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Dermatite atopica e congiuntivite allergica nel cane: analisi retrospettiva e prospettiva di 67 casi

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Academic year: 2021

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Dipartimento di Scienze Veterinarie

Corso di Laurea Magistrale in Medicina Veterinaria

 

 

             “Dermatite  atopica  e  congiuntivite  

allergica  nel  cane:  analisi  retrospettiva  e    

                                 prospettiva  di  67  casi”  

 

 

Candidata: Elena Conti

 

Relatore: Prof. Michele Corazza

     

                                                                                   Correlatore: Dott. Giovanni Barsotti

 

                       

                                                       

(2)

                                                                                             

 

                                                                                 A  Dante,  che  mi  ha  indicato  la  via…                              

                                                                                     

                                                         

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                       

(3)

                                                                                   INDICE  

 

Riassunto/ abstract . . . .5

PARTE GENERALE Capitolo primo Generalità della cute Struttura e funzione della cute ed ecosistema cutaneo 1.1. Epidermide e membrana basale . . . 6

1.2. Derma . . . .10

1.3. Annessi cutanei . . . .11

1.4. Funzione di cute e annessi . . . .12

1.5. Sistema immunitario cutaneo . . . 14

1.5.1 I cheratinociti . . . .15 1.5.2 Le cellule di Langerhans . . . .15 1.5.3 I linfociti . . . .16 1.5.4 I macrofagi tissutali . . . 18 1.5.5 Le cellule endoteliali . . . .18 1.5.6 I mastociti . . . .19 1.5.7 I neutrofili . . . 20 1.5.8 Gli Eosinofili . . . .21 1.5.9 Il complemento . . . 22 1.5.10 Le citochine . . . 22 1.5.11 Gli eicosanoidi . . . .23 1.5.12 I neuropeptidi . . . . . . .25 1.5.13 I peptidi antimicrobici . . . 26 1.6 Reazioni di ipersensibilità. . . .27 Capitolo secondo La dermatite atopica nel cane 2.1 Definizione di Dermatite atopica . . . 29

2.2 Incidenza e prevalenza . . . .30

2.3 Patogenesi . . . .31

2.3.1 Fattori genetici . . . .32

2.3.2 Difetti di immunità innata . . . .33

2.3.3 Alterazioni nella funzione di barriera cutanea . . . .34

2.3.4 Difetti di immunità acquisita . . . .36

(4)

2.4 I segni clinici . . . .44 2.4.1 Il prurito . . . 50 2.5 La diagnosi . . . 52 2.5.1 La CADLI . . . 55 2.5.2 I test allergometrici . . . .56 2.6 La terapia . . . .57 Capitolo terzo   La congiuntiva 3.1 Anatomia funzionale e fisiologia . . . 65

3.2 Anatomia microscopica . . . 66

3.3 Normale flora batterica e fungina . . . 67

3.4 Citologia congiuntivale fisiologica . . . .67

3.5 Risposta generale alla patologia . . . 68

3.6 il sistema immunitario oculare: la risposta immunitaria acquisita . . . 69

3.7 La reazione immunitaria di ipersensibilità nelle malattie allergiche dell’occhio . . . 71

Capitolo quarto La congiuntivite nei cani con dermatite atopica 4.1 La congiuntivite allergica . . . .72

4.1.1 L’ipersensibilità IgE-mediata nelle allergie oculari . . . . 73

4.1.2 L’ipersensibilità linfocita T-mediata nelle allergie oculari . . . 75

4.2 La congiuntivite allergica nei cani atopici . . . .75

4.2.1 I segni clinici . . . .77

4.2.2 La diagnosi delle allergie oculari associate alla dermatite atopica . . . .80

4.2.3 Trattamento delle congiuntiviti . . . .87

PARTE SPERIMENTALE Capitolo quinto Materiali e metodi 5.1 Popolazione dello studio e raccolta dati . . . .96

(5)

Capitolo sesto Risultati

6.1 Prevalenza dei sessi . . . 103

6.2 Razze. . . 103

6.3 Anamnesi remota . . . 105

6.4 Criteri di Favrot . . . .107

6.5 Assegnazione del punteggio al prurito . . . .108

6.6 Assegnazione del punteggio alle lesioni dermatologiche . . . .110

6.7 Assegnazione del punteggio alle lesioni oculari . . . .114

6.8 Esecuzione del Test di Schirmer . . . 117

6.9 Analisi statistica dei punteggi . . . .119

6.10 Esame della citologia congiuntivale . . . .121

6.11 Esame colturale batteriologico . . . 123

6.12 Terapia della dermatite atopica . . . 126

6.13 Terapia delle patologie oculari . . . 128

6.14 Controllo a posteriori . . . 129 Capitolo settimo Discussioni . . . 131 Conclusioni . . . 142 Bibliografia . . . 143 Ringraziamenti . . . 157

 

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RIASSUNTO  

PAROLE CHIAVE: dermatite atopica canina, congiuntivite allergica, iperemia congiuntivale,

Staphylococcus spp

La dermatite atopica nel cane è una malattia allergica cutanea infiammatoria e pruriginosa, programmata su base genetica, con specifiche caratteristiche cliniche. La prevalenza nella popolazione canina varia dal 10 al 20%. Sebbene la congiuntivite allergica possa esistere di per sé, può essere associata alla dermatite atopica canina (CAD). Dalla letteratura si evince che la prevalenza di congiuntivite allergica in corso di CAD si attesta intorno al 30-50%. Lo scopo del nostro studio è indagare il rapporto esistente tra la dermatite atopica e la congiuntivite allergica nel cane, quando associate, studiare la popolazione cellulare congiuntivale in corso di CAD e la microflora batterica oculare.

Sono stati valutati 67 cani, nel periodo compreso tra il 2010 e il 2014. Per ogni cane è stata formulata diagnosi di CAD mediante i criteri di Favrot, è stato attribuito uno score del prurito in base alla scala di Rybniceck e sono state valutate le lesioni cutanee in base alla griglia CADLI. Sono state quindi valutate le lesioni oculari, a cui è stato attribuito un punteggio in base alla gravità e all’estensione ed è stato valutato il grado di lacrimazione mediante il Test di Schirmer (STT). I punteggi della scala CADLI, delle lesioni oculari e dell’STT sono stati correlati mediante test statistici. E’ stato eseguito un esame citologico e un esame colturale batteriologico dal materiale prelevato dal fornice congiuntivale. Le lesioni oculari, in cani con CAD, sono state prevalentemente: iperemia congiuntivale, eritema e alopecia palpebrale, complessivamente di grado moderato. La correlazione statistica tra le lesioni cutanee e quelle oculari non si è dimostrata significativa, mentre lo è stata quella tra quest’ultime e il risultato del Test di Schirmer. Dalla citologia congiuntivale è emersa, nella maggior parte dei casi, una congiuntivite di tipo linfoplasmacellulare, mentre il batterio isolato con maggior prevalenza è stato Staphylococcus intermedius.

