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Caratteristiche del genere

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Academic year: 2021

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3. LE SHORT STORIES

3.1. Caratteristiche del genere

La short story viene considerato il genere letterario di maggior successo dell’epoca moderna, tuttavia, per lungo tempo, ha ricevuto scarsa attenzione da parte della critica a causa della difficoltà di definirne in maniera concreta le caratteristiche principali.

Alcuni critici fanno risalire la sua origine all’antica tradizione orale greca e latina, altri invece indicano il Decameron del Boccaccio come prima manifestazione letteraria scritta da includersi nella categoria del racconto breve. La short story, però, si stabilisce come genere letterario vero e proprio solo nel 1800, e in particolare dalla seconda metà del secolo, grazie alla diffusione della stampa periodica. È considerato l’unico genere letterario autoctono degli Stati Uniti e si ritiene il racconto “Rip Van Winkle” di Washington Irving, pubblicato nel 1819, come il primo esempio di short story moderna1.

Il primo tentativo di dare una definizione al genere e alle sue caratteristiche viene offerto da Edgar Allan Poe nel 1846. Egli, nel saggio “The Philosophy of Composition”, definisce come elementi essenziali delle moderne forme di scrittura: l’unità d’impressione e la possibilità di essere

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Cfr. V. INTONTI, L’arte della short story. Il racconto angloamericano, Liguori Editore, Napoli 1996, p. 32.

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lette in una sola seduta2. La prima caratteristica si riferisce all’unità d’effetto che ogni opera deve avere sul lettore e per meglio riuscire in questo intento l’autore deve limitare la lunghezza del suo testo e catturare l’attenzione del lettore per un periodo di tempo breve ma intenso.

I tratti che maggiormente caratterizzano la short story sono: la brevità, intesa non solo in relazione al numero di parole, ma anche alla loro qualità – esse infatti devono essere incisive e mirare a produrre un effetto sul lettore −, l’unità d’ambientazione e trama, la presenza di un numero limitato di personaggi e l’azione che deve svolgersi in un breve arco di tempo, sia questo cronologico o definito da tagli o riassunti.

La scrittura di ogni short story soggiace a delle convenzioni che presuppongono una sorta di tacito accordo tra autore e lettore: la storia cattura un momento preciso della vita del personaggio principale; il racconto si dispiega tramite allusioni che permettono al lettore di mettere in moto l’immaginazione e andare oltre il singolo episodio presentato; e la conclusione deve lasciare intendere che la storia continua, anche se termina la porzione che interessava raccontare, e che da quest’ultima è possibile trarre un insegnamento morale3.

Secondo la tradizione, le short stories dovrebbero seguire un certo canone strutturale che le vedrebbe organizzate nel seguente modo: un’introduzione dell’ambientazione, della situazione e dei personaggi principali, una complicazione della situazione iniziale, l’entrata in azione del protagonista per risolvere la crisi, la risoluzione e la morale. Questo canone, però, con il tempo diventa via via più labile, tanto che i racconti contemporanei hanno creato delle strutture narrative proprie del tutto originali mantenendo solo alcuni degli aspetti appena delineati. In

2

Cfr. E. A. POE, “The Philosophy of Composition”, in P. Van Doren Stern (a cura di)

The Portable Edgar Allan Poe, The Viking Press, New York 1951, pp. 549-565, qui p.

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particolare gli scrittori si sono allontanati sempre più dal carattere di leggenda popolare che investiva in origine i racconti, per dar vita a delle vere e proprie analisi realistiche e dettagliate della società.

Per ciò che riguarda i contenuti la tendenza più diffusa nella prima fase di sviluppo del genere è quella di cogliere avvenimenti legati alla vita quotidiana di personaggi comuni:

the prevailing trend in nineteenth-century short fiction was realism, which found its subject matter in the everyday lives of ordinary lower-class and working-class people struggling to survive in a newly industrialized, urban world that was crowded, noisy, dirty, and in constant motion4.

In seguito anche questo aspetto subisce delle modifiche, perciò accanto a racconti che riportano episodi reali si trovano storie maggiormente legate alla fantasia.

Dalla seguente analisi delle short stories di Meridel Le Sueur si noterà come l’autrice si sia in parte attenuta alle particolarità del genere, per ciò che riguarda la caratterizzazione e la scelta dei personaggi, ma abbia poi arricchito la tematica di base con gli elementi tipici della sua poetica: il rapporto madre figlia, il legame della donna con la terra, la sessualità femminile, le vite simboliche di personaggi anonimi e l’attaccamento alla terra e alle proprie origini.

3.2. Il rapporto madre figlia in “Persephone” e “Annunciation”

Il tema della maternità ricorre nell’opera di Le Sueur come un “leitmotiv”, ed è soggetto dei racconti “Persephone” e “Annunciation”. Il legame madre figlia è la relazione per eccellenza tra due donne, quella che

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W. MARTIN, The Art of the Short Story, Houghton Mifflin Company, Boston, 2006, p. 58.

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definisce la soggettività dell’individuo donna e che le offre una reale percezione di sé in quanto essere in grado di dare la vita e di stabilire con la propria creatura un rapporto viscerale. Le Sueur è stata una delle prime scrittrici ad introdurre questa tematica nella letteratura, dalla quale essa era sempre stata esclusa in quanto ritenuta poco interessante ed eccessivamente legata a una percezione femminile della vita. Le Sueur venne criticata per questa sua tendenza a descrivere situazioni appartenenti all’universo femminile, e proprio in occasione della pubblicazione di “Annunciation”, quando un editore della rivista Scribner’s rifiutò il testo suggerendo all’autrice di provare a scrivere più come Hemingway, lei rispose: “But fishin’, fightin’, and fuckin’ were not my major experiences”5.

“Persephone” fu pubblicato nel 1927 su The Dial, ma Meridel Le Sueur iniziò a scrivere questa short story” nel 1921, durante un periodo di crisi dovuto al fatto che si sentiva abbandonata e respinta dalla madre e alla delusione data dall’ambiente eccessivamente maschilista di Hollywood.

Il racconto è una riscrittura, in chiave contemporanea, del mito greco di Demetra e Persefone. Questo mito racconta di Persefone, figlia di Zeus e Demetra, dea dell’agricoltura, che fu rapita da Ade, dio degli inferi, perché divenisse sua sposa. Demetra, che fino ad allora aveva protetto i raccolti e reso fertili le terre, reagì al rapimento della figlia scatenando un inverno rigido e infecondo, impedendo così sia agli uomini che agli dei di cibarsi dei frutti della terra. Grazie all’intervento di Zeus, preoccupato per le sorti della terra e degli uomini, Demetra ottenne un accordo con Ade: Persefone avrebbe trascorso sei mesi negli inferi al fianco del suo sposo e sei mesi sulla terra in compagnia della madre. Da quel momento Demetra accolse con gioia il ritorno della figlia facendo rifiorire la terra nei mesi primaverili ed estivi e struggendosi di dolore nei mesi invernali, durante i quali lasciava che la terra appassisse insieme a lei.

5

Citato in C. COINER, Better Red. The Writing and Resistance of Tillie Olsen and

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Il racconto di Le Sueur ha come protagonista Freda, una contadina che vive in un villaggio del Kansas insieme al marito, Frantz, e alla figlia. Le terre dei due contadini sono sempre state le più fertili del villaggio e Freda, in particolare, sembra avere la capacità di far fiorire qualunque cosa pianti. La figlia della donna condivide con la madre la passione per la terra e i suoi frutti, ma qualcosa di misterioso la rende diversa dalle altre ragazze del villaggio, che, infatti, non riescono ad avvicinarla. Ad interrompere la tranquillità della loro vita, interviene un allevatore di bestiame, chiamato March, che, dopo aver trascorso un certo periodo nel villaggio e aver concluso degli affari, parte portando con sé la figlia di Freda. La donna, disperata, la cerca ovunque invano, e si lascia morire e sopraffare dal dolore per la perdita della figlia. Anche le terre del villaggio sembrano partecipare alla sua sofferenza e, da quel momento, smettono di dare frutti. Quando poi, trascorsi alcuni mesi, la figlia torna dalla madre, sul villaggio sboccia di nuovo la primavera. Ma, ogni anno, una volta trascorsa l’estate, March torna per riprendersi la sua sposa e Freda non può che restituirgli la figlia e lasciare che lui la conduca nel suo capanno.

