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Piano di riqualificazione dell’area di ingresso ovest alla città di Cascina

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Academic year: 2021

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L'impianto del borgo-franco basso-medievale risulta simile a molti altri presenti nella zona del Valdarno (Pontedera, Ponsacco, Calcinaia, Bientina e molti altri; vedi Figura

28, Figura 29, Figura 30). Figura 28

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Figura 29

Pianta di Scarperia

Figura 30

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All'interno del perimetro quasi quadrato delle mura cittadine, gli assi di simmetria più o meno regolari sono rappresentati da un asse mediano in direzione Est-Ovest (via Garibaldi) e da otto assi trasversali ad esso in direzione Nord-Sud, il secondo dei quali (a partire da Ovest) non raggiunge le mura, ma termina in corrispondenza di Via Curtatone [cfr. Laura Nannipieri, Cascina: il fascino di una città, in Silvano Granchi (a cura di), “Cascina: la città, il territorio”, Cascina 1989].

L'asse viario principale, in direzione Est-Ovest è rappresentato da Corso Matteotti, un corso porticato e parallelo a sud di Via Garibaldi in una posizione eccentrica rispetto e leggermente obliqua rispetto agli altri assi, poiché a nord essi hanno un'inclinazione, mentre a sud del Corso l'inclinazione cambia, anche se non di molto (vedi Figura 31). Questo comporta una forma particolare del Corso, una forma "a cannocchiale"; essa stabilita per consentire un migliore controllo delle due porte cittadina (Porta Pisana e Porta Fiorentina) dalla torre principale, condizionò poi quella "a stringere" degli isolati della fascia a sud.

Ne derivò infine anche una differente gerarchia dell'edilizia e degli spazi urbanistici, connessa con la diversificazione delle forme dei lotti nelle varie fasce dell'edificato. Troviamo difatti gli edifici più ricchi nei lotti più ampi, che si trovano attestati lungo la via principale (Corso Matteotti), mentre su quella parallela a nord, ovvero Via Garibaldi, compaiono i più piccoli in assoluto, aventi superfici pari alla metà degli altri, nei quali si trovano abitazioni minori e "botteghe".

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Figura 31

La città di Cascina, rilievo degli arch. M. Ciampa e P. Lazzeroni per conto del Comune

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2. IDROGRAFIA E MORFOLOGIA DEL TERRITORIO

La regimazione idrogeologica merita un discorso a sé stante, essendo il territorio Cascinese costituito per la maggior parte della sua superficie da pianura agricola (che il Comune di Cascina distingue all’interno del Piano Strutturale in due diversi tipi di pianura, ovvero nella Pianura Storica e nella Pianura Bonificata).

Questo problema si è presentato fin dai tempi più antichi, tanto che lo stesso Leonardo da Vinci fu incaricato di studiare un mezzo per poter evitare le alluvioni in Pisa, tramite uno studio sui possibili corsi del Fiume Arno per diminuirne la portata in arrivo alla città di Pisa [cfr. Mauro Ciampa, Piero Lazzeroni, La centuriazione romana, l’impianto viario di Cascina nei secoli, il corso dell’Arno, in Silvano Granchi (a cura di), “Cascina: la città, il territorio”, Cascina 1989].

Inoltre, attraverso il territorio del Comune di Cascina, passano i canali della colmata del Bientina, cioè tutto il sistema di bonifica dell’alveo del lago di Sesto.

Per quanto riguarda la regimazione dell’Arno, i segni più consistenti sono costituiti dal sistema degli argini, che oggi presentano una duplice barriera, delle quali la più antica delimitava un alveo più ampio.

Il problema che si presentava per evitare le alluvioni a Pisa nel momento in cui sia il lago di Fucecchio che quello di Bientina non costituivano più, a seguito degli interventi di colmata, bacini naturali di riempimento, era quello di creare un effetto di “imbuto” rallentando con una serie di anse il corso delle acque dell’Arno, prima di Pisa e di aumentare lo smaltimento rallentandone il corso dopo Pisa.

