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d’Alto” “Lo studio e l’analisi cartografica del sito di Serra Capitolo I

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Capitolo I

“Lo studio e l’analisi cartografica del sito di

Serra d’Alto”

1.

Introduzione

Una delle tappe preliminari allo studio degli scavi condotti da E. Bracco (1942) nel sito di Serra d’Alto è quello relativo alla lettura e all’analisi cartografica delle mappe e dei cartellini di

riferimento stratigrafico riscontrati in associazione, non sempre sicura, ai reperti: questo a causa di rimaneggiamenti successivi dei materiali che hanno portato spesso alla perdita delle informazioni. La lettura attenta e critica dei cartellini di riferimento ha permesso in molti casi di ricondurre i reperti nel loro contesto archeologico.

2.

Il metodo di studio

Lo studio delle due fonti di informazione, quella cartografica e quella stratigrafica, è stato affrontato in un primo momento singolarmente, poi sono state confrontate e comparate tra loro così da arrivare ad una interpretazione che in alcuni casi rimane lacunosa e incerta anche in relazione alla mancanza di un diario di scavo relativo a tali attività di ricerca.

3.

Il materiale cartografico

Il materiale cartografico in esame è stato reso noto su gentile concessione del Museo “Domenico Ridola” di Matera. La cartografia riguardante gli scavi di E. Bracco consiste in tredici mappe registrate con le sigle che verranno di volta in volta riportate e consultabili nelle tavole poste a fine trattazione.

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Mappa n°1 (registrata con la sigla “disegno 1 - 4a11”) : veduta generale della collina di Serra d’Alto (anno 1925) con l’aggiunta dei saggi effettuati da E. Bracco nel 1942. Due copie della stessa di cui una a inchiostro e l’altra su carta lucida in scala 1:50.

Trattasi della mappa generale della collina di Serra d’Alto, la quale risulta chiaramente distinta in due pianori, quello occidentale e quello orientale. La mappa risale all’epoca degli scavi di Rellini (1919-1925)1 arricchita dai nominativi dei proprietari terrieri e con l’aggiunta in legenda degli scavi effettuati nel mese di settembre 1942 da E. Bracco. I saggi oggetto della trattazione sono concentrati nella parte orientale del pianoro e sono in totale nove, di cui quattro positivi (espressi con la linea piena continua) e cinque negativi (espressi con la linea tratteggiata).

Mappa n°2 (registrata senza sigla) : bozza a matita dei saggi di scavo nei fondi Antonio Chico e Di Marzio Simeone.

Dalla mappa appare la localizzazione planimetrica di tutti i saggi, sia positivi che negativi (in riferimento alla mappa n°1), posti nei terreni dei proprietari Antonio Chico e Di Marzio

Simeone, nel pianoro orientale della collina. Oltre ad essi sono presenti un prospetto di un saggio non identificato con la descrizione del deposito e della roccia incassante (“terreno e roccia

sabbiosa giallognola”), la planimetria e le sezioni non definitive di un saggio a nord-ovest della

Lamia Braia. In alto compare la data del mese di ottobre 1943: tale annotazione non corrisponde alle informazioni ricavate sia dai cartellini di riferimento che dalle altre mappe, perché gli scavi risultano essere stati effettuati nel mese di settembre del 1942. Questo “errore” potrebbe spiegarsi come una annotazione fatta successivamente alla stesura della mappa, anche perché le misurazioni e le annotazioni relative ai saggi sono verosimilmente state fatte durante lo scavo.

- I saggi presenti nella proprietà di Antonio Chico sono tre, dei quali due, secondo la mappa generale, sono considerati positivi. Uno di essi appare sul lato nord-ovest di una struttura denominata “Lamia Braia”, un piccolo capanno a pianta quadrata con tetto “a volta”2, utilizzato

come ricovero per attrezzi agricoli. Il saggio sembra essere denominato con la lettera minuscola ”b”, dato che essa si trova all’interno di un piccolo schizzo che lo rappresenta. Tale ipotesi sarà oggetto di approfondimento nel paragrafo relativo all’analisi dei cartellini di riferimento dei reperti. A sud della Lamia Braia invece sono presenti altri due saggi, uno a pianta rettangolare di dubbia denominazione (D o C) descritto come negativo; l’altro a poca distanza, di forma circolare ed

1 RELLINI U., 1925.

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indicato con la lettera maiuscola “A” , confinante con la proprietà terriera di Lo Giudice, è invece indicato come positivo.

