ATTI
D E L L A
S O C I E T À L I G U R E
DI
STORIA PATRIA
V O L U M E X X I V
G E N O V A
T IP O G R A F IA D E L R. IS T IT U T O S O R D O MU TI
UN N U O V O C O N T R I B U T O
ALLA
S T O R I A D E L L ’ U M A N E S I M O L I G U R E
DI
F E R D I N A N D O G A B O T T O
I
o i c h è la storia del Rinascimento italiano
de’ secoli X I V e X V é così ampia che non basta un sol u o m o , per quanto va
lente, un sol libro, per quanto eg reg io , ad esplorarne compiutamente il campo anche in una sola regione, mi si permetta c h e , pur dopo lo studio del prof. Carlo Braggio intorno a Giacomo B racelli e l ’ Umanesimo dei L ig u ri al suo tempo, io ritorni a parlare di tale argomento, e, movendo anzi dallo studio me
desimo del B rag gio , vi aggiunga e coordini quelle no
tizie eh’ e g l i, per qualsiasi r a g io n e , non conobbe o trascurò. Io discorrerò nuovamente di mecenati e di studiosi già ricordati in parte dal B r a g g io , di uomini che insegnarono a Genova ed a Savo n a, di letterati infine che il nome ligure illustrarono fuor della patria.
Cam peggeranno sovratutto, fra molte figure m inori,
grande onore alla corte di Alfonso il magnanimo re di A r a g o n a , S ic ilia , Sardegna e Napoli, e Giovan Mario F ile tto , professore a S a v o n a , amico di tanti Liguri e n a t o , se non propriamente nella L ig u ria , là tuttavia dove P e r a , sulle rive liete del B o sfo ro , in faccia a Stamboul su p e rb a , ricorda ancora agli ammiranti figliuoli d Italia una 1’ antica gloria e potenza di Genova repubblicana.
M o lte indubbie notizie, sparse in vecchi libri, ciedo aver rintracciate, molte erronee, ripetute in recenti, cor
rette , m olte più aggiunte su inediti documenti. Ad o g n i m o d o , valga a dispor me a coraggio, gli altri a b e n e v o le n z a , 1’ amore con cui ho cercato di portare ancor io un contributo, quale esso sia, alla ricostiu- zione della storia dell’ Umanesimo anche nella Liguria e ne’ L ig u ri.
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C A P O P R I M O .
M e c e n a t i e St u d i o s i,
A voler essere precisi, la storia dell’ Umanesimo ligure dovrebbe venire incominciata verso la metà del se
colo X I V . N ell’ agosto del 13 6 5 passava per G enova messer Giovanni Boccaccio con incarico ufficiale di pe
raror presso il doge Gabriele A dorno la causa di Richerio Grimaldi e figli, « i quali si diceva fossero multati da quella Signoria per aver servita la repubblica fiorentina nella guerra di Pisa ( 1 ) ». E lettere ben note al doge ed al Consiglio di Genova indirizzava Francesco Petrarca ( 2 ) , che rallegravasi pure con Galeotto Spinola dell’ incarico affidatogli di riordinar la repubblica ( 3 ) , e intratteneva vera e propria corrispondenza ( 4 ) con altri Genovesi. M a 1’ arguto novellatore nella sua missione nulla trattava che avesse a far colle lettere ; e , fra gli amici del P e tra rc a , Marco Portinari non mostrava invero tendenze umanistiche molto spiccate se inclinava a farsi monaco, sì che il grande Fiorentino doveva continuamente incoraggiarlo perché perseverasse nello studio delle leggi ( 5 ) . E neanche vero
(1) Co r a z z im i, L e lettere edite ed inedite d i G iovanni Boccaccio, pp. l v i i, 400 e 419, Firenze , S a n s o n i, 18 77 .
(2) Epistolae fam iliares, lib. x i v , 5 e 6, ed. F r a c a s s a t i, Firenze, L e M o n n ie r , 1859-62-63.
(3) F a m il., x x , 3.
(4) Crebras ex te litterulas habeo, scrive a Marco Portinari in F a m i l. , XX , 4*
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umanista, sebbene gli dia tal nome il Novati ( i ) , pare a m e , da ciò che il N ovati stesso ne scrive, un altro am ico genovese del Petrarca, Bartolomeo di Jacopo ( 2 ) , giureconsulto e statista morto già nel 13 9 0 , che si scorge in relazione anche col Salutati ( 3 ) . Ma degli um anisti — o pseudoumanisti — liguri del secolo X I V sem bra vo g lia continuare a scrivere il Novati (4 ); ep- però non insisto su di essi, Una cosa però importa qui rilevare, che fra tutti i corrispondenti genovesi del Pe
trarca quegli che presenta tendenze e caratteri più spic
catamente e più veracemente umanistici é l’ arcidiacono, poi arcivescovo di G enova, Guidone Settimo ( 5 ). Quel ritrarsi di Guidone alla campagna, e , propriamente, presso quel torrente Sorga così celebrato dal Petrarca m ed esim o , é un primo accenno che non vuol essere trascurato (6 ). Ma v ’ ha di più : un’ intera lettera del Petrarca all’ arcidiacono ha per titolo, nell’ edizione latina del Fracassetti: Q jiod m agni is (G u id o) aestimet nomen suum his epistolis inseri ( 7 ) . Il Petrarca con quella sua modestia che non era finzione, ma pur in lui tro
va v a posto accanto a smodata ambizione ed a vanità non m in o re, si schermisce dicendo che il desiderio del
l'a m ic o m uove da affetto, epperò molto se ne compiace:
vorrebbe essere Cicerone per porne il nome nelle lettere
( 1) Bartolom eo d i Jaco p o , in Giornale Ligustico, anno X V I I , 1890, p. 23.
(2) F a m i l. , x x i , 4.
(3) No v a t i, art. cit., pp. 2 7 - 2 9 .
(4) E g l i intitola infatti I articolo sul Di Jacopo Umanisti Genovesi del se
colo X I V : I : B . d i Ja c o p o .
(5) F a m il., v , 16 , 17 , 1 8 ; x v i i , 3, 4, 5; xix , 8, 9, 10, 16, 1 7 ; x x m , 1 2 ; S e n ., x , 2.
(6) F a m i l , x v i i, 5, ('7) F a m il., x i x , 8.
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ciceroniane : nunc vos in meis loco.... et scio vos non hospitis claritatem, sed amicitiam aestimare. Ma mentre Francesco, così delicato, si compiaceva di essere ricer
cato per semplice amicizia, non era però restio a pensare che ben ne veniva all’ amico dalla propria fam a, cui fermamente credeva. Del resto, a parte il Petrarca, il desiderio di assicurare immortalità al proprio nome ac
canto a quello del gran poeta in Guidone non poteva mancare, ed in un chierico é gran segno dell’ età nuova del Rinascimento.
Così l’ Umanesimo comincia in Genova nella curia arcivescovile, e ciò appare tanto più evidentemente se si considera che uno de’ primissimi mecenati liguri é appunto un altro arcivescovo di G e n o v a , Pileo D e ’ M a
rini. C ostui, al quale studi recentissimi vanno attri
buendo singolare importanza nella storia ecclesiastica e civile dell’ età sua ( i ) , é ricordato dal B ra g g io quale corrispondente coi dotti fiorentini ( 2 ) ; e G io rg io Stella ne fa menzione , sotto 1’ anno 1 4 0 1 , come di uom o scientiarum amantem sacrisque eruditum litteris. Della corrispondenza cogli umanisti fiorentini é documento importantissimo una lettera scrittagli da Leonardo Bruni aretino in data Firenze, 12 febbraio, non si dice di qual anno, ma quasi certamente del 1 4 1 8 ( 3 ) , lettera
(1) Alludo alla pubblicazione fatta recentemente nel G iornale L ig u s tic o , anno X V III , 18 91 , fase. 5-6 e s eg g., da V . Po g g i, col titolo C ontributi alla storia genovese del secolo X V .
