un passo falso da parte di una delle compagne, guardan- dosi attorno confuse; oppure, facendo finta di niente, cambiano la loro posizione o quella delle compagne, spingendole senza tanti complimenti. In altri mo- menti si scontrano l’una contro l’altra, sbagliano dire- zione, si fermano dove non dovrebbero. Lo spettato- re è così sorpreso che l’effetto esilarante è assicurato.

Un secondo balletto comico da citare è il “Le Grand Pas de Deux” di Christian Spuck, che ironizza ancora di più sulla figura della ballerina e del ballerino classi- co, tramite citazioni di grandi balletti di repertorio; la musica è di Rossini. Il primo elemento comico è visi- bile da subito, quando la ballerina entra in scena spaesata, vestita sì con un tutù classico, ma al con- tempo dotata di occhiali da vista e borsetta, che getta da tutte le parti, rischiando più volte di colpire il part- ner. I movimenti sono appositamente scattosi, per prendere in giro la rigidità degli schemi classici. È posta molta enfasi sui giri, dopo i quali la ballerina cade a terra ed è compito del ballerino rialzarla in modo sgraziato. Nei momenti in cui uno dei due bal- la da solista, l’altro si aggira confuso per il palco, sen- za sapere cosa fare. Come nel “Mistake Walz”, la bra- vura dei ballerini e la vera comicità della coreografia è data dall’interpretazione e dalle facce dei due artisti.

Sara Larcher, 1BCL

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GENERE: fantastico, azione, drammatico, horror TRAMA: L’angelo Lucifero, stanco e annoiato dopo millenni all’inferno, decide di prendersi una vacanza andando a vivere sulla Terra insieme al demone Ma- zikeen. A Los Angeles è Lucifer Morningstar, pro- prietario del night club “Lux”, dove ogni giorno si dà alla lussuria.

Sulla Terra lui è praticamente immortale: solo un al- tro angelo potrebbe ferirlo.

Dopo essere rimasto vittima di una sparatoria davanti al suo club, in cui una cantante viene uccisa, decide di indagare sull’omicidio collaborando con il diparti- mento di polizia.

Così Lucifer conosce la detective Chloe Decker, completamente immune ai suoi poteri ipnotici e della quale si innamorerà. Il nostro protagonista utilizzerà però i suoi poteri per aiutare a risolvere le indagini, avvicinandosi sempre di più alla detective.

Inizia anche a consultare una terapista per farsi aiuta- re nella comprensione dei suoi cambiamenti e per chiarire i suoi dubbi.

RECENSIONE: Soltanto leggendo il titolo mi è venuta la curiosità di guardare la serie e ne è valsa la pena.

Lucifer, interpretato da Tom Ellis, possiede un carat- tere pieno di sfaccettature, ha un particolare senso dell’umorismo che adoro e un singolare modo di af- frontare le situazioni.

La detective Chloe, interpretata da Lauren German, è una donna decisa e sicura di sé; è la mamma di Trixie e un’ottima poliziotta che ci tiene a fare bene il suo lavoro e che non si dà pace finché non ha risolto un crimine.

Tra i due partner c’è del feeling e voler sapere come va a finire è d’obbligo per una persona romantica come me.

Nadja Pavan, 4ASC

TALKING MOVIES

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Classifica Musica Italiana Top Ten