Questa soluzione, pur non eliminando il problema delle alluvioni, diminuiva certamente il rischio per gli abitanti della città (vedi Figura 32, Figura 33, Figura 34, Figura 35). Il territorio di Cascina era solcato da diversi corsi d’acqua, affluenti dell’Arno e da fossi e canali legati alla centuriazione e al drenaggio della pianura; Tra gli affluenti dell’Arno, il più importante era il torrente Cascina, che almeno fino a tutto il XII secolo, con un percorso diverso dall’odierno e riconoscibile nella parte iniziale dell’attuale fosso Rotina, raggiungeva Cascina e, come già accennato, sfociava in Arno tra questa località e Ottavo [cfr. Maria Luisa Ceccarelli Lemut, Cascina e il suo territorio nel Medioevo: castelli e insediamento, in Giovanna Formichi (a cura di), “Cascina – Segni d’arte e cultura in un centro della Pianura pisana – “ , Pisa].

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Durante il Medioevo l’Arno seguiva un percorso in larga misura divergente da quello odierno, testimoniato sia dalla toponomastica medioevale, in parte ancora conservata, sia dalle fonti scritte, sia infine dalle foto da satellite e, parzialmente, dalla cartografia moderna.

Le diverse fonti mostrano un andamento stabile del fiume dall’età imperiale al pieno Medio Evo.

Le terre più basse a sud del fiume, fino alla base dei primi rilievi collinari, presentavano condizioni favorevoli al ristagno delle acque ed erano occupate da ampie paludi, che richiesero nel corso dei secoli diverse opere di canalizzazione e di bonifica [cfr. Fabio Redi, Cascina, edilizia medievale e organizzazione del territorio, Pisa, 1986].

Le aree paludose e lacustri, però, svolgevano all’epoca un’importante funzione economica poiché luoghi adibiti alla caccia, alla pesca ed alla raccolta della paglia. L’Arno era navigabile fino a Firenze, ma anche i minori corsi d’acqua e molti canali erano percorribili da piccole imbarcazioni e perciò punteggiati da porti ed approdi, che univano la zona di Cascina alla città e al Porto Pisano, a formare un sistema integrato di approdi marittimi e fluviali, tra loro collegati e interdipendenti, vero motore dell’economia e dello sviluppo della zona nel Medioevo.

Alle vie d’acqua si affiancavano quelle di terra, la più importante delle quali era l’antica strada romana del Valdarno, che costeggiava l’Arno.

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Figura 32

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Figura 33

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Figura 35

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3. IL SISTEMA INFRASTRUTTURALE

Da ciò che si è appena detto nel paragrafo precedente, si deduce che l’andamento della viabilità principale differiva sostanzialmente dall’attuale Strada Statale Tosco Romagnola per il suo andamento spezzato determinato dal fiume, poiché nella pianura alluvionale solo l'accumulo dei depositi fluviali garantiva la necessaria stabilità e sopraelevazione sia alla strada che ai centri abitati (tutti infatti costruiti su una fascia circostante il fiume di altezza non inferiore ai 3,00m sul livello del mare).

Il tracciato viario è attestato da un certo numero di toponimi miliari (Quarto, Nono, Tredici) e da una serie di nomi di luogo derivati dai termini utilizzati per indicare la via romana (strata silice).

Funzioni più propriamente locali svolgeva la viabilità di origine centuriale, individuabile in alcune vie con andamento nord-est, sud-ovest ancora esistenti o comunque riconoscibili come le attuali Via Fagiana, ossia di Fasciano, via Maggiore di Oratoio e le vie di Titignano e di Quarto [cfr. Marinella Pasquinucci e Maria Chiara Favilla, Cascina antica: ipotesi e certezze, in Paolo Vestri (a cura di), "Cascina", Pisa, 1996].

L'impianto viario dell'attuale Strada Statale Tosco Romagnola, si colloca nell’ambito della centuriazione romana (presente sul territorio da due millenni) come un intervento di ristrutturazione, anche se importante, e denuncia un ruolo di rapido collegamento e percorrenza verso Firenze, che è andato via via acquistando importanza, ma che è certamente posteriore all'impianto originario.