(2) Op. cit., p. 26.
(3) Siccome si parla della recente traduzione dell’ Etica fatta dal B r u n i, che si sa essere stata pubblicata nel 1 4 1 7 (cfr. Sa b b a d i n i, Centotrenta lettere inedite di F r. B arbaro, p. 1 1 , Salerno, T ip . Nazionale, 18 8 4 ), così non può essere riferita che a quest’ anno od al seguente, secondochè si usa lo stile fio
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c h e , sebbene non inedita ( i ) , merita tuttavia di esser qui riportata per intero :
Facile recognovi litteras tuas, doctissime simul optimeque antistes. E ran t quippe ea facundia sapientiaque perscriptae, ut exo tuo potissimum iudicio manasse potissimum vide
rentur. Atque ut natura sit, cum alterum dicentem audias, quod tu m axim e probas, ut valde assentiamur, sic ego tuae i lli de lectione studioque sententiae vehementer assensi. Sic enim m ichi quoque perspicere visus sum, aut nichil huma
narum rerum adversus anim i aegritudinem valere posse, aut unicum in litteris studiisque esse refu g iu m , quas qui fastid iu n t et contemnunt, verae puraeque ventatis gustum non habent. T u igitur iis incumbe, ut fa c is, praesertim cum nulla res dignior homine sapienti et in ea, qua tu es, dignitate constituto. Ouod autem de libris scribundis rogas, non deerit tibi diligentia mea. Verum admirabilis est apud nos eius rei penuria. N am et studiosi permulti sunt, et qui mercede scribant admodum pauci. Ego tamen, quo tibi morem geram scrutatus omnia, cum tandem nichil repe- r ir e m , e x o ra vi quemdam ex fam iliaribus meis ut libros quosdam , sui ipsius gratia quos ille scripserat, venundaret.
Sunt autem « Ethicorum » lib r i, quos nuper tradu xi, et a Commentaria p rim i belli Punici » cum quibusdam ora
tionibus Demosthenis et « Oeconomicorum » libro, sat, ut m ichi prim o aspectu visum est, emendare perscripti. Haec emere licebit. T u igitur cuivis Ianuensium tuorum qui hic negociantur committere poteris, ut libros excipiat, ac pre
cium decens pro illis persolvat. Vale. Florentiae, u idus fe b ru a rii.
( i ) É stam pata in Le o n a r d i Br u n i a r e t i n i, Epistole, i v , 1 9 , ed. M eh u s , F ir e n z e , Pap e rin i, 1 7 9 1 .
Da questa lettera, di cui non è tanto significativo 1’ ejogio troppo generico della prima parte quanto sono le notizie particolari della seconda, si scorge la cura del De’ Marini per formarsi una biblioteca, tatto di tal ri
lievo che parla di per sé senza che io mi vi indugi molto. E non erano libri sacri che l’ arcivescovo deside
rava acquistare, ma versioni dal greco , se non testi greci a dirittura, che il prelato umanista voleva. Niuna meraviglia pertanto se era in relazione anche con Pier Candido Decembrio ( i ) e con altri ( 2 ) .
La sfilata degli arcivescovi mecenati e studiosi continua con Bartolomeo Capra, non propriamente di G en o va, ma di Milano, sebbene di Genova fosse più anni governatore per Filippo Maria Visconti. Parecchie notizie ha raccolto intorno a lui il Braggio ( 3 ) ; più altre si potrebbero ag
g i u n g e r e, se non appartenessero piuttosto all um anesim o milanese che al ligure. T u ttavia, poiché il B ra g g io haspo- gliato a proposito del Capra le pubblicazioni del prof. Sab- badini, rileverò da una di queste, a lui sfuggita, come quegli scoprisse nel 140 9 le lettere di Cicerone a B r u t o , a Quinto ed i primi sette libri ad Attico, e fosse cosi gran cultore di Plinio che il D ecem brio, dovendo nom inar- glielo in una lettera, lo diceva Plinium tuum, ed in ogni occasione i dotti si affrettavano ad inform arlo, quasi un di loro, di qualsiasi ritrovamento di codici antichi ( 4 ) .
(1) Sa b b a d i n i, Vita di Guarino Veronese, § 18 1 , in G io rn . L ig u s t., a. X \ III, 1891 , p. 196.
(2) Me h u s, Vita Ambrosii Camaldulensis, p. c c c x c i i , da cui appare anciie come il D e’ Marini leggesse Diogene Laerzio, seppur non v ’ ha confusione.
(3) P P . 1 4 0 - 1 4 2 .
(4 )'Sa b b a d in i , Storia e critica di alcuni testi la tin i, pp. 3 2 6 , 3 5 1 - 2 . 3 6 2 , estratto dal Museo del Comparetti.
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Anche nel resto della Liguria i primi studiosi e me
cenati che incontriamo sono ecclesiastici. Matteo Del C a rr e tto , vesco vo di A lb en g a, era in corrispondenza con P o g g io e con altri dotti fiorentini, e si mostrava desideroso di aver l’ epistolario che quell’ iroso umanista in sua sm odata superbia e vanità andava raccogliendo e divulgando. E correndo voce eh’ egli dovesse recarsi oltr’ A lp i per qualche missione avuta, lo stesso Braccio
lin i, che gli si protestava tutto cosa sua, soggiungeva:
« T e solo per la nostra reciproca benevolenza io esorto a provvedere al nome ed alla gloria d’ Italia, e a non lasciarti spingere da avversione o da amore in tal luogo don de, volen d o, non possa ritornare fra noi. Troppo siam o invidiati da certi barbari che non possono tolle
rare lo splendore del nome latino » ( i ) .
Sem bra dunque che presso i Liguri 1’ Umanesimo si introduca per mezzo della curia. Però non tardano ad apparire uomini estranei affatto alle cose ecclesiastiche fra i più ragguardevoli promotori della nuova coltura.
Il 6 ottobre 1 4 5 1 Francesco Barbaro, che nella storia dell Umanesino italiano ha un posto cosi cospicuo, scriveva a parecchi amici genovesi, Gottardo Stella, G iacom o B racelli, Matteo Lomellino e Nicolò Giusti
niani ( 2 ) . Chi siano i due primi non occorre dire ; e sebbene 1’ oggetto delle lettere scritte loro dal Barbaro sia puramente la raccomandazione del nuovo legato ve
neziano a G en ova, Girolamo Barbarigo, tuttavia 1’ ono
revole compagnia con essi, e la relazione medesima con
(1) Po g g io, E p is t ., v m , 1 1 , ed. Tonelli, t. II, p. 207, Firenze, Tip. delle M urate, 1 8 5 9 .
(2) Qu i r i n i, Epist. F r . B arbaro, p. 193, e A p p ., pp. 1 0 6 - 1 0 8 , Brescia. 174 3.
tant uomo , rende il Lomellino ed il Giustiniani degni di esser qui ricordati ( i ) . Ed a Matteo Lom ellino di
fatto vediamo indirizzate anche poesie latine da N iccolò Astesano (2 ).