- Proseguendo nella lettura della mappa, nel terreno antistante la Lamia, nel fondo Di Marzio Simeone, si nota la presenza di un saggio senza nome di forma rettangolare, una trincea denominata con la lettera minuscola “d ” e un altro saggio longitudinale vicino a un riferimento detto “stele”. Tali saggi vengono riconosciuti come negativi in relazione alla mappa iniziale, ovvero sterili o con scarso materiale archeologico.

Mappa n°3 (registrata con la sigla “disegno 14-4a18-n°18”): Originale a matita delle planimetrie e sezioni del saggio a fianco della Lamia Braia nelle sue fasi e ampliamenti spaziali I, II, III, IV. Scala 1:25.

La mappa ritrae il saggio di scavo limitrofo alla Lamia Braia, questa volta in modo più preciso e ricco di particolari: si notano due piante e tre sezioni con le relative misurazioni, quote e descrizione del tipo di deposito riscontrato durante lo scavo. Il titolo della mappa non ci indica la denominazione del saggio ma descrive lo scavo nelle sue fasi e ampliamenti spaziali, espresse con i numeri romani I, II, III, IV. Da ciò possiamo dedurre che lo scavo è stato fatto gradualmente. Inoltre, dalla mappa è possibile osservare che:

- La prima planimetria è indicata con la lettera minuscola “a” e rappresenta le fasi dello scavo, rese con i numeri romani I, II, III, IV.

- La seconda pianta, indicata con la lettera minuscola “b”, rappresenta invece la pianta definitiva del saggio con la resa del fondo dello scavo, caratterizzato da una porzione di piano con pietre. - Le tre sezioni illustrano invece il saggio in modo longitudinale e trasversale: sono evidenti due zone del saggio, denominate con le lettere “b” e “c”, che indicano presumibilmente gli estremi dello scavo, con le relative misurazioni: la zona “b”, che si trova vicina alla Lamia, è profonda 2.35 metri mentre la zona “c” 1.45 metri.

Mappa n°4 (registrata con la sigla “disegno 22-4a13-n°24”) : planimetria e sezioni del saggio

a fianco della Lamia Braia. Mappa su foglio di carta lucida in scala 1:100.

Essa illustra il saggio positivo (secondo la mappa n°1) effettuato sul lato nord-ovest del punto di riferimento Lamia Braia. Dalla planimetria e dalle sezioni si può notare la forma rettangolare allungata del saggio, caratterizzato anche da una sorta di pavimento lastricato su una porzione del fondo.

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Mappa n°5 (registrata con la sigla “disegno 21- 4°21-n°23”) : pianoro orientale della collina di Serra d’Alto e relativi saggi effettuati. Mappa su foglio di carta lucida in scala 1:500.

In questa mappa viene illustrata ancora una volta la parte orientale della collina, con le divisioni terriere e i nomi dei proprietari. I saggi che vengono rappresentati sono quello già citato a nord-ovest della Lamia Braia, del quale però non è espressa la denominazione, e il saggio a pianta circolare definito “pozzo”, situato a sud-sud- est della Lamia.

Mappa n°6 (registrata con la sigla “disegno 6-n°7”): bozza a matita della planimetria e della sezione del saggio di scavo denominato “pozzo” nel fondo Antonio Chico.

