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SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI PISA CENTRO DI CULTURA MEDIEVALE

LETTERE ORIGINALI DEL MEDIOEVO LATINO

(VII-XI SEC.) I

ITALIA

a cura di

ARMANDO PETRUCCI, GIULlA AMMANNATI, ANTONINO MASTRUZZO, ERNESTO STAGNI

SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI PISA 2004

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La redazione di questo volume è stata curata da Giulia Ammannati.

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LETTERE ORIGINALI DEL MEDIOEVO LATINO

ITALIA

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8. NONANTOLA, ARCHIVIO STORICO ABBAZIALE

cart. VIII, nO 6

[1052 ottobre 25 (dopo il)-1055 aprile 8 (prima del)]

Arduilw conte [di Verona} e la moglie Gisela ribadiscono la loro fedeltà all' abate C[ otescalco di Nonantola}, dichiarandosi stupiti della legatio ri- cevuta, che ha minacciato loro la revoca del beneficio concesso; assicurano di non lenere illfeudo che quanto hanno consegnato loro i messi dell'abate e di non aver desiderato prendere, il giorno dell'investitura, il cacciatore Mar- tinello più di un qualche altro villano, se non fossero stati i fedeli stessi di Nonanlola a consegnarlo; si augurano di poter godere ancora a lungo del beneficio, oflenendone di maggiori infitlllro, e sollecitano una risposta.

Originale (A). Membrana piuttosto sottile, giallastra, un po' piL\ chiara al recto, con residui di pelo al verso e una piccola callosit~l di forma circolare alla fine di nequaqua(m), r. L2; taglio regolare: mm. 132-127 x 200-205; sono visibili al verso tracce di rigatura a secco (rr. a distanza di ca. 9 mm.), che però non sembra essere stata seguita per la lettera al recto; testo su 16 rr. disposte secondo il lato lungo, con alline- amento regolare, a distanza di ca. 7 mm.; margini superiore e destro inesistenti, sini- stro dai 5 ai 7 111m., inferiore dai 12 ai L9 mm.; inchiostro marrone molto chiaro.

Minuscola carolina di tipo documentario, con qualche inflessione cancelleresca, di unica mano e di sicura qualit~l, di aspetto piuttosto angoloso; le aste superiori dife s si concludono spesso a fiocco, mentre quelle inferiori di}; r e s, molto allungate sotto il rigo, assumono andamento sinuoso ripiegando infine verso sinistra; la r è piuttosto larga; ugualmente ripiegando verso sinistra terminano le aste di p e q; l'occhiello infe- riore di g, non chiuso, attacca verticalmente e forma poi una pancia molto pronunciata verso destra; talvolta l'asta di a si innalza vistosamente; il tratto obliquo di e, molto allungato, può terminare con una sorta di virgola; il legamento st non è chiuso; falso quello fra c e t, collegate dall'aggiunta di un ponte alto e stretto (rr. 3 e 15). Notevole la o di Harduouinus, r. 1, con due piccole corna ai lati, forma che potrebbe rappresentare il dittongo uo con li soprascritta. La congiunzione et è sempre espressa in legamento e il dittongo con e cedigliata (assente solo nel n(ost)re aggiunto a r. 3). Le abbreviazioni sono poche; il q(ue) finale è notato con un punto o una piccolissima virgola, ger il b(us) è usato il punto e virgola; il segno di compendio presenta spesso due t;:llttini verticali all'inizio e alla fine (o solo all'inizio). Le maiuscole sono di tipo capitale, eccetto N e M alle IT. 8 e 9; si notino le due S con trattini di completamento alle estre- mità (rr. 4 e 13). Buona la separazione delle parole. Abbondante la punteggiatura, co- stituita dal punto a mezz'altezza (non altrimenti notata l'interrogativa a r. 8), che segna articolatamente la sintassi ma ha anche funzione distintiva (per esempio lT. 1, 12).

Lettere maiuscole contraddistinguono l'inizio di ciascun periodo e i quattro nomi del testo, compresa l'iniziale per quello dell'abate (rr. l e 9; il nome di Martinello a r. 9 è a inizio di periodo).