Già il Braggio ( 3 ) ha fatto menzione di parecchi G e
novési che accolsero onorevolmente Ciriaco d’ Ancona e sono da lui menzionati con lode nell’ Itinerarium : tra essi é un Paolo Imperiale (4). A l medesimo casato si può credere appartenesse quell’ Andrea Bartolom eo che fu più volte ambasciatore della repubblica ( 5 ) , consigliere del
( 1 ) Il 6 dicembre Matteo Lomellino risponde al Barbaro che fu a visitare il B arbarigo (in Qu i r i n i, p. 192). Col Giustiniani poi il Barbaro era in istretta relazione fin dall’ 8 agosto 14 4 0 , quando gli scriveva c h ’ egli ed il senato ve
neziano si occupavano deile condizioni di G e n o v a loro alleata e lo p re ga va di persuadere Andrea D o n à , ambasciatore veneziano a G e n o v a , a p rotrarre il suo ritorno. Cfr. Sa b b a d in i, Centotrenta lettere inedite, p. 104. Riguardo a ll’ im po r
tanza politica di questi due patrizi g e n o v e s i, il Gi s c a r d i, O rigine e fa s ti delle fam iglie nobili di Genova, ms. nella Biblioteca C ivica di G e n o v a, scriv e del G i u stiniani che « fu capitano di dodeci galere contro i Veneziani nel 1 4 3 1 » (t. I l i , p. 1002), e del L o m ellino: « Matteo L om ellino quondam L e onello fu mandato dalla republica ambasciatore al duca di Milano negli anni 14 2 0 - 14 2 5 e 1 4 3 3 ; ambasciatore a ’ Fiorentini 1’ anno 1436, al Concilio ed a ’ Veneziani 1’ anno 14 38 . C o m p rò il Marro l’ anno 14 4 7 ; fu uno de presidenti di G enova e difensore della Libertà l’ anno 1435 » (t. Ili, p. 12 17 ) . Debbo le notizie del Giscardi a ll’ inesau
ribile cortesia del prof. Belgrano.
(2) In Va y r a, Epist. di Ant. Astesano a Genovesi, in G iorn. L ig u s t.) ., a. X V I I , 18 9 0 , p p . 2 3 4 , 2 9 3.
(3) P. 26.
(4) Nel Gi s c a r d i, op. cit., t. I l i , p. 1 1 0 9 , si le g g e : « Paolo I m p e r ia le , g o vernatore di Caflfa l ’ anno 1438 », e poco oltre: « P a o lo Im p e ria le , a m b a s c ia tore al p ap a , dal quale fu fatto suo scudiere, conte palatino e seuatore di Rom a (??), l’ anno 14 4 0 ; ambasciatore al conte Francesco Sforza l ’ anno 1 4 6 0 ; console dei Lombardi. Fu uno di quelli ai quali fu appoggiata la cura della fabbrica delle muraglie di Portovenere ».
(5) L ’ ordine delle cariche di Andrea B artolom eo Imperiale si ricava dal Gi s c a r d i, t. I l i , p. 1 1 0 5 , che scrive « Andrea Bartolom eo Im p e ria le , quondam Andalone, ambasciatore al duca di Milano negli anni 1 4 2 2 , 14 2 3 , 1 4 2 6 , 14 3 3 ,
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duca di Milano e conservatore di pace per il re Alfonso nel 14 4 8 , amico ancor egli del Barbaro, che gli scriveva il i.° marzo, forse del 140 9 ( 1 ) , una lettera dov' è un passo di capitale importanza. Dopo essersi lagnato del suo osti
nato silenzio e chiestogli se sia dovuto al recente matri
m onio, il patrizio e letterato veneziano soggiunge : Scnbas velin i si Genuae reperiri posset M. T. Varro qui inscri
bitur « De origine linguae latìnae ». Audio quemdam conci
vem tuum literatissimum, apud quem esse mtelligo omnes peregrinitates, quas nobis docta vetustas reliquit; in prim is gratum haberem ut me certiorem faceres singulahm de his peregrinis atque non pervulgatis libris, quos Genuae fore cognosces. Cura diligenter scire si Nonius Marcellus « De verborum significatione » compararet. Chi era costui?
Forse T o m m a so Fregoso? od Eliano Spinola? o quale altra persona? Se la lettera del Barbaro è realmente del 14 0 9 , come pensa il Sabbadini che l’ ha pubblicata ( 2 ) , va escluso lo Spinola; quanto al F regoso, vuol essere notato che nell’ inventario de’ suoi libri — del 14 25 , é vero — non appaiono né Varrone, né Nonio ( 3 ) . Il candidato, a mio a v v i s o , più probabile, sarebbe Pileo D e ’ M a rin i, 1’ arcivescovo bibliofilo ; ad ogni modo, se
14 6 0 e 1 4 6 6 ; anziano di Genova negli anni 14 19 , 1420, 14 37, I 443> I ^ ° e 1 4 6 6 ; ambasciatore a ’ Fiorentini l ’ anno 1443, al papa l’ anno 14 4 7 ; c o n se rva tore di pace in G e n o v a pel re Alfonso 1’ anno 1448 ».
( 1 ) C o sì il Sa b b a d i n i. Ma dal Gis c a r d i (ved. nota precedente) appare che solo nel 1 4 1 9 com inciò l ’ Im periale ad aver nffid e viveva ancora nel 1466. lNon è trop po presto il 14 0 9 ?
(2) Sto ria e critica d i alcuni testi latin i, pp. 346 348. Altrove lo stesso Sa b b a d i n i, B io g r. docum. d i G io v . Aurispa, pp. 35 e 138 , Noto, Zammit, 18 9 1, si d om and a se un Bartolomeo cui l’ Aurispa incarica il Guasco di salutare a G e n o v a , sia 0 no l’ Im periale.
(3) L ’ inventario è ristampato dal Br a g g io, pp. 281 e 282.
non è possibile determinare con sicurezza il personaggio in questione, se si trattasse pur anche solamente di una diceria, il documento ha sempre importanza in quanto mostra che l’ Imperiale doveva essere almeno uom o in
telligente di classsici se il Barbaro a lui appunto si ri
volgeva per farne ricerca.
Parecchie epistole metriche di A ntonio Astesano sono indirizzate a Genovesi. Dice il B rag gio che su di esse non importa fermarsi, poiché « c è un po’ di t u t t o , omni genere musicorum, medici, cavalieri, giovani baliosi e gravi uomini di Stato » ( i ) , non soltanto mecenati e dotti ; nel qual giudizio v ’ ha senza dubbio una parte di vero, poiché, oltre Matteo Lom ellino già ricordato e Battista e Caccianimico Spinola, Battista G o a n o , G ia como Bracelli, Nicolò e T o m m a so Fregoso ed altri
ancora di cui sarà cenno più innanzi, troviam o elogiati ne’ carmi dell’Astesano un A ntonio Marengo « filosofo e medico » , Giovanni O done, Battista Cicala ed E m a nuele Scarampo giureconsulti, e precisamente q u elF A n - toniastro Grillo che io credo aver al B rag gio ispirata 1’ espressione « giovani baliosi » e che consta altronde esser stato scolaro del C u r i o , amico del Panorm ita e del Fazio e uomo veramente di studio ( 2 ) .
Anche tra le lettere di messer Francesco Filelfo m olte sono indirizzate a Liguri. Senza parlare di quelle già accennate da me stesso in altro lavoro ' ( 3 ) , oppure
(1) P. 69. Le epistole edite dal V a y r a , /. c.
(2) Di lui si ha appunto una lettera al P a n o rm ita nella M iscellanea T io li (Tio l i, Vita di A. P.), t. X X I X , p. 1 0 1 , nella Biblioteca Univ ersitaria di Bologna.
(3) Alcune relaxioni di F r . e G . M . Filelfo colla L ig u r ia , in questi medesimi Atti, voi. X I X , ed una del Panormita a lui tra le Campane, 18, p. 3 4 1 , in cui lo
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ultimamente dal B r a g g i o , ve n’ ha una del 20 agosto 145 5 a certo « Lucino genovese giureconsulto » , in cui lo rin
grazia delle cortesie usate al figlio Mario e della bene
volenza dimostrata verso lo stesso (1). A questo L u chino indirizza una lettera, il i.° maggio (di qual anno non è detto), anche Guarino Veronese ( 2 ) ; ma poiché, com e si vedrà a suo tempo, non si trovano traccie della presenza di Giovan Mario Filelfo in Liguria nel 1 4 5 5 , viene naturale il dubbio che quegli vivesse fuor di patria, probabilmente a Torino, dove allora si trovava il figlio d ell’ umanista tolentinate (3). Luchino adunque, oltreché non ci appare vero studioso, ma solo amico di letterati, sarebbe a porsi piuttosto fra i Liguri fuor di patria, com e pure vi si dovrebbero collocare di preferenza, se non cadesse più in acconcio toccarne qui di volo, Carlo ed Antonio da Ventimiglia, dato che fosse provato, ciò che é almeno incerto, trattarsi veramente della grar ziosa città della riviera occidentale. Carlo « Ventirni- liano » è noto solo per la dedica fattagli dal Fazio di un suo opuscolo storico: De origine belli inter Gallos et
in vita scherzosamente ad amare. Una lettera poi del Fazio al Grillo stesso è in Fa z i o , E p ist., pp. 83 e segg.