ABSTRACT  

KEY WORDS: canine atopic dermatitis, allergic conjunctivitis, conjunctival hyperemia, Staphylococcus spp

Canine Atopic dermatitis is a genetic inflammatory and pruritic allergic skin disease with peculiar clinical features. The prevalence in canine population is from 10% to 20%. Although allergic conjunctivis can occur per sé, it can be associated with canine atopic dermatitis (CAD). According to veterinary literature, the prevalence of allergic conjunctivits during CAD is about 30-50%. The aim of the present thesis was to evaluate the association between atopic dermatitis and allergic conjunctivitis. The conjunctival cellular population and the presence of bacteria in

the conjunctival sac of dogs, showing CAD, were also investigated.

In a period between 2010 and 2014 67 dogs affected by CAD were evaluated. The diagnosis of CAD was formulated by Favrot’s criteria; cutaneous lesions and itch’s severity have been evaluated by CADLI and Rybniceck’s scale respectively. Schimer tear Test, severity and extension of ocular lesions were evaluated and scores were assigned. Statistical correlations between CADLI scores and ocular scores, and between ocular lesions and STT scores were investigated. A cytological examination and bacterial colture from the conjunctival fornix were performed.

The most frequent ocular lesions in dogs with CAD were as follows: conjunctival hyperemia, palpebral erithema and alopecia. No statistical correlation between cutaneous and ocular lesions was observed, while ocular score and STT score was statistically positively correlated. Lymphoplasmacytic conjunctivitis was the prevalent cytological pattern and Staphylococcus intermedius was the most frequent bacterium isolated.

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Capitolo  primo  

 

 

Generalità  

 

 

Struttura  e  funzione  della  cute  ed  ecosistema  cutaneo  

 

 Struttura  cutanea  

 

1.1.  Epidermide  e  membrana  basale  

 

L’epidermide   è   costituita   da   alcuni   strati   di   cellule   epiteliali,   dette     cheratinociti,  meno  numerosi  nella  cute  ricoperta  dal  mantello,  e  più  numerosi   nelle   zone   glabre   (cuscinetti   plantari   e   tartufo).   I   cheratinociti   sono   ancorati   alla   membrana   basale   e   si   differenziano,   dalla   profondità   alla   superficie   dell’epidermide,   in   strato   basale,   strato   spinoso,   strato   granuloso   e   strato   corneo.   Mano   a   mano   che   proliferano   e   migrano   verso   la   superficie,   i   cheratinociti   maturano   sino   a   perdere   completamente   il   nucleo   e   a   trasformarsi   in   rigide   squame   cornee,   costituite   per   lo   più   da   cheratina   resistente   (corneociti).   I   corneociti   aderiscono   saldamente   tra   loro   e   alle   cellule   sottostanti,   grazie   ai   lipidi   intercellulari,   e   formano   uno   strato   cheratinico  protettivo,  impermeabile  all’acqua  e  alla  maggior  parte  degli  agenti   patogeni.   Sullo   strato   corneo   si   distribuisce   inoltre,   un’emulsione   formata   da   sebo   e   sudore,   che   contiene   molti   fattori   antimicrobici   specifici   (come   le   immunoglobuline)   e   aspecifici   (come   la   transferrina).   La   disfunzione   delle   ghiandole   sebacee   (come   nell’adenite   sebacea)   o   l’uso   ripetuto   di   shampoo   troppo   aggressivi   o   sgrassanti,   interferendo   con   questa   pellicola   idrolipidica,   possono   predisporre   a   infezioni   batteriche   e   seborrea.   Recentemente   è   stato   provato  che  anche  i  soggetti  allergici  mostrano  alterazioni  strutturali  dei  lipidi   intercellulari,   conseguenza   di   difetti   della   barriera   protettiva,   permettendo   l’ingresso  di  allergeni  e  microorganismi.  L’epidermide  poggia  sulla  membrana   basale,   struttura   complessa   formata   da   diverse   molecole,   che   ne   fornisce   l’ancoraggio   al   derma   sottostante.   La   membrana   basale   svolge   anche  

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l’importante   funzione   di   filtro   per   gli   elementi   nutritivi   che   dal   derma,   vascolarizzato,   raggiungono   per   diffusione   l’epidermide   priva   di   vasi   e   da   barriera   per   possibili   agenti   patogeni   e   macromolecole,   che   abbiano   già   superato   l’epidermide   e   si   dirigano   verso   il   derma.   Fra   i   cheratinociti   dello   strato   basale   risiedono   anche   i   melanociti,   cellule   dendritiche   di   derivazione   della  cresta  neurale,  preposte  alla  produzione  di  melanina.  (Noli  et  al,  2011)      

Lo  strato  più  superficiale  della    pelle  o  epidermide  è  costituito  da  un  multistrato  di   cellule  che  dal  più  profondo  al  più  superficiale  sono  classificati  come:  

• Strato   basale   o   germinativo,   è   lo   strato   più   profondo   dell'epidermide   e   separa  l’epidermide  dal  derma.  E’  composto  da  cellule  staminali  unipotenti   cubiche   o   cilindriche   separate   dal   sottostante   derma   da   una   membrana   basale.   Le   cellule   di   questo   strato   si   dividono   per   mitosi,   dando   origine   a   una  cellula  staminale  unipotente  e  a  una  cellula  destinata  a  differenziarsi  in   cheratinocito.    

• Strato   spinoso,   è   costituito   da   uno   o   due   strati   di   cellule   nelle   zone   ricoperte   da   peli   mentre   nelle   zona   glabre,   come   i   cuscinetti   plantari,   il   piano   nasale   e   le   giunzioni   muco   cutanee,   può   arrivare   a   venti   strati.   Il   nome  “spinoso”  deriva  dalla  presenza  di  strutture  di  giunzione  denominate   desmosomi.  Le  cellule  dello  strato  spinoso  hanno  citoplasma  da  debolmente   basofilo   a   eosinofilo   e   forma   poliedrica   in   quanto   tendono   ad   appiattirsi   procedendo  verso  la  superficie.  

• Strato   granuloso,   è   costituito   da   uno   o   due   strati   di   cellule   nella   pelle   rivestita   da   peli   e   da   quattro   a   otto   strati   di   cellule   nelle   zone   glabre   o   a   livello  degli  infundibuli  dei  follicoli  piliferi.  Le  cellule  in  questo  strato  sono   piatte  e  con  citoplasma  basofilo.  Il  nome  “granuloso”  deriva  dalla  presenza   di   granuli   cheratoialini   che   in   realtà   mancano   di   membrana   e   quindi   sarebbero   meglio   definibili   come   aggregati   insolubili   e   che   danno   la   basofilia   citoplasmatica.   Questi   granuli   sarebbero   l’equivalente   della   proteina   strutturale   profilaggrina,   precursore   della   filaggrina   che   viene   sintetizzata   in   questo   strato   dell’epidermide.   La   filaggrina   è   una   proteina   che   regola   il   processo   di   cheratinizzazione   in   quanto   aggrega   ed   allinea   i   filamenti   di   cheratina   e   produce   la   matrice   tra   i   filamenti   di   cheratina   e   i  

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corneociti.   Il   suo   ruolo   di   dispensatrice   di   amminoacidi   è   importante   per   l’idratazione  dello  strato  corneo.  