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Il

Il

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per prime) richiudç;vano verso l'interno il quarto destro e quello sinistro e poi ancora il foglio al centro. Rimanevano forse esposti i due rettangoli della terza fascia verticale da sinistra: l'abrasione clella scrittura di una nota dorsale cii poco posteriore, danneg- giata solo per la parte Cl destra della piegatura verticale centrale, mentre la metà sinistra è intatta, potrebbe dipenclere clal fatto che la pergamena fu poi conservata chiusa nello stesso modo in cui fu spedita. Dopo che la lettera fu ripiegata, vennero eseguite al centro di una faccia, sulla perpendicolare al lato minore, due piccole incisioni paralle- le, attraverso le quali doveva passare una strisciolina di pergamena per assicurare la chiusura.

Lo stato cii conservazione è più che buono. La pergamena è cosparsa di macchio- line violacee, che si addensano in parti colar moclo lungo il bordo destro (rispetto al reclo), a metà di quello sinistro e sotto la piegatura orizzontale a un terzo clelia larghez- za. L'inchiostro, molto chiaro, tende a sbiadire. Uno strappo sulla sinistra del margine inferiore. Due forellini lungo la metà inferiore della piegatura verticale centrale e uno a tre quarti dall'alto della prima a destra.

Sul verso al centro, sotto la piegatura orizzontale, di mano dell'Xl-XII secolo

«Breuiarii (.) De nogaria»; lungo il margine sinistro di mano tardo cinquecentesca

«Littre ficlelitatis», con svolazzo sotto la s finale. In alto, a cavallo della piegatura verticale centrale, piccolissimo, «Circa 1055. Stamp.», forse ottoccntesco. Accanto a c1estra, del XV-XVI sec., il numero «42» sottolineato, a quanto pare clelia stessa mano che l'ha apposto anche nell'angolo in basso a sinistra del recto (con inchiostro diver- so?). A lapis in basso a destra la segnatura attuale «VIII . Timbro dell' Archivio di Nonantola in inchiostro blu.

* * *

La lettera è stata scritta dopo il 25 ottobre 1052 e prima del1'8 aprile 1055. Il termine post quern è la data di morte dell'abate precedente a Gotescalco, Roclolfo Il, eletto nel 1 035 (dopo i I 12 gi ugno) e morto i I 25 ottobre, i n carica per 18 ann i, con calcolo che comprende l'anno iniziale e quello finale oppure che conta il XVIlI anno (cfr. il catalogo degli abati di Nonantola, che finisce proprio con Rodolfo II e fu proba- bilmente scritto sotto il suo successore, in BORTOLOTTI, Antica, p. 153). TIRA130SCI-ll (Sto- ria, I, p. 105), da cui dipende tutta la successiva bibliografia, fissa erroneamente l'an- no della morte cii Roclolfo II al 1053; ma, se il compimento ciel suo XVII anno di abbaziato cadeva dopo il 12 giugno 1052, è molto probabile che il 25 ottobre dello stesso anno facesse già parte del XVIII (mentre il 25 ottobre 1053 del XIX; cfr. anche la durata clelia carica di Roclolfo I, dai primissimi mesi del 1002 al 12 giugno 1035, per 34 anni, o di Giovanni TI, 2 anni, ordinato nel 998 [attestato nell'ottobre dello stesso anno: TIRA130SCIII, Storia, Il, n° 991 e morto il l ° novembre, del 999: BORTOLOTTI, Anti- ca, pp. 152-153). L'8 aprile 1055 è invece la prima attestazione della morte del conte Arduino (cfr. CASTAGNETTI, Le due fa/lliglie, p. 59).

Il beneficio di cui si tratta riguardava il castello di Nogara con la chiesa di S.