( 1) E p is t ., 1. x ii, f. 90, Venezia, m d ii.
(2) C fr. Sa b b a d in i, Guarino Veronese ed i ì suo epistolario edito ed inedito, p. 2 1 , num. 166, Salerno, T ip . Nazionale, 1885.
(3) Correggendo le b o z z e , il dubbio espresso nel testo è per me diventato certezza. U n documento dell’ Archivio di Stato di Torino (Prot. due., n. l x x x i v,
f. 37) ce lo mostra professore nell’ Università torinese il 2 maggio 1456. E vi era g ià da un p ezzo, poiché in data novembre 1452 troviamo nel medesimo A r c h iv i o (Prot. due., n. ci, f. 82) la patente del duca Lodovico di Savoia con cui il m edesim o, rimosso dalla cattedra ordinaria e quotidiana di diritto civile G io v a n n i di Mombaruzzo per aver riconosciuto falsi i rapporti da lui fatti sul conto di Luchino da Genova, che occupava prima la cattedra ste s sa , vi rista
bilisce detto Luchino coll’ annuo stipendio di fiorini 300 di Savoia.
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Britannos ( i ) ; dov’ egli solesse vivere, non consta. Certo però dimorava a Napoli nel 14 6 7 Antonio « da Venti- miglia », forse parente di Carlo o di quell’ altro Venti- miglia capitano del re Alfonso: il 17 gennaio di quel- l’ anno egli era studente dell’ Università napolitana e rice
veva dalla corte aragonese una provvigione di ducati 1 2 , tari 2 e grana 1 0 , e di nuovo nel giugno un dono di (( cinque palmi di parge nero largo due dita con frangia », del valore di 3 tari e 15 g ran i, appositamente comprati per « l’ illustre d. » ( 2 ) .
Ma non sono soltanto nomi che s’ incontrano appena una volta o due in qualche libro o do cu m en to, nomi spigolati a gran fatica da minuzioso ricercatore, quelli de’ mecenati e studiosi liguri del secolo X V : i più in
signi personaggi del patriziato genovese del Q u attro
cento appaiono nell’onorevole schiera. Di Biagio Assereto, il vincitore di Ponza, ha discorso a lungo il B ra g g io ( 3 ) : il feudatario di Serravalle non isdegnava però fin di trafficare ne’ manoscritti, ed una lettera di Bartolom eo Fazio ad Antonio Beccadelli ce lo mostra venditore
(1) È pubblicato dal C a m u s a t nelle aggiunte alla Biblioteca del C i a c c o n i o , pp. 883 e segg. L ’ Am aduzze , Anecdota litteraria ex mss. codicibus eru ta , t. I l i , pp. 477 e segg., ricorda un’ altra opera del Fazio dedicata ad un « cardinale di Ventimiglia » ; ma Io S p o t o r n o , St. lett. della L ig ., t. II, p . 4 4, G e n o v a, Ponthènier, 1824 e segg., parlando di certe Elegantiae seti differentiae verborum del Facio che sarebbero nel codice vaticano 2906 e riferendosi a ll’ Amaduzzi stesso (che in questo luogo è però molto oscuro), lo confuta asserendo non es
sere dedicate ad un « cardinale di Ventim iglia » che non si trov a nelle liste dei cardinali, ma al medesimo C a rlo « Ventim iliano », cui è dedicato il De origine belli inter Gallos et Britannos.
(2) Ba r o n e, L e cedole della tesoreria dell’ archivio d i Stato di N ap o li d a ll’ anno 1460 al 15 0 4 , in Arch. Stor. per le pro v. napol., t. IX , pp. 205 e 2 1 5 , 1884. Il d. è doctore o domino?
(3) P P . 51 e segg.
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per i o o ducati d ’ oro (aurei) di un prezioso codice di V ir g ilio che si voleva acquistare pel re di Napoli ( i ) . Non meno illustre di lu i, ma più generoso, Andreolo G iu stiniani, de’ M aonesi di Scio ( 2 ) , donava liberamente a P o g g io cimelii a n tic h i, marmi e s ig illi, che però non g iu n g e v a n o al Bracciolini per la mala tede di un Fran
cesco da P isto ia incaricato della remissione ( 3 ). Impor
tantissima per ogn i rispetto è la lettera in cui 1 umanista fiorentino si duole col Giustiniani de perduti suoi doni ed inveisce contro il malfido latore (4 ). Da un passo di questa lettera in cui, dichiarando di non credere alla storiella spacciatagli da Francesco, che tre teste marmoree fossero state depredate da Catalani, soggiunge: « I Cata
lani non sono cupidi di marmi scolpiti, ma di oro e di schiavi da porre al remo » , ebbe poi principio diletto la fam osa polemica con Lorenzo Valla. Imperocché uno scolaro di quest’ u ltim o , di nazione catalano, si offese più ta r d i, leggendo 1’ epistolario P o g g ia n o , del giudizio troppo leggerm ente pronunciato sul conto de suoi con
cittadini, e cominciò ad annotare severamente 1 episto
lario medesim o. M a , com ’ è noto, venuta la copia in m ano al Bracciolini, si mise in capo fosse autore delle note il Valla stesso , epperò scrisse contro di lui la prim a invettiva ed apri la fiera campagna ( 5 ). Da
(x) A p p e n d ic e I V , D o cu m e n to III.
(2) A pro posito del Giustiniani e di Scio può essere ricordato un poemetto it aliano sin crono edito da G. Po r r o La m b e r t e n g h i, Relazione dell attacco c di
fe s a d i Scio nel 1 4 3 1 d i Andreolo G iu stin ia n i, in M iscellanea di stona italian a , t. V I , pp. 5 4 1 e segg.
(3 ) C fr. Br a g g i o, p p. 39 e s e g g .
(4) E p is t. , V I , 1 4 , ed. c i t . , t. II, pp. 1 7 4 - 1 7 7 .
(5 ) C f r . su questa pole m ica Ni s a r d, Les gladiateurs de la republique des lettres, t. I, pp. 2 2 3 e s e g g . , P a r i g i , L e v}', 1860.
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quella stessa lettera poi appare come anche la m oglie e la figlia del patrizio genovese fossero in am ichevole rapporto colla giovine sposa di Poggio, e si salutassero scambievolmente per mezzo di questo con singolare fa
migliarità. E fin presso a m orte, pensava Andreolo al dotto corrispondente, legandogli un codice di D ionigi di Alicarnasso. Rimane la lettera di ringraziamento al di lui figlio A n gelo: il Bracciolini la grandi elogi al defunto, affermando di averlo amato come un padre, propter eius virtutes et doctrinam che era tanta da farlo amare ed onorare anche da coloro che, al par di lu i, non lo conoscevano di persona, ma soltanto di fama.
