Le variabili sopra descritte catturano uno o più fenomeni legati allo stressfinanziario. Come risultato, le variabili devono avere una certa tendenza a muoversi insieme con le modifiche dello stressfinanziario. Tuttavia ogni variabile può cambiare anche per altri motivi, non collegati allo stress. Un esempio è quello del rapporto high-yeild bond/Baa spread, l’aumento del quale può avvenire anche nel caso gli investitori aspettano una recessione economica che amplifica i tassi di default, non solo in condizioni di volo verso la qualità. Analogamente, il rapporto Aaa/spread del tesoro potrebbe aumentarsi non a causa di un volo di liquidità ma a causa di un calo
Se consideriamo l’attuale crisi finanziaria accennata nell’introduzione, possiamo notare come sia evidente ad oggi questo legame. Infatti negli Stati Uniti, così come negli altri Paesi, la “bolla” immobiliare in questi ultimi anni ha letteralmente “drogato” la crescita dell’economia sia in modo diretto che indiretto. In modo diretto poiché le famiglie americane, pur indebitandosi per acquistare la casa, man mano che crescevano i valori immobiliari avevano la percezione di essere diventate più ricche e questo le portava a consumare di più, indebitandosi ulteriormente. In secondo luogo perché la bolla immobiliare e quella dei consumi ad essa collegata, hanno sospinto a cascata tutti i settori dell’economia statunitense. Ecco dunque che gli indici finanziari hanno un loro ruolo anche in condizioni normali.
Nella mia analisi considererò i dati relativi all’Euro area, con l’obiettivo di stimare un modello simile a quello presente nel saggio. All’inizio stimerò un modello che spiega l’output gap in funzione solo del tasso d’interesse reale. Successivamente aggiungerò al modello stimato lo spread finanziario nel ruolo della moneta, calcolato come differenza tra tasso d’interesse di lungo periodo e quello di breve periodo e valuterò se esso risulta essere significativo per le decisioni di politicamonetaria della Banca Centrale Europea. Come vedremo in seguito, i risultati ottenuti sono molto contrastanti.
La recente crisi finanziaria si spiega in gran parte con la grande disponibilità di credito a disposizione di chiunque, spingendo sia le classi medie, i cui salari sono piuttosto bassi, sia le classi agiate, desiderose di crearsi un portafoglio, ad indebitarsi per finanziare O¶DFTXLVWRGHOODFDVDHFDXVDQGR una crescita del valore dei patrimoni e della produzione. Per rendere tollerabile questo indebitamento, a partire dal 2001 e fino al 2004, la Federal Reserve, banca centrale americana che regola il sistema bancario e vigila sul funzionamento del sistema, mantenne un tasso di interesse sul denaro a breve termine decisamente più basso rispetto ai valori registrati fino a quel momento. Questa politicamonetaria espansiva scatenò un vero e proprio boom nella domanda di case. Come ovvia conseguenza il prezzo delle stesse cominciò ad impennarsi vertiginosamente, poiché per TXDQWR VL DPSOLDVVH O¶RIIHUWD, con nuove costruzioni, questa non riusciva a reggere, neppure lontanamente, il ritmo della domanda.
Nell ͛articolo ͞On money and output: Is money redundant?͟ (2005) Hafer, Haslag e Jones vogliono verificare empiricamente una tesi sempre più diffusa nella macroeconomia riguardo il ruolo della moneta. Tale tesi sostiene che la moneta possa essere trascurata nelle decisioni di politica economica. A dimostrazione di ciò, utilizzano tre serie storiche trimestrali relative agli Stati Uniti dal 1961 al 1996:
il parametro O M nella regola di Taylor, il quale ci forniva un valore della log-verosimiglianza di Laplace pari a -40.262338. Se consideriamo il fatto che il modello migliore è quello che ha il valore della log-verosimiglianza più alto, a primo impatto potremmo pensare che il modello con O M libero produca delle stime migliori. Tuttavia, seguendo Kass e Raftery (1995), calcoliamo la statistica KR. Otteniamo un valore pari a 4.16, e tale valore, essendo molto esiguo, non ci fa propendere per uno dei modelli. Il motivo di questo risultato è dovuto al basso valore di O M (0.44) ottenuto nel modello con il canale finanziario. Sembra che la Federal Reserve, nonostante molti interventi nel mercato aperto con immissioni di liquidità e l’abbassamento dei tassi d’interesse a livelli mai così bassi, non si sia impegnata del tutto a mantenere stabili i movimenti dei mercati azionari in quest’ultima crisi per seguire i suoi obiettivi principali, la stabilità dei prezzi e del ciclo economico. D’altra parte molto probabilmente di più non poteva fare dato che i tassi ufficiali d’interesse hanno raggiunto il limite inferiore del 0%. Queste considerazioni, ci portano a concordare con Brunnermeier(2009), il quale afferma che in questi ultimi trimestri sia stata condotta una politicamonetaria non standard, difficile da rappresentare con una semplice regola di Taylor.