• Strato   lucido   o   strato   di   transizione,   costituito   da   3-­‐5   strati   cellule   acidofile   appiattite,   ancora   vitali   ma   prive   di   nucleo.   Questo   strato   deve   il   suo   nome   alla   presenza   di   goccioline   di   una   sostanza   semifluida   e   rifrangente   chiamata   eleidina   ed   è   presente   solo   a   livello   dei   cuscinetti   plantari  e  del  tartufo.  

o Lo   strato   lucido   non   è   sempre   evidenziabile,   ed   è   più   facilmente   riscontrabile  nell'epidermide  del  palmo  delle  mani  e  della  pianta  dei   piedi,   essendo   troppo   sottile   e   poco   colorabile   per   essere   visualizzato  al  microscopio  ottico  in  altre  sedi,  oppure  occultato  dai   melanociti.    

• Strato   corneo,   è   il   più   superficiale   dell’epidermide   ed   è   costituito   da   numerosi  strati  di  corneociti  o  cheratinociti  (da  tre  a  cinquanta  a  seconda   della   localizzazione)   anucleati   e   sospesi   in   una   matrice   lipidica   extracellulare.   Le   membrane   cellulari   sono   molto   ispessite   a   causa   della   presenza   di   uno   sviluppato   involucro   cellulare   corneificato   costituito   principalmente   dalle   proteine   involucrina,   filaggrina   e   loricrina.   Lo   spazio   intercellulare   è   occupato   dai   lipidi   liberati   dai   cheratinosomi   dello   strato   spinoso,   rappresentati   prevalentemente   da   idrossiceramide.   L'idrossiceramide,   legata   covalentemente   alla   membrana   cellulare   dei   corneociti,  ha  funzione  idrorepellente,  ostacolando  l'evaporazione,  nonché   aumentando   l'impermeabilità   dell'epidermide.   I   corneociti   inoltre   hanno   una   struttura   altamente   specializzata   detta   envelope  che   protegge   la   pelle   da  microorganismi  e  da  agenti  ambientali  dannosi.  Negli  epiteli  pavimentosi   pluristratificati   bagnati   da   liquidi   (mucosa   della   bocca,   esofago,   vagina)  

perfino   le   cellule   più   superficiali   mantengono   il   nucleo.                                                                                                                                                                                                                                   I   cheratinociti,   sebbene   costituiscano   la   gran   parte   delle   cellule  

epidermiche,  non  sono  le  uniche  presenti  in  questo  epitelio.    

     

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I  tipi  cellulari  presenti  nell’epidermide:  

• I   Melanociti   sono   presenti   nell'epidermide,   seconde   come   numero   ai   cheratinociti  e  sono  cellule  dendritiche  derivanti  dalla  cresta  neurale  da   cui   poi   si   distaccano   per   migrare   nell'epidermide   tra   il   III   e   il   V   mese   della   vita   embrionale.   Possiedono   un   corpo   cellulare   piuttosto   voluminoso   provvisto   di   prolungamenti   che   si   insinuano   negli   spazi   intercellulari  dello  strato  basale  e  dello  strato  spinoso.  A  differenza  dei   cheratinociti   non   possiedono   desmosomi   e   non   contengono   tonofilamenti,  contengono  invece  gli  organuli  detti  melanosomi,  ripieni   di   melanina,   che   trasferiscono   ai   cheratinociti,   i   quali   li   fagocitano.   La   melanogenesi  è  il  processo  biochimico,  svolto  dai  melanociti,  che  porta   alla  formazione  della  melanina  e  la  presenza  dei  melanosomi  all'interno   dei  cheratinociti  determina  il  colore  della  pelle.  

• Le  Cellule  di  Langerhans sono  cellule  dendritiche  o  stellate,  con  lunghi   prolungamenti   che   si   insinuano   tra   gli   spazi   intercellulari   delle   cellule   dello   strato   spinoso,   quasi   a   formare   una   rete.   In   ematossilina-­‐eosina   possiedono   un   nucleo   dalle   intense   proprietà   basofile   e   un   citoplasma   poco   colorabile.   Fanno   parte   del   sistema   dei   monociti-­‐macrofagi,   possiedono,   infatti,   caratteristiche   comuni   come   recettori   per   le   immunoglobuline  o  per  il  sistema  del  complemento,  ma  si  differenziano   dai  macrofagi  per  la  scarsa  capacità  fagocitaria.  Fanno  inoltre  parte  delle   APC-­‐cell   (Antigen   Presenting   Cells),   cioè   delle   cellule   presentanti   l'antigene   a   quelle   del   sistema   immunitario.   Secernono   inoltre   interleuchina-­‐1  (IL-­‐1).  Un'altra  varietà  di  cellule  dendritiche,  le  cellule  di   Granstein,  presentano  invece  l'antigene  ai  linfociti  T-­‐soppressori.  

• Le   Cellule   di   Merkel   o   corpuscoli   di   Merkel   sono   grosse   cellule   tondeggianti   che   assumono   contatti   sinaptici   con   le   terminazioni   nervose  afferenti  che  le  circondano,  determinando  la  sensibilità  tattile.   Nel   loro   citoplasma   sono,   infatti,   presenti   vescicole   simili   a   quelle   sinaptiche.  Si  trovano  nello  strato  basale  dell'epidermide  e  in  particolare   sulla  sommità  delle  creste  epidermiche.  Hanno  contatti  sinaptici  con  gli   afferenti   somatosensoriali   e   sono   localizzate   nello   strato   basale  

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dell'epidermide.  Le  cellule  di  Merkel  quindi  sono  definite  come  sensori   proporzionali   (o   sensori   P)   nel   senso   che   trasformano   una   pressione   doppia  sulla  cute  in  un  numero  di  potenziali  d'azione  al  secondo.  Spesso,   sono  associate  alle  terminazioni  dei  nervi  sensoriali,  conosciute  come  le   terminazioni  del  nervo  di  Merkel  (anche  note  come  il  complesso  cellulo-­‐ neuronale).  

1.2.  Derma  

Il   derma   è   costituito   da   fibre   collagene   ed   elastiche,   dalle   cellule   che   le   producono   (fibrociti)   e   da   una   matrice   polisaccaridica   che   sostiene   fibre,   annessi,  vasi  e  nervi.  Le  fibre  collagene  più  lasse  in  superficie  e  più  dense  in   profondità,  forniscono  resistenza  alla  trazione  ed  evitano  le  lacerazioni.  Le   fibre   elastiche,   visibili   all’esame   istologico   solo   con   colorazioni   speciali,   permettono  alla  cute  di  ritornare  alla  sua  posizione  originale  dopo  trazione   o  movimento.  La  matrice  polisaccaridica  costituisce  un  efficace  trattamento   protettivo   e   rappresenta   un’importante   riserva   di   acqua   e   di   elettroliti.   All’interno   della   matrice   si   muovono   cellule,   quali   fibrociti   e   cellule   infiammatorie.   I   vasi   cutanei   sono   organizzati   in   tre   plessi:   quello   superficiale   porta   nutrimento   all’epidermide,   quello   medio   all’istmo   follicolare   e   alle   ghiandole   sebacee   e   quello   profondo   ai   bulbi   e   alle   ghiandole  apocrine.  I  nervi  seguono  per  lo  più  il  decorso  dei  vasi.  Numerose   strutture  percettive,  in  stretto  rapporto  con  i  nervi,  veicolano  le  sensazioni   di   dolore,   prurito,   tatto,   pressione   e   movimento.   Queste   sono   i   peli   tattili   (vibrisse),  i  corpuscoli  di  Pacini  (meccanocettori  presenti  specialmente  nei   cuscinetti   plantari),   le   terminazioni   libere   nell’epidermide   (dolore   e   prurito)  o  associate  a  cellule  di  Merkel  (pressione)  e  altri  corpuscoli,  la  cui   distribuzione  dipende  dalla  specie  e  dalla  localizzazione  del  corpo.  (Noli  et   al,  2011)  