Il racconto di Freda e sua figlia è inserito all’interno di una cornice narrativa più ampia che vede la narratrice accompagnare la figlia della donna in un viaggio in treno, per scoprire il male del quale la ragazza soffre. Durante il viaggio, la narratrice ha modo di ricordare alcuni episodi della vita di queste due donne e di riflettere riguardo alla loro relazione e al tema della vita e della morte.

Sempre in prima persona, ma questa volta secondo il punto di vista della madre, è raccontata “Annunciation”. Tale short story fu pubblicata privatamente nel 1935 e comparve poi nel 1940 nella raccolta Salute to Spring. Il testo fu scritto in occasione della prima gravidanza di Le Sueur ed è, infatti, dedicato alla figlia Rachel. Protagonista è una giovane donna, molto povera, che decide di dare alla luce il figlio che porta in grembo nonostante l’opinione contraria del suo compagno, Karl, e della gente, e che

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descrive la propria esperienza su dei pezzetti di carta, in modo da poter preservare il ricordo di quel momento per sé e per suo figlio. La vicenda si svolge negli anni immediatamente precedenti la depressione, un periodo in cui la precarietà della vita portava a pensare alla gravidanza come a un atto totalmente irresponsabile: “This isn’t the time to have a child. Everything is rotten”6, ripete in continuazione Karl alla donna. La protagonista del testo vive, invece, questa esperienza come un dono e un modo per celebrare la vita laddove intorno a sé vede solo distruzione. Alloggia, insieme a Karl, in una pensione e, mentre lui vaga tutto il giorno in cerca di un lavoro, lei trascorre i pomeriggi seduta in un portico cadente a riflettere e a parlare con il bambino che sta per nascere. A tenerle compagnia c’è un pero, con il quale la donna instaura un rapporto spirituale, di intima complicità, perché anche lui conosce il lungo tempo della gestazione e porta a maturazione dei frutti ricchi di vita: “There is the pear tree I can see in the afternoons as I sit on this porch writing these notes. It stands for something. It has had something to do with what has happened to me” (“A”, 81), “[he] has opened a door for me” (“A”, 85).

Nell’analizzare il rapporto madre-figlia in questi due racconti si possono evidenziare diversi punti di contatto. Innanzitutto, in entrambi viene descritta come una relazione privilegiata che avviene solo fra due donne e dalla quale la figura paterna è esclusa. L’uomo, infatti, sembra non comprendere l’importanza di questa esperienza e non possiede sia dal punto di vista fisico che psicologico quel legame con il figlio che invece possiede la madre. Egli, anzi, risulta privo di sensibilità nei confronti di quella creatura che ha interrotto un equilibrio preesistente. Nello specifico possiamo notare come, in “Persephone”, Frantz più che un sentimento d’amore nei confronti della figlia di Freda provi un senso di fastidio e

6

M. LE SUEUR, “Annunciation”, in Salute to Spring, International Publishers, New York 1940, pp. 81-97, qui p. 86. (Da ora in poi le citazioni tratte da questo testo verranno indicate con la sigla “A” e le pagine tra parentesi).

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rifiuto: “Frantz hated her, as everyone knew, and he hated her singing. When Freda with her horses went plunging through the black waves to the horizon, he would leave his plough and strike at the girl”7. In “Annunciation” sono ancora più frequenti gli episodi in cui Karl mostra di non sentirsi affatto legato al figlio che la sua compagna porta in grembo e, anzi, la invita più volte a liberarsene: “‘Why don’t you take something?’ he kept saying. [...] Get rid of it’” (“A”, 86). In “Persephone”, Le Sueur informa che Frantz non è il padre naturale della figlia di Freda: la donna, infatti, ha portato la figlia in paese senza svelare dove fosse nata e di chi fosse figlia, aumentando in questo modo l’aura di mistero che circondava lei e la bambina. Probabilmente è per questo che Frantz non è capace di inserirsi nel rapporto tra le due donne e di amare la figlia di sua moglie: in loro non scorre lo stesso sangue e non sono legati da un rapporto viscerale. Nel caso di “Annunciation” la paternità di Karl è assodata, ma, allo stesso modo, egli non si sente intimamente legato al figlio che la sua compagna ha deciso di far nascere in quanto vive con più intensità la preoccupazione per il futuro che li attende piuttosto che la gioia della paternità.

Questa estromissione dell’uomo nel legame madre-figlia, e la totale assenza di un’altrettanto forte relazione tra padre-figlio/a in tutta l’opera di Le Sueur, potrebbe avere radici nella mancanza della figura del padre naturale nella vita privata dell’autrice. Ricordiamo infatti che, in seguito al divorzio di Marian da William Wharton, questo sparì totalmente dalla vita dei figli e Meridel e i suoi fratelli furono adottati da Arthur Le Sueur. Qest’ultimo, dall’altro lato, viene descritto dall’autrice nel saggio autobiografico “The Ancient People and the Newly Come” come un uomo ammirevole dal punto di vista morale e di grande importanza per la sua formazione politica, ma incapace, per carattere e cultura, di esprimere

7

M. LE SUEUR, “Persephone”, in E. Hedges (a cura di), Ripening. Selected Work,

1927-1980, The Feminist Press, New York 1982 , pp. 76-84, qui p. 83. (Da ora in poi le

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affetto nei confronti dei figli adottivi.

Un ulteriore punto di contatto tra i testi è l’idea della gravidanza, e della maternità in generale, come dono e simbolo di vita. Il titolo “Annunciation” di per sé rimanda all’annunciazione fatta dall’angelo Gabriele a Maria che avrebbe portato dentro di sé il figlio di Dio, destinato ad offrire al mondo il dono più prezioso: la salvezza. Se anche la protagonista del racconto non darà vita al Salvatore dell’umanità è consapevole del fatto che il bambino che porta in grembo rappresenti una speranza per il futuro: “I hope you will come glistening with life power, with it shining upon you as upon the feathers of birds. I hope you will be a warrior and fierce for change, so all can live” (“A”, 89). Il bambino, quindi, diventa dono per la madre, che in questo modo acquista ragion d’essere, ma anche per la società nella quale nascerà, perché ne rappresenta l’avvenire. Inoltre, la nuova vita, e soprattutto la gravidanza che si decide di affrontare nonostante le difficoltà, è vista come un atto rivoluzionario che solo la donna può decidere di compiere e che diviene per lei anche strumento di autoaffermazione. In “Persephone”, il fatto che la figlia rappresenti per Freda un dono e il perno intorno al quale ruota la sua esistenza è testimoniato dal fatto che, nel momento in cui le viene tolta, la donna perde ogni interesse verso la vita: “She seemed like an old woman whose time of fertility had gone” (“P”, 81). In terzo luogo, da entrambi i racconti emerge il parallelo che si istituisce tra il legame madre-figlia e la natura che le circonda, nonché tra le figure femminili e la terra. Si tratta di un rapporto indissolubile, di intima complicità: la donna, infatti, come la terra, fa germogliare dentro di sé una nuova vita e in questo modo fa parte dell’immenso ciclo vitale che regola l’universo. In “Persephone”, Le Sueur descrive in modo particolareggiato le attività di Freda e la figlia sui loro campi e mostra come la natura che le circonda rifiorisca al loro incontro. Finché, infatti, la figlia di Freda vive al fianco della madre, la sua vita è felice, la bambina può giocare tra i campi, assistere la madre nelle attività agricole e scoprire le bellezze della natura:

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She came to town on the first spring days, with her mother, riding in the wagon atop the early vegetables. She carried with her always, falling from her hands, the first white violets. It did not astonish us that she was thus privy to the first stirrings of the season, since we glimpsed her through all the year in the prairies, by the streams, or hidden in the nooks of the fragrant hills. In the fall, returning from berry hunting, she brushed past us in the chill dusk. In the winter, as we went to the frozen creel, we glimpsed her peering from the naked bush. In the spring we saw her come by her mother, with the first violets (“P”, 78).