Rappresenta uno dei principali e più importanti tassi di interesse utilizzati nell’economia in quanto viene preso come tasso di riferimento nel determinare i tassi di interesse che le banche pagano sui depositi e che incassano sui prestiti, costituisce un indicatore chiave delle attività economiche, infatti la Federal Reserve System si rivolge ad esso nel perseguire la politicamonetaria (ad esempio imponendo un tasso inferiore per ridurre la disoccupazione o più alto per controllare l’inflazione) e infine è una componente importante dei costi di acquisizione dei fondi che le banche usano per concedere prestiti.
L’obiettivo principale della Federal Reserve è quello di gestire la politicamonetaria statunitense, influenzando le condizioni creditizie e monetarie dell’economia nazionale e agendo sulla stabilità dei prezzi e sui tassi di interesse a lungo termine al fine di rendere il sistema finanziario e bancario più stabile, proteggendo i diritti degli utenti.
La crisi che ha colpito la realtà americana è da ricercare in prima istanza nella crisi del mercato immobiliare USA. Negli ultimi dieci anni tutti i maggiori paesi industrializzati hanno visto crescere in modo considerevole l’indebitamento delle famiglie, specialmente negli USA. Debiti contratti per svariati motivi, beni di consumo, automobili e appunto case. I consumi in questo caso consentono alle imprese di ampliare le produzioni e il loro volume di vendita a fronte di un ruolo delle banche identificato come motore di questa economia. Banche e
Per riuscire ad individuare meglio il ruolo di ogni shock nella spiegazione delle variabili osservabili, viene usato frequentemente l’analisi della decomposizione della varianza dell’errore di previsione. L’idea di base è che,: nel caso in cui non ci fossero degli shock, le nostre serie non si muoverebbero. Consideriamo il caso in cui tutti gli shock sono spenti tranne uno. Esso provoca un effetto direttamente sulle variabili dell’equazione e indiretto anche sulle altre variabili collegate alle prime.
Per l’analisi in questione useremo dei dati sintetici relativi all’area dell’Euro. La fonte dei dati è la OECD Economic Indicators, essa considera l’Euro 12, ossia solo le prime 12 nazioni europee in cui è entrato in vigore l’Euro all’inizio. Queste dodici nazioni sono: Belgio, Francia, Olanda, Germania, Irlanda, Austria, Grecia, Italia, Portogallo, Spagna, Lussemburgo, Finlandia. Vengono utilizzati dati trimestrali ed il nostro campione comprende il periodo che va dal secondo trimestre del 1991 fino al secondo trimestre del 2008. In linea con quanto riportato da Neri e Nobili (2006) in uno studio fatto su dati europei, è da tenere presente che prima del 1999 non vi era una politicamonetaria unica nell’area dell’Euro. I risultati dell’analisi devono quindi essere valutati con cautela e non sono necessariamente applicabili all’attuale contesto. Essi consentono, tuttavia, di fornire una valutazione qualitativa dei meccanismi attraverso i quali gli shocks esterni si trasmettono all’economia dell’area.
Questa veloce osservazione ci permette di capire come la politicamonetaria, che considera e realizza tutte quelle scelte che influenzano principalmente l’offerta di moneta e i prezzi, abbia ripercussioni, non solo sul mercato interno, ma anche sul tasso di cambio della valuta del paese stesso. La Banca Centrale, che regola la politicamonetaria di un paese, ha il compito di intervenire principalmente sul tasso di interesse e l’offerta di moneta, per perseguire i suoi obiettivi: la stabilità dei prezzi, la stabilizzazione del ciclo economico, il mantenimento di un alto livello di occupazione e la stabilità finanziaria. Ma la Banca Centrale come determina la politicamonetaria? E quanto questa influisce davvero sul tasso di cambio nominale?
Ma quali sono gli elementi che influenzano le decisioni di politicamonetaria? E come davvero è determinata la politicamonetaria? La risposta a queste domande è difficile, se non impossibile, da darsi. La politicamonetaria è decisa da comitati formati da economisti che tengono in considerazione obbiettivi economici e tendenze, la cui misurazione è tutt’altro che precisa, obbiettivi sui quali si può a volte creare tensione all’interno degli stessi comitati, soprattutto in caso di aree valutarie (come ad esempio quella dell’Euro) dove la neutralità del committee-member si può scontrare con la cittadinanza del medesimo. Nello studiare il comportamento di una banca centrale, però, l’economista non può prescindere dal modello; in questo senso, è interessante approfondire il discorso sul fondamento logico delle regole di politicamonetaria.
Negli ultimi anni, l’economia globale è stata sconvolta dalla più grande crisi mai verificatasi dal secondo dopoguerra; crisi che ha avuto e continua ad avere un impatto alquanto insostenibile per la maggior parte dei paesi e che interessa tutti, proprio tutti. Ognuno di noi, infatti, si sarà sicuramente chiesto, almeno una volta, quale sia stato il fattore scatenante, quale sia stato l’evento, la manovra economica o politica che abbia causato un tale dissesto e se questo poteva essere, in qualche modo, evitato o al limite ridotto. Tutto ciò è da ricercare nell’economia statunitense dei primi anni del ventunesimo secolo; anni caratterizzati da bassi tassi di interesse e da manovre volte all’incremento del PIL. È proprio questo il fulcro del problema: i bassi tassi di interesse, forse troppo bassi.
