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View of Laura Musajo Soma: IN CERA Anatomia e medicina nel XVIII seccolo

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Prikaz knjige Acta med-hist Adriat 2008;6(1);141-144

Book review

Laura Musajo Soma

IN CERA

Anatomia e medicina nel XVIII seccolo

Progenie – Progetti editorial snc, Bari, 2007

L’anatomia in cera č della pi`u grande utilit`a, e basta conoscere anche per poco quella scienza per convenirne (…).

L’Anatomia del Regio Museo (…) a nulla serve quando si vogliano riportare le parti alle parti, quando si vuol sapere dove giacciono, e si trovano sul corpo umano, come e a quali organi corrispondono den- tro di noi, e si attaccano fra di loro, senza delle quali cognizioni non č possibile avere idee adeguate, giuste, utili all’Ana- tomia, e senza delle quali cognizioni non č possibile avere nč chirurgia, nč ostetri- cia, nč medicina ragionata e luminosa (…). L’Anatomia in legno supplisce a tutto (…). Insomma, la sola e viva anatomia, il vero cadavere quale egli č, la natura nella sua perfezione, e senza mancanze, si puo in ore conoscere l’intiero corpo umano per analisi e per sintesi, cioč per decomposizione e per composizione (…). P.S. Mi ero dimenticato di rilevare che non era possibile di eseguire l’Anatomia in legno da chichesia senza aver perpetuamente sotto gli occhi l’Anatomia in cera, che deve consultarsi per le forme e per le grossezze, e per gli attacchi e per i colori di tutte le parti.

Cosi Felice Fontana, Fisico di Cofrte e Direttore del Gabinetto di fisica di Palazzo Pitti, con il compito di organizzare le collezioni di scienza natu- rali e di strumenti scientifici del Museo di Fisica e Storia Naturale, a cui

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era annessa un’efficientissima Officina ceroplastica, riassumeva, nel 1789.

il progetto di realizzare una seire di modelli anatomici in legno, scomponi- bili nelle diverse parti, che corredassero il materiale didattico museale, costituito dai modelli in cera.

La cera; materiale particolarissimo, malleabile, arrendevolo sotto le mani del modellatore, capace di assecondare qualunque immaginazione plastica.

Sigilli di era, offerte votive e corp idi santi in cera, protagonisti della tradizione realigiosa mediterranea.

Una sostanza ancipite, viva di vita propria, sia come inaffidabile collan- te nelle ali che avrebbero dovuto sostenere ili sogno di Icaro sia, nello stesso tempo, veicolo di eternit`a, ing rado di fissare docilmente la realt`a tridimensionale di un modello.

La cera che, operando per duplicazione diretta, attraverso un contatto con la matrice o con un suo negativo, produce immagini generate fisicamen- te, non imitate dal punto div ista visivo, non č pi`u una rappresentazione mimetica o metaforica, ma diventa l’incarnazione vera e propria dell’ogget- to, in un singolare rapporto di identit`a: la storia di questo materiale cosi mobile, passivo e fragile, rappresenta, dal punto div ista fenomenologico e socio-culturale, l’essenza delle somiglianze organiche per eccellenza.

Il potenziale plastico e tecnico della cera, che inizialmente č appannag- gio della maestria tecnica dei fabbricanti di immagini votive, diventa successivamente patrimonio degli artisti quattrocenteschi, che utilizzaro- no la cera per realizzare modelli e bozzetti, con cui riuscirono ad arricchi- re gli stereotipi dell0artigianato realigioso.

„Carne per artisti“ e „carne per scienziati“: la cera come alternativa tridimensionale ai disegni anatomici: il primo Scorticato anatomico non a caso č opera di un artista, Ludovico Cardi, detto il Cigoli (1559-1613).

Nel XVII secolo, i primi tentivi di utilizzazione della cera a scopi scien- tific prevedevano innovative metodiche di conservazione dei preparati e originali techniche di visualizzazione, con iniezioni endovascolari di miscele solidificanti di colori diversi.

In questo modo, venivano effettuate iniezioni anatomiche per studiare l’albero vascolare dei vari organi e apparati, ma anche pera vere pezzi da utilizzare nella didattica, pezzi che avrebbero costituito in seguito il nucleo di quelle raccolte museografiche che oggi fanno parte di molto istituti universitari.