Non mancano — si capisce — le lo dianche ad A n g e lo ; e la conclusione é una calda preghiera di pronta trasmis
sione del libro lasciatogli dal vecchio Giustiniani ( i ) . Non un solo, ma parecchi studiosi di lettere e p ro
tettori di letterati contava la famiglia Spinola. A quel medesimo Battista, probabilmente, che nel 14 4 2 fu uno
(1) x i v , 20, ed. cit., t. IV , pp. 279-280, F irenze, 1 8 6 1 . Poiché a proposito appunto delle relazioni fra Andreolo Giustiniani ed il Bracelli, il B ra g g io , pp. 120 e se g g ., accenna ad una pubblica disputa avvenuta in Genova nel 14 4 6 e di cui principale campione era un certo Ferdinando di Cordova, ricorderò com e 1’ anno scolastico 14 4 7 - 4 8 si trovi costui a Bologna ad lecturam medicine U niversitatis.
(Cfr. Da l l a r i, Rotuli, t. I, p. 24). C h e sia una persona sola coll’ astrologo Ferdinando di Villalo bos finora non si hanno prove. Ulteriori notizie ha dato recentemente il Sa b b a d i n i, Note umanistiche, in G iorn. Ligust. , anno X V I I I , 18 9 1, pp. 302-305, rilevando trattarsi di quel medesimo Ferdinando di cui parla con entusiasmo il V alla in una sua lettera (Epist. p rin cip im i, p. 3 6 2 , Venezia, 1574), e sostenendo doversi pure identificare col barbasculus di una lettera del Cassarino al Curio. Il Sabbadini non sa spiegarsi la differenza di giudizio fra il Valla da una parte , ed il Cassarino dall’ altra. R ile via m o la data ( 1 4 4 6 ) , e la cosa si spiega molto bene notando il dissidio iniziantesi tra il V a lla stesso da una parte, e il F a z i o , il Curio ed il Panormita dall’ a l t r a , sul quale vedi più innanzi in questo stesso lavoro.
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degli otto capitani di libertà ( i ) , ed a Caccianimico in
dirizzava suoi carmi l’ A stesan o ( 2 ) ; e da essi appare che il secondo si occupava dell’ educazione de’ suoi figli e cercava per loro un maestro di grammatica di qualche n om e. U n Francesco è tra i lodati da Ciriaco ( 3 ), forse da identificarsi col Giovan Francesco che r a g g r a vasi co lF A m m an n ati della di lui elevazione al cardinalato e g li raccom andava un certo Bonvicino : però dalla ri
sposta del Cardinal pavese (4) non si scorge in questo Spinola alcun carattere veramente umanistico. Per contro E lia n o é cospicua figura di ricercatore di cose antiche (5 );
e tendenze non meno spiccate della nostra cultura del R in ascim en to m ostrano Gian G iacom o, dal Braggio ap
pena ricordato (6), e suo fratello Manfredo, di cui non fa neppur cenno. A bbiam o disgraziatamente pochi docu
m enti illustranti questi due Spinola, ma tuttavia bastano a metterne in rilievo le notevoli qualità. Nel 1450 ( 7 ) B a rto lo m eo F a z i o , di cui sarà più innanzi particolare
( 1 ) Gi u s t i n i a n i, A n n a li d i G enova, t. II , p. 373, Genova, Canepa, 1854.
(2 ) In Va y r a, p p. 8 e 9.
(3) C f r . Br a g g i o, p p . 2 6 - 2 7 .
(4) E p is t., f. 58 verso, M ediolani, In aedibus Minutiani, m d x x i.
(5) S u di lui Be l g r a n o, A nticaglie, in G iorn. Ligust., a. XIII, 1886, p, 2 1 3 segg., e Br a g g i o, pp. 2 8, 37, 65 e segg.
(6) P . 24. C fr. p. 225 , dove discorre del De differentiis verborum del Fazio, dedicato appunto allo S pin ola, a n z i , dice l ’ autore, scritto a richiesta di lui.
(7) L a data 14 5 0 vale per tutto il gruppo di lettere pubblicato dal M it t a - .
r e l l i, Bibliotheca codicum manuscriptorum monasterii S. Michaelis Venetiorum prope M u ranu m , pp. 37 2 e segg., V enezia, 177 9, e dirette dal Facio agli Spinola e da G . G . S p in o la al F acio. L a lettera di Bartolom eo a G ian Giacom o, che si tro v a in F a c io , De v ir is illustribus et epistolae, pp. 79-80, ed. Mehus, C olonia, s. a. 1. et tip. (m a Firenze, G io v an e lli, 174 5), è anteriore. (Su questa lettera cfr. B r a g g i o , p. 220, e più innanzi in questo m io stesso lavoro). G ià il S a b b a d in i , B io g r. docum. d i G io v. A u r ., p. 109, n. 2, aveva stabilita la data 1450
discorso, inviava lettere a Gian G ia c o m o , scusandosi di non avergli più scritto da molto tempo: il che prova esser stato fra loro precedentemente vivo com mercio epistolare ( i ) . Bisogna leggere le espressioni di affetto che adopera il Fazio verso lo Spinola : « Quando ricevo tue lettere, è per me giorno di festa; nè un sol giorno, ma più. E non mi basta leggerle una v o lta , ma mi piace indugiarmivi e tornarvi sopra la seconda e la terza. Invero io mi diletto immensamente leggendo cose tu e , nè v ' ha alcuno fra i miei amici con cui mi trattenga più volentieri che con te... Io ti amo sopra ogni altro... Non desidero che il tuo ritorno a R o m a per intrattenermi teco più a lungo ». E gli manda i suoi nuovi lavori e gli parla minutamente di quelli che ha disegnati od incominciati, de’ suoi propositi, delle
per la considerazione che in una risposta dello Spin ola si parla di un tumulto britannico, in cui egli crede doversi riconoscere quello di Cade, eh’ ebbe luogo appunto in detto anno. Per contro il Br a g g i o, p. 24, pone 1’ anno 14 5 5 , salvo a dir altrove (p. 220) che una delle lettere del gruppo accennato è del 14 48. N on vale in favore della data 14 55, sostenuta già prima anche dal Vo i g t, I I riso rg.
dell’ antich. class., t, I, p. 489, trad. V a lb u s a , la ragione addotta da quest’ ul
timo che il Facio scriva in una di quelle lettere: N am cum properarem absol
vere opus regium .... quare eo nunc perfecto, intendendo per opus regium il De rebus gestis Alphonsi, che si sa d’ altronde, come vedremo, non finito ancora nel 14 5$, perchè qui si tratta solo dei primi libri (I-V II) dell’ opera, che sape- vansi pur già certamente finiti nel settembre del 1 4 5 1 ed ora consta pertanto esser stati terminati prima del 1450. Non varrebbe neppur dire che il tumulto britannico, a cui allude lo Spinola, non sia quello di Cade, ma la mossa del duca di York contro il re Enrico V I e la conseguente battaglia di S a n t’ Albano, perchè questi fatti non finirono col perdono concesso a’ ribelli per la loro sottomissione (come dice lo Spinola), ma colla prigionia di Enrico V I . E 'tronca poi ogni questione la dichiarazione del Fazio di volersi recare a R o m a indul
gentiae causa, ossia pel Giubileo del 1450.
(1) Veniam dabis... si longiore usus sum intermissione mearum ad te litterarum
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sue speranze; ed avendo trovato fra le sue note certi appunti sulle guerre tra Veneziani e Genovesi, riordi
natili alla m e g l i o , ancorché non co m p iu ti, ne forma quell’ opuscoletto De bello clodiano, che è appunto de
dicato a Gian G ia co m o ( i ) . Si scorge insomma un’ami
cizia personale e letteraria, tanto più notevole per ciò che riguarda lo Spinola in quanto Bartolomeo spiega apertamente le ragioni m olto soggettive della medesima, scrivendo in un posto che « lo mette a parte di tutte le cose s u e , perchè lo sa non solo suo amatore, ma encom iatore », ed in un altro, anche più chiaramente:
Tum propter tuam in me caritatem... tum propter tuam de me opinionem maiorem etiam fortasse. Se dunque rispetto al Fazio aveva gran parte in quest’ amicizia la vanità, nello Spinola valeva sopratutto 1’ amor degli studi e la considerazione verso Y uomo dotto.