Basti notare come su questa strada, oggi così importante, non si attesti nessun nucleo originario (eccetto quello di Cascina), nessun monumento di pregio, pur presente nel territorio, e come invece questi si attestino perfettamente all'altro impianto, alle spalle della Tosco Romagnola: la Badia di Montione, il Castello di Ripoli e tutto il sistema territoriale delle pievi, relativo all'organizzazione territoriale della Chiesa.

Tutto ciò denota come la prevalenza già nel Medioevo, ma anche in epoca rinascimentale, dell'impianto territoriale fosse ancora quello della centuriazione romana.

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un periodo in cui si ha il definitivo consolidamento della Signoria Medicea, mentre lo sviluppo dei centri su questa strada avviene in epoca ancora più tarda (XVIII secolo). In questo periodo il comune di Cascina acquista l'attuale assetto.

Il territorio comunale di Cascina, suddiviso nelle tre grandi aree facenti capo alle tre pievi di San Casciano, Santa Maria (in Cascina) e San Lorenzo alle Corti, era sotto il diretto controllo di Pisa, anche se Cascina fu sede di Capitaneria e fu elevata al rango di città della Repubblica di Pisa per il contributo dato alle guerre contro i fiorentini. Con la riforma Leopoldina, tutte queste aree passarono per competenza amministrativa a Cascina, con l'aggiunta di altre località (precedentemente amministrate da Riglione). In questo periodo e con il consolidamento dell'asse viario Pisa-Firenze, si ha il primo vero cambiamento nell'assetto del territorio cascinese: gli edifici notevoli si attestano ora sulla Strada Statale Tosco Romagnola e si hanno qui le costruzioni delle residenze dei proprietari terrieri. Il fenomeno è legato essenzialmente a quel processo di investimenti e riconversione di capitali verso l'agricoltura attuata da Leopoldo I di Lorena [cfr. Giuseppe Caciagli, La provincia di Pisa, Pisa, 2000].

Questo asse di collegamento fu poi consolidato dalla costruzione, tra il 1841 ed il 1848, della linea ferroviaria Leopoldina, cosiddetta dal nome del Granduca Leopoldo che ne ordinò la realizzazione.

Il progetto, redatto nel 1826 dal Marchese Carlo Ginori Lisci, venne rimandato a lungo finché, attorno al 1838, il Granduca Leopoldo II approvò la convenzione stipulata con un ricco banchiere fiorentino (Emanuele Fenzi) ed un commerciante livornese (Pietro Senn).

Una volta approvato, il progetto per la “strada ferrata Leopolda”, nel 1841 si avviò la costruzione della linea ferrata per tratte successive: la prima ad essere realizzata fu quella tra Pisa e Livorno (1844); dopodiché fu la volta della tratta Pisa-Pontedera (1845); a Cascina venne predisposta immediatamente una stazione, progettata ad opera dell’ingegner Alessandro Manetti.

Questa infrastruttura, benché duramente contestata dai residenti delle aree interessate (per l'incidenza sulle aree coltivate e sulla qualità della fruibilità ambientale e spaziale dei luoghi), favorì un ulteriore sviluppo economico dell'aria.

Furono molti gli episodi di intolleranza, che spesso sfociarono addirittura in vere e proprie rivolte popolari, che si arrestarono attorno al 1880, quando fu decisa la realizzazione della tranvia Pisa-Pontedera che, a costi più bassi e, seppur con minor

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rapidità, fornisse un servizio più capillare per i piccoli commercianti e gli agricoltori della zona.

La tranvia fu inaugurata nel 1884 e, nel 1887, fu realizzato il tronco Navacchio-Calci, mediante un contributo dell’amministrazione provinciale e del Comune di Calci.

Nel medesimo periodo, proprio grazie alla crescita del sistema infrastrutturale, prende il via un processo di industrializzazione, principalmente nei rami della produzione tessile, di laterizi e del mobilio, che tutt'oggi rappresenta la principale attività nel settore industriale e artigianale della città di Cascina.

Questo processo ha segnato profondamente non solo l'assetto territoriale e urbanistico del comune, ma lo stesso patrimonio edilizio più antico, rivoluzionandone le caratteristiche originarie.

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