1. Mahmood - Soldi

2. Ligabue – Certe Donne Brillano 3. Ultimo – I Tuoi Particolari 4. Nek – Mi Farò Trovare Pronto

5. Pierdavide Carone, Dear Jack – Caramelle 6. Takagi & Ketra feat. Tommaso Paradiso, Jo-

vanotti & Calcutta – La Luna e La Gatta 7. Boomdabash – Per Un Milione

8. Eros Ramazzotti feat. Luis Fonsi – Per Le Strade Una Canzone

9. Elisa – Anche Fragile

10. Loredana Bertè – Cosa Ti Aspetti Da Me

Classifica Musica Internazionale Top Ten

1. Cardi B & Bruno Mars – Please Me 2. Daddy Yankee feat. Snow – Con Calma 3. Dua Lipa – Swan Song

4. Bob Sinclar feat. Robbie Williams – Electrico Romantico

5. Zedd & Katy Perry – 365

6. Mark Ronson feat. Miley Cyrus – Nothing Breaks Like a Heart

7. Sam Smith & Normani – Dancing With a Stranger

8. Calvin Harris feat. Rag’N’Bone Man – Giant 9. Ellie Goulding – Close to me

10. Imagine Dragons – Bad Liars

Nicoletta Louennous, 2CSC

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Preparazione

In una ciotola mettete la farina e il sale. Versate l'olio e un po’ d'acqua mentre impastate. Aggiungete il bicar- bonato e mescolate bene per ottenere un impasto morbido. Dividetelo in 4 parti uguali e fate 4 palline per le 4 focaccine. Copritele e lasciatele riposare per 30 minuti.

Nel frattempo scaldate una padella asciutta senza olio a fuoco medio.

Con il mattarello stendete una pallina di pasta fino ad ottenere uno spessore di 5 mm e mettetela nella padella riscaldata. Cuocete per qualche minuto su ciascun lato finché diventerà dorata. Togliete dalla padella e dis- ponetela su un piatto. Ripetete con il resto dell'impasto. Lasciate raffreddare.

Nel frattempo preparate il ripieno:

in una casseruola versate l'acqua e lo zucchero e portate ad ebollizione.

Spegnete il fuoco e versate i semi di papavero macinati nell'acqua bollente.

Quando il ripieno si è raffreddato, fate a pezzettini le focaccine e mettetele in una grande ciotola.

Mescolate il ripieno e versatelo su tutti i pezzi delle focaccine per bagnarle con lo sciroppo e distribuite i semi di papavero nel modo più uniforme possibile.

Quando tutto lo sciroppo è stato assorbito dai pezzettini delle focaccine, il piatto è pronto per essere servito.

Buon appetito a tutti!

Nicoletta Louennous, 2CSC INGREDIENTI

Per la pasta:

1 cucchiaino di bicarbonato di sodio

250 ml di acqua

1/2 cucchiaino di sale

400 g di farina

2 cucchiai di olio.

Per il ripieno:

500 ml di acqua

200 g di zucchero

200 g di semi di papavero

Ecco qui la ricetta per un break veloce da preparare e da mangiare, delizioso in ogni mo-

mento della giornata.

(25)

BORDIN C.

Riferendosi ad una compagna

Prof: “Tu sei la tipica persona che fenotipicamente sarebbe adatta alla ceretta permanente. Non so se sei pelosa o meno.”

BORDIN L.

Prof: “Non tutta la musica è arte. Ad esempio come si chiama quello là? Spera E Basta?”

CAMPANA

Un compagno in quel momento interrogato, non sapeva rispondere a una domanda e riceve suggeri- menti da un’altra compagna:

Prof: “E’ inutile che suggerite, sapete che ho gli occhi laterali, anche se non li vedete li ho!”

A: “Come le mosche?!”

Prof: “Esatto!”

PADOVAN

Prof: “A, vuole segnare anche lei i compiti per lune- dì?”

B: “No.”

Prof: “Infatti era una domanda retorica.”

A: “Io ho segnato di studiare il canto 15 e 21.”

Prof: “Meglio che non mi dici cosa hai segnato, che facciamo confusione. Io ho detto solo 21, il 15 se lo è segnato lui perché deve ancora studiarlo. Gaffe mo- struosa!”

Entrano dei ragazzi di un’altra classe nella sua ora Prof: “Erano anche dei bei ragazzi, mi chiedevo cosa avessero a che fare con voi, sono piccoli.”

A: “Hanno la nostra stessa età, prof.”

Prof: “Ah sì, ero convinta di essere in quarta… allora vanno bene!”

Prof: “Cosa stai facendo?”

A: “Mi sto mettendo il burrocacao”.

Prof: “Se lo fanno le ragazze ancora lo accetto, ma se cominciate anche voi maschietti non si può! Ma a che gusto è?”

A: “Miele.”

Prof. “Infatti ero là che dicevo “Adesso se lo man- gia”.