Questo lavoro, partendo da queste tesi, si propone di analizzare i modelli utilizzati da Chowdhury Hoffmann e Schabert, cercando di avvalorare l’ipotesi che causa dei cambiamenti dei costi marginali non siano solo spostamenti della domanda aggregata ma anche dell’offerta. Andremo quindi a vedere come uno shock di politicamonetaria restrittivo influenza prezzi ed inflazione.
1 - misura della continuità si usa quando si vuole solo controllare se un cavo è interrotto, o se fra due punti esiste una continuità elettrica, e non si è interessati a conoscere il valore della resistenza; si ruota il selettore come in figura 4 e, con i puntali inseriti nelle boccole V.Ω.mA e COM, si toccano i due punti: se la resistenza è bassa (inferiore ad alcune decine di ohm, lo strumento emette un segnale acustico
ravvicinati al corpo mammillare stesso. Questa diversa localizzazione potrebbe indicare che il corpo mammillare dei Teleostei non rappresenta in realtà l’omologo del corpo mammillare dei Mammiferi, ma esisterebbe invece una diretta corrispondenza tra il TMN di questi ultimi ed il nucleo del recesso posteriore (NRP) dei Vertebrati acquatici (Wullimann and Puelles, 1999; Hauptmann and Gerster, 2000). La distribuzione rostrocaudale dei neuroni istaminergici di Danio rerio è simile a quella riscontrata nel ratto (Panula et al., 2000). In questo Teleosteo i neuroni istaminergici organizzati in clusters si presentano più piccoli e rotondi e presentano sottili fibre varicose, mentre i neuroni istaminergici solitari sono più grandi e presentano fibre lunghe e sottili. Dal punto di vista funzionale, la paragonabile distribuzione di tale sistema in Danio rerio con quella riportata per i Mammiferi, suggerisce anche una similarità funzionale per HA nel corso dell’evoluzione. In particolare, l’elevata densità di fibre nel nucleo entopeduncolare (E) nei Teleostei, che è omologabile alla regione amigdalare nei Mammiferi, così come nella porzione rostro-dorsale del telencefalo, omologabile a HIP, suggerisce per HA un ruolo nella modulazione di attività emotive e cognitive anche nei Pesci (Kaslin and Panula, 2001). Inoltre l’abbondanza di fibre istaminergiche nell’area preottica (POA) dei Teleostei suggerisce per HA un ruolo attivo nella modulazione delle attività circadiane (Coelho et al., 2001). Fatta eccezione per l’identificazione mediante tecniche autoradiografiche di un sottotipo H 3 R-like in Danio rerio
Il rendiconto finanziario è dunque parte integrante di ciascun bilancio redatto secondo gli Ias/Ifrs, al pari dello stato patrimoniale, del conto economico, del prospetto delle variazioni delle poste del patrimonio netto e delle note esplicative. Esso deve essere presentato da tutte le imprese che adottano i principi contabili internazionali, indipendentemente dal tipo di attività svolta (industriale, commerciale o finanziaria) e dal fatto che le disponibilità liquide possano essere considerate il prodotto dell’impresa, come è nel caso degli istituti finanziari.
1. Introduzione……….……….……….……….……….……….……….……….……….…pag. 5 2. Aspetti molecolari dell’ infezione da HIV-1……….……….……….……….……….… pag. 6 3. Neurodegenerazione e demenza associate all’infezione da HIV…………….…………pag. 10 3.1 Demenza associata all’HIV-1…………………………………………..………….....pag. 10 3.2 Neuropatogenesi dell’HAD……………………………………………………….….pag. 10 3.3 Penetrazione dell’HIV-1 nel cervello………………………………………...…..….pag. 11 3.4 Migrazione delle cellule infettate attraverso il tessuto cerebrale…………...….….pag. 12 3.5 Interazione tra le cellule mononucleate infettate da HIV-1, neuroni ed astrociti..pag. 14 4. Stress ossidativo e neuroAIDS……………………………...……………………………pag. 18 4.1 Meccanismi di relazione tra HIV e stress ossidativo in cellule del SNC………......pag. 21 4.1.1 Generazione di radicali liberi in seguito all’infezione da HIV………..…...pag. 21 4.1.2 Alterazioni della barriera ematoencefalica………………………..………...pag. 24 4.2 Ruolo degli antiossidanti endogeni………………………………………….……......pag. 25
I mercati finanziari sono i luoghi nei quali si scambiano le attività finanziarie. Sebbene il mercato finanziario non sia una condizione necessaria per la creazione e lo scambio di un attività finanziaria,nella maggior parte delle economie le attività finanziarie sono create e quindi scambiate nell’ambito di un qualche tipo di mercato finanziario organizzato. In questo capitolo faremo un analisi finanziaria del mercato dei giocattoli. Gli aspetti finanziari che vedremo sono: i rendimenti finanziari, la statistica campionaria della serie storica MAT e delle sue concorrenti, Value at risk, finendo con i modelli (Block Maxima, GEV, Peak-over-Threshold, GPD) che utilizza la teoria dei valori estremi.