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Ángel Ossorio y Gallardo

Stando alla documentazione conservata nell’Archivio di Luigi Sturzo, Ángel Ossorio y Gallardo si era rivolto alle case editrici madrilene Reus ed Espasa Calpe nel gennaio del 1926 per proporre l’edizione spagnola del libro di Sturzo sul fascismo1. Ma sarebbe stato

il sacerdote siciliano a prendere per primo contatti con Ossorio, nell’estate del 1928, a se- guito della conferenza che lo spagnolo aveva dedicato al libro sul fascismo. Venutone a co- noscenza, Sturzo se ne era rallegrato con Arboleya, che gli aveva poi riferito con dovizia di particolari e tono entusiasta l’episodio2. Di qui lo spunto per rivolgersi direttamente al giu-

rista spagnolo, ringraziarlo e invitarlo a farsi tramite presso l’editrice per le pratiche con- trattuali. Prendeva così avvio un rapporto epistolare destinato a protrarsi nel tempo, attraverso le drammatiche vicende degli anni Trenta, prima d’interrompersi bruscamente nell’autunno del 1940.

Esiste uno iato tra il ruolo che Ossorio ebbe sul piano culturale, giuridico, politico e isti- tuzionale per oltre un quarantennio nella storia spagnola del primo Novecento e l’attenzio- ne che la sua figura ha finora trovato sul piano storiografico. Manca, infatti, uno studio biografico esauriente sul personaggio, che gli interventi dedicati ad alcuni aspetti della sua attività, particolarmente sul piano giuridico, e la pubblicazione, purtroppo ancora parziale, lacunosa e approssimativa dal punto di vista critico, di alcuni suoi carteggi, non compensa- no3. Il suo singolare percorso politico e intellettuale, solo apparentemente contraddittorio,

da conservatore e da un certo momento in avanti di monarchico senza re e quindi repub- blicano, di cattolico non subalterno agli orientamenti prevalenti nel cattolicesimo e nella ge- rarchia ecclesiastica spagnola, di moderato alleato delle sinistre durante la Repubblica e la guerra civile, di democratico cristiano in un paese senza democrazia cristiana, sembra aver propiziato un durevole disinteresse, interrotto solo dai contributi appena segnalati. Il resto l’ha fatto una peculiare tradizione storiografica che, con le dovute eccezioni4, poco incline si

è mostrata, anche nel dopo-Franco, a considerare le vicende delle personalità fuori dal coro, degli orfani delle principali famiglie politiche, del cattolicesimo non adagiato sul conformi- smo prevalente.

Nato a Madrid nel 1873 nella via che dà nome al quartiere di Lavapiés, figlio terzo- genito del giornalista e poligrafo Manuel Ossorio y Bernard, redattore della «Gaceta de Madrid», e di Manuela Gallardo y Rodríguez, nella capitale aveva studiato legge all’Uni- versidad Central, dedicandosi poi all’avvocatura e militando fin dalla giovinezza nelle fila del Partito Conservatore di Maura. Presidente del Fomento de las Artes, era stato eletto nel 1899 nel consiglio comunale di Madrid, ricoprendo poi la carica di teniente de Alcal-

de nei distretti del Congreso e di Buenavista. Era poi stato eletto nel 1903 alle Cortes nel-

la circoscrizione di Caspe nel partito di Maura, essendo successivamente rieletto per vent’anni.

Con Maura al governo, era stato Governatore civile di Barcellona dalla fine del gen- naio 1907 al 26 luglio 1909, dimettendosi poi al termine della Settimana tragica, perché in disaccordo con la Junta de Autoridades che aveva decretato lo stato di guerra5; poi, sem-

pre con Maura, ministro del Fomento dal 15 aprile al 19 luglio 1919. Al periodo barcel- lonese sono da far risalire i tanti rapporti che stabilì e poi mantenne sul piano epistolare con giuristi, intellettuali e politici catalani, che lo portò a prendere posizione, raro se non unico esempio di madrileno filocatalanista, per l’autonomia della Catalogna6. Monarchi-

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M.J. Peláez, M. Seghiri, Ángel Ossorio y Gallardo (1873-1946), advocat i intel·lectual catòlic, ambaixador i minis-

tre de la República a l’exili: defensa de les institucions, el dret i els valors de Catalunya (1910-1946), in «Revista de

Dret Històric Català», 2006, n. 6, pp. 195-209; M.J. Peláez, M. Seghiri, Ángel Ossorio y Gallardo (1873-1946),

abogado e intelectual católico, embajador y ministro de la República en el exilio: defensa de las instituciones y de los va- lores republicanos de 1931 a 1946, in «Cuadernos Republicanos», 2007, n. 64, pp. 47-63; P.L. Angosto, La insu- rrección contra la inteligencia. Epistolarios republicanos: Carlos Esplá, Amós Salvador, Ángel Ossorio y Gallardo,