La mappa illustra con tutta probabilità una delle prime rappresentazioni del saggio di scavo denominato “pozzo” in alcune delle carte precedenti. Sono riportate sia una planimetria che una sezione, le quali mostrano come si presentava il saggio al momento della scoperta: si notano infatti sulla sommità uno strato di “terra nera” e un grande masso litico al centro, elementi che caratterizzavano la sua copertura in superficie; all’interno invece era presente un cumulo di pietre poste sul lato sinistro dello scavo, con le relative misurazioni. Come nella mappa n°2, è indicata ancora una volta la data di dubbia interpretazione dell’ottobre 1943, che può essere considerata un’aggiunta successiva.

Mappa n°7 (registrata con la sigla “disegno 1-n°4”): bozza a matita della planimetria e della sezione del saggio di scavo denominato “pozzo” nel fondo Antonio Chico.

In questa bozza viene rappresentata ancora una volta la planimetria e la sezione del saggio suddetto, dopo l’asportazione delle pietre che si trovavano all’interno. Si tratta della bozza della mappa successiva.

Mappa n°8 (registrata con la sigla “disegno 17-4a17”): Originale a matita della

planimetria e sezione del saggio di scavo denominato “pozzo” nel fondo Antonio Chico. Scala 1:1.

La mappa mostra il saggio di scavo positivo denominato “pozzo” questa volta in modo definitivo: si tratta di una sorta di pozzetto subcircolare profondo 2.58 metri, scavato in un deposito di natura sabbiosa. Il pozzo è stato intercettato con la seconda di due trincee di saggio aventi forma

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Mappa n°9 (registrata con la sigla “disegno 13-4a15-n°16”): Originale a matita (particolare) dei saggi di scavo nel fondo Di Marzio. Scala 1:25.

La mappa rappresenta in scala minore i saggi localizzati nel fondo Di Marzio Simeone: - Un saggio di forma rettangolare;

- Un saggio (trincea allungata ad andamento leggermente curvo) denominato con la lettera minuscola “d”,

- Un saggio di forma allungata, condotto lungo un muretto, come definito nei cartellini di riferimento, poco distante dai saggi precedenti reso in pianta e in alzato e caratterizzato dalla presenza di pietre.

I saggi sono negativi, come già indicato nelle mappe precedenti, anche se nel terzo sono stati rinvenuti n°4 frammenti ceramici, i quali sono stati disegnati e ricollocati nella posizione originaria in sezione.

Solamente due di questi frammenti sono stati riconosciuti tra il materiale in corso di studio, appartenenti a un saggio denominato “davanti la Lamia”.

Mappa n°10 (registrata con la sigla “disegno 3”) : bozza a matita dei saggi di scavo nel fondo “Moretti già Martulli”.

In questa bozza vengono illustrate le planimetrie e la localizzazione dei tre saggi di scavo nel fondo

“Moretti già Martulli”: si tratta di disegni approssimativi e con poche misurazioni.

Viene illustrata anche la sezione di uno dei tre saggi, quello segnato con il numero 1), che risulta essere caratterizzato da una porzione di pavimento di pietre sul lato verso suddello scavo.

Dalla mappa generale risultano positivi il saggio caratterizzato dal pavimento di pietre e quello rettangolare alla sua destra.

Mappa n°11 (registrata con la sigla “n°6”) : bozza a matita dei tre saggi di scavo nel fondo “Moretti”.

La mappa rappresenta le planimetrie e le sezioni dei tre saggi localizzati nel fondo Moretti. Sono presenti nell’ordine:

- La planimetria del saggio positivo caratterizzato da un pavimento di pietre sul fondo nella parte verso sud con le quote relative e la sezione con la descrizione del deposito (“zona superficiale

sabbiosa e zona di sabbia gialla fina”).

- La planimetria con le misurazioni dell’altro saggio positivo e uno schizzo che riporta la descrizione del deposito,

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Mappa n°12 (registrata con la sigla “ n°2”) : bozza a matita della sezione di uno dei saggi positivi localizzati nel fondo “Moretti”.

Si tratta dello schizzo della sezione di uno dei due saggi positivi con le relative misurazioni. Il saggio è caratterizzato sulla sommità da una “zona di sabbia”, si nota infatti un dislivello sulla

superficie di 0.35 metri. Inoltre sono indicate le caratteristiche sia del sedimento interno che della roccia incassante.