 

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1.3.  Annessi  cutanei

Nella  cute  sono  albergati  numerosi  annessi  cutanei:   • follicoli  piliferi  

• unghie  

• ghiandole  sebacee   • ghiandole  apocrine  

 

• Follicoli  e  peli  

I  follicoli  sono  invaginazioni  nel  derma  di  tessuto  epiteliale,  che  servono  alla   produzione   e   al   sostegno   del   fusto   pilifero.   La   parte   più   superficiale,   infundibolo,   è   in   tutto   simile   all’epidermide   di   superficie.   Nella   parte   intermedia,  istmo,  sboccano  i  dotti  delle  ghiandole  sebacee  e  apocrine  e  si   ancora   il   muscolo   erettore   del   pelo.   La   parte   profonda,   bulbo   o   radice,   è   formata   da   cellule   epiteliali   matricali   e   melanociti   che   producono   e   pigmentano,   rispettivamente,   il   fusto   pilifero.   Nella   parte   prossimale,   il   fusto  neoformato  è  circondato  da  due  guaine  follicolari  (interna  ed  esterna)   che  lo  separano  dal  derma.  La  guaina  interna  cheratinizza  e  viene  perduta   nell’istmo  follicolare,  dove  il  fusto  è  rigido  ed  essa  non  è  più  necessaria  al   suo   sostegno.   La   guaina   esterna   segue   il   fusto   sino   all’ostio   follicolare,   fondendosi   poi   con   l’epidermide   di   superficie.   Nei   carnivori   domestici   adulti,  da  un  unico  ostio  follicolare  fuoriescono  più  fusti  piliferi,  prodotti  da   radici   differenti.   Fra   i   peli   di   un   gruppo,   si   riconosce   in   genere   un   pelo   primario,  di  diametro  più  grosso  degli  altri  e  generalmente  dritto,  l’unico  a   possedere  una  ghiandola  sebacea  e  un’apocrina.  I  peli  primari  costituiscono   il   rivestimento   del   mantello,   proteggendolo   dalla   pioggia   e   ne   caratterizzano  l’aspetto.  Gli  altri  peli  del  gruppo,  detti  peli  secondari,  sono   in   genere   più   sottili   di   diametro,   con   una   vasta   gamma   di   dimensioni,   da   poco   più   piccoli   del   primario   a   molto   più   sottili.   I   peli   secondari   sono   in   genere   privi   di   ghiandole   sebacee   e   apocrine   e   costituiscono   il   sottopelo   isolante  e  protettivo.    

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Un   pelo   in   fase   di   crescita   attiva   possiede   una   radice   formata   da   cheratinociti   nucleati   e   capaci   di   proliferare   (cellule   della   matrice),   che   maturano   dando   luogo   al   fusto   pilifero.   Questo   è   formato   da   midollo   centrale,  contenente  vacuoli  di  glicogeno  (nei  peli  primari)  o  aria  (nei  peli   secondari),  zona  corticale,  formata  da  cheratina  molto  rigida  che  conferisce   resistenza  al  pelo  e  da  sottile  cuticola  di  rivestimento  esterna.  

• Ghiandole  

Nella  cute  hanno  sede  le  ghiandole  sebacee  e  quelle  sudoripare  apocrine  ed     eccrine.   Le   prime   due   riversano   il   loro   secreto   nell’infundibolo   pilifero,   mentre  le  ultime  sboccano  direttamente  sulla  superficie  cutanea  nelle  aree   prive   di   peli   (cuscinetti   plantari).   Le   ghiandole   sebacee   a   produzione   olocrina  producono  materiale  grasso  per  la  lubrificazione  dei  peli  e  per  la   costituzione   della   pellicola   protettiva   di   superficie.   Le   ghiandole   apocrine   producono  un  secreto  più  acquoso  che  contiene  alcuni  fattori  di  difesa  (tra   cui  anticorpi)  e  che,  emulsionato  al  sebo,  costituisce  la  pellicola  idrolipidica   di   superficie.   Le   ghiandole   eccrine,   simili   alle   sudoripare   dell’uomo,   producono  un  liquido  acquoso  che  permette  di  idratare  l’epidermide  glabra   e  assicurare  più  attrito  ai  cuscinetti  sulle  superfici  scivolose.  

 

1.4  Funzione  di  cute  e  annessi  

La   cute   è   l’organo   più   esteso   del   corpo   e   ne   costituisce   il   rivestimento   esterno.  

 Le  sue  funzioni  sono  molteplici  e  tutte  molto  importanti  per  l’omeostasi  e  la   sopravvivenza  dell’organismo.    

• Protezione  

Cute   e   annessi   costituiscono   il   primo   fronte   di   difesa     del   corpo   nei   confronti   degli   agenti   esterni   estranei   all’organismo.   Il   pelo   e   lo   spesso   strato  corneo  sono  rivestiti  da  una  pellicola  lipidica,  impermeabile  all’acqua   e   alle   molecole   idrosolubili;   inoltre,   grazie   al   pigmento   melanico   e   alla   cheratina,   essi   sono   capaci   di   filtrare   i   raggi   ultravioletti,   evitando   che   questi   danneggino   i   tessuti   sottostanti.   Il   resistente   strato   corneo,   le   fibre   elastiche   e   il   collagene,   proteggono   la   cute   da   lacerazioni   in   caso   di  

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contusioni   o   trazione.   L’epidermide   e   il   derma   sono   molto   difficili   da   penetrare   da   parte   di   molecole(   specie   se   idrofile)   e   microrganismi   e,   qualora   questi   ci   riuscissero,   il   sistema   immunitario   cutaneo   è   in     grado,   grazie   ai   suoi   meccanismi   di   difesa   aspecifici   e   specifici   di   far   fronte   all’infezione.   Il   cosiddetto   SIS   (Skin   Immune   System)   è,   infatti,   uno   dei   sistemi  immunitari  più  efficienti.  (Noli  et  al,  2011)  

• Regolazione  della  temperatura.  

Il   calore   prodotto   in   continuazione   come   sottoprodotto   del   metabolismo   viene   disperso   per   irradiazione   e   evaporazione.   Quando   la   temperatura   ambientale  diventa  più  alta  di  quella  corporea  l’evaporazione  rappresenta   l’unico  meccanismo  di  dissipazione  del  calore(Bloom  et  al,  1996).  

Questa   funzione   viene   svolta   con   l’ausilio   dei   peli   e   delle   ghiandole   sudoripare.  