Se però la vicinanza tra la madre e la sua creatura è simbolo di vita e prosperità, la loro separazione provoca un trauma e la sua conseguenza è la morte della terra. Quando, infatti, la figlia di Freda viene rapita e la sua esistenza è turbata dall’arrivo di una figura maschile, entra in contatto con l’aspetto negativo della vita, con il male e con la morte: “She among us all had known that living was a kind of dying” (“P”, 83). Il fatto, poi, che ad allontanarle sia proprio un uomo è significativo: in questo modo, infatti, Le Sueur mostra che la società patriarcale e l’ideologia maschilista di cui si nutre è responsabile dell’impossibilità per le donne di vivere con serenità e completezza la loro esistenza. La terra è la prima a comunicare il senso di “decay” (“P”, 76) portato dall’uomo: essa, infatti, è morente, appassisce, perché privata delle cure dovute, e non è in grado di dare frutti. Insieme alla terra anche il corpo femminile si fa emblema della morte nel momento in cui gli viene portato via ciò che lo rende vivo e vitale: “That winter [Freda] grew very old” (“P”, 81).

In “Annunciation”, la scrittrice paragona l’intero processo della gestazione alla produzione e maturazione dei frutti sul pero che la protagonista vede ogni giorno dal portico della pensione in cui vive. L’albero assume un significato quasi mistico per la donna, la quale lo investe di una valenza affettiva, perché condivide la sua stessa esperienza, ma anche di vita e speranza, perché non interrompe mai il suo ciclo vitale.

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Inoltre la madre, che gode di un rapporto di complicità con la natura, perché è riuscita a penetrarne il mistero, si augura che la sua creatura condivida i suoi stessi sentimenti verso quel mondo che sta per accoglierla:

Tonight, the world into which you are coming [...] is very strange and beautiful. That is, the natural world is beautiful. I don’t know what you will think of man, but the dark glisten of vegetation and the blowing of the fertile land wind and the delicate strong step of the sea wind, these things are familiar to me and will be familiar to you. I hope you will be like these things. I hope you will glisten with the glisten of ancient life, the same beauty that is in a leaf or a wild rabbit, wild sweet beauty of limb and eye (“A”, 88).

Essa stessa vede e sente modificarsi il proprio corpo, il quale sembra progressivamente assumere le forme di quel pero che, come lei, sta portando a maturazione i propri frutti e le si rivolge parlando una lingua che la donna è in grado di comprendere perché la sua identificazione con la natura si è completata e perché lei stessa ha compreso l’importanza della gravidanza:

I feel like a tree swirling upwards too, muscular sap alive, with rich surfaces hanging from me, flaring outward rocket-like and falling to my roots, a rich strong power in me to break through into a new life (“A”, 94). [...] I have sat here in the pale sun and the tree has spoken to me with its many tongued leaves, speaking through the afternoon of how to round a fruit. And I listen through the slow hours. I listen to the whispering of the pear tree, speaking to me, speaking to me (“A”, 96-97).

Infine, si può notare come il rapporto tra madre e figlia sia tanto naturale per i soggetti che lo vivono in prima persona, quanto incomprensibile per chi le osserva dall’esterno e le percepisce come figure avvolte dal mistero. “I have always expected some metamorphosis to take place in Freda and her daughter – a moment when the distant look would, by miracle, go from their eyes and they would reveal their nativity in some

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awful gesture” (“P”, 77), ammette la narratrice di “Persephone”, che non arriva a comprendere la forza della relazione tra le due donne. Testimonianza della stessa incomprensione sono le parole pronunciate, nei confronti della mamma in “Annunciation”, da una donna che disapprova la sua gravidanza: “‘I hear you’re going to have a child,’ she said. ‘It’s too bad’” (“A”, 97). Nonostante l’incapacità degli altri di penetrare gli aspetti più intimi della relazione madre-figlia, questa emerge con forza sempre maggiore e i due soggetti si nutrono della presenza l’una dell’altra8: “For some reason I remember that I would sing to myself and often became happy as if mesmerized there in the foul room. It must have been because of this child” (“A”, 86).

Dal punto di vista stilistico e linguistico, i due testi si allontanano molto dalla poetica della sobrietà del realismo proletario: sono, infatti, caratterizzati da una lingua molto poetica e ricercata che si nutre del potere evocativo delle metafore e del linguaggio figurato. “Annunciation” è stato definito un “prose poem” proprio per la liricità di cui è permeato. La scrittura gioca molto sull’uso di metafore e similitudini legate al mondo vegetale, e l’esposizione del racconto è affidata alla ripetizione di termini e immagini in grado di dare anche al testo scritto quel senso di circolarità che ne caratterizza l’aspetto ideologico. Esempi di tale circolarità, come proprietà del mondo femminile contrapposta alla linearità del mondo maschile, sono evidenti in entrambi i testi: in “Persephone”, Frantz scava solchi lineari nel terreno, mentre Freda si occupa degli animali partorienti e della coltivazione dei semi e sua figlia gira in cerca di frutti di bosco; in “Annunciation”, Karl è rigido nei pensieri così come nella fisicità, mentre la sua controparte femminile ha i fianchi “full and tight in back as if bracing themselves” (“A”, 93), e le sue curve sono simili a quelle dei frutti del pero. Anche “Persephone” si nutre di un linguaggio evocativo nel quale le

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Cfr. L. COLTELLI, Le radici della memoria. Meridel Le Sueur e il radicalismo

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immagini ricorrenti e le ripetizioni ruotano soprattutto intorno al tema della morte e del deperimento della terra e di Freda in seguito alla scomparsa della figlia: quindi il paesaggio intorno alla donna si fa “dying” (“P”, 76) e la ragazza sembra portare su di sé il segno di una “perpetual death” (“P”, 77).

La struttura narrativa di entrambi i racconti non è lineare: in “Annunciation”, la protagonista-narratrice introduce la sua storia mentre si trova al quarto mese di gravidanza, in seguito ne descrive i primi mesi e termina con uno sguardo al presente9; in “Persephone”, la narrazione segue il viaggio in treno della narratrice e della figlia di Freda e attraverso dei “flashback” racconta l’infanzia della ragazza e il suo rapimento da parte di March.

Le Sueur, quindi, permea questi racconti, sia dal punto di vista linguistico che narrativo, di quei tratti che individua come caratteristici del linguaggio e dell’esperienza femminile: la non linearità, la poeticità e l’intensità delle emozioni.

3.3. La scoperta e la paura della sessualità e della femminilità in “Spring Story”, “Wind” e “The Girl”

Fin dagli anni in cui iniziò la scrittura di “Persephone”, Le Sueur indagò la sessualità con un’ottica diversa da quella che le avevano indicato la madre e la nonna. Se, infatti, nell’ideologia puritana il sesso era visto come qualcosa di peccaminoso e il corpo era percepito come elemento del quale vergognarsi, attraverso la lettura di D. H. Lawrence l’autrice aveva scoperto

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Cfr. C. NUÑEZ PUENTE, “The Dialogical ‘Feminine’: The Chronotope of Pregnancy in “Annunciation”, in Feminism and Dialogics: Charlotte Perkins Gilman, Meridel Le

Sueur, Michail M. Bakhtin, Publicacions de la Universitat de València, Valencia 2006,

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la naturalezza e la bellezza del corpo femminile e la spontaneità nell’espressione delle passioni individuali.

In “Spring Story”, “Wind” e “The Girl”, Le Sueur descrive, attraverso le storie di tre donne appartenenti a fasce di età diversa, la medesima esperienza legata alla scoperta della sessualità e della femminilità, evidenziando la paura e il senso di spaesamento suscitato da tale scoperta.

Il primo racconto, “Spring Story”, pubblicato su Scribner’s nel 1931, ha come protagonista un’adolescente che sente maturare dentro di sé le prime sensazioni legate al mondo delle donne. La vicenda si sviluppa durante il giorno di Pasqua, quando Eunice apre gli occhi e percepisce, dai suoni e dai profumi, che è arrivata la primavera. Affacciandosi alla finestra, osserva lo zio impegnato a togliere la terra dai bulbi di canna piantati accanto alla casa e si lascia inebriare dalla brezza mattutina. Più tardi, mentre si reca alla messa con i fratelli, Eunice si sofferma a pensare alla nuova stagione che l’attende e che la vedrà diventare donna. Tornata a casa, anziché intrattenersi nei giochi con i fratelli o nella lettura dei fumetti con il padre, preferisce chiudersi nella propria stanza e continuare a pensare, rifiutando anche il tentativo della madre di capire quali siano le preoccupazioni che la tormentano. Dopo il pranzo domenicale, la ragazza si avvia in paese per una passeggiata, durante la quale incontra alcuni ragazzi e si rende conto di essere attratta da loro, ma di sentirsi terribilmente impacciata nei modi. Tornando a casa, Eunice decide di non entrare e di fermarsi ad osservare i bulbi delle canne. A questo punto la ragazza si fonde con quella pianta simbolo per lei di una nuova vita che può essere appagante solo se vissuta in modo istintivo e a contatto con la natura.

La scoperta della propria femminilità, da parte di Eunice, è descritta in parallelo con l’arrivo della primavera e lo sbocciare delle canne piantate per l’occasione, in quanto il rifiorire della natura, con l’inizio della bella stagione, porta nell’aria le stesse emozioni che la ragazza sente crescere dentro di sé nel momento in cui acquisisce la consapevolezza del suo essere

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donna:

She felt herself ripening and coloring. It was as if she felt upon herself, as upon the world outside, the blowing of a nourishing wind from some unseen space. She hung on a strange tree and day by day felt herself ripening and rounding in her flesh. This morning the wind blowing in the window seemed freighted, not only with the promise of the physical spring of the world, but with other promises for herself, blowing in upon her the dream of her future, the scent of unripe meanings which would one day mature. […] This year [the cannas] would mark for her different time. This she knew. No longer would she run past them in young play. These red flames would burn in a different time for her, stand up, marking a time that would be stranger and disquieting10.

Oltre che dalle sensazioni che le trasmette la natura, è tramite il contatto o la vicinanza con individui di sesso maschile, come lo zio, i chierichetti o i ragazzi incontrati per strada, che Eunice sente farsi più forte la sensazione di star maturando e diventando donna. La ragazza, infatti, ammira ed è affascinata dalla forza e mascolinità dello zio, che, nonostante l’età, conserva il vigore e fa risorgere le canne dalla terra; durante la messa afferma che vedere i ragazzi sull’altare “made her feel so much a girl” (“S”, 90); e infine, dall’incontro con Red e i suoi compagni percepisce il desiderio di sembrare carina agli occhi dei ragazzi, ma allo stesso tempo si sente totalmente impacciata e immatura nell’approccio con questi ultimi.

Se da un lato la ragazza percepisce il fascino del risveglio dei propri sensi, dall’altro l’immagine di donna a lei più vicina, la madre, le fa intuire la sofferenza insita nell’essere donna: “The nearest she could get to the pain of [the knowledge of being a woman] was the vision of her mother, frail and sad and somehow defeated” (“S”, 90). Nel corpo sfiorito della madre,

10

M. LE SUEUR, “Spring Story”, in E. Hedges (a cura di), Ripening, cit., pp85-96, qui pp. 85-86. (Da ora in poi le citazioni tratte da questo testo verranno indicate con la sigla “S” e le pagine tra parentesi).

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nella sua espressione malinconica, Eunice vede i segni di una speranza simile alla sua che un tempo la madre doveva avere, ma che con il trascorrere degli anni ha cessato di esistere. Per questo Eunice ha timore della trasformazione che sta avvenendo in lei e manifesta la sua paura tramite i sentimenti confusi che prova nei confronti della madre: in parte di affetto e in parte di disapprovazione. Significativo è l’episodio che segue il ritorno a casa di Eunice dopo la messa, quando, nella sua stanza, immersa nei pensieri, è felice di avere la madre accanto a sé e vorrebbe esternarle le sue preoccupazioni, tuttavia è convinta che la madre, la quale da tempo ha smesso di vivere pienamente il suo essere donna, e forse ha anche dimenticato le sensazioni del risveglio al mondo femminile, non sia in grado di aiutarla:

When she heard the familiar woman behind her she could see with her eyes closed the face and figure of this woman, and she was glad she had come into the room. If she might turn and ask the older woman some question. But she did not know what the question would be, and she had a feeling her mother would not be able to answer it even if she found herself able to ask (“S”, 92).

Nonostante le iniziali perplessità, Eunice decide di vivere nella loro completezza le passioni che sente crescere dentro di sé. Infatti, il finale della storia, che la vede sprofondare nell’aiuola dove sono state piantate le canne, simboleggia la sua presa di coscienza della femminilità e sensualità che porta dentro e il desiderio di viverle in maniera istintiva. Nella poetica di Le Sueur, infatti, qualunque cosa venga piantato o seppellito sottoterra, deve necessariamente rinascere, crescere e quindi risvegliarsi a nuova vita.

In “Wind”, invece, la protagonista è una giovane sposa che, seppure abbia già superato il periodo dell’adolescenza e abbia quindi fatto esperienza del cambiamento del proprio corpo e delle proprie percezioni, si prepara ad affrontarne di nuove, legate alla vita matrimoniale. La short story fu pubblicata nel 1935 sul Windsor Quarterly e descrive i pensieri e le azioni di Fran, una donna che da poco ha sposato Ken e ha abbandonato

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l’ambiente familiare, per recarsi in una nuova città in cui è circondata da persone che non conosce. Il primo tra gli sconosciuti è proprio Ken, nei confronti del quale Fran prova dei sentimenti confusi. Da un lato si sente attratta dal marito, dall’altro prova verso di lui un senso di repulsione e fastidio che si accentua quando lui tenta un contatto fisico con lei, perché sente minacciata la propria indipendenza. Quando Fran si trova da sola, a passeggiare per le vie della città, è felice di poter assaporare il profumo della vita e si sente appagata dal ruolo di moglie e futura madre, quando, invece, è in compagnia di Ken si rende conto di quanto il suo essere donna dipenda dalla figura di quest’uomo che non è in grado di condividere le sue stesse emozioni e sensazioni. Arrivata la sera e dopo l’ennesimo litigio con Ken, sarà il vento fresco della primavera e la forza della natura a rappacificare i due sposi e a far capire a Fran quanto sia importante abbandonarsi completamente al suo uomo.

In questo testo, Le Sueur mostra come nel caso di una donna sposata, che dovrebbe aver raggiunto una certa sicurezza dal punto di vista della percezione di sé in quanto donna, la presenza di un uomo, con il quale condividere la vita, risulti ingombrante e mini le certezze acquisite. Fran, infatti, ricorda con gioia il periodo in cui trascorreva le giornate con la madre e le amiche perché la loro presenza la gratificava: “‘At home Gracie and Lizzy liked to hear me talk. Oh, you would be a writer they said, you talk so well, you tell such good things’”11. Ora, invece, si sente in difficoltà perfino a far capire al marito quello che prova quando si trova da sola a casa o in giro per la città, e anzi continua a pensare con nostalgia al periodo in cui credeva che la vita matrimoniale l’avrebbe appagata. Intravede, però, nella maternità una nuova speranza e un modo per riconquistare il proprio ruolo di donna attraverso un atto che è tutto femminile. Anche Fran, come

11

M. LE SUEUR, “Wind”, in Ripening. cit., pp. 97-107, qui p. 104. (Da ora in poi le citazioni tratte da questo testo verranno indicate con la sigla “W” e le pagine tra parentesi).

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la protagonista di “Annunciation”, ritiene la gravidanza un atto rivoluzionario, attraverso il quale poter affermare se stessa e la propria femminilità. Probabilmente per questo accoglie con gioia il vento fertile della primavera che entra nella sua stanza durante la notte, e spinta da questo vento decide di abbandonarsi tra le braccia del marito e liberare la propria passionalità:

There was a terrible excitement in the air. “Ken. Ken,” she called and he walked instantly as he did and his eyes dilated too with wonder as he saw the exciting windy darkness in the room and the rain was like an unknown army below the window.

“Fran,” he said in wonder […], and she went straight into his breast, and the fresh wind kept summoning them, blowing in the room straight over them in its fertile chill.

And most delicately he felt for her, calling her; so she answered for the first time, stirring to him, struck by the freshening wind. It blew and blew in the window straight over them (“W”, 106-107).

L’ultimo testo preso in esame, “The Girl”, pubblicato nel 1936 sulla Yale Review, affronta, invece, questa stessa tematica secondo l’ottica di una donna che vive una condizione a metà strada tra quella dell’adolescente e della sposa: la ragazza nubile, che vorrebbe esprimere le proprie passioni ed emozioni, ma finisce col reprimerle perché condizionata dall’educazione ricevuta e dagli stereotipi legati all’immagine della donna pura e rispettabile.

La ragazza del titolo, della quale Le Sueur non rivela il nome, sta attraversando in auto le Tehachapi Mountains diretta a San Francisco per trascorrere qualche giorno di vacanza in compagnia della sorella. Dopo aver sostato in una stazione di servizio per il pranzo, si fa convincere dal gestore del locale a dare un passaggio, per alcuni chilometri, a un ragazzo. Intontita dal calore del sole, turbata dal paesaggio circostante e dalla presenza del

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ragazzo, la protagonista comincia a sentire nel suo corpo la forza della propria sensualità che si fa tutt’uno con la terra che sta attraversando. Decide in un primo momento di vivere a pieno le pulsioni del proprio corpo, ma poi fa prevalere il raziocinio e continua il viaggio, da sola, in uno stato di frustrazione.

La protagonista della short story è una donna indipendente, che per vivere fa l’insegnante e che ha lottato per ottenere tale posizione di rilievo e rispetto, perciò non vuole rinunciarvi. Con il tempo ha maturato un’idea degli uomini piuttosto cinica, che l’ha portata a pensare a loro come a dei nemici dei quali diffidare: “she despised men and always had”12. Tuttavia, si lascia convincere a dare un passaggio a un ragazzo e durante il tragitto si rende conto di essere turbata dalla presenza di lui, da un lato perché infastidita dagli uomini, dall’altro perché attratta da questa figura così virile e spavalda nel modo di fare e parlare da renderla quasi incline al suo fascino.

La femminilità della ragazza è descritta in parallelo al paesaggio che essa vede intorno a sé durante il viaggio. La terra, e in particolare la montagna, viene presentata come simile nella sua conformazione al corpo femminile. Come esso, infatti, è sinuosa e prorompente e possiede un forte potere seduttivo: “the earth seemed to turn on the bone rich and shining, the great mounds burning in the sun, the great golden body, hard and robust, and the sun striking hot and dazzling” (“G”, 72). Quella stessa terra, inoltre, è pervasa da un calore e da una luce intensa che sembrano simboleggiare le sensazioni della ragazza. La montagna, quindi, si fa sua complice nel momento in cui la protagonista decide di lasciarsi andare:

She saw his wrists, his giant breast, his knees, and behind him the tawny form

12

M. LE SUEUR, “The Girl”, in Salute to Spring, cit., pp. 64-80, qui p. 70. (Da ora in poi le citazioni tratte da questo testo verranno indicate con la sigla “G” e le pagine tra parentesi).

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and heat of the great earth woman, basking yellow and plump in the sun, her cliffs, her joints gleaming yellow rock, her ribs, her sides warm and full. The rocks that skirted the road glistened like bone, a sheer precipice and dazzle of rock, frightening and splendid, like the sheer precipice of his breast looming toward her so that she could feel the heat come from him and envelop her like fire, and she felt she was falling swiftly down the sides of him, and for the first time in her life she felt the sheer sides of her own body drooping swift and fleet down to her dreaming feet, and an ache, like lightning piercing stone, struck into her between the breasts (“G”, 78).

Qualcosa però le fa cambiare idea, probabilmente l’educazione che le è stata trasmessa, secondo la quale abbandonarsi in quel modo al piacere è sintomo di dissolutezza, o forse il pensiero che da sempre l’ha accompagnata, per cui non poteva e non doveva sottomettersi agli uomini perché “she was their equal in every way, she knew that” (“G”, 74).

La sua decisione quindi, al contrario di quella presa da Eunice e Fran, è quella di reprimere la propria istintività e sensualità lasciandosi sopraffare da quel retaggio puritano, che le fa percepire la spontanea manifestazione delle proprie sensazioni come una vergogna. Nell’ottica di le Sueur, quindi, questa donna è l’unica ad uscire sconfitta dalla propria esperienza: paragona, infatti, il suo atteggiamento a quello di un individuo che si trova di fronte a un banchetto sontuoso, ma decide di non parteciparvi. Al contrario di Fran, però, la ragazza decide di non legare la sua vita o anche solo la percezione di sé a una figura maschile, la quale andrebbe a minare le sicurezze che si è duramente costruita nel corso della vita: “She could not go to his breast that welcomed her – All my delicacy, all my purity, she thought. He will not see me. I must not change. I must not change. The tears came to her eyes, and at the same time a canker of self-loathing, terrible, festered in her” (“G”, 78-79).

La struttura narrativa dei tre racconti è molto lineare: le vicende vengono presentate in ordine cronologico e la storia ruota intorno ad un

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unico personaggio principale, del quale vengono dettagliatamente descritti pensieri e azioni. Le Sueur, quindi, mantiene, in queste short stories più che in altri testi, una certa fedeltà al genere: l’azione si svolge in un breve arco di tempo, vi è unità di ambientazione e trama, il numero dei personaggi è limitato e offre al lettore una possibilità di riflessione sul messaggio del testo. L’aspetto innovativo è dato sicuramente dal tema presentato, che mette in posizione centrale una donna con le sue sensazioni e le sue esperienze, e lascia che queste vengano esposte in maniera esplicita. Il fatto che Le Sueur avesse deciso di affrontare il tema della sessualità dall’ottica di una donna rappresentò un rischio, prima ancora che un atto rivoluzionario e una presa di posizione forte della scrittrice in merito alla presenza femminile nella letteratura. Non a caso “Spring Story” e “Wind”, seppur scritti intorno agli Anni Venti, conobbero la pubblicazione solo negli Anni Trenta, quando evidentemente l’ambiente letterario si fece sufficientemente maturo per accoglierli.

Stilisticamente, le tre short stories presentano tratti simili, che, più che guardare alle specificità del genere letterario, si rifanno alle caratteristiche della scrittura di Le Sueur. Possiamo notare l’abbondante presenza di metafore e similitudini che legano le descrizioni dei corpi femminili alla terra e al paesaggio nel quale sono inserite, nonché la ripetizione di termini dal significato evocativo. In “Wind” ad esempio, ricorre spesso l’uso del verbo “to fly” e del sostantivo “flight” a segnalare l’importante ruolo svolto dal secondo protagonista di questo racconto: il vento. Questo, con il suo movimento, porta Fran, da un lato, al risveglio e alla liberazione dei propri sensi e quindi ad avvicinarsi al marito, e dall’altro, la rende ancor più consapevole del rapporto di dipendenza che la lega al suo uomo e di quanto quel matrimonio tanto desiderato la limiti nel suo essere donna. In “The Girl”, invece, le immagini ruotano tutte intorno al campo semantico del calore e del sole cocente, simbolo della passione interiore della ragazza.

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stessa tematica, Le Sueur faccia emergere esperienze e reazioni diverse, con l’intento di descrivere le sensazioni che ogni donna prova di fronte alla presa di coscienza della sessualità e della femminilità, e di offrire uno spunto di riflessione proprio a quelle donne alle quali i testi si rivolgono.

3.4. “The Laundress”: un esempio di vita

“The Laundress” fu pubblicato nel 1927 su American Mercury. La short story descrive una lavandaia assunta a servizio da una famiglia borghese, per svolgere alcuni lavori domestici, e alla quale tutti erano molto legati. Le Sueur racconta la storia in prima persona attraverso gli occhi e i pensieri di uno dei bambini della famiglia presso la quale la donna lavorava, e offre una descrizione molto poetica e appassionata di questa figura che rappresenta, per lei, una delle tante donne del suo tempo. La signora Kretch si recava nella casa del narratore due volte alla settimana per svolgere le sue faccende, e ogni volta i bambini rimanevano estasiati di fronte alla sua presenza e al velo di mistero che sembrava avvolgerla. Chi narra riporta alcune conversazioni avute con la donna e alcuni episodi della sua vita privata, nell’intento di penetrare, almeno nel ricordo, il fascino e i segreti della sua esistenza. La vita della signora Kretch era stata caratterizzata da una forte enigmaticità e una grande semplicità e queste stesse caratteristiche l’accompagnarono nel momento della morte. Per il suo funerale, infatti, i figli decisero di non far suonare alcuna musica, di adornare la bara con pochi fiori e di far risaltare dall’aspetto della loro madre la stessa sobrietà che aveva segnato la sua vita. Nel finale, con un’immagine dall’alto valore poetico e di forte commozione, la voce narrante porge il suo estremo saluto alla domestica descrivendo il percorso transitorio dell’esistenza umana:

A man who is born is like a man falling into the sea. When he dies he leaves his body, washed up from that sea, an instant before decay, livid upon a

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foreign shore, illumined by a terrible light, chilled by the gusts of eternity – he looks back upon it before he enters the caves, and for an instant it glows in that illumination of death; he leaves the white sands of the sea, the body sinks into the ground it lies upon, the light fades within it, and there is nothing more visible13.

Anche la figura di questa donna, come Freda e sua figlia, viene descritta come segnata da un mistero. Il suo aspetto fisico, i suoi movimenti, la sua voce e il modo di parlare, la sua origine straniera, l’atmosfera che la circondava ogni volta che entrava nella casa in cui lavorava al mattino o si congedava alla sera, sono tutti aspetti che, secondo Le Sueur, contribuiscono a rendere inafferrabile l’essenza di questa donna. Ma il mistero che più di ogni altro risultava irraggiungibile e che rendeva questa figura affascinante ed enigmatica al contempo, era quello legato all’atteggiamento della lavandaia nei confronti dei propri figli. Nel raccontare l’episodio di una visita fatta dal narratore e dalla madre alla signora Kretch, Le Sueur ha modo di osservare l’atteggiamento della donna nei confronti dei propri figli, e in particolare di Hilda: “They looked at each other, held in each other secretly. I felt very near to solving the enigma of the woman and the girl. My heart beat. I felt excited for some unknown reason. Yet, it eluded me, and I came no nearer to the secret. I could not understand (“L”, 111). L’enigma, però, rimane irrisolto. Ancora una volta, quindi, troviamo in Le Sueur la volontà di esaltare il forte legame tra madre e figlia, ma allo stesso tempo la difficoltà di comprendere fino in fondo questa relazione. Quando scrisse il racconto, Le Sueur non aveva ancora fatto esperienza della maternità quindi, probabilmente, la difficoltà di penetrare totalmente l’amore che lega una madre a una figlia veniva dal rapporto complesso che lei stessa aveva con la madre. Nel suo libro,

13

M. LE SUEUR, “The Laundress”, in Ripening, cit., pp. 108-113, qui p. 113. (Da ora in poi le citazioni tratte da questo testo verranno indicate con la sigla “L” e le pagine tra parentesi).

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Constance Coiner, riporta un’intervista fatta all’autrice, nella quale quest’ultima rivela da un lato l’ammirazione che provava per la madre in quanto donna forte, sicura di sé e capace, con le sue azioni, di cambiare la situazione delle donne del suo tempo, e dall’altro il senso di terrore e oppressione che questa trasmetteva ai figli a causa della freddezza dei modi e, nello stesso tempo, dell’eccessiva cura:

My mother was a fierce mother. She was like an elephant, as if he were going through the jungle and saw a wren’s nest, abandoned, with eggs in it. And he said, ‘Well, don’t worry, I’ll hatch you.’ So he sat down on the eggs. That was my mother’s passion for her children. She’d hatch ‘em even if she killed ‘em14.

Tuttavia, sia della madre – come si evince dal saggio “The Ancient People and the Newly Come” e dal romanzo Crusaders – sia della signora Kretch, Le Sueur esalta la tenacia e il coraggio dimostrato durante la vita per preservare la propria identità e i propri diritti.La signora Kretch, quindi, è simbolo di quella forza femminile che Le Sueur difese con la sua attività militante e raccontò in tutte le sue opere. La protagonista di “The Laundress” è una donna tenace, che ha lottato per tutta la vita, sempre difendendo la propria dignità, e la cui forza interiore è visibile all’esterno perché resa esplicita da una fisicità prorompente, solida e capace di sopportare le prove più dure. In tutto il testo, la scrittrice pone l’attenzione sull’aspetto fisico, quindi sul corpo della lavandaia, che viene descritto come: “strongly built”, “stalwart”, “stolid”, “sturdy”, tanto che “not at any time did she seem to us like a servant” (“L”, 108), perché dotata di una forza che era raro trovare in una donna di fatica.

La tecnica narrativa ripercorre quella già individuata nei testi precedenti: una successione cronologica degli eventi, che però, in questo caso, vengono esposti tramite dei salti temporali utili a percorrere l’intero

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arco della vita della protagonista concentrando l’attenzione sui momenti più significativi non solo della sua esistenza, ma anche di quella delle persone che le stettero accanto.

La lingua e lo stile di questa short story sono esempio di quella poetica del dettaglio, per ciò che riguarda la precisione nelle descrizioni dei personaggi e degli eventi, ma anche di quella raffinatezza, per ciò che riguarda la scelta lessicale e la ripetizione dei termini chiave, che abbiamo imparato a riconoscere nei testi di Le Sueur.

L’esistenza della lavandaia, seppur anonima in quanto personaggio che ha condotto una lotta del tutto personale, diviene esemplare, un’esperienza dalla quale ogni donna dovrebbe trarre la forza di lottare per i propri diritti, per la difesa di se stessa e dei propri figli. Con uno stratagemma tipico di Le Sueur, quindi, ci troviamo di fronte alla storia di una “working class woman” che rivela un intento didattico per i lettori ai quali è diretta. L’autrice ritiene, infatti, che “several more generations will produce something. One cannot with certainty trace those things, but surely great expression has somewhere a beginning, a vague and terrible budding” (“L”, 111).

3.5. Un caso limite: “Corn Village”

“Corn Village” apparve nel 1931 su Scribner’s e fu introdotto nel 1940 in Salute to Spring come testo d’apertura della raccolta. Lo si può definire un caso limite in quanto difficile da classificare dal punto di vista del genere. Il testo, infatti, possiede i tratti del reportage, del racconto, del ritratto, del diario e dell’autobiografia; tuttavia la critica tende a definirlo un saggio.

Il testo si inserisce all’interno di quella poetica del regionalismo che, nel saggio “Writing the Midwest”, Julia Mickenberg individua come ulteriore

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elemento essenziale nell’indagine della produzione di Le Sueur e di altri artisti del tempo. Secondo Mickenberg, infatti, negli Anni Trenta si diffuse un rinnovato interesse verso le diversità culturali delle varie regioni dello stato americano, dovuto a un desiderio di ritrovare una stabilità, un’identità comunitaria e una riscoperta del passato, di fronte all’impatto che la modernizzazione portava con sé proprio in quel periodo15. L’interesse di Le Sueur per la scrittura regionalista ha le sue radici in parte nel desiderio di far emergere quella terra alla quale doveva la sua origine fisica, ma soprattutto ideologica, e in parte nell’intento progressista di descrivere la realtà di posti isolati e poco considerati, ma che rappresentavano il fulcro della realtà e dei valori americani. “Corn Village”, infatti, non rappresenta l’unico esempio in cui Le Sueur mette in evidenza il proprio interesse per le regioni del Midwest. I romanzi North Star Country e Crusaders, il saggio “The American Way”, e la rivista Midwest, fondata dalla stessa autrice, celebrano e mettono in risalto le caratteristiche di quella parte di America.

Le Sueur trascorse gli anni dell’infanzia e della prima adolescenza a Fort Scott, in Kansas, e il villaggio del granturco del titolo diviene simbolo non solo del suo paese natale, ma di tutti i paesi del Midwest i cui abitanti hanno condotto vite simili a quelle dei personaggi descritti nel racconto e hanno conosciuto le difficoltà del nascere e crescere in quella zona. Il Midwest è descritto come una terra che l’autrice percepisce come familiare, ma allo stesso tempo totalmente sconosciuta perché caratterizzata da elementi che la rendono affascinante e amorevole, eppure anche inclemente e oscura. Il testo, infatti, diviene, come suggerisce Laura Coltelli, “una celebrazione di quella terra e insieme una denuncia per ciò che non riesce più ad offrire, ma alla quale comunque la scrittrice si sente unita da un

15

Cfr. J. MICKENBERG, “Writing the Midwest: Meridel Le Sueur and the Making of a Radical Regional Tradition”, in S. A. Innes e D. Royer (a cura di), Breaking Boundaries.

New Perspectives on Women’s Regional Writing, University of Iowa Press, Iowa City

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legame profondo non disgiunto dal terrore che talvolta ispira” 16.

“Corn Village” è un dialogo che Le Sueur conduce con la terra nella quale crebbe prima dell’avvento della Prima Guerra Mondiale, “a dialogue with the old America”17. Fin dall’apertura del testo l’autrice espone le principali caratteristiche delle terre del Midwest: spoglie, fredde e poco accoglienti, le cui stesse creature non sono in grado di percepire la differenza tra la vita e la morte, tanto è difficile la loro esistenza. La descrizione del paesaggio è ricca di particolari e permeata da un tono fortemente lirico, che prepara il lettore ad affrontare, con maggiore consapevolezza, il contenuto delle storie e le caratteristiche dei personaggi che vengono tratteggiati nelle successive sezioni del testo. Il primo ritratto è quello di Simonson, un uomo scostante e dal fisico emaciato che consente a Le Sueur di inserire un paragone con Abraham Lincoln: anch’egli con “that well-known Yankee form and the mystery of it”18. Il secondo riguarda una famiglia irlandese e una prostituta polacca, simbolo degli stranieri che popolavano la zona del Midwest e che portavano con sé, e dentro di sé, una cultura e un immaginario distante da quello yankee, ma, per l’autrice, carico di fascino. Tramite il confronto con gli stranieri, Le Sueur cerca di delineare in maniera più precisa i tratti caratteristici degli yankee, ma il tentativo di comprendere le sfaccettature e il mistero che soggiace al loro modo di essere lascia la scrittrice totalmente insoddisfatta. L’unico momento che l’autrice individua quale rivelatore della vera essenza di quella gente è quello in cui si verificano episodi di violenza: “violence somehow stirs up the deadly becalmed surface, breaks open the body” (“CV”, 16). Ma anche

16

L. COLTELLI, Le radici della memoria. Meridel Le Sueur e il radicalismo americano

degli Anni Trenta, Quattroventi, Urbino 2001, p. 97.

17

R. SHULMAN, “Political Art and Ethnicity. The Radical Discourse of Meridel Le Sueur”, in W. Boelhower (a cura di), The Future of American Modernism. Ethnic Writing

Between the Wars, VU University Press, Amsterdam 1990, pp. 217-242, qui p. 220.

18

M. LE SUEUR, “Corn Village”, in Salute to Spring, cit., pp. 7-25, qui p. 12. (Da ora in poi le citazioni tratte da questo testo verranno indicate con la sigla “CV” e le pagine tra parentesi).

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questi episodi giungono al termine e tutto piomba di nuovo nell’apatia. Il racconto, poi, si conclude con una sorta di invocazione al Kansas, quella terra che Le Sueur ha ancora difficoltà a capire, ma che fa parte di lei e ama e rispetta così com’è.

Soggetti di questo testo sono la terra e il corpo. Entrambi sono in Le Sueur fonti di vita e nel momento in cui vengono eccessivamente sfruttati, violentati o perseguitati, perdono la loro forza vitale. Abbiamo già avuto modo di analizzare l’associazione tra la terra e il corpo femminile, ma in questo testo, Le Sueur, estende tale associazione anche al corpo maschile, il quale è “slim tenuous [...] hard and gawky like a boy’s, never getting any man suavity in it, but hard and bitter and stubborn, always lanky, and ill-nourished, surviving bitterly”(“CV”, 12), come la terra in cui vive. Come sottolinea Neala Schleuning: “the earth is the woman raped; the raped woman is the earth. The exploited land is the worker exploited”19. Il legame terra-uomini diviene quindi ancora più ampio perchè descrive la situazione della “working class”, di quei lavoratori sfruttati e vessati dal sistema capitalistico, che vedono violentata la loro esistenza e si sentono sradicati dal loro tradizionale approccio al mondo circostante.

Uno dei tempi portanti del testo, quindi anche la molla che ha spinto Le Sueur alla scrittura di “Corn Village”, è la messa in luce dello sfruttamento capitalistico di contro alla semplicità della vita rurale dei paesi cosiddetti di frontiera, e allo stesso tempo le conseguenze verificatesi in quelle terre e nei loro abitanti con il progressivo avvento del capitalismo. Gli uomini del Midwest, informa Le Sueur, non sono sempre stati così restii al contatto con il mondo esterno, ma è stato il cambiamento nell’assetto di quest’ultimo a renderli diffidenti, aspri e riluttanti a qualunque tipo di manifestazione, sia questa relativa ai sentimenti o alle azioni. Lo sfruttamento della terra è poi associato alla condizione femminile, la terra subisce la stessa violenza della

19

N. SCHLEUNING, America: Song We Sang Without Knowing. The Life and Ideas of

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donna: “[Oh, Kansas...] your country with its sense of ruin and desolation like a strong raped vergin” (“CV”, 24). Insita in questo messaggio, vi è una contrapposizione tra presente e passato: la scrittrice, infatti, si fa testimone di un periodo in cui la terra era florida e gli uomini vivevano più a contatto con essa e gli animali: “yet there is the land abundant, in seasons. I have looked and looked at the land”; ora invece essa è “the symbol of a man’s foreboding and his birth and his death. Life is not embodied. It is either just dying or being born. Who can tell?” (“CV”, 9).