Mappa n°13 (registrato con la sigla “disegno 15-4a19-n°19”) : Originale a matita della planimetria e sezioni dei saggi localizzati nel fondo “Moretti”. Varie scale metriche.

La mappa illustra in modo definitivo i tre saggi localizzati nella proprietà denominata “Moretti già

Martulli” o semplicemente “Moretti”:

- Sul lato sinistro sono rappresentate una planimetria e due sezioni appartenenti al saggio positivo denominato con I, caratterizzato dalla presenza di pietre di grandi dimensioni posizionate sul fondo nella parte a sud. (scala 1:10).

- Al centro della mappa appare la localizzazione generale dei saggi: due sono indicati con i numeri romani I e II e sono quelli che, sempre secondo la mappa generale, risultano positivi, il terzo invece è un prolungamento della trincea Rellini ed è negativo. (Scala 1:100).

- Sul lato destro della mappa sono rappresentate una planimetria e una sezione appartenenti al saggio positivo indicato con II: il saggio appare come una trincea di forma rettangolare allungata che ha intercettato una struttura a contorno circolare. Infine dalla sezione si nota che il sedimento interno alla struttura è caratterizzato da “terra nera” mentre ai lati da una “zona sabbiosa”, carattere che era stato annotato anche nelle mappe precedenti.

4.

La lettura dei cartellini di riferimento stratigrafico associati ai

materiali

Nel corso delle indagini sui materiali archeologici del sito di Serra d’Alto sono stati riscontrati, in associazione ai reperti, alcuni cartellini di riferimento: le informazioni contenute sono relative sia alla localizzazione generale sia a quella più specifica stratigrafica, con le indicazioni dello strato e le precisazioni dello spessore.

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Data di scavo o di recupero dei reperti

Gli scavi sono stati effettuati da E. Bracco e dalla sua equipe nel mese di settembre dell’anno 1942 e più precisamente dal giorno 20 al 29, anche se ci sono alcuni cartellini che non recano una data. Si tratta di una breve campagna di scavo, volta probabilmente a una ricerca intensiva e mirata piuttosto che di tipo estensivo.

Nominativo proprietà terriera

Nel nostro caso di studio i fondi e i proprietari terrieri interessati sono localizzati nel pianoro orientale della collina e sono il fondo Antonio Chico, il fondo Di Marzio Simeone e il fondo Moretti.

Riferimenti cardinali

I riferimenti cardinali sono presenti solamente in alcuni cartellini e sono espressi in relazione a particolari strutture che vengono prese come “punto di riferimento”, ad esempio la Lamia Braia, vicino alla quale è ilsaggio di scavo nel fondo Antonio Chico.

Interessante è il fatto che, all’interno del saggio I nel fondo Moretti, venga preso come punto di riferimento un “pavimento di pietre” in relazione al rinvenimento dei materiali.

Queste indicazioni con l’uso dei punti cardinali talvolta risultano imprecise quando sono messe a confronto con le mappe: un esempio è il saggio vicino alla Lamia Braia che nei cartellini viene localizzato alcune volte a nord-est di essa mentre in realtà si trova sul lato nord-ovest.

Saggio di scavo

I saggi di scavo sono indicati con una lettera alfabetica minuscola oppure in relazione a punti di riferimento visibili, ad esempio:

- nel fondo Antonio Chico sono presenti i saggi denominati “b”, “c”, “a 50 m da trincea d” e il saggio “fondo di capanna”;

- nel fondo Moretti sono localizzati i saggi “a”, “b” (detto anche “focolaio”) e “c”; - nel fondo Di Marzio sono riscontrati i saggi denominati “c” e “muretto-stele”. Spazio di recupero

Lo spazio indica la zona o meglio “il settore” del saggio in cui è stato riscontrato il materiale archeologico. Esso viene indicato solo nei cartellini che si riferiscono ai saggi “b” e “c” nel fondo Antonio Chico vicino alla Lamia Braia.