Prof: “L’anno scorso vedremo.”

Una compagna ha pestato una cacca e ne consegue un certo olezzo in classe

Prof: “Ha pestato una cacca? L’importante è che non l’abbia fatta.”

Porgendo una domanda alla classe sul significato di un termine

Prof: “Cosa vuol dire misogino?”

Un compagno alza la mano Prof: “Parla l’esperto.”

A: “Metà uomo, metà animale.”

La prof guarda lo scrittore di Ipse Dixit

Prof: “Non serve neanche che io parli, te li dà lui!”

(26)

ISOARDI

Entrando in classe nell’ora di un’altra prof.

Prof: “Posso rubarti tre polli?”

La prof lo guarda confusa Prof: “Tre ragazzi?”

Parlando della sua macchina A: “Mi fa fare un giro?”

Prof: “Sulla mia Pandina gialla porta sfiga? Se la puli- sci.”

LAVIA

Prof: “Siamo nel 1400, quindi siamo nel 1300.”

MARTINI

Dopo che una ragazza ha accidentalmente spruzzato del pro- fumo sul libro di una compagna:

Prof: “Bene, vorrà dire che studierai più profumata- mente!”

MORELLI

Parlando di termodinamica

Prof: “Quanti gradi ha il tuo frigo? -5? -10?”

A: “Ma prof, quello sarebbe un congelatore!”

Prof: “Ah ecco perché ho sempre il cibo surgelato.”

NOAL

Mentre spiegava il moto di una bomba: "la bomba viene esplo- sa in aria..."

Dopo un po': "Ragazzi ma oggi non ci sono pro- prio... è sabato anche per me"

A: "ASSIST DI ANSALDI"

Prof: "No. Di calcio oggi non si parla. Se ne riparlerà quando l'Inter tornerà a vincere, quindi probabilmen- te mai"

Prof: "...per questo la palla quando cade nell'erba ba- gnata non rimbalza "

A: “Ecco perché l'Inter ha perso ieri sera!”

Prof: “Okay questa me la sono tirata sui piedi!”

PATRIGNANI

Quinta ora, inizia la spiegazione, un alunno chiede di andare in bagno

A: “Prof. posso andare in bagno?”

Prof: “Non si può andare la quinta ora.”

A: “No, è alla quarta che non si può andare.”

Prof: “Ci ho provato!”

PERNECHELE

Riferendosi a un compagno assente Prof: “A, perché sei assente?”

POGGI

Spiegando il costrutto latino cum + congiuntivo rivolgendosi ad una ragazza che si stava soffiando il naso

Prof: “Lo so che è un argomento CUMMovente”

Parlando del concetto di “Carpe diem”

“Ragazzi perché adesso è diventato molto di moda, si vedono anche le insegne SCarpe Diem...”

“Avete presente o avete perfetto?”

Dopo aver spiegato un argomento

Prof: “Adesso facciamo un po' di provette e poi an- diamo in laboratorio”

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non torna più indietro?”

A: “Sì.”

Prof: “Quanto?”

A: “Tanto.”

Prof: “Se vi pesate sopra ad una montagna peserete meno che sul livello del mare. Se andate su a piedi la bilancia segnerà ancora meno.”

Parlando di energia potenziale con distanze infinite tra corpi

Prof: “...Ammesso che esista l’infinito. Quello di Leopardi sì, gli altri...”

ZORZI

Indicando un disegno alla lavagna Prof: “Chi ha fatto questo?”

A: “La professoressa Bordin.”

Prof: “Qual era il buon proposito? E quello cattivo?”

Sentendo un rumore in corridoio

Prof: “E’ un treno? In arrivo sul binario 4, allonta- narsi dalla riga gialla!”

Prof: “1400 non sono bruscolini.”

Prof: “Chi ha detto questa scurrilità?”

A: “Quale scurrilità?”

Prof: “Ho sentito un vaffa.”

B: “Mi scusi, mi è scappato prof.”

Prof: “E’ come la pipì, non ti deve scappare.”

A: “Posso dirle com’erano le strade romane?”

Prof: “Dritte.”

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