Silvestro e la curtis tota, come assicura la promessa di fedeltà fatta elal conte all'abate (Nonantola, Archivio storico abbaziale, cart. VIII, 3; cfr. TIRA130SCHI, Storia, li, nO 167, la cui lettura donata è però da correggere in detenta, come ha giustamente rilevato CARRARA, P/'Oprietà, p. 34, n. 146 e CARRARA, Reti, p. 128, n. 200; ma pare anche di poter leggere p( e r) dopo i I nome del marchese: «sicu ti deten ta fu i t per maJ'ch ionem Bonefacium per octo dies antea C]uam mo[rire]tur»). Una minima scorrettezza del testo vulgato (ancora quello di Tiraboschi), ma in un punto essenziale, ha spesso causato in

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bibliografia inesattczze o ambiguità. A l'. 9 Tiraboschi stampava, anziché alil/m, olim (quam olim oliq/lell1 villanum); inoltre attribuiva a tollere il significato di arrestare, interpretando che il conte aveva arrestato Martinello perché glielo avevano consegnato i./ideles stessi dell'abate (TIRAI30SCHI, Storia, I, pp. 408-409; su questa linea si mantie- ne ROSSETTI, Forli/azione, pp. 279-281; dalla lettura olim è viziato anche il commento di CASTAGNETTI, Minora/lze, pp. 145-146). In realtà, in linea con il tenore complessivo della lettera, che sottolinea a più riprese che i due coniugi non tengono in feuclo niente piLI di quello che è stato loro consegnato dai messi dell'abate stes'o (cfr. rr. 6-7, lI1enSll- ralldo consigllol'emnl; 8, cOllsignando /lobis ostellderunt; Il, cOl/.signata et demo/l- strato; cfr. BRANCOLI BUSDRAGIII, LaforillOziolle2, pp. 49-50 e 164-165), le IT. 9-10 van- no interpretate nel senso che Arduino professa di non aver voluto prendersi quel giorno il cacciatore Martincllo più di un qualunque altro villano, se non fossero stati ifide/es stessi dell'abate a consegnarglielo; iII ilIa die si riferisce dunque al giorno della mate- riale COI1Sigl1atio del feudo al conte da parte degli uomini di Nonantola.

Edizione: TIRAI30SCIII, Storia, II, nO 168, p. 191.

Citazioni: TIRAI30SCIII, Storia, I, pp. 408-409; BRANCOLI BUSDRAGIII, La/orl/lazio/le, p. 82,

Il. 16, p. 120, n. 75 (Lo jòmwzio/le2, pp. 49-50, 164-165); ROSSETTI, Formazione, pp. 279-281;

CASTAGNLTTI, Le dI/e IWlliglie, p. 54, n. 69, p. 59; CASTAGNETTI, Minoranze, pp. 145-146, J 51;

CAI~RARA, ProprietLÌ, pp. 46, 5 l, Il. 258; CARRARA, Reti, p. 113.

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l) Durnino suo C.) G C.) abbati (.) Harduouinus" (.) comes & uxor eius domina (.) Gisela C.) f(.]çleli~~imum scruitiu11/ C.)

2) cum omni deuotione (.) Vbicu/'nque nos sumus (.) absque dubio certum securUnL- que uos esse uolumus (.)

3) quia fideliter uobis sicul clurnino seruiemus (.) & in quanturn possumus cuncta qu~

nastrei' cur~ cOlllmiititis (.)

4) quemadmodurn nostra prouidemus C.) Si quis ucro aliter uobis dixcrit C.) nullomo- do si ueslra gratia siI (.)

5) credite C.) qui a penitus uobi.\" mcntitur C.) Valde autem miramur de legatione qllam nobis mandastis dy

6) beneficio & feodo quocl uos ipse nobis' tribuistis (.) & quocl lIestri missi nobis dederunt & mensurando con

7) signaueruntd C.) ut nullornodo nos intromitteremus C.) Quomodo uobi.\" fideles esse poterimus C.) si auferre" uulti~

8) qu~ nobis dedistis C.) Nos nichil habemus C.) nisi quantu11l ueslri fideles consi- gnando C.) nobisr ostenderunt

9) Martinellurn uenatorem non plus tollereg in illa clie desiderauirnus C.) quum aliU/1l aliquem uillanulll

lO) si tanturnmodo lIestri ficleles quibus hoch cornmisistis (.) illllll1 nobis non consi- gnassent C.) H~c uero qu~

II) nobis cledistis C.) & a uestris fidelibus nobis consignata & demonstrata sunt C.) diu

& multo ternpore

12) retinere C.) & possidere C.) CUIll. gaudio C.) optamus (.) sine capitali sententi a nc- quaquam perdere uolumus C.)