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Spessore o quota

Gli spessori sono denominati con “primo”, “secondo”, “terzo”, ecc … a partire da quello più superficiale a quello più in profondità. Inoltre, la quota è sempre di 0.30 metri: da ciò si può dedurre

che si tratta proprio di “tagli” fatti artificialmente. Profondità dello strato (intervallo)

La profondità è espressa in metri e misurata in relazione al piano di campagna.

5.

La comparazione tra le due fonti di informazione: dubbi e ipotesi

di interpretazione

5.1

Osservazioni sui saggi nella proprietà Antonio Chico: il saggio a

nord-ovest della Lamia Braia

Per quanto riguarda il saggio di scavo condotto nelle immediate vicinanze della Lamia Braia, i cartellini associati ai materiali nei quali è indicata questa proprietà sono quelli in cui ci si riferisce al saggio “b” e “c” a cui se ne aggiungono altri due senza riferimento ma che appartengono al medesimo saggio sia per spazio che per spessore e profondità.

Analizzando in primo luogo i cartellini, è stato notato che sia il saggio “b” che il saggio “c” sono caratterizzati da una sequenza stratigrafica ben precisa, cosa che ha fatto pensare che potessero essere due saggi distinti.

Ma proseguendo l’indagine è stata osservata la loro relazione col riferimento Lamia Braia, attraverso l’utilizzo della medesima tipologia di descrizione (data, spazi, spessori), infatti lo spazio indicato sui cartellini con il numero romano III e definito come il “più vicino alla Lamia” risulta attribuito sia al saggio “b” che a “c”: tentando di inserire e di unire i dati dei due saggi, è stato osservato che la successione stratigrafica dell’uno e dell’altro è ancora più convincente, perché si completano a vicenda.

Sulla base di tutto ciò, è possibile avanzare l’ipotesi di un unico saggio al fianco nord-ovest della Lamia Braia anche in relazione al fatto che i materiali provenienti dai due saggi risultano essere omogenei, perché entrambi sono caratterizzati dalla prevalenza di elementi della ceramica impressa con rara presenza di frammenti di ceramica figulina dipinta tipo Serra d’ Alto e scarse bande rosse.

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Non trova invece una spiegazione il fatto che lo stesso saggio sia denominato in due modi diversi, forse potrebbe trattarsi di due fasi temporali dello scavo.

5.2

Osservazioni sui saggi nella proprietà Antonio Chico: il saggio denominato

“fondo di capanna”

Per quanto concerne il saggio in questione, i cartellini di riferimento stratigrafico sono scarsi e provengono solamente da due sacchetti di materiale (4F e 4H) in cui è annotato che il materiale

“proviene dal fondo di capanna nella proprietà Antonio Chico” e che la struttura ha una profondità

di circa 2.40 metri, corrispondente al fondo sterile del saggio.

Nella cartografia invece il saggio “fondo di capanna” non viene mai indicato, almeno non con questa denominazione, cosa che rende difficile la sua localizzazione : nelle mappe n°1, n°2 e n°5 i saggi positivi del fondo Antonio Chico sono solo due, quello vicino alla Lamia e il saggio di forma circolare denominato “pozzo” con la lettera “A”, che ha una profondità quasi corrispondente a quella descritta dai cartellini.3

Dalla mappa n°2 si può notare che il saggio detto “pozzo” confina con un'altra proprietà terriera, quella di Lo Giudice. Durante lo studio dei materiali è stato rinvenuto un piccolo frammento di lama in ossidiana, il quale risulta essere stato prelevato dal “terreno a confine con il fondo Lo

Giudice”: ciò può accreditare l’ipotesi che il saggio positivo detto “pozzo” sia in realtà il saggio “fondo di capanna”. Tale supposizione sarebbe ancor più verosimile se si pensa che la parola “pozzo” indica di fatto una struttura infossata e che l’abbondanza di materiale avvalori la sua

positività come descritto dalla cartografia.