Centro de Investigación y Estudios Republicanos, Madrid 2007, relativa agli anni dell’esilio; M.J. Peláez, P. Zam- brana Moral, El Ministro de la Monarquía y de la República del exilio Ángel Ossorio y Gallardo (1873-1946) y Ca-

taluña a través de su correspondencia de 1930 a 1936, en «Contribuciones a las Ciencias Sociales», febbraio 2009, www.eumed.net/rev/cccss/03/pzm.htm; A. Gonzàlez i Vilalta, Un catalanófilo de Madrid: Epistolario catalán de Án- gel Ossorio y Gallardo (1924-1942), Servicio de Publicaciones de la Universidad Autónoma de Barcelona, Barce-

lona 2007; M.J. Peláez, De nuevo sobre el Ministro de la Monarquía y de la República del exilio el jurista Ángel

Ossorio y Gallardo (1873-1946) y Cataluña a través de su correspondencia de los años veinte y la que faltaba de los treinta, in «Contribuciones a las Ciencias Sociales», abril 2009, www.eumed.net/rev/cccss/04/mjp.htm; D. Arasa, Católicos del bando Rojo, Styria, Barcelona 2009, pp. 297-305.

4In questo caso, quella rappresentata da Ó. Alzaga, La primera Democracia cristiana en España, cit., e J.

Tusell, Historia de la Democracia cristiana en España, cit., vol. II, pp. 208-236.

5Ne parla in Á. Ossorio y Gallardo, Barcelona, julio de 1909. Declaración de un testigo, Imp. de Ricardo

Rojas, Madrid 1910.

6Del suo catalanismo sono testimonianza le seguenti opere: Á. Ossorio y Gallardo, Conversación sobre el

catalanismo: con la juventud conservadora de Madrid en el Círculo del Partido la tarde del 7 de marzo de 1912, Es-

co, conservatore in politica come si è detto, ma cattolico aperto ai problemi sociali, aveva fatto parte del Grupo de la Democracia Cristiana guidato da Severino Aznar7, per poi di-

ventare il vero leader del Partido Social Popular (PSP) nel 1921-22. Dall’inizio degli anni Venti era vice presidente dell’Ateneo, del quale fu poi presidente (1923-24). Dopo il col- po di stato di Primo de Rivera aveva firmato, con Ortega y Gasset, Marañón, Albornoz e altri, una lettera al re per negare che gli spagnoli fossero d’accordo con il militare8. Con-

trario alla confluenza del PSP nel partito unico della dittatura, l’Unión Patriótica, e alla dittatura, era rifluito nella sfera prepolitica, dando vita alla Sociedad de Estudios Políticos, Sociales y Económicos (SEPSE)9, a cui era collegata l’attività della casa editrice madrilena

Pueyo, e dirigendo la «Revista General de Legislación y Jurisprudencia».

La sua fama di oratore e valente giureconsulto lo aveva condotto alla presidenza della Real Academia de Jurisprudencia y Legislación nel 1928. Fu poi decano del collegio degli avvocati di Madrid (1930-1933).

Al 1928 risalgono, come si è detto, l’avvio degli scambi epistolari con Sturzo. Scambi inizialmente radi, che si fanno appena più frequanti all’uscita del libro sul fascismo di Stur- zo, del quale Ossorio si era fatto da tramite con la casa editrice.

Convertitosi al repubblicanesimo10ed eletto alle Cortes nel 1931 per la Derecha Li-

beral Republicana, Ossorio presiede la Comisión Jurídica Asesora incaricata di redigere una bozza del testo costituzionale. La bozza è presentata al ministro della Giustizia il 6 lu- glio. Il testo prevedeva la separazione Chiesa-Stato e affermava che lo Stato non avrebbe difeso nessuna religione ufficiale. In riferimento alle tradizioni cattoliche del paese rico- nosceva la Chiesa cattolica come istituzione di diritto pubblico, senza escludere che altre confessioni vedessero riconosciuto il medesimo status giuridico. Per quanto concerne l’in- segnamento attribuiva allo Stato l’assoluto controllo sulla cultura nazionale, affermava l’obbligatorietà e la gratuità dell’insegnamento primario, l’opzionalità dell’insegnamento religioso, senza che il maestro fosse costretto ad impartirlo contro la sua volontà11. Ma il

governo si rifiuta di far proprio il progetto e Ossorio si dimette quando viene costituita al-