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143 Quando si sviluppa l’arte della ceroplastica scientifica, il patrimonio dell’anatomia descrittiva č ormai pressochč integralmente costituito, tanto da poter generare progresivamente delle vere e proprie specializza- zioni nella rappresentazione fisiologica, patoloica e ostetrica.

Nella storia dell’insegnamento anatomico, il problema legato alla tra- smissione delle conoscenze aveva sempre rappre3sentato un punto fonda- mentale: dal momento in cui, nell’ et`a basso-medievale, si era avviata la pratica autoptica, tra i limiti imposti sia dall’autorit`a politica sia da quella religiosa, si era determinata la necessit`a di fissare, in qualcho modo, i dati che, progressivamente, venivano accumulandosi e arricchendosi di sem- pre pi`u numerosi elementi.

Questo problema era strettamente legato alle modalit`a di un insegna- mento che acquisiva spazi propri all’interno delle Universit`a, autode4ri- nendosi attraverso una metodologia didattica che, partendo dal commen- to ai testi degli autori classici, se ne emancipava proprio attraverso la pratica settoria, scontrandosi, pero, con le difficolt`a della rappresentazio- ne anatomica, attraverso la progressiva sostituzione della calcografia alla silografia, l’uso del colore, l’espediente delle figure sovrapponibili per esprimere in modo compendiato tutta l’anatomia umana.

Nei primi anni del Settecento, la diffusione della ceroplastica offre una alternativa tridimensionale all’immagine fornita dal disegno anatomico: la matrice ideologica di queste esperienze č da ricercarsi in quella concezione meccanicistica della medicina del Settecento che aveva suddivisio tutto l’organismo umano, traducendolo in una seri edi leve e di congegni che ne avrebberro spiegtato il funzionamento: se, da una parte, quindi, nell’antro- pologia cartesiana e nell’opera di Giovanni Alfonso Borelli č possibile individuare la base teorica su cui si fondava la scomposizione e la ricom- posizione anatomica, non č un caso che la prima grande scuola di ceropla- stica medica sia nata a Firenze.

A Bologna, infatti, avevano operato importanti anatomici e modellato- ri, tra cui Ercole Lelli (1702-1766), Giovani Battista Manfredini (1742- 1789), Giovanni Manzolini (1700-1755) e Anna Morandi (1716-1774) e, nel secolo precedente, Gaetano Giulio Zumbo (1656-1701), legati stretta- mente all’ambiente medico universitario.

A Firenze, invece, l’officina ceroplastica, a cui dettero vita Felice Fontana (1730-1805) e Clemente Susini (1754-1814) aveva una partico- lare fisionomia, in quanto i grandi modellatori, che lavorarono in questa scuola, avevano erreditato, in modolo inconsapevole, un sapere e delle

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competenze provenienti da epoche lontane e da aree culturalmente distanti dall’ atteggiamento scientifico, prive di quell0intento banausico e rigidamente dimostrativo di altre raccolte e anche della fase successiva della stressa Officina fiorentina.

E proprio i preparati fiorentini costituiscono una della sezioni del pre- gevole lavor odi Laura Musajo Soma, la quale ha coraggiosamente affron- tatto questo complesso capitolo della storia dell’anatomia, che č anche parte della storia dell’arte e della storia realigiosa, una storia che difficil- mente si riesce a fissare in quadri compiuti, ma che offre sempre la possibilit`a di prospettive nuove e diverse.

L’A č riuscita a fermare alcuni di questi quadri, collocandoli in un pre- ciso contesto scientificio e culturale, riferendoli alle motivazioni di fondo che ne hanno costituito la matrice ideale, analizzando tecniche e metodo- logie: frutto di questa ricerca č un complesso lavoro monografico, che propone una sinossi della storia della produzione ceroplastica italiana, nel panorama di quella cultura europea che conosce, nel XVIII secolo, il fio- rire della sua stagione anatomica, negli schemi appassionanti della fisiolo- gia e nella drammatische stigmate della patologia.

Visto dagli occhi del medico, ch enel caso di Laura Musajo Soma, č anche storico della medicina, questo percorso assume un appeal particola- re, in quanto riesce a cogliere e a rendere fruibili anche gli aspetti interdi- sciplinari, che si propongono quindi gradevolmente a lettori e studiosi di formazione diversa.

Prof. dr. Donatella Lippi, Cattedra di Storia della Medicina, Universit`a degli Studi, Firenze.

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