Gian G iacom o Spinola era allora a Londra, dove il fratello Manfredo doveva recarsi a raggiungerlo. Il Fazio gli raccomanda nelle sue lettere di cercarvi codici di scrittori antichi, e L a m ic o risponde che molti cerca
rono invano il libro di Cicerone De republica in quella Gallia dove troppo pochi si dilettano o si curano di stu d i: E g o quidem semper dedi operam, ut aliquid novum in ven irem , sed nihil reperi in eloquentia. In aliis autem facultatibus aliqua in v e n i, quorum eris particeps (2 ). E si duole che Manfredo abbia lasciato a Genova i libri m andatigli dal F a z io , probabilmente a mezzo di certo
( 1 ) S tam p ato « Lugduni, apud Gasparem a Portinariis, m d l x v iii ».
(2) Il B r a g g io accenna alla ricerca del De republica, che attribuisce anzi allo allo S p in o la , m a non alle espressioni consecutive, da me qui riferite, e che mi p aiono anche più notevoli.
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Salvagio o di un Battista — forse quel Battista Spi
nola lodato dall’ Astesano — , e si adopera perché gli vengano trasmessi, ancorché sia sulle mosse per ritor
nare, e scrive e riscrive che gode già soltanto al pen
siero di cosi cara lettura e che i libri di lui gli sono sopra ogni cosa graditi.
Manfredo era a Rom a quando Bartolomeo scrisse anche a lui una lettera tutta elogi, in cui diceva avei avuto già da gran tempo in animo di far tal co sa , ma esserne stato fin allora impedito dalla cura del libro che aveva per le mani, finalmente quasi finito. « Imperocché », soggiunge il documento che ancor ci rim ane, « mi giungono voci frequenti, pressoché giornaliere, de’ me
riti tu o i, le quali tutte mirabilmente concordano in esaltarti. Nessuno vien di costì che non dica e ripeta esser tu destinato’ ad illustrare il nome tuo e di tua gente. Epperò io non ho voluto indugiar di più a ral
legrarmi teco di questa tua gloria nascente e mostrarti quanto io sia lieto che tu , crescendo negli anni, non ismentisca quelle speranze che di te fanciullo io aveva concepito ». E continuando un pezzo su questo tono, esorta il giovane a proseguire per quel cam m ino che lo condurrà alla gloria paterna.
A Carlo Fieschi accenna come ad uomo studioso il Sabbadini ( i ) , che lo mostra in relazione con Pier Can
dido Decembrio, e delle tendenze al mecenatismo del famoso Obbietto ebbi altre volte io stesso a toccare ( 2 ) .
(1) Vita d i Guarino Veronese, in Giorn. L ig u st., anno X V I I I , 1 8 9 1 , p. 196.
(2) Vedi i miei scritti L a storia genovese nelle poesie del Pistoia, p. 16 e segg., e Un nuovo documento intorno a Loren\o M aggiolo, p. 3, entrambi estratti dal
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A n che dagli A d o rn o si concedeva favore alle lettere : Raffaele , che fu doge dal 14 4 3 al 14 4 7 , é considerato dallo Sp o to rn o ( 1 ) com e letterato; e certo egli non solo aveva gran cura dell’ educazione de’ figli ed affidavala al F a z i o , m a a questo dava ancora pubblici uffici, e cosi m andava ambasciatori Battista G o a n o , degli am
m iratori di Ciriaco (2), e Battista L om ellin o, parente, si pu ò cred ere, di quel Matteo eh’ era amico del Bar
b a r o , e da B arto lo m eo stesso ritenuto nella sua storia di re A lfo n so « gen tilu om o per integrità di vita e per prudenza degno di som m a laude » ( 3 ) .
P erò i più insigni mecenati genovesi del secolo X V appartengono alla fam iglia Fregoso (4 ). Nel 14 2 4 l’ Au- rispa mandava a salutare Spinetta e , forse, Nicolò Fre- g o s i per m ezzo di Bartolom eo Guasco ( 5 ) , e più tardi il duca di M ilano raccomandava al doge Battista Giorgio V a lla con lettera che sarà prodotta più innanzi. Ma so- vratu tto importanti sono i rapporti che con umanisti ebbero G ia n o , N ic olò e i due T om m asi. Con Tom maso il v e c c h io , più ancora che cogli altri di sua famiglia, era in relazione stretta l’ Aurispa, e nel settembre del 14 2 6
(1) St. lett. della L i g . , t. II, p. 34, G e n o v a, Ponthènier, 18 24.
(2) C fr. Br a g g i o, p. 26-27. A l G o an o sono rivolte due poesie dell’ Astesano ( Va y r a, pp. 2 2 2 -2 3 e 2 3 0 - 3 1 ) .
(3) Fa c io, F a tti d i A lfonso d ’A ra go n a , trad. da Gia c o m o Ma u r o, p. 337, V e n e z ia , G io lit o , 1571). Il testo latino « L u g d u n i, apud haeredes Sebastiani G rip h ii, 1 5 6 0 » .
(4) C fr. in q u e s ti A tti m e d e sim i, v o i. X I X , il m io stud io g ià cit. A proposito d i u na poesia d i G io va n M ario F ile lfo a Tommaso Campofregoso, ossia Alcune re
la z io n i d i F r . e G . M . F ile lfo colla L ig u r ia , pp. 5 0 1 e s e g g ., e Br a g g io, pp. 2 3 , 2 5 - 2 6 , 7 5 - 7 6 , 9 7 , 1 0 1 , 1 2 7 , 1 4 3 - 1 4 5 , 2 6 4 , 2 7 4 - 2 7 5 , 2 8 1-2 8 2 .
(5) Sa b b a d i n i, B io g r. cloc. d i G io v. A urispa, p. 36. Ch e un Nicolò ivi pur ri
cordato sia il F r e g o s o , cfr. p. 188.
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o del 14 2 7 voleva venirlo a trovare a Sarzana, forse per ottenervi da lui un posto migliore di quel che aveva allora a Firenze ( 1 ) . Dalla cronologia della vita dell’ umanista siciliano non sembra eh’ egli raggiungesse il suo intento; ad ogni modo, le sue speranze non erano infondate, poiché se 1’ uno aveva le casse piene di lib ri, l’ altro era bibliofilo appassionato. E celebre infatti la biblioteca di Tom m aso il vecchio, e tra gli altri cimelii, vi si trovava il T ito Livio appartenuto al Petrarca. Di questo prezioso libro, ora conservato nel fondo latino della Nazionale di Parigi col n.° 5 6 9 0 , sono incerte per parecchi secoli le vicende, poiché da una parte il Belgrano ( 2 ) ed il Braggio ( 3 ) dicono che rimase
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(1) Sa b b a d in i, Op. cit., p. 187-188. Poiché il Braggio ha stam pato una lettera di T o m m aso Fregoso a ll’Aurispa (G iovanni, non Francesco, com’ e g li lo chiama), mi si permetta di produr qui quest’ altra lettera dell’ A urispa al F r e g o s o :
Aurispa Siculus s. d. d. Thotnae Ianuensi.
Magnifice et potentissime domine mi unice.
Faule esse aiunt avaro homini avaritiam persuadere , « iustitiam in sto , mortem contemnere fo r ti » , sed omninm facillim um est gratum hominem monere ut accepti beneficii reminiscatur et, cum fortuna locum aut tempus aut facultatem praebet, beneficia summa cum voluptate reddat. Verum tot tantaque beneficia fuerunt in me, m agnifice, ab illustri domo tua collata, ut eorum sine mea magna ignominia o blivisci nequirem . Quam quidem ob rem constitutum habeo in mense septembris ad dominationem tuam venire atque omnia agere pro sententia tua. Ceterum iampridem cum Bononiae essem, comparationem quamdam famosissimorum ducum de graeco in latinum tran
stuli ; eam nunc ad te m itto: pu tavi quidem rem magnificentiae tuae p lacitu ram , nec adeo longam ut a curis bellicis animum tuum dimoveat. D ii tua vota impleant.
