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Vantaggi derivanti dall’insegnamento della lingua dei segni agli udenti

3. LINGUA DEI SEGNI PER TUTTI

3.4 Vantaggi derivanti dall’insegnamento della lingua dei segni agli udenti

Soprattutto negli ultimi anni, le lingue dei segni sono diventate sempre più popolari e studiate anche all’interno delle università: grazie al costante impegno di ricercatori, professori e persone interessate all’argomento, esse sono riuscite a venir fuori da quell’invisibilità in cui erano relegate fino a pochi decenni fa e ad emergere per dimo- strare la loro importanza e il loro valore.

Nonostante le lingue come la LIS nascano per facilitare in primis la comunicazione tra sordi, è indiscutibile il fatto che possano essere apprese ed utilizzate anche dagli udenti.

Solitamente, quando una persona che ci sente decide di avvicinarsi ad una lingua dei se- gni, lo fa perché nutre interesse verso di essa, perché ne è affascinata o perché vuole ap- profondire la sua conoscenza della cultura sorda.

Sebbene non ci sia alcun tipo di restrizione rispetto chi possa imparare una qualsiasi lingua dei segni, è necessario ricordare che esistono delle differenze tra apprendenti sordi e udenti, in particolar modo per quanto riguarda il piano culturale e dell’identità.

Infatti, mentre per un sordo la lingua dei segni ha grande rilevanza anche dal punto di

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vista cognitivo e identitario, per chi ci sente essa sarà paragonabile ad una lingua stra- niera e come tale verrà immagazzinata.

Più complesso risulta essere il caso dei CODA21 che, nonostante siano udenti, data la sordità dei loro genitori, vengono generalmente esposti alla lingua dei segni fin da bam- bini e ciò li porta a considerarla come la loro lingua madre.

Anche sul piano dell’acquisizione ci sono delle diversità in quanto, generalmente, la maggior parte degli udenti decide di imparare una lingua dei segni quando è già in età adulta (quindi dopo il superamento del periodo critico, cfr. paragrafo 1.3.1) e, per que- sto, sono rari i casi in cui essa viene scelta come lingua di comunicazione primaria. Per i sordi invece, quella dei segni risulta essere la lingua più naturale e spontanea, soprattut- to se appresa in età pre-adolescenziale: non è dunque un caso se quest’ultima diventerà per loro il sistema di espressione preferito (La Grassa, 2014).

Nonostante tutto, come riportato nell’articolo di Woll (2022) sulla rivista “Internaziona- le”, imparare a segnare porta numerosi benefici all’apprendente, a prescindere dal fatto che egli sia sordo o udente. Infatti, alcuni studi dimostrano che chi impara una lingua dei segni riesce a svolgere meglio i compiti in cui sono richieste capacità di trasforma- zione spaziale, utili ad esempio quando bisogna prendere nota delle indicazioni stradali, dato che lo spazio è parte integrante della grammatica delle lingue visivo-gestuali. In più, si è scoperto che gli studenti adulti di ASL sono in grado di migliorare le loro capa- cità di lettura delle varie espressioni facciali, essenziali per comprendere le emozioni del proprio interlocutore. Non va dimenticato nemmeno il fatto che saper segnare e cono- scere la cultura sorda può aiutare ad ampliare i propri orizzonti, ad essere più consape- voli e inclusivi senza temere la diversità.

Infine, l’acquisizione di una lingua dei segni aiuta anche a

“stimolare il processo di discriminazione, di coordinazione motoria, di motricità fi- ne e grossolana, di motricità ritmica, di capacità visuo-spaziale, d’attenzione selet- tiva, di sviluppare la funzione simbolica e incrementare il quoziente intellettivo, di migliorare l’autostima e il rapporto con terzi. Attraverso la produzione e la ri- produzione segnica si favorisce altresì la comprensione di parole e concetti, sup-

21 Children of deaf adults, sono i figli udenti che nascono da genitori sordi.

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portando lo sviluppo del linguaggio, dell’espressione verbale e della lettura, au- mentando il livello di concentrazione e la capacità di memorizzazione”22

Si può quindi affermare che imparare una lingua dei segni sia qualcosa di estremamente utile e positivo anche per le persone udenti le quali, nonostante sembrino non averne bi- sogno, in realtà possono beneficiare di questa conoscenza tanto quanto i sordi.

Proprio perché la lingua dei segni può essere impiegata in diverse situazioni e con- testi che non devono per forza ricollegarsi alla sordità, non è sbagliato dire che essa sia molto utile anche nel caso in cui ci si trovi ad avere a che fare con individui che presen- tano quadri clinici complessi.

Per quanto riguarda l’Italia, da un punto di vista riabilitativo e terapeutico, la LIS è stata impiegata, già a partire dagli anni Sessanta e Settanta, per soggetti con deficit della co- municazione come la disprassia verbale: in questa situazione la LIS si è dimostrata utile sia come supporto alla lingua vocale che come forma di comunicazione aumentativa al- ternativa (cfr. paragrafo 3.5) (Bolognini e Giotto, 2016; Sabbadini e Michelazzo, 2016).

In letteratura sono poi stati riportati anche vari casi di ragazzi autistici che dimostrano come la LIS sia in grado di ottenere risultati molto positivi nonostante le difficoltà pre- sentate dai soggetti presi in considerazione (Pedron e Quartana, 2016; Pallavacino, 2016; Scagnelli, 2016). Altri studi ancora hanno provato l’esistenza di vantaggi derivan- ti dall’uso della LIS per quanto riguarda ulteriori deficit linguistici, sia con compromis- sioni cognitive e comportamentali (Rinaldi et.al., 2016) che in assenza di esse (Scursa- tone e Bertolone, 2016). Infine la LIS si è dimostrata adatta anche ad altre situazioni e quadri clinici, come quelli di afasia congenita o acquisita (Scurria, 2012), di ritardo co- gnitivo (Fiengo, 2014) e di soggetti con sindrome di Down (Raccanello, 2016).

Gli effetti positivi dell’uso della LIS in questi contesti sono molteplici e differenti a se- conda del quadro clinico e della situazione ambientale e sociale in cui si trova ciascun individuo. Tuttavia si può dire che, in linea generale, questo tipo di approccio consente alla maggior parte dei soggetti di superare i comportamenti problematici derivanti dalla mancata capacità di espressione e permette di ridurre la comparsa di momenti frustranti o ansiogeni (Vallotton, 2011), potenziando invece strumenti fondamentali quali auto-

22 https://www.iosepossokomunico.it/la-lingua-dei-segni/

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stima, autonomia personale e sviluppo della propria identità (Branchini, Cardinaletti, 2016).