• Produzione   degli   annessi   cutanei.   La   pelle   produce   oltre   alle   ghiandole   sudoripare   anche   le   ghiandole   sebacee,   i   muscoli   pilo-­‐erettori,   le   unghie,   peli  e  lo  strato  corneo  che  offrono  ulteriore  protezione  

• Indicazione   dello   stato   di   salute   ed   idratazione. Essendo   l’organo   più   esterno   del   corpo   è   il   primo   indicatore   di   benessere   o   malessere   dell’individuo  

• Deposito.   La   pelle   rappresenta   anche   una   riserva   per   elettroliti,   acqua,   vitamine,  grassi,  carboidrati  e  altre  sostanze.    

• Azione  antimicrobica.  La  pelle  ha  proprietà  antibatteriche  e  antifungine   • Attività   secretoria.   La   pelle   è   un   organo   secernente   attraverso   le   sue  

ghiandole  apocrine,  eccrine  e  sebacee.

• Attività   escretoria.  La   pelle   si   comporta   come   un   organo   attraverso   cui  

vengono  eliminate  alcune  scorie  dell'organismo  con  il  sudore.  Infine  con  le   secrezioni   cutanee   vengono   emesse   nell'ambiente   circostante   alcune   sostanze,  dette  fero-­‐omoni,  a  cui  si  attribuirebbe  una  capacità  di  attrazione   e  attivazione  sensuale.  

• Attività   sensitiva.   La   ricca   innervazione   sensitiva   della   cute   trasmette   al   sistema   nervoso   centrale   informazioni   che   stimolano   i   meccanismi   termoregolatori   e   le   sensazioni   dolorifiche   evitando   così   la   possibilità   di  

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ulteriori  danni  (Bloom  et  al,  1996).  

• Produzione   di   vitamina   D.   Quando   la   cute   è   esposta   al   sole   i   raggi   ultravioletti  trasformano  il  7-­‐deidrocolesterolo  in  Vitamina  D  (Bloom  et  al,   1996).  

• Immunoregolazione    

1.5  Sistema  immunitario  cutaneo  

La   cute   può   essere   considerata   come   un   organo   immunitario   che   gioca   un   ruolo   importante  nell'induzione  e  nel  mantenimento  della  risposta  immunitaria,  che  può   essere  benefica  o  dannosa.  

All’importante   ruolo   di   difesa   partecipano   l'intera   epidermide,   con   la   sua   complessa   struttura   e   la   desquamazione   dei   corneociti,   e   gli   annessi   cutanei,   in   particolare  le  ghiandole  che  concorrono  a  determinare  sulla  superficie  epidermica   condizioni   sfavorevoli   per   i   microrganismi   patogeni.   Anche   l'innervazione   contribuisce  ai  meccanismi  di  difesa,  sia  percependo  stimoli  potenzialmente  lesivi   sia   secernendo   neurotrasmettitori   capaci   di   influenzare   il   microcircolo,   il     differenziamento  e    la  funzione  delle  cellule  specifiche  per  la  difesa.  

All’interno  dell’epidermide  e  del  derma  un  sistema  immunitario  bene  articolato  ha   il   compito   di   catturare   ed   eliminare   tutti   gli   antigeni   o   i   microorganismi   che   riescono  a  superare  la  barriera  epidermica.  Queste  difese  entrano  in  azione  anche   contro   molecole   solubili,   indipendentemente   da   una   loro   pericolosità,   il   che   può   generare   reazioni   infiammatorie   di   nessun   vantaggio   per   l'organismo,   anzi   dannose  per  la  cute  stessa.  

Di   questo   sistema   fanno   parte   una   componente   umorale   e   una   componente   cellulare.            

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La  componente  cellulare  comprende:  

• Cheratinociti  

• Cellule  di  Langherans   • Linfociti   • Macrofagi  tissutali   • Cellule  endoteliali     • Neutrofili   • Eosinofili   1.5.1  I  cheratinociti    

Oltre   alla   loro   funzione   di   produrre   cheratina,   lipidi   e   sostanze   intracellulari,   i   cheratinociti   sono   i   maggiori   produttori   di   citochine   dell’epidermide,   la   più   importante  di  queste  è  IL-­‐1  che  viene  immagazzinata  e  poi  rilasciata  in  seguito  a  un   danno   cellulare.   Il   rilascio   di   IL-­‐1   è   uno   dei   primi   eventi   che   si   verificano   nelle   patologie  cutanee.  

Oltre  all’IL-­‐1  i  cheratinociti  producono  IL-­‐3,  IL-­‐6,  IL-­‐7,  IL-­‐8,  IL-­‐10,  IL-­‐12,  IL-­‐15,  IL-­‐ 16,   IL-­‐18   TNF-­‐α   e   una   varietà   di   growth   factors   e   granulocyte   macrophage   stimulating  and  activating  factors.  

 A  seconda  delle  citochine  prodotte  i  cheratinociti  possono  condizionare  la  risposta   immunitaria:   se   viene   prodotta   l’IL-­‐10   la   risposta   sarà   prevalentemente   di   tipo   Th2,  mentre  se  viene  prodotta  l’IL-­‐12  sarà  prevalentemente  di  tipo  Th1.  

 

1.5.2  Le  cellule  di  Langerhans  

Le  cellule  di  Langerhans  appartengono  alla  famiglia  delle  cellule  dendritiche,  così   dette  per  la  forma;  hanno  infatti  un  corpo  cellulare  ovalare  dal  quale  si  dipartono   prolungamenti   ramificati,   simili   a   rami   di   albero   e   sono   altamente   specializzate   nella  presentazione  dell’antigene  (Jacob  et  al,  1999)  si  trovano  a  varia  altezza  nello  

strato   basale   e,   più   spesso,   in   quello   spinoso   ed   i   loro   dendriti   si   insinuano   tra   i   cheratinociti,  ai  quali  sono  uniti  grazie  a  una  molecola  di  adesione:  la  E-­‐caderina.     Queste   cellule   possiedono   un   corredo   di   molecole,   di   membrana   e  

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intracitoplasmatiche,   e   possono   svolgere   complesse   attività   metaboliche   che   permettono   loro   di   assorbire   molecole   antigeniche,   di   estrarne   frammenti   mediante  idrolisi  controllata  e  di  esporre  sulla  loro  membrana  questi  frammenti,   detti  epitopi,  insieme  a  molecole  accessorie,  al  fine  di  stimolare  linfociti  T  specifici   per   tali   epitopi   e   dare   innesco   così   alle   risposte   immunitarie:   la   cosiddetta   “presentazione  antigenica”.  

 I  peptidi  antigenici  derivati  dalla  sintesi  di  proteine  endogene    vengono  presentati   contestualmente  a  molecole  MCHC  di  classe  1  presenti  nella  superficie  delle  cellule   nucleate  e  riconosciute  da  linfociti  T  CD8+  o  citotossici.  Gli  antigeni  esogeni  quali   batteri,   tossine   batteriche,   dermatofiti,   vaccini,   pollini,   acari   sono   presentati   contestualmente  a  molecole  MCHC  di  classe  2  e  riconosciute  da  linfociti  T  CD4+  o   helper  (Nickoloff,  1993).  In  seguito  al  riconoscimento  le  cellule  T  vengono  attivate,   ma  sono  necessari  altri  segnali  chimici,  da  parte  delle  citochine  per    promuovere   l’espansione   clonale   di   T   cell   antigene   specifiche.  