Per quanto riguarda i materiali, quelli associati a questa localizzazione sono prevalentemente attribuibili alla cultura di Serra d’Alto, consistenti in ceramica figulina dipinta. Avendo analizzato il resto dei materiali senza riferimento e avendo riscontrato somiglianze nelle caratteristiche culturali , è stata effettuata un’analisi più approfondita a tutto l’insieme dei materiali e, attraverso la ricerca di

“attacchi” significativi tra il materiale localizzato e quello senza riferimenti, è stato possibile

verificare con certezza l’omogeneità e la medesima appartenenza al saggio “fondo di capanna”.

3

nei cartellini di riferimento stratigrafico associati ai materiali la profondità indicata è di 2.40 metri, quella invece riportata sulle mappe è di 2.58 metri.

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5.3

Osservazioni sui saggi del fondo di proprietà Di Marzio Simeone

I saggi situati nel fondo Di Marzio Simeone sono tre e sono ben individuati nella cartografia, si tratta di saggi di tipo negativo, superficiali e di scarso interesse a livello di materiale archeologico: - saggio “c”, risultato di una raccolta di superficie con scarsi materiali;

- saggio “muretto-stele”, un saggio di superficie dove sono stati rinvenuti rari materiali, - saggio “a 50 metri dalla trincea d”, con rinvenimento di solo materiale litico.

E’ presente infine un saggio denominato “davanti la Lamia”, il quale non trova specifici riferimenti di localizzazione ma si tratta di un saggio negativo e di superficie in cui sono stati rinvenuti solo tre frammenti ceramici decorati, di cui soltanto due riconosciuti tra i materiali.

5.4

Osservazioni sui saggi nella proprietà Moretti

Come per i saggi del fondo Antonio Chico, anche quelli localizzati nel fondo Moretti sono stati analizzati dapprima singolarmente:

- Il saggio denominato con “a” è individuato dai dati stratigrafici come un saggio di superficie (primo spessore, fino a 0.45), risultante scarsi materiali e interessato da un allargamento della trincea. Nelle mappe relative ai saggi del fondo Moretti viene individuato un saggio di forma rettangolare allungata interessato da un allargamento ai margini, tale da fargli assumere una pianta subcircolare, indicato con il numero romano II.

Si potrebbe supporre che essi siano il medesimo saggio ma dalle mappe appare chiaro che il sito non è affatto superficiale anzi, di ampie dimensioni e profondo circa 1.75 metri. Tale osservazione complica la sua interpretazione, anche in relazione al fatto che il saggio viene riconosciuto come positivo dalla cartografia, mentre in realtà i materiali analizzati rimandano a ben pochi elementi. Questa mancanza di materiali non trova spiegazione, se non forse per motivi legati a una cattiva catalogazione o perdita del materiale stesso.

- Il saggio denominato con “b” e indicato come “focolaio” nei cartellini risulta essere quello più ricco di materiale, il quale appare spesso combusto e concrezionato da cenere.

Le informazioni stratigrafiche inoltre ci indicano la presenza di un “pavimento di pietre” all’interno della struttura a una profondità di 0.90 metri: grazie a queste informazioni è stato possibile localizzarlo con facilità nelle mappe cartografiche come il saggio denominato col numero

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romano I, che risulta essere caratterizzato da lastre di pietra sul fondo. Potrebbe trattarsi di una struttura di combustione.

- Il saggio “c” infine viene localizzato sulle mappe per “esclusione” ma anche dal fatto che si tratta di un saggio di superficie con scarsissimo materiale.

In conclusione, i saggi effettuati nel pianoro orientale della collina di Serra d’Alto da E. Bracco nel settembre del 1942 sono stati quasi tutti localizzati, grazie al confronto incrociato tra le informazioni ricavate dalle mappe e quelle dei cartellini di riferimento.

In alcuni casi non è stato possibile affermare con assoluta certezza l’ubicazione dei saggi, a causa di incongruenze fra dati cartografici e stratigrafici, lacune nei documenti o nei materiali archeologici.

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