Vale. E x Florentia V ili hai. sept. (14 26 0 1427).
Erra il Sabbadini però quando crede che l ’A urispa dovesse andare a G e n o v a , mentre il Fregoso viveva allora ritirato nel suo principato di Sarzana.
(2) Pp. 1 3 1 - 1 3 2 .
(3) A n n ali genovesi d i Caffaro, t. J, p. x x x i v , R o m a , 1890. Mi a vverte corte- semente il prof. Belgrano che delle annotazioni egli ebbe notizia dal prof. No- vati tornato allora da Parigi.
nella fam iglia F re g o s a fino al secolo X V I almeno, il Sabbadini ( i ) , in v e c e , racconta che l'arcivescovo di M i
lano Francesco P izolp asso e 1’ umanista Pier Candido D ecem b rio speravano nel 14 3 8 di venirne in possesso, ma non riu s c iro n o , ed il L iv io « m igrò a N apoli, dove lo vid e e lo adoperò L o ren z o Valla ». È però a notare che m entre il Sabbadini si fida di un’ attestazione del Valla stesso ( 2 ) , che potrebbe anche essere errata, il Belgrano ed il B r a g g io seg u o n o « certe annotazioni » marginali del m anoscritto m ed esim o ; e non accenna neppure alla provenienza aragonese il Mazzatinti nel suo lavoro sui M anoscritti ita lian i della Biblioteca Nazionale di Parigi, in cui dà pure notizia di codici latini passativi da Na
poli ( 3 ) . Io inclinerei perciò maggiormente all’ opinione dei dotti liguri : la questione del resto sarà credo ri
solta definitivamente dal De Nolhac nel suo prossimo libro sulla biblioteca del Petrarca (4).
C o l D ecem brio era specialmente in rapporto T o m m aso il giovane. Ecco u n ’ importante lettera inedita del g overnatore di Savon a all’ umanista vigevanasco, allora segretario apostolico a R o m a presso il pontefice Nic
colò V :
(1) S to ria e critica, p. 420.
(2) O pera, p. 602, Basileae, apud Henricum Petrum, m d l i i i.
(3) Il la vo ro è prem esso al prim o volume dei M anoscritti italiani delle biblio
teche d i F ra n c ia , R o m a , 1886.
(4) P e r debito bibliografico noto ancora come il Sa b b a d in i, Note umanistiche, in G io rn . L i g . , anno X V I I I , 1 8 9 1 , p. 305, rimproveri cortesemente il Braggio di non a v e r tenuto conto dei documenti da lui medesimo prodotti in St.e critica, p. 4 2 0 . Q uanto a me, anche dopo la conferma sabbadiniana, e sotto la riserva e sp ressa nel t e s t o , continuo ad inclinare piuttosto ad accettare le conclusioni del B e lg r a n o e del B ra ggio .
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Thomas Fregosus Petro Candido secretario apostolico salutem.
Reddite sunt nobis littere tue, v ir integerrime, ex quibus percepimus devotionem in nos tuam non defecisse. Q u o d , tametsi nobis persuaderemus, res tam iocundissima ex ipsis litteris nobis allata est; tum quia intelleximus optime te valere, tum etiam quia dignitatem virtutum tuarum prope dignam apud beatissimum patrem obtinere te novimus.
Cuius pedibus non gravet nos recomissos reddere. Gratis
simum nobis erit huic etati nostre amenissimum, si curam onusque susceperis transmittendi nobis, et quidem cito, de
scriptionem tercii belli Punici, nec nimus Sylle vitam , que scribis e grecis latinam fecisse et quam dudum magno cum studio videre ac legere affectavimus. Opportune enim de hac re scripsisti. Et [«'] libros ipsos miseris, scito eos tibi, cum perlegerimus, fideliter remissuros esse, offerentes nos omni tempore ad quelibet animo tuo grata. S a o n e , die prim a iunii ( i ) .
(i) Cod. Ambrosiano I , 235 inf., 1. 107. Poiché mi si offre l ’ occasione, do qui un’ altra lettera inedita del Decembrio al duca di Milano di m olto interesse p e r l a storia politica del tempo. È tolta dall’ A rch ivio di Stato di M ila n o :
« Potenze Estere — Napoli ».
~L « Illustrissimo Signore. Benché a la Signoria V ostra non sia de m estere del consiglio d’ alchuno, perchè essa per se assai intende ciò che g li è n ecessario a fare, pur come vostro subdito e servo dirò quanto a me con sincera fede apertene ad avisare el Signor suo. I o , Illustrissimo S ig n o r e , non praticai mai la Maiestate del Signore R e per lo tempo passato, salvo da dece m ese in qua che sono a li suoi servicii con bona licentia de la S igno ria V o s t r a , e per quello che comprenda, oltre la doctrina de le letre che vedo in la M aiestate sua e la singulare virtute quanta e’ comprehendesse g ia m a y in alchun o principo, acconosco etiandio eh’ é Immanissimo et benigno e non si cura se non di v i vere in quiete et in pace con securecia del Stato suo, e, dica che si vo g lia , questo Signore ve ama e ha la virtute vostra in admiratione, et a m io parere è fucile a conservarlo non solo in amore con la Signoria V o s tra , m a ad accre
scere l’ amore più che non è, sapendolo tractare humanam ente et h onorario
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An che T o m m a s o F re g o s o il giovane, adunque, amava leggere le n ovità letterarie e le chiedeva con istanza agli autori.
C hiu d erò questo capitolo toccando ancora di un uomo del quale g ià altra volta tanto io stesso ( i ) , quanto il B r a g g io ( 2 ) , abbiam o dovuto discorrere, e che segna appunto il p assa gg io dai semplici mecenati e studiosi agli um anisti veri e propri. In mezzo ai viaggi per ragion di com m ercio, a cui sembra continuasse ad atten
dere anche dopo il suo rimpatrio daH’ Oriente nel 1443 (3 ),
c om e m erita, la quale chosa sera cagione de le va re ogni scandalo che deside
rasse a lchun o em u lo del Stato suo e del vostro e confirmare una tale amicicia, che tuta Ita lia v i v e r à in pace, e la Signoria V o s tra sera havuta apresso a tuti in re ve re n tia . Senza dubio, S ign o re , la Maiestate del R e ha molto havuto a desdig no ciò c h e p er lo S ig n o r e Sigism o n d o gli è facto et essene dogliuto assay, e cossi p rim a fronte a m e non pare sia m araviglia se le chose sono passate in la fo rm a che in t e n d o , de che non ho ad intrometerme, essendo uno picolo v e r m e , a p arlare de li S ig n o ri, se non in tanto che io fusse utile a ben fare.
C r e d o che la S ig n o r ia V o s tra intenda li scandali che per tale respecto potreveno n ascere e quanto de bene seria a le v a r l i; in che non è Signore al mondo c h e li fusse più apto de la p erso na vo stra, sì per 1’ onore de la Maiestate del Signor R e , con lo quale la S ig n o r ia V o s t r a ha affinità, e per la quale se dovria adoprare s e m p e r in le cose iuste, si etiandio per 1’ autoritate de la Signoria Vostra, eh’ è tenuta a ssay. Pertanto, brevem ente concludendo, non dubito, 111." 0 Signore, se la prudentia vo stra li appona m ane e faccia che quello Signore acontente la Maiestate sua, com e si convene, che ne reportereti e grande honore et accrescerete gran
d issim am ente la caritate e 1’ am o re verso la Maiestate sua, la quale cosa da me prop rio m ’ a p a rv e de scrivere, non dubitando che la prefata Signoria Vostra in
tenderà che parlo fidelmente e veram ente, e che niente mi move, se non l’ a
m o r e de 1’ una e d e ll’ altra parte, precipue de la Signoria Vostra. A la quale h u m e lm e n te mi recom ando. D ata N eapoli, die in.* septembris 1457.
