Il Macaire franco-italiano si discosta dalle altre versioni della Chanson de la Reine

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Da qui avanti se renova la cançon : Mais non fo tel oldua par nesun hon.

Anonimo autore di V

.CONCLUSIONI

Il Macaire franco-italiano si discosta dalle altre versioni della Chanson de la Reine

Sibille per una serie di scarti narrativi tanto stilistici quanto contenutistici che

risulta difficile attribuire ad ignoranza o imperizia dell’autore, le cui originali

scelte narrative si rivelano invece coscienti e precise. Accettando l’ipotesi che

l’ibridismo del franco-italiano sia da imputarsi a un tentativo di aprirsi a un

pubblico eterogeneo ed il più ampio possibile, la confluenza di temi tratti dai

diversi generi costituisce un’ulteriore conferma. E proprio il Macaire potrebbe

forse segnare l’apice di un inedito progetto maturato lungo tutto il ciclo della

Geste Francor, teso non solo a conciliare gli interessi dell’aristocrazia e della

borghesia, ma addirittura ad una parziale inclusione delle classi meno abbienti e

colte, per lo più escluse da ogni riconoscimento sociale e letterario. Tale

coinvolgimento è reso possibile dall’utilizzo sapientemente orchestrato di

elementi tratti da generi letterari svariati, spesso da ricondurre ad un patrimonio

immaginario di largo consumo. I toni tragici e solenni delle epopee delle origini

vengono così ridimensionati dall’intrusione di un realismo romanzesco e le

vicende, seppure a volte eccezionali o inconsuete, sono tutte riconducibili alla

responsabilità umana, alla quale la magia o l’intervento divino non offrono vie

d’uscita. Se le sfumature fiabesche alleggeriscono la narrazione, permeandola di

un tono all’apparenza ingenuo, esse potrebbero nascondere al contrario una

visione disincantata del mondo: sebbene l’ascesa delle nuove classi sia un dato

storico reale, l’effettivo raggiungimento della parità è probabile che resti

un’utopia. Tuttavia la gerarchia sociale entro cui si muovono i personaggi della

Geste Francor è democratica nel non offrire loro nessuna certezza: seppur inseriti

in categorie tradizionali e ordinati secondo specifiche connotazioni familiari, re,

nobili e plebei, sono tutti coinvolti in ribaltamenti totali della loro condizione

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originaria. Il lieto fine arriva sempre a riportare l’equilibrio e armonizzare le

istanze più rivoluzionarie in un’accettazione dell’ordine costituito; ma lascia nel

lettore la destabilizzante sensazione che quell’ordine, volendo, possa essere

facilmente sovvertito. In questo universo non edificante, ma realistico e pur

sempre rispettoso della dignità umana di ciascuno, in cui anche caratteri

meschini, avidi, insicuri ed impauriti trovano posto, emergono con forza ancora

maggiore insoliti eroi ed eroine resi tali dalle circostanze. L’ironia sottesa

all’intera narrazione contenuta nel Marciano XIII mostra un confronto dialettico

con la tradizione letteraria e conferma un diffuso gusto per il comico nell’area

italiana. Lo sguardo critico dell’autore coinvolge il proprio pubblico nelle proprie

riflessioni, richiamandolo a un senso di responsabilità personale e collettiva per

prepararsi ad affrontare al meglio il proprio imprevedibile destino.