1.5.3  I  linfociti  

I  linfociti  derivano  da  un  ceppo  cellulare  del   midollo  osseo  e  possono  essere  suddivisi  in:  

1. T  o  timo  dipendenti   2. B  o  bone  marrow  derived   3.  NK  o  natural  killer  

I   linfociti   T   giungono   a   completa   maturazione   nel   timo,   e   quindi   esprimono   il   recettore  di  membrana  CD3.  Quest’ultimo  è  costituito  da  due  sub-­‐unità  proteiche   che  in  alcuni  linfociti  sono  costituite  da  una  catena  α  e  da  una  catena  β  e  in  altri   una  catena  γ  ed  una  δ  (Haas  et  al.,  1993).  

Le  cellule  T  di  tipo  γδ  hanno  un  ruolo  di  immunosorveglianza  offrendo  una  prima   difesa  dagli  agenti  infettivi  a  livello  delle  superfici  epiteliali.  

I  linfociti  T  si  classificano  in  due  principali  categorie:  

• I  T  helper,  i  quali  possiedono  il  recettore  di  membrana  CD4  che  è  il  recettore   del  complesso  maggiore  di  istocompatibilità  di  classe  2  (Moore  et  al.,  1992),   sono   specializzate   nella   risposta   ad   antigeni   esogeni   che   vengono   loro   presentati  dalle  cellule  di  Langherans  dopo  la  processazione.  Il  nome  helper  

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deriva   dal   fatto   che   stimolano   i   linfociti   B   a   produrre   immunoglobuline   e   coordinano  l’attività  di  altre  cellule  infiammatorie.  In  seguito  a  stimolazione   antigenica  le  cellule  T-­‐helper  si  dividono  in  due  ulteriori  categorie  a  seconda   delle  citochine  che  producono.  I  Th1  producono  IL-­‐2  e  INF-­‐γ  e  favoriscono   le   reazioni   di   ipersensibilità   ritardata,   l’attivazione   dei   macrofagi,   la   produzione  di  opsonine  e  di  anticorpi  fissanti  il  complemento  (sopratttutto   IgG  e  IgM).  

I  Th2  producono  IL-­‐4,  IL-­‐5,  IL-­‐6,  IL-­‐9,  IL-­‐10  e  IL-­‐13;  favoriscono  lo  sviluppo   di  mastociti  ed  eosinofili;  sottoregolano  la  produzione  delle  IgG  e  stimolano   la   sintesi   delle   IgE   e   delle   IgA.   La   risposta   di   tipo   Th2   prevale   nelle   infestazioni  parassitarie  e  nelle  reazioni  di  ipersensibilità  immediata.  

• I   T   citotossici,   possiedono   il   recettore   di   membrana   CD8   che   è   il   recettore   del  complesso  maggiore  di  istocompatibilità  di  classe  1.  Queste  cellule  sono   specializzate   nella   risposta   ad   antigeni   endogeni,   ovvero   sintetizzati   all’interno  delle  cellule  dell’organismo  ed  inducono  effetti  citotossici.  

 

I  linfociti  B,  sono  piccoli  linfociti  che  hanno  origine  e  vengono  a  maturazione  nel   midollo   osseo   e   sono   caratterizzati   dal   possedere   specifiche   immunoglobuline   di   superficie  che  svolgono  la  funzione  di  recettore  per  l’antigene.  

Oltre   a   queste   molecole   i   linfociti   B   esprimono   sulla   loro   superficie   le   molecole   MCHC   di   classe   2   che   permettono   a   queste   cellule   di   comportarsi   come   cellule   presentanti   l’antigene,   recettori   per   il   frammento   Fc   delle   immunoglobuline   e   il   recettore  per  il  frammento  C3b  del  complemento.  

La   principale   funzione   delle   cellule   B   è   la   sintesi   d’immunoglobuline   specifiche   contro  determinati  antigeni.  Le  immunoglobuline  presenti  di  superficie  dei  linfociti   B   “vergini”   sono   di   tipo   IgM   e   IgD   ed   hanno   scarsa   affinità   per   l’antigene.   L’appropriata  interazione  tra  l’antigene  e  la  cellula  B  determina,  con  l’aiuto  delle   cellule   T   della   memoria   che   producono   IL-­‐1,   IL-­‐2,   IL-­‐4,   IL-­‐5   e   IL-­‐10,   l’espansione   clonale  di  cellule  in  grado  di  produrre  IgE,  IgA,  IgG  ad  elevata  affinità  per  l’antigene   che  allo  stadio  terminale  di  differenziamento  vengono  dette  plasmacellule.    

 

Le  NK  o  Natural  Killer,  sono  grandi  linfociti  granulari  che  non  esprimono  recettori   specifici  per  gli  antigeni  ed  hanno  il  compito  di  identificare  e  distruggere  cellule  

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estranee   all’organismo   che   non   esprimono   il   complesso   maggiore   di   istocompatibilità   di   classe   1   che   viene   specificamente   riconosciuto   dai   loro   recettori  di  membrana.  Per  esempio  molte  cellule  tumorali  o  infettate  da  virus  non   esprimono  l’MHC  di  classe  1  e  quindi  vengono  riconosciute  e  uccise  dai  linfociti  Nk.   Le   cellule   Nk   inoltre   hanno   recettori   per   la   regione   Fc   delle   immunoglobuline   e   quindi   possono   uccidere   le   cellule   legate   a   essi   con   un   processo   detto   ADCC   “antibody  dependent  cell-­‐mediated  cytotoxicity.”                  

 (Modlin  et  al,  1999)  

 

1.5.4  I  macrofagi  tissutali  

Il   derma   ospita   anche   macrofagi   deputati   a   fagocitare   sostanze   estranee   di   vario   genere,   quali   agenti   viventi,   polveri   inerti   e   cellule   e   matrici   extracellulari   danneggiate   da   traumi,   ustioni   e   altri   insulti.   Sono   cellule   all’ultimo   stadio   di   maturazione  della    linea  monocito-­‐macrofagica,  che  nel  derma  sono  considerate  i   precursori   dei   dendrociti   dermici  (Nickoloff,  1993).   Derivano   dal   midollo   osseo   e   passano  nel  circolo  ematico,  dove  sono  caratterizzati  da  recettori  CD14.  

Queste  cellule  sono  multifunzionali  in  quanto  vanno  ad  agire  nella  prima  fase  della   risposta   immunitaria   come   cellule   presentanti   e   processanti   l’antigene   per   la   successiva   attivazione   dei   linfociti   T   e   anche   nelle   fasi   successive   in   quanto   intervengono   dopo   il   richiamo   dato   dalle   citochine   prodotte   dai   linfociti   per   la   distruzione  delle  cellule  parassitate.  