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de España con la República francesa, 1793-1795, Villanueva y Geltrú, Madrid-Barcelona, 1913, e anche Id., Vi- da y sacrificio de Companys, Losada, Buenos Aires, 1943. Del leader nazionalista catalano Ossorio aveva preso

anche le difese davanti al Tribunal de Garantías Contitucionales nel 1934. Su questo episodio e, più in genera- le sui suoi rapporti epistolari con esponenti catalani, rispettivamente cfr. A. González Vilalta, G. Bou i Garri- ga, La creacció del mite Companys. El 6 d’octubre i la defensa de Companys por Ossorio y Gallardo, Base, Barcelona, 2007 e A. González Vilalta, Un catalanófilo de Madrid, cit.

7Ne riferisce brevemente in La España de mi vida. Autobiografía, Losada, Buenos Aires, 1941, pp. 204-

206.

8J. Becarud, E. López Campillo, Los intelectuales españoles durante la Segunda República, Siglo XXI de

España Editores, Madrid 1978, p. 9.

9Cfr. Á. Ossorio y Gallardo, Mis memorias, Losada, Buenos Aires 1946 (Tebas, Madrid, 1975, pp. 131-

133); Ó. Alzaga, La primera democracia cristiana..., cit. , pp. 299-300; J. Tusell, Historia della democracia cris-

tiana..., cit, vol. 1, pp. 124-128.

10Definitosi nell’autobiografia come un “monarchico senza Re”, affronta il problema della monarchia

con queste parole: “A mi monarquismo se le había evaporado el Rey. Yo no falté a mis juramentos tantas veces prestados. Fué el Rey quien faltó a los suyos dejando de ser Rey constitucional y erigiéndose en Rey absoluto, mediante la supresión total de la Constitución y la erección del poder personal con una dictadura inmoral y analfabeta”; Á. Ossorio y Gallardo, La España de mi vida, cit., p. 123.

11V. Arbeloa, Iglesia y Estado en el Anteproyecto de la Consitución de 1931, en «Revista Española de De-

le Cortes una Comissione incaricata di elaborare il progetto costituzionale che, per usare le parole di Ossorio, non giudica necessaria la presenza in essa del presidente della Com- missione giuridica che aveva redatto la bozza12. Nel 1933 pubblica El sedimento de la lu-

cha, saggio per molti versi autobiografico che lascia trapelare il suo attaccamento alla

libertà, il suo pensiero sulla la difesa dei diritti individuali e sulla funzione sociale della proprietà privata13.

Gli scambi epistolari con Sturzo si riavviano con maggiore frequenza dopo il breve soggiorno madrileno di Sturzo, i primi giorni del settembre 1934. In quella occasione Sturzo incontra Ossorio nella sua casa di campagna nei pressi di Madrid e Ossorio pub- blica un profilo del sacerdote italiano. Da questo momento in avanti il giurista madrileno costituisce una delle fonti da cui Sturzo attinge informazioni di prima mano sulle com- plesse vicende del paese iberico. Nelle missive di Ossorio trova conferma di quanto sulla rivolta delle Asturie gli scrivono Arboleya e Mendizábal e lucide valutazioni sulle con- traddizioni presenti nel partito di Gil Robles, dove i principi della dottrina sociale catto- lica stentano a farsi strada. Intanto, dal 1928 al 1936 Ossorio collabora assieme a Severino Aznar all’Unión Internacional para el estudio científico de los problemas de población. Presidente della Sezione spagnola del Rassemblement Universel pour la Paix fondato alla metà degli anni Trenta da Lord Robert Cecil, Ossorio ospita una sessione dei lavori del- l’organismo internazionale nell’Ateneo di Madrid il 26 maggio 193614. Parallelamente col-

labora con Álvarez del Vayo. Forse anche per questi suoi rapporti personali e per quelli internazionali che l’Unión e il Rassemblement gli propiziano, dopo lo scoppio della guer- ra civile, proprio assieme ad Álvarez del Vayo, Fernando de los Ríos, Carlos Esplá e altri, è Delegato spagnolo alla Società delle Nazioni a Ginevra, dove si reca con la moglie e la figlia nel settembre 193615, per poi passare come ambasciatore a Bruxelles16. Ossorio fa

parte, assieme a Bergamín, Semprún Gurrea (per non dire di catalani e baschi), di quello sparuto drappello di cattolici che rimane fedele alla Repubblica e al suo governo, del qua- le difende le scelte e, in definitiva anche i silenzi di fronte alle violenze anticlericali e alle richieste provenienti dalla Santa Sede di condannarle. Su questo punto neppure l’insi- stenza di Sturzo sortