• Non ci sono risultati.

Capitolo 1 - La manipolazione automatica delle pelli: stato dell’arte

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Capitolo 1 - La manipolazione automatica delle pelli: stato dell’arte"

Copied!
18
0
0

Testo completo

(1)

2

Capitolo 1 - La manipolazione automatica delle pelli:

stato dell’arte

1.1 La lavorazione delle pelli

Il processo conciario, comprende tutte le attività necessarie alla trasformazione della pelle grezza dell’animale in cuoio o pellame. E’ costituito da un ciclo tecnologico complesso nel quale possono essere distinte tre fasi fondamentali: la preparazione della pelle, la concia vera e propria ed infine la rifinizione della pelle.

La concia della pelle è il processo tramite il quale si rende stabile e imputrescibile la materia prima di partenza e può essere eseguita secondo alcune metodologie fondamentali (concia minerale o vegetale). Le operazioni di preparazione e di rifinizione

della pelle, che precedono e seguono la concia, sono assai numerose e servono a conferire all’articolo finito le caratteristiche specifiche di cuoio o di pellame. Queste operazioni, che possono essere di tipo chimico, fisico o meccanico, possono essere eseguite secondo opportune varianti ed eventualmente variate nella sequenza o anche omesse, in relazione al materiale grezzo in lavorazione e all’articolo finale che si intende produrre. Data quindi la varietà delle pelli grezze e le diverse tipologie degli articoli che da esse si possono ottenere, risulta evidente che non si può identificare un unico processo conciario, ma ci saranno, diversi schemi produttivi ottenibili in funzione del tipo di pelle, del tipo di concia e del tipo di lavorazione finale.

1.1.1 Le operazioni di rifinizione della pelle

Il processo di rifinizione della pelle è costituito dall’insieme di operazioni e trattamenti che realizzano la parte finale del processo conciario e che sono finalizzate a migliorare, dal punto di vista merceologico, le pelli. Queste operazioni interessano fondamentalmente la lavorazione della superficie della pelle per garantire che questa assuma opportune caratteristiche in riferimento all’aspetto esteriore, al tatto ed alla resistenza, che sono fondamentali per la qualità dell’articolo finito.

La sequenza ed il tipo di operazioni che caratterizzano il processo di rifinizione dipendono dal tipo di concia a cui è stata sottoposta la pelle. Nel seguito saranno

(2)

3

brevemente descritte le operazioni principali tipiche che seguono il trattamento di concia al cromo.

Successiva al trattamento di concia, vi è l’operazione di asciugaggio. Questa permette di rimuovere, tramite un’azione meccanica, l’acqua presente nelle pelli dopo i trattamenti di concia, riducendo l’umidità dal 65-70% al 45-50%. L’operazione viene eseguita facendo passare la pelle attraverso i cilindri di una pressa rotativa a feltri. La pressione prodotta sulla pelle dai cilindri della pressa, determina la fuoriuscita dell’acqua che viene poi assorbita dai feltri che ricoprono la superficie degli stessi cilindri.

Dopo l’operazione di asciugaggio, la pelle è sottoposta all’operazione di rasatura. La rasatura ha lo scopo di rifinire lo spessore della pelle rendendolo uniforme su tutta la superficie e di ripulire il lato carne dall’eventuale carniccio non eliminato con le precedenti operazioni di preparazione della pelle alla fase di concia. L’operazione è eseguita tramite una macchina rasatrice dotata di un cilindro a lame che viene lambito dalla pelle mentre questa viene fatta avanzare da un cilindro trasportatore gommato.

Con l’essiccamento inizia il ciclo di lavorazioni a secco caratteristico delle fasi finali del processo conciario. Attraverso l’operazione di essiccamento si riduce l’umidità della pelle da un valore pari al 30% fino al valore di equilibrio igroscopico (14-18%). È una operazione piuttosto delicata in quanto un’eccessiva disidratazione della pelle produrrebbe la lacerazione della stessa durante le fasi di manipolazione e più un generale durante la piegatura della pelle. Viceversa un essiccamento insufficiente porterebbe all’insorgenza di fenomeni ossidativi che danneggerebbero il prodotto.

La palissonatura è un’operazione necessaria dopo la fase di essiccamento. Con la palissonatura, infatti, si distendono le fibre indurite ed incollate le une alle altre in seguito all’essiccamento, al fine di rendere le pelli morbide al tatto. È un’operazione meccanica che consiste in una serie di stiramenti che possono essere eseguiti sia a mano (nel caso di pelli leggere), sia a macchina tramite macchine alternative o rotative denominate “palissoni”.

Ultimata l’operazione di palissonatura, le pelli vengono sottoposte ad un’ulteriore trattamento di essiccamento per raggiungere un’umidità del 10-12%. Tale trattamento prende il nome di inchiodatura. Durante tale fase, le pelli devono essere mantenute piane, per questo motivo sono vengono tese mediante sistemi di pinze (fig. 1.1) sopra opportuni telai (da qui il nome inchiodatura) che vengono poi introdotti in un tunnel di essiccazione.

(3)

4

L’operazione successiva a cui è sottoposta la pelle è denominata smerigliatura. La smerigliatura può essere eseguita sia sul lato carne1 della pelle che sul lato fiore2 ed

ha differenti finalità in relazione al tipo di pelle che si sta lavorando e alle caratteristiche che dovrà avere il prodotto finito. Si può eseguire ad esempio la smerigliatura sul lato carne per levigarlo o sul lato fiore per eliminarne eventuali difetti. La smerigliatura della pelle viene effettuata tramite una machina (smerigliatrice) dotata di un cilindro ricoperto di materiale abrasivo che asporta parte della superficie della pelle in lavorazione.

Per ottenere sul prodotto finito un film lucido che ne esalti il colore naturale, le pelli subiscono poi un trattamento con cere. Le pelli vengono trattate con emulsioni cerose o caseiniche distribuite in maniera uniforme su tutta la superficie con l’ausilio di pistole a spruzzo.

1Lato carne: lato inferiore della superficie della pelle ottenuto da tessuti cutanei più profondi. Rappresenta

generalmente la parte non visibile sul prodotto finito.

2 Lato fiore: lato superiore della pelle ottenuto dai tessuti cutanei più esterni. È la superficie più morbida e delicata della

pelle e costituirà la parte visibile del prodotto finito.

(4)

5

Dopo il trattamento con emulsioni cerose, le pelli vengono “stirate” tramite una pressa idraulica dotata di piani riscaldati. Con la pressatura si esaltano la lucentezza e la luminosità impartite dalle emulsioni.

Termina le operazioni di rifinizione della pelle, la fase di verniciatura. La verniciatura (o pigmentatura) viene effettuata per rifinire il colore sul lato fiore della pelle, se questa ha già subito un processo di tintura in bottale, o viene eseguita qualora si voglia conferire al lato fiore un colore differente da quello naturale. In questa fase le pelli, caricate su trasportatori a fili di nylon, attraversano macchine a tunnel dove, tramite ugelli montati su bracci rotanti, viene spruzzata la vernice sul lato fiore della pelle. Terminata la fase di verniciatura, le pelli sempre trasportate dai fili di nylon, attraversano una camera di essiccazione per permettere l’asciugatura del colore. All’uscita del tunnel di essiccazione, le pelli vengono scaricate dal trasportatore a fili e, nel caso in cui non sia stato raggiunto un adeguato livello di colorazione, dovranno essere sottoposte nuovamente al trattamento un numero di volte sufficiente a conferire al prodotto le caratteristiche cromatiche richieste.

1.2 La movimentazione delle pelli in conceria

Come emerge dai precedenti paragrafi, le varie fasi del processo di lavorazione delle pelli in conceria risultano distinte e separate. L’impossibilità di realizzare un processo di lavorazione continuo, impone la necessità di frequenti trasferimenti della

Figura 1.2 (a) pigmentatrice e camera di essiccazione; (b) particolare della fase di "spruzzo"

(b) (a)

(5)

6

pelle da una stazione di lavorazione all’altra e tra i vari reparti della conceria. Attualmente gran parte delle movimentazioni delle pelli nelle concerie avviene manualmente con l’ausilio di alcuni dispositivi che facilitano le operazioni di trasferimento. Per convogliare ad esempio la pelle all’interno delle macchine di verniciatura a tunnel, si utilizzano dei trasportatori a fili di nylon (fig. 1.3) che si muovono in continuo ad una velocità di 5-15 m/min.

Tuttavia le operazioni di carico della pelle sul nastro vengono effettuate manualmente dall’operatore che preleva la stessa pelle da una catasta posta su di un carrello in prossimità del nastro (fig. 1.4).

Figura 1.3 Trasportatore a fili di nylon

(6)

7

Anche le operazioni di scarico della pelle dal nastro vengono effettuate manualmente da un operatore che preleva le pelli dal nastro e le accatasta sul carrello (fig. 1.5).

Ulteriore esempio di trasferimento manuale tra le diverse stazioni di lavorazione, è offerto dalla fase di asciugatura delle cere. Nei processi in cui è previsto il trattamento della pelle con cere, terminata la fase di stesura delle cere è necessario effettuare l’asciugatura della cera sulla superficie della pelle. A questo scopo le pelli sono adagiate sui bracci di un convogliatore aereo dove vengono lasciate per un dato periodo di tempo (fig. 1.6).

Figura 1.5 Scarico manuale delle pelli da trasportatore a fili di nylon

(7)

8

Le operazioni di carico e scarico da convogliatore, sono in genere effettuate manualmente da un operatore (fig. 1.7). E’ importante sottolineare le difficoltà nell’effettuare l’operazione di scarico che richiede nel contempo precisione nell’impilamento delle pelli sul pallet, e velocità necessaria per poter seguire la cadenza imposta al convogliatore.

1.3 Problematiche relative all’automazione nell’industria

della pelle

Nel paragrafo precedente emerge come anche nelle concerie più moderne vi sia un elevato impiego di manodopera a cui vengono affidati i compiti di trasferimento delle pelli tra le varie stazioni di lavorazione. Le difficoltà che ad oggi ostacolano uno sviluppo significativo dell’automazione nell’industria conciaria sono legate fondamentalmente alla natura del materiale trattato. Le pelli, infatti, presentano delle peculiarità riassumibili in tre punti fondamentali:

1. Deformabilità: la pelle è un tessuto flessibile e presenta differenti rigidezze a seconda dello spessore, dell’ animale utilizzato e della parte dell’animale da cui è ricavata. Inoltre, per una stessa pelle, la rigidezza può variare durante le varie fasi del processo di lavorazione.

(8)

9

2. Morfologia: le pelli hanno contorni irregolari, possono presentare sul bordo sfrangiature e difetti di vario genere a seconda della parte ( collo, groppone, fianco ) e del tipo di animale utilizzato; il range di dimensioni può variare e non esiste una pelle identica ad un’altra. Inoltre la superficie della pelle presenta delle ondulazioni e non è dunque planare.

3. Delicatezza: la superficie delle pelli è delicata, può macchiarsi o rovinarsi in seguito al contatto con altri oggetti che possono lasciare improntature.

Queste tipicità fanno si che non siano impiegabili per operazioni di manipolazione delle pelli, dispositivi di comune utilizzo in altri settori manifatturieri. L’elevata deformabilità della pelle produce ad esempio notevoli problemi nella fase di verniciatura: è necessario infatti che la pelle venga depositata sul trasportatore a fili perfettamente stesa, evitando che si formino pieghe tali da compromettere la corretta stesura del pigmento su tutta la superficie del tessuto.

La particolare morfologia della pelle, rende inoltre difficoltose le operazioni di carico da parte di dispositivi automatici: le pelli infatti dovranno essere prelevate da cataste che necessariamente presenteranno forma irregolare essendo costituite da oggetti con contorni irregolari. Potrebbe dunque risultare difficoltosa la fase di prelievo da parte di un dispositivo automatico, che troverebbe un ostacolo nel riconoscere l’esatta posizione della pelle e soprattutto nell’identificare esattamente il bordo della stessa per distinguerla dalle pelli sottostanti.

1.4 Analisi e considerazioni sulle diverse metodologie di

afferraggio automatico della pelle

Nei paragrafi seguenti, saranno analizzate le varie possibilità di movimentazione automatica della pelle, prendendo a riferimento diversi brevetti di dispositivi ideati a tal proposito. Il criterio su cui si è basata la classificazione delle varie metodologie di movimentazione, è stato quello di suddividere idealmente la pelle in tre zone principali tramite le quali può essere realizzato l’afferraggio, ossia il lato fiore, il lato carne ed il bordo.

(9)

10

Il lato fiore della pelle si presenta molto liscio e assai delicato. La metodologia di afferraggio sul lato fiore è la più complessa e problematica in quanto sarà questa la parte della pelle visibile sul prodotto finito. E’ dunque fondamentale evitare qualsiasi improntature o danneggiamenti, prodotti dagli organi di presa durante la movimentazione, che possano compromettere la qualità degli articoli ottenuti con il processo di lavorazione della pelle.

Il lato carne della pelle si presenta invece ruvido ed è meno delicato rispetto al lato fiore. Il lato carne è in genere la parte non visibile nel prodotto finito e ciò fa si che eventuali difetti, provocati dagli organi di afferraggio, possano essere tollerati purchè non venga compromesso il lato fiore.

Il bordo è la parte della pelle che presenta più difetti ed irregolarità. Può presentare infatti delle sfrangiature anche molto accentuate e questo rappresenta un problema per l’afferraggio tramite dispositivi automatici in quanto tali difetti rendono il bordo difficilmente manipolabile.

1.4.1 Manipolazione tramite forze esercitate sul lato fiore della pelle

Come detto in precedenza, l’afferraggio della pelle sul lato fiore risulta alquanto complesso a causa della delicatezza di questa zona della pelle. Una delle metodologie di afferraggio meno “invasive” può essere realizzata sfruttando il principio della depressione che può essere ottenuta aspirando l’aria attraverso dei fori praticati sugli organi di presa, oppure tramite la creazione del vuoto all’interno di ventose. Si fa ricorso all’utilizzo di ventose in molti casi ed è molto comune che le operazioni di carico e di scarico delle pelli nei pressi delle stazioni di verniciatura, vengano realizzate impiegando questi organi di presa.

1.4.1.1 Gripper con ventose

Il brevetto descritto di seguito (European Patent Office n° EP0348311 pubblicato in data 27 dicembre 1989) permette di effettuare operazioni di carico e scarico e più in generale di manipolazione di oggetti flessibili quali pelli di origine animale e tessuti.

(10)

11

Il dispositivo comprende essenzialmente un gripper (P) costituito da una struttura rigida (1) alla cui faccia inferiore sono collegate una serie di ventose (4). Il gripper può essere guidato in prossimità dell’oggetto da afferrare da un braccio manipolatore o da un qualsiasi robot. Ogni ventosa è collegata individualmente ad una sorgente di vuoto ed all’interno della struttura rigida sono presenti delle elettrovalvole in grado di comandare singolarmente l’attivazione di ogni ventosa. L’attivazione delle singole ventose è realizzata sulla base della morfologia del contorno dell’oggetto da afferrare, per cui il dispositivo risultante è sufficientemente versatile e flessibile rispetto alla varietà delle possibili conformazioni delle pelli da manipolare.

Ciò implica, naturalmente, la necessità di dotare il dispositivo di un complesso sistema di controllo in grado di riconoscere, tramite l’adozione di sensori ottici e sistemi di visione, la conformazione del bordo dell’oggetto da afferrare. Una volta rilevata la posizione e la morfologia dell’oggetto da afferrare tramite il sistema di visione, lo stesso comanderà le elettrovalvole per azionare l’alimentazione delle ventose che si trovano in posizione tale da poter effettuare la presa.

1.4.1.2 Braccio rotante dotato di ventose

Nell’immagine seguente (fig. 1.9) è rappresentato un sistema di movimentazione in grado di effettuare le operazioni di carico e scarico nei pressi di una stazione di lavorazione. Il sistema (European Patent Office n° GB953609 pubblicato in data 25 marzo 1984) si compone di un braccio rotante (14) a cui sono collegati due gripper (15 e 16) dotati di ventose (15a e 16a). La catasta di pelli (11) arriva nei pressi della stazione di lavorazione (12) trasportata da un cavalletto (10). A questo punto il braccio rotante si dispone in modo che la pelle che sovrasta la catasta possa essere afferrata dalle ventose del gripper. Sollevata la pelle, il braccio effettua una rotazione di 180° su

(11)

12

se stesso per poi rilasciare la pelle sulla macchina che dovrà effettuare la lavorazione. Terminata la lavorazione, il braccio effettua una traslazione per portarsi con il gripper 15 in corrispondenza della stazione di lavorazione. A questo punto viene prelevata la pelle lavorata e, attraverso una nuova rotazione di 180° su se stesso, il braccio deposita la stessa sul cavalletto 13. Terminata la fase di scarico, il ciclo può riprendere riportando, con una traslazione del braccio, il gripper 15 nella posizione di partenza.

1.4.2 Manipolazione tramite forze esercitate sul lato carne della pelle

Le applicazioni più comuni basate sul principio di afferraggio della pelle sul lato carne, realizzano le operazioni di trasporto e manipolazione della stessa pelle sfruttando le forze di attrito che nascono dal contatto tra la pelle e gli organi di trasmissione del moto.

1.4.2.1 Nastro convogliatore

Il convogliatore a nastro mostrato in fig. 2 ( European Patent Office n° FR2532286 pubblicato in data 2 marzo 1984 ), è utilizzato per il trasferimento della pelle da una stazione di lavorazione ad un’altra. Esso realizza una condizione di afferraggio interpretabile come intermedia fra le prime due categorie presentate. Si compone di un nastro di ingresso (1) e di un nastro di uscita (8). I due nastri hanno un tratto di interazione (12) durante la loro corsa di avvolgimento attorno ai rulli. Le porzioni di pelle, singolarmente, sono depositate sul nastro di ingresso nei pressi della stazione di carico (14) con il lato fiore a contatto con lo stesso nastro.

(12)

13

Quando la pelle si porta in prossimità della zona di interazione, attraverso la forza di attrito prodotta dal contatto del lato carne della pelle sul nastro di uscita, si determina un’azione di afferraggio e ribaltamento della pelle che viene accompagnata nei pressi della stazione di scarico (17) con il lato fiore rivolto verso l’alto.

1.4.2.2 Impilatore automatico

Le operazioni di scarico delle pelli alla fine della stazione di lavorazione, possono essere effettuate mediante l’utilizzo di dispositivi impilatori automatici che accatastano le pelli su carrello. Ne è un esempio il dispositivo mostrato in fig. 1.11, utilizzato per l’accatastamento delle pelli in spazi ridotti ( brevetto Feltre n° 01779580248 ).

La pelle viene caricata nella stazione di carico (M) e si porta nella zona di scarico tramite un trasportatore a fili di nylon. Qui è presente una tavola traslante (S2) per cui

tramite la combinazione del movimento alternativo in avanti ed indietro di questa e la rotazione continua del trasportatore, la pelle viene adagiata sul cavalletto (C). Quando

Figura 1.10 Brevetto European Patent Office n° FR2532286

(13)

14

sul carrello saranno stati sovrapposti un certo numero di strati, questo verrà trasferito alla stazione di lavorazione successiva.

1.4.3 Manipolazione tramite forze esercitate in prossimità del bordo della pelle

1.4.3.1 Impilatore automatico

Il metodo più comune per manipolare la pelle afferrandola dal bordo, prevede l’utilizzo di pinze. Nel gripper mostrato nelle immagini successive ( Computer in Industry 26 (1995) 303-313), le due pinze sono ancorate su una guida cilindrica e possono scorrere su di essa attraverso l’azione di una vite senza fine ( fig. 1.13 ). La traslazione delle due pinze fa si che il gripper possa adattarsi a variazioni di forma e dimensione delle varie pelli da afferrare.

Figura 1.12 Gripper con pinze

(14)

15

Affinché il dispositivo funzioni, tuttavia, è necessario che la pelle si trovi su di un idoneo piano di lavoro, ovvero su piano perfettamente livellato e con una finitura superficiale piuttosto elevata. Questo poiché l’avvicinamento al punto di presa della pelle avviene realizzando un contatto strisciante (fig. 1.14) fra pinze del gripper e piano per cui, se il piano non avesse i requisiti prima descritti, la pinza potrebbe incorrere in danneggiamenti poiché tenderebbe ad impuntarsi contro le asperità del piano di lavoro.

Il gripper è inoltre dotato di un complesso sistema di controllo che agisce su tre fronti differenti: un sistema esterno di visione è utilizzato per riconoscere la presenza della pelle fra le ganasce delle pinze; un sensore di forza/coppia è montato sul polso del robot per determinare e mantenere il contatto fra il gripper ed il piano di lavoro; infine il controllo della posizione delle pinze sulla guida di scorrimento è affidato ad un potenziometro.

1.4.3.2 Stenditore a carrucole

Anche lo stenditore a carrucole presentato di seguito( European Patent Office n° EP0368769 pubblicato in data 16 maggio 1990 ), realizza la presa della pelle (P) attraverso delle pinze (2) che agganciano la stessa sul bordo.

(15)

16

Figura 1.15 Brevetto European Patent Office n° EP0368769

Le pinze sono collegate ad un cavo che si avvolge su un sistema di carrucole ancorate alla struttura portante. Questa si compone di una parte fissa (14) e di una parte mobile (11) tramite la quale è possibile realizzare la fase di sollevamento dal suolo delle pelli. Affinché la pelle possa essere stesa e sollevata, è necessario che sia disposta al suolo ripiegata in due parti lungo la linea dorsale.

(16)

17

Figura 1.17 Struttura cartesiana per il trasferimento della pelle nella varie stazioni di lavoro Inoltre occorre che un operatore agganci le pinze alla pelle che può in seguito essere movimentata. A questo punto dal moto combinato del piano mobile (11) e delle carrucole, si ottiene la stesura ed il sollevamento della pelle (fig. 1.16).

La struttura portante descritta in precedenza (14), è ancorata ad un manipolatore a cinematica cartesiana (fig. 9). Il dispositivo può dunque essere utilizzato per realizzare il trasferimento della pelle da una stazione di lavoro ad un’altra, sempre però all’interno dell’area di lavoro della struttura cartesiana.

1.5 Problematiche relative alla manipolazione automatica

I dispositivi descritti finora, offrono una notevole spinta per il raggiungimento di un soddisfacente livello di automazione nell’industria conciaria, ma lasciano ancora irrisolte notevoli problematiche che frenano una diffusione marcata di tali dispositivi come ausilio alle operazioni di manipolazione della pelle.

Il gripper con ventose descritto nel paragrafo 1.4.1.1, può essere facilmente adoperato per le operazioni di scarico delle pelli in uscita dalle stazioni di lavorazione. Sarà più difficile poter realizzare le operazioni di carico in quanto, comunemente, le pelli in arrivo alle stazioni di lavorazione, si trovano accatastate su carrelli di trasferimento e, presumibilmente, per quanto possa essere efficace il sistema di visione equipaggiato sul gripper, risulterà difficoltoso riconoscere il bordo della pelle da

(17)

18

afferrare quando questa si troverà sovrapposta ad altre pelli. In questo modo, nel caso in cui il sensore fornisca una valutazione errata sulla morfologia del bordo della pelle, saranno attivate più ventose di quelle necessarie realizzando così una presa multipla come mostrato nell’immagine successiva.

Una possibile soluzione al problema della presa multipla è rappresentato dalla presa centrale. La pelle è afferrata dalle ventose in una zona centrale ristretta e lontana dai bordi (fig. 1.19), all’interno della quale si può effettuare la presa di una singola pelle. Tale zona è denominata “zona di sicurezza“ [1].

Figura 1.18 Esempio di presa multipla delle pelli

(18)

19

Tale approccio, per contro, determina il fenomeno dei lembi cadenti, ovvero, nel momento in cui il gripper si solleva dalla catasta, il bordo della pelle tende a penzolare verso il basso. In questo modo risulterebbe impossibile, ad esempio, depositare la pelle completamente stesa su di un nastro trasportatore, poiché dopo il rilascio da parte del gripper i lembi si ripiegherebbero su loro stessi. E quindi necessario provvedere alla stesura di tali lembi prima di depositare la pelle sul nastro trasportatore.

Altro problema ricorrente è rappresentato dal fatto che, in alcuni dispositivi, non

tutte le operazioni possono essere completamente automatizzate: nel nastro

convogliatore (par. 1.4.2.1) , ad esempio, l’operazione di carico del nastro deve essere effettuata da un operatore umano in quanto vi è la necessità che la pelle si presenti sul nastro perfettamente distesa per non incorrere in danneggiamenti durante la fase di

presa e contemporaneo ribaltamento. Nello stenditore a carrucole (par. 1.4.3.2),

invece, l’operazione di ancoraggio delle pinze sulla pelle deve essere effettuata manualmente.

Dove invece troviamo una completa automazione delle operazioni necessarie alla presa ed alla successiva manipolazione della pelle, è cioè nel gripper con pinze (par. 1.4.3.1), si rimarca una notevole complessità del dispositivo. Nel caso specifico, infatti, il sistema è equipaggiato con un complesso apparato di sensori che devono essere in grado di effettuare un controllo molto robusto sulla sequenza di operazioni che deve compiere il gripper. Inoltre, per effettuare la presa, è indispensabile che la pelle si trovi distesa su un piano di lavoro perfettamente livellato, e ciò non è rappresentativo delle condizioni reali in cui il gripper dovrebbe operare.

Figura

Figura 1.1   Inchiodatura delle pelli
Figura 1.2   (a) pigmentatrice e camera di essiccazione; (b) particolare della fase di "spruzzo"
Figura 1.4   Carico manuale delle pelli su trasportatore a fili di nylon
Figura 1.6   Convogliatore aereo per l'asciugature delle cere
+7

Riferimenti

Documenti correlati