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I Se il privato si insinua nelle debolezze del Servizio Sanitario Nazionale

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p r o s p e t t i v e

M.D. Medicinae Doctor - Anno XXIII numero 6 - settembre 2016 9

I

l progetto del Centro Medico Sant’Agostino di Milano si chiama “Un dono che cura”:

con 10 euro si può garantire una visita medica a chi non può per- metterselo. Basta cliccare sul sito di Ascolto onlus per donare. In poche parole, si tratta di presta- zioni a cui chi è in condizioni di precarietà economica è costretta a rinunciare, per la difficoltà di accesso al Servizio Sanitario Na- zionale (su tutte i tempi di attesa) e per gli alti costi del privato.

“Ci sono due cose da osservare - commenta Roberto Carlo Rossi, Presidente OMCeO Milano -. Pri- ma di tutto, come era facile da prevedere, il decreto sull’appro- priatezza del ministro Lorenzin, malgrado le toppe che si mettono ora, ha fatto precipitare un proces- so già in atto, ossia lo spostamen- to dell’asse dell’assistenza sanita- ria dal pubblico al privato. In altre parole oggi il Servizio Sanitario Nazionale è molto meno universa- listico. Va poi considerato il fatto che i cittadini italiani, sono portati ad essere dei consumatori di sani- tà poco attenti; questo perché, da quasi 40 anni, viviamo di prestazio- ni sanitarie controllate dal pubbli- co; si tende a fidarsi delle presta- zioni perché c’è una garanzia. In

questi casi però, ossia quando il controllo del pubblico non c’è più, il consumatore deve drizzare le antenne; deve autotutelarsi”.

“Come medici - continua Rossi - dovremo considerare il privato sempre di più come nostro datore di lavoro”.

Tuttavia, le considerazioni che il progetto “Un dono che cura” evo- ca non sono solo positive. Sì per- ché se ne parla da diverso tempo, e tendenzialmente queste oppor- tunità sono mostrate come esem- pi da seguire in quanto, ai pazienti in particolare, vengono offerte pre- stazioni al di fuori del Ssn, in tempi molto brevi e a basso costo.

“Intendiamoci bene - ci tiene a precisare Rossi - non contestiamo nulla al centro in questione, che di certo fa bene il proprio lavoro e senz’altro fa correttamente busi- ness in campo sanitario; ma un allarme dobbiamo comunque lan- ciarlo perché in Italia si tende trop- po ad incensare le nuove iniziative, dimenticando le possibili ripercus- sioni negative che queste posso- no avere. Lo dico perché alcune prestazioni, come quelle del cen- tro medico in questione, offerte a prezzo uguale se non inferiore a quelle del Ssn, ma con tutti i comfort di una prestazione privata

(tempi di attesa molto brevi su tutti) deve far riflettere, sia i medi- ci sia i cittadini. Delle due l’una: o il servizio pubblico è molto sca- dente o chi gestisce queste pre- stazioni private sta facendo dell’ot- timo marketing”. Rossi è guardin- go e ritiene quantomeno curioso il fatto che nessuno si ponga una domanda tanto importante: come mai si riescono a tenere i costi bassi e i tempi di attesa ridotti? “È mio dovere, in quanto presidente di Ordine, lanciare un messaggio sia ai medici sia ai cittadini: stiamo attenti. I medici, in particolare, devono imparare a dire di no: se un centro dà garanzie importanti va benissimo lavorare col privato;

ma se un collega si ritrova ad es- sere soggetto a pressioni o a ope- rare in un ambiente di lavoro sre- golato o poco tutelato è dovere deontologico dire di no a questa opportunità e, nel caso di storture, denunciare la situazione”.

A lanciare un campanello d’allarme è il presidente dell’OMCeO di Milano, Roberto Carlo Rossi evidenziando i possibili rischi di certe iniziative private pur lodevoli, che però nella realtà evocano un Ssn sempre meno universalistico

e lo spostamento dell’asse dell’assistenza sanitaria dal pubblico al privato

Se il privato si insinua nelle debolezze del Servizio Sanitario Nazionale

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