13) Speramus narnque firmissime in futuro maiora nos pro fidelitate & seruitio ueslroi accepturos C.)

14) qual11 h~c sunt C.) qu~ modo de uobis acquisillimus (.) si diuj feliciter uixerimus (.) De hoc & aliis

15) quibus uultis ueslram uoluntatem per certurn ueslrum breue nobis mandate C.) nalll multum de supra dicta

16) legatione nos perturbastis C.)

"La o con due piccolc corna ai lati, forma che rapprescnta forse il dittongo ilO con II soprascritta.

h Aggiunto nell'interlineo dalla stcssa mano.

e ilO corretto da III con l'aggiunta del secondo tratto di o.

d L'occhiello superiore di g corretto da Il.

e La seconda r corretta da e, con parziale rasura. rAggiunto Ilell'inlcrlineo dalla stessa mano.

g Segue rasura di ulla o due lellere.

h Segue rasura di LIlla o due lettere.

i Sc non si dcve intendere in senso oggellivo e Ilon soggellivo, può essere errore di copia pcr II(O.>t)/"O.

j Segue, addossata allaf", rasura di una lellcra.

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Domino suo G[otesealco]1 abbati Harduovinus2 eomes et uxor eius domi Ila Gisela1 tTi]delissimum servitium cum omni devotione. Ubicumque nos sumus, absque dubio certum securumquc vos esse volllmus quia fideliter vobis sicllt domino serviemlls et in quantum possumlls cuncta quae nostre cllrae committitis quemaclmodllm nostra provi- demus. Si quis vero al iter vobis dixerit, nullomodo, si vestra gratia sit, credite, quia penitus vobis mentituL Va!de autem rniramur de Jegationc qllélm nobis mandastis de beneficio et feodo" quod vos ipse nobis tribuistis et C]lIocl vestri missi nobis dederunt et mensllrando consignaverullt, ut nullomoclo nos intromitteremlls. Quomoclo vobis fide- les esse poterimus, si auferre vultis quae nobis clcc\istis? Nos nichil habemus nisi quan- tum vestri fideles consignando nobis ostenderunt. M~1l"tinellum5 venntorem non plus tollere in illa die clesicleravimus L]lIam alium" aliquem villanum, si tantul11moclo vestri fidelcs, quibus hoc commisistis, illum nobis non consignassent. Haec vero quae nobis declistis, et a vestris fidelibus nobis eonsignata et clemonstrata sunt, diu et multo tem- pore retinere et possidere cum gaudio optamus, sine capitali sententia nequaquam per- dere volumus. Speramus namqlle firmissime in futuro maiora nos pro fidclitate et ser- vitio vestro accepturos C]lIam haec sunt, qllae modo de vobis acqllisivimlls, si dill feli- citer vixerimus. De hoc et aliis qui bus vultis vestram voluntatem per certum vestrum breve nobis mandate, nam mllltlll11 de sllpra dieta legatione nos perturbastis.

C.A.

" afilli Tiraboschi.

J Gotescalco fu abate di Nonantola eia dopo i I 25 oHobre 1052 (cfr. i ntroduzione) a pri ma del 21 febbraio 1060, quando appare in carica Landol l'o (cfr. TIRAUOSCHI, Sfliria, Il, nO 173; cfr. anche I, p. 105, dove è proposta l'espunzione di un abate Deodato fra Rodolfo Il e Gotesealeo, inserito da un catalogo seeentesco e da UGHELLl, Ilalia .\·acra2, V, col. 497, che certamente non può essere successo a Rodolfo 1/

nel 1050; Ughelli pone la morte di Deodato e l'elezione di Golesca!co nel 1053).

2 Arduino, figlio di Gandolfo" dei Gandolfingi, conte di Verona da dopo il 6 luglio 1031 a prima dell'8 aprile 1055 (cfr. CASTAGNETTI, Le duejCt/lliglie, pp. 52 e 59).

J Personaggio non meglio identificabile .

J Si tratta del castello di Nogara, nel Veronese (cfr. introduzione).

5 Non altrimenti noto.

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