Inoltre  la  loro  attività  è  fondamentale  nella  guarigione  delle  ferite,  nella  difesa  dai   patogeni  e  per  la  produzione  di  numerosi  enzimi,  citochine  e  mediatori  di  flogosi   che  in  alcuni  casi  promuovono  e  in  altri  inibiscono  il  processo  infiammatorio.   I  macrofagi  sono  uno  dei  maggiori  componenti  dell’infiltrato  cellulare  nelle  lesioni   croniche  della  dermatite  atopica    .  (Leung,  1995)  

 

 

1.5.5  Le  cellule  endoteliali  

La   funzione   delle   cellule   dell’endotelio   vasale   è   molto   importante   nella   risposta   immunitaria  in  quanto  sono  in  grado  di  esprimere  sulla  loro  superficie  una  varietà   di   molecole   di   adesione   in   risposta   a   varie   citochine.   (Haas   et   al,   1993)   Queste  

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molecole   sono   denominate   selectine   e   molecole   della   superfamiglia   delle   immunoglobuline.  Le  selectine  sono  responsabili  dell’adesione  iniziale  dei  leucociti   all’endotelio  infiammato  .  (Goldsby  et  al,  2007)  

Le  molecole  della  superfamiglia  delle  immunoglobuline  sono  denominate  ICAM-­‐1,   ICAM-­‐2,  ICAM-­‐2  e  VCAM  ed  hanno  il  compito  di  legarsi  a  proteine  eterodimeriche     espresse  dai  linfociti  e  denominate  integrine,  questo  legame  determina  l’adesione   leucocitaria   all’endotelio   e   lo   stravaso   nel   sito   di   infiammazione   (Goldsby   et   al,   2007).  

 

1.5.6  I  mastociti    

Queste   cellule   derivano   da   precursori   indifferenziati  rilasciati  dal  midollo  osseo   nel   circolo   ematico   che   proliferano   e   si   differenziano  soltanto  a  livello  dei  tessuti   bersaglio.(Hill   et   al,   1998)   Si   trovano   normalmente  nei  tessuti  connettivi  e  in  numero  maggiore  nelle  aree  corporee  che   interferiscono   con   l’ambiente   come   la   cute,   l’intestino   e   il   polmone.   (Foreman,   1993)   Sono   cellule   fornite   di   caratteristici   granuli   secretori,   che   contengono   istamina,   eparina   e   TNF-­‐alfa   e   rispondono   a   numerosi   stimoli,   sia   direttamente   irritanti   (come   traumi,   ustioni,   sostanze   urticanti   vegetali   e   animali),   sia   immunomediati.  

La   differenziazione   e   la   proliferazione   dei   mastociti   sono   regolate   da   numerosi   fattori:   il   principale   è   un   fattore   prodotto   da   cellule   staminali   derivate   da   fibroblasti   che   è   anche   responsabile   della   chemiotassi.   Nel   cane,   i   mastociti   posseggono  un  recettore  specifico  per  questa  molecola,  denominato  c-­‐kit.  (London   et   al,   1999)   Inoltre   la   proliferazione   mastocitaria     è   determinata   dai   linfociti   attraverso  la  produzione  di    IL-­‐3,  IL-­‐4,  IL-­‐9  e  IL-­‐10.  (Galli  et  al,  1993)  

La  funzione  dei  mastociti  è  quella  di  sintetizzare  e  rilasciare  un  grande  numero  di   mediatori  di  flogosi  i  quali  vengono  stoccati  a  livello  dei  granuli  o  immediatamente   liberati.   Questi   importanti   fattori   sono   istamina,   triptasi,   chimasi,   leucotrieni   e   TNFα  (Hill  et  al,  1998).  

In   genere   la   degranulazione   dei   mastociti   avviene   in   seguito   al   legame   allergene   indotto   delle   IgE   con   recettori   specifici   presenti   sulla   superficie   cellulare  

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(FcεRI),   ma   può   essere   indotto   anche   da   frazioni   del   complemento   dette   anafilotossine   (C3a,   C4a,   C5a)   e   da   alcuni   farmaci   (oppioidi,   ACTH   sintetico,   ionofori  del  calcio).    

La  degranulazione  quindi  avviene  quando  un  allergene  induce  il  cross-­‐legame  delle   IgE   legate   ai   recettori   presenti   sulla   superficie   dei   mastociti   e   studi   sperimentali   hanno  dimostrato  che  solo  gli  immunocomplessi  con  un  rapporto  IgE-­‐allergene  di   2:1   possono   indurla   (Razin   et   al,   1995).   Una   volta   rilasciati   nello   spazio     intercellulare,   il   contenuto   dei   granuli   in   associazione   con   l’endotelio   vasale   e   le   altre   cellule   infiammatorie   determina   le   reazioni   tipiche   dell’infiammazione   (rubor,  dolor,  calor,  tumor).    

Una   stimolazione   eccessiva   dei   mastociti   porta   alla   secrezione   massiccia   di   istamina,  che  può  giungere  a  determinare  essa  stessa  danni  al  tessuto  o  all'intero   organismo,  come  avviene  nelle  reazioni  allergiche.  

Nella   pelle   i   mastociti   si   trovano   prevalentemente   a   livello   del   derma   intorno   ai   capillari,  Emerson  e  Cross  hanno  riportato  che  il  numero  maggiore  è  localizzato  a   livello  delle  orecchie  (16,9  cellule  per  campo),  seguito  da  vulva,  prepuzio  e  scroto   (circa  9),  ano  (8,3),  perineo  (8.1),  testa  (7,8),palpebra  superiore  (7,6),  area  dorsale   del   collo   (6,8),   palpebra   inferiore   e   torace   laterale(6,5),   area   ventrale   del   collo   (6,3),  area  ventrale  dell’addome  (5,5),  labbra  (5,4),  dorso  (5,1),  area  mediale  delle   cosce  (5,0),  pianta  dei  piedi  (3,1)  e  piano  nasale  (2,4).  (Emerson  et  al,  1965)          

 

1.5.7  I  Neutrofili    

I   neutrofili   sono   prodotti   nel   midollo   osseo  durante  l’emopoiesi,  possiedono  un   citoplasma   granulare   che   si   colora   con   coloranti   acidi   e   basici   e   a   causa   del   loro   nucleo   multilobato   sono   denominati   leucociti   polimorfo   nucleati.   La   principale   funzione   dei   neutrofili   è   quella   di   catturare   e   distruggere   materiale   estraneo,   in   particolar   modo   batteri.   Il   loro   intervento   è   fondamentale   nelle   piodermiti   e   nella   demodicosi   generalizzate   ma   anche  nelle  allergie.  