« Eiu sd em D o m inatio nis servus et subditus « P. Ca n d id u s ».
( 1 ) A proposito d i poesia ecc., pp. 493-98.
(2) P p . 28, 3 7 - 3 9 , 62, 1 2 3 .
(3) A proposito d i una poesia e c c ., p. ^95. Cfr. le mie Curiosità giu d iz ia rie del tempo d i Amedeo V i l i , p. 2, T o r in o , L a Letteratura, 1 8 9 1 , dove si parla di un sa lv a co n d otto p e r transito concesso dal duca L od o vico di Savoia a Nicolò e fratelli G rim a ld i (Cebà).
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Nicolò Cebà trovava tempo di attendere agli studi e mantenere corrispondenza coi dotti. Oltreché col Filelfo, col Bracelli, con Biagio Assereto, con Prospero da Ca- mogli ed altri parecchi, fu già ricordata dal B rag gio la sua relazione con Leonardo Bruni, di cui ci resta docu
mento in una lettera, per molti rispetti notevole, del dotto fiorentino al letterato e mercante genovese ( i ) , già utilizzata e tradotta altra volta dal prof. Belgrano ( 2 ) . Comincia il Bruni scrivendo: « Io non credeva che in tutta la Grecia vi fosse tanta valentia di lettere latine, quanta ho trovata in te solo. Imperocché da te ho rice
vuto due epistole scritte con tanta eleganza e tanto nitore, che davvero sono rimasto meravigliato come tu abbia conservato, pur vivendo fra stranieri, cosi incorrotta la patria eloquenza ». Quanta parte vada fatta all adulazione in quel periodo storico del R in ascim en to, in cui il sorgente concetto dell’ individualità s’ imponeva a tutti
• in tutte le sue forme, manifestazioni, conseguenze, é ben noto; tuttavia le parole d’ un uomo colto ed onesto come il Bruni, ridotte anche a semplice com plimento, debbono esser tenute in conto dallo studioso moderno.
Continua poi Leonardo dicendo che il Cebà nelle sue lettere lodava le traduzioni fatte dal Bruni stesso del Fedone di Platone, dell’ Etica nicomachea di A ristotile e di alcune vite di Plutarco: « O h fossero davvero quali tu di’ », esclama, e soggiunge tosto: « Sappi però invero, che io molte più cose tradussi che tu non abbia ri
cordate ». L'attenzione vuol sovratutto essere richiamata sull’ invito che Nicolò faceva all’ aretino di tradurre la
(1) Epist. I X , 4.
(2) Nel giornale genovese Caffaro, 27 febbraio 1886.
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Republica di Platone, di cui diceva aver veduto soltanto una versione pessima. A questo tra consiglio e pre
ghiera risponde il B ru n i, che da tempo si sarebbe già accinto a quel lavoro, se quei libri gli piacessero; ma « in essi », spiega, « vi sono troppe cose ripugnanti a’ nostri c o stu m i, tantoché per onor di Platone è meglio tacerle, anziché ridirle ». Finalmente la lettera Leonardiana si chiude con un cenno ed un ringraziamento della profferta fatta dal Cebà di cercar al Bruni codici greci, e qui panni d over riferire le testuali parole della risposta del secondo al prim o: O uod autem offers operam tuam in gr aecis vo
lum inibus com parandis, pergratissimum est. Obsecro des operam ut michi emantur volum ina, quae tibi nominatim in schedula his litteris interclusa exprimo. Studebis tamen potius vetustos eligere, quam novos, si modo haberi possunt.
T u igitu r hunc laborem michi gratissimum assumes. Ego autem ut aliqua hic tibi comparentur curabo. Vale. La proposta era dunque accettata e ricambiata; e di una cosa sola é a dolersi, che sia andata perduta la noticina tras
messa da Leonardo a Nicolò. Sarebbe pur stato curioso vedere quali libri sovratutto desiderasse il Bruni, e se mai il Cebà gliene procurasse davvero !
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C A P O S E C O N D O
Ca n c e l l i e r i e G r a m m a t i c i a G e n o v a.
Intorno a Giacomo Bracelli non ho trovato nulla di nuovo. Bensì é da notare una lettera di P o g g io a Gottardo Stella, sepolta in quell’ edizione dell’ epistolario P oggian o, fatta in Firenze dal Tonelli ( i ) , di cui scrive il V o ig t ( 2 ) che « il primo volume é abbastanza diffuso, del secondo non si ebbero che notizie incerte e del terzo, che porta la data del 1 8 6 1 , ma non tu mai pubblicato (sic ), po
chissimi sembrano aver avuto contezza ». Il Bracciolini• ringrazia Gottardo delle lettere di lui, che lesse con m olto • piacere, apponendovi, s’ intende, il suggello di sua ordi
naria vanità : tum quia iucundissime sunt ac suavissim e, tum quia nonnihil in mea commendatione commorantur. L o Stella gli aveva parlato del suo desiderio vivissim o di avere la collezione delle lettere dell’ amico, da questo allora messa insieme; il Bracciolini risponde che potrà procurar
gli copia di quelle che più lo dilettino. Ma non ugual cortesia mostra P oggio rispetto ad Amedeo di Savoia, ri
conosciuto in allora dai Genovesi come pontefice legittimo e chiamato perciò da Gottardo Felice V: l’ iroso e superbo fiorentino, segretario di Eugenio I V , inveisce contro di lui nella lettera al corrispondente cancelliere di Genova con parole che ricordano la troppo famosa Invettiva.
(1) Lib. vili, 14, t. II, pp, 2 1 3 - 2 1 5 . Il T o n elli assegna la lettera al 1439.
(2) I l Risorgimento dell’ antichità classica, t. I, p. 338 , n. 4 , traci Va l b u s a, Firenze, Sansoni, 1888.
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C on G ottardo Stella troviam o in relazione anche un altro insigne u m an ista, men riputato, ma non inferiore forse al Bracciolini : Pier Candido Decembrio. Ecco una lettera di G ottard o al Decembrio stesso, che, mentre da una parte prova questi cordiali rapporti, é dall altra di per sé notevole documento per la vita del sarzanese:
G otardus sere^anensis Petro Candido salutem. Nunquam sero reddi possunt littere tue, spectabilis ac clarissime vir, propterea quod grati m ihi semper est memoria tui, sed ad
m ira ri tamen nequeo quod his qui curam habuit vel mit
tendi vel reddendi illa s , cum date sint ad septimum diem elapsi mensis, tanta vel tarditate vel ignavia usus sit, ut v i x ad hunc diem ad me pervenire potuerint. Intellexi que de re mea gessisse scribis, in quo nihil dubito nec pruden
tiam nec diligentiam tuam defuisse, ex quo non ago solum, sed habeo gratias tibi singulares. Fecisti quippe quid de te ex humanitate tua diu sperare licuit. Verum nihil postea quid subsecutum sit cognovi, nisi quantum m negocio pu
blico ad multos pertinente actum esse et agi continenter v id e m u s , que, iudicio m eo, talia sunt, ut constare modo ratio possit quem et quibus tandem fructum sint allatura diversis locis plura fieri nisi certis ducibus, nisi eodem tempore, nisi stabili ratione fiant, ut exitu inter se differant necesse est; sed plura tecum liberius ( i ) . Ego autem mar
cesco ocio , sed expectatione plurimarum rerum suspensus, dum fuero ad honestum aliquod et salubre negotium invi
tatus. Interea do operam litteris, ne quid temporis nostri fru stra labi videntur. Tu modo, qui in puppi sedes, da
( i ) P e rio d o oscurissimo,