Altra tematica centrale del testo è quella riguardante la repressione alla quale sono costretti gli abitanti del Midwest, sia per cultura, sia per appartenenza ad un luogo che nella sua stessa conformazione fisica impedisce la libera espressione dell’istintività umana. Le Sueur descrive questa terra come caratterizzata da inverni lunghi e rigidi, paesaggi desolati e praterie razziate, dove gli uomini hanno dovuto imparare a comportarsi come i fiori del deserto: rannicchiandosi su se stessi in attesa dell’arrivo delle piogge e della stagione della fioritura. L’esempio più evidente di repressione è quella alla quale i “midwesterner”, rappresentati in questo caso dalla nonna della narratrice, costringono il proprio corpo. Di radicata formazione puritana, questa donna percepiva il suo corpo come elemento estraneo da sé del quale provava vergogna e che cercava in tutti i modi di nascondere: “she had that acrid, bitter thing about her body, a kind of sourness as if she had abandoned it. It was like an abandoned thing, perhaps it had not been occupied” (“CV”, 20). Essa lo trattava, quindi, come un oggetto abbandonato al quale doveva poca cura, per questo non si concedeva mai più riposo del necessario e aveva abolito qualunque tipo di attività potesse darle un piacere fisico. Era incapace di qualsiasi sentimentalismo, tuttavia era devota alla sua famiglia, anche se, dice Le Sueur, si trattava di una devozione priva di passionalità: “it seemed to be a sacrifice without joy, a love without passion” (“CV”, 20).

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esistenza nascosti e perennemente ossessionati dal peccato. Le uniche persone alle quali era concesso, o che erano capaci, di lasciarsi andare, di esprimere e vivere le proprie emozioni e di proporsi alla vita con atteggiamento sincero, erano gli stranieri e le prostitute che vivevano nella zona. Le Sueur descrive la propria ammirazione nei confronti di una famiglia irlandese, che viveva nel villaggio, con la quale aveva avuto occasione di trascorrere del tempo e della quale apprezzava l’allegria, la gioia di vivere, la capacità di divertirsi e dare libero sfogo ai sentimenti. Allo stesso modo ammirava, e in un certo senso invidiava, una donna di origine polacca, che aveva una casa d’appuntamenti, in quanto possedeva un corpo “rich and loose” (“CV”, 14), laddove il corpo yankee viene descritto come privo di grazia, incapace di lasciarsi andare e come soggetto con il quale è difficile imparare a convivere.

Le Sueur registra, tuttavia, alcuni momenti in cui gli stessi autoctoni si lasciavano andare alle emozioni: quando accadevano episodi di violenza, quindi avvenimenti esterni in grado di sconvolgere l’assetto imperante, di avvicinare le persone e di interromperne l’isolamento. Il primo episodio è l’assassinio di una ragazza compiuto dal suo fidanzato geloso, che subito dopo si suicida. In quell’occasione, superato il momento dello “shock”, gli abitanti del villaggio capiscono che l’accaduto è stato mosso da una libera espressione di un sentimento da parte di un loro compaesano. Quindi, seppur sconvolti dal dolore per la morte dei due, si riscoprono uniti perché condividono gli stessi sentimenti. Quell’evento ha per loro una funzione catartica. Il secondo è rappresentato dai “revival meetings”, cioè delle cerimonie religiose in occasione delle quali l’intera comunità del villaggio si riunisce per ascoltare le prediche del pastore e rinnovare la propria fedeltà a Dio. Sono avvenimenti che vengono attesi con ansia da tutta la comunità. Le Sueur descrive come la nonna, in quei giorni, cambiasse addirittura atteggiamento nei riguardi del proprio corpo e dei propri cari, indossando il suo vestito migliore e preparando dei pasti particolari. In

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chiesa la comunità attende con ansia la predica del pastore, giunto apposta nel villaggio per risvegliare i loro animi, e si sente ancora una volta purificata.

A chiarire la valenza di questi due episodi interviene anche un tratto stilistico dell’autrice: l’uso dei tempi verbali. Gli episodi sono raccontati al passato, ma, in conclusione del racconto, Le Sueur passa al presente dando all’evento una collocazione temporale attuale e sempre vera. In seguito agli episodi di violenza, in realtà l’assetto del villaggio rimane invariato: le persone si riavvicinano, sentono rinascere un senso di comunità e fratellanza a lungo sopito, ma con il trascorrere del tempo tutti ripiombano nella consueta apatia: “but gradually the excitement would wear away, the strong cotton insulation of emotion would muffle it” (“CV”, 17). È, però, possibile leggere in tutto ciò un messaggio positivo: Le Sueur vuol far notare come certi sentimenti e la voglia di sentirsi parte di una comunità siano ancora presenti, anche se solo in forma latente, e possano in qualche modo emergere e dare nuova speranza all’America tutta20.

In generale si può affermare che l’intento che soggiace al testo è quello di smitizzare il cosiddetto “American dream”, il sogno di un’America ricca, prosperosa, florida, terra di opportunità e di successo. E per farlo l’autrice decostruisce uno dei personaggi più eroici della storia Americana, Abraham Lincoln, e lo fa non solo dipingendo il suo corpo come dinoccolato e privo di vigore, ma anche il suo atteggiamento nei confronti della terra come privo di amore e passione:

He was naturally a lover, but he never loved the land, though he walked miles over it, slept and lived on it, and buried the bodies of those he loved in it; and yet he was never struck with that poetry and passion that makes a man secure upon his land, there was always instead this convulsion of anxiety, this fear

(“CV”, 11).

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Il mito viene ricostruito nella chiusura del pezzo. Le Sueur ammette l’importanza di vivere per la propria terra e comprenderne tutti i suoi aspetti caratteristici, perché quella terra le ha dato la vita e questa vita dipende proprio dal paese d’origine: “For your life is my life and your death is mine also” (“CV”, 25). La rinascita e la capacità di superare le difficoltà, inoltre, viene ancora da quella “communal sensibility” che dovrebbe portare tutti a collaborare e condividere la stessa visione di una nuova America senza divisioni razziali o culturali.

La struttura narrativa di questo testo non è lineare: non possiede una sequenza che vede susseguirsi un inizio, un culmine e uno scioglimento, ma si dispiega alternando al racconto di alcuni episodi della vita dell’autrice o degli abitanti del “corn village”, delle riflessioni condotte dalla scrittrice stessa sulla propria condizione di yankee, simile a quella di tanti altri americani. La prima persona del narratore, suggerisce Constance Coiner, non è solo singolare, ma anche plurale perché vuole racchiudere un’esperienza comune21. Il testo, inoltre, sembra essere rivolto a un “you” più volte chiamato in causa con delle domande e degli inviti a considerare con attenzione la situazione descritta: “[the] apostrophic ‘you’ whirls around in a lyrical spinning out of agrarianism, social consciousness, celebration of the return of the repressed, and an experimental unfolding of personal voice”22. È un “tu” che racchiude il soggetto americano, ma può assumere una valenza universale dal momento che l’invito proposto è quello di considerare il legame che si instaura tra un uomo e la propria terra e quanto questo rapporto possa condizionare il modo di essere del singolo individuo.

Anche questo testo, come “Annunciation”, si avvicina stilisticamente ai

21

Cfr. C. COINER, Better Red, cit., p 132.

22

N. R. ROBERTS, Three Radical Women Writers. Class and Gender in Meridel Le

Sueur, Tillie Olsen, and Josephine Herbst, Garland Publishing, New York-London 1996,

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tratti del poema in prosa: è, infatti, ricco di immagini ed espressioni evocative che lo allontanano dalla sobrietà del realismo proletario. D’altronde, più volte Le Sueur ha sostenuto la scrittura lirica e non lineare a scapito di uno stile piatto e canonico incorrendo nelle critiche del partito e nel rischio che le sue opere non venissero pubblicate. Per l’autrice, anche la scrittura doveva essere espressione di quel femminismo da lei sempre difeso ideologicamente, il quale doveva abbattere le barriere della piatta e opprimente società patriarcale e farsi forza della sua capacità di esprimere, anche con le parole e uno stile poetico, una forza d’intenti e principi.

Riferimenti

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