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1.5.8  Gli  Eosinofili    

Anche  gli  eosinofili  sono  prodotti  nel  midollo  osseo  e   il   loro   sviluppo   è   stimolato   da   IL-­‐3,   IL-­‐5   e   dal   granulocyte   macrophage   colony   stimulating   factor   (GM-­‐CSF).(Kaplan  et  al,  1998)  

Gli   eosinofili   vengono   attratti   nel   sito   di   infiammazione  da  specifici  fattori  chemiotattici,  quali   istamina,   la   componente   C5a   del   complemento,   il   leucotriene   B4,   estratti   parassitari,   eotassina   1   e   2   e   RANTES   (Regulated   upon  

attivation   of   normal   T-­‐cell   expressed   and   secrete).                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     Una   volta   richiamati   in   loco   esprimono   sia   un’attività   fagocitica   sia   un’attività  

secretoria.                                                                                                                                                                                                                                                                       Sono   in   grado   di   fagocitare   batteri   (in   maniera   minore   rispetto   ai   neutrofili),   funghi,  immunocomplessi,  granuli  di  mastociti  e  aggregati  d’immunoglobuline.  (Mc   Ewen,  1992)                                                                              

L’attività  secretoria,  come  suggerito  dall’abbondanza  di  granuli  citoplasmatici  è  la   più  importante  e  può  essere  o  meno  dipendente  dalle  IgE,  come  per  i  mastociti  e  i   basofili   ma   al   contrario   di   questi   ultimi   degranulano   lentamente.(Plager   et   al,   1998)  

I   granuli   degli   eosinofili   contengono   importanti   proteine   tra   le   quali   la   proteina   basica   maggiore,   la   proteina   cationica   eosinofila   e   varie   perossidasi   ed   enzimi   lisosomiali  che  sono  importanti  per  gli  effetti  elmintotossici,  citotossici,  battericidi   e   sono   in   grado   di   determinare   la   degranulazione   dei   mastociti.   (Schecter   et   al,   1988)  

Nella   cute   sana   del   cane   gli   eosinofili   si   ritrovano   raramente   ma   aumentano   notevolmente   a   10   per   campo   in   caso   di   dermatite   atopica,   (Nimmo   et   al,   1990)   avvicinandosi  ad  una  cellula  per  HPF  o  al  4%  dell’infiltrato  infiammatorio  (Olivry  et   al,  1999).  Al  contrario  un  altro  studio  afferma  che  gli  eosinofili  sarebbero  presenti   solo   occasionalmente   nei   campioni   istologici   di   soggetti   con   dermatite   atopica   mentre   sarebbero   presenti   in   numero   significativamente   maggiore   nei   campioni   cutanei  prelevati  da  soggetti  con  reazioni  avverse  agli  alimenti  (Skuba  et  al,  2001).      

(23)

La  componente  umorale  comprende:  

• il  complemento   • le  citochine   • gli  eicosanoidi   • i  neuropeptidi  

• i  peptidi  antimicrobici    

1.5.9  Il  complemento    

Il  complemento  è  un  importante  mediatore  della  risposta  umorale  aspecifica  ed  è   costituito   da     un   gruppo   di   proteine   plasmatiche   e   della   membrana   cellulare   che   inducono  e  influenzano  eventi  immunologici  e  infiammatori.  Le  varie  componenti   proteiche   vengono   identificate   con   la   lettera   C   seguita   da   un   numero   C1,   C2,   C3,   C4…etc.  

La   sua   attivazione   avviene   mediante   scissione   del   suo   frammento   C3,   che   può   avvenire   attraverso   la   via   classica,   richiedente   la   presenza   di   un   complesso   solubile   antigene-­‐   anticorpo   o   dal   legame   di   un   anticorpo   ad   un   opportuno   bersaglio,  ad  esempio  una  cellula  batterica;  oppure  attraverso  la  via  alternativa,  in   cui   viene   direttamente   attivato   da   virus,   batteri   o   cellule   anormali   senza   l’intervento  di  immunoglobuline.  Gli  effetti  finali  dell’attivazione  del  complemento   sono   molti   e   vanno   dalla   lisi   cellulare,   all’opsonizzazione   dell’antigene,   alla   neutralizzazione  virale  e  alla  rimozione  degli  immunocomplessi.  

 

1.5.10  Le  citochine  

Sono   molecole   proteiche   prodotte   da   vari   tipi   di   cellule   secrete   nel   mezzo   circostante   di   solito   in   risposta   ad   uno   stimolo.   Possono   avere   azione   autocrina,   paracrina   o   endocrina   e   hanno   una   vita   media   di   pochi   minuti.   In   relazione   alla   funzione  principale  svolta  possono  essere  distinte  in:  

− mediatori  dell’immunità:  Interferoni  (INF-­‐α1-­‐α2  –β),  Tumor  necrosis  factor   (-­‐  α-­‐  β);  

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protein   (MCP-­‐1)   ,citochine   che   regolano   attivazione,   crescita   e   differenziazione   dei   leucociti   (IL-­‐4,IL-­‐5,   IL-­‐7,   IL-­‐12   e   transforming   growth   factor  o  TGFβ);  

− fattori   di   crescita   dell’emopoiesi:

 

IL-­‐3,   Granulocytes   Macrophages   colony   stimulating  factor  (GM-­‐CSF),  Granulocytes  colony  stimulating  factor  (G-­‐CSF),   Macrophage  colony  stimulating  factor  (M-­‐CSF).  

Nella   patogenesi   della   dermatite   atopica   gioca   un   ruolo   fondamentale   uno   sbilanciamento   della   risposta   T-­‐cell   mediata   con   una   prevalenza   della   risposta   Th2,   questo   è   dovuto   alla   produzione   di   IL-­‐4   e   IL-­‐5.   (Hanifin   et   al,   1999).   L’IL-­‐4   stimola   la   risposta   immunitaria   Th2   mediata   e   lo   switch   isotipico   delle   plasmacellule  verso  la  produzione  di  IgE  mentre  l’IL-­‐5  è  una  molecola  chiave  nella   chemiotassi,  attivazione  e  sopravvivenza  degli  eosinofili.  

Altre  citochine  importanti  nello  sviluppo  della  dermatite  atopica  sono  l’IL-­‐3,  l’IL-­‐5   e   il   GM-­‐CSF   prodotte   dai   linfociti   che   attivano   gli   eosinofili   e   facilitano   l’infiltrazione  tissutale;  l’IL-­‐6  che  viene  secreta  dopo  l’esposizione  all’antigene  sia   in   vivo   che   in   vitro   nell’uomo   è   importante   nello   sviluppo   della   reazione   infiammatoria  e  nel  determinismo  del  grado  delle  lesioni  da  dermatite  atopica    (Lee   et  al,  1992)  e  il  TNFα  il  cui  aumento  si  verifica  2  h  dopo  l’esposizione  antigenica  nei   soggetti   atopici  (Sumimoto   et   al,   1992)   e   la   cui   funzione   è   quella   di   attivare   i   neutrofili,  favorire  la  chemiotassi  dei  monociti  e  accrescere  la  produzione  di  altre   citochine  da  parte  delle  cellule  T.  

 

1.5.11  Gli  eicosanoidi  

Derivano   dall’ossidazione   dell’acido   arachidonico   e   sono   potenti   mediatori   biologici,   possono   dividersi   in   due   categorie,   i   prostanoidi   (prostaglandine,   trombossani)   e   i   leucotrieni.     I   prostanoidi   derivano   dal   metabolismo   dell’acido   arachidonico   mediante   l’enzima   ciclossigenasi,   di   cui   esistono   due   forme,   che   vengono  denominate  COX-­‐1  e  COX-­‐2.  L’enzima  COX-­‐1  viene  normalmente  espresso   in   numerosi   tessuti   dell’organismo   e   sintetizza   classi   di     prostaglandine   che   svolgono   un   ruolo   importante   nel   mantenimento   dell’omeostasi   a   livello   della   mucosa   gastrica,   del   flusso   renale,   nell’emostasi,   nella   guarigione   delle   ferite   e   nell’ovulazione.  Al  contrario,  l’espressione  dell’enzima  COX-­‐2  si  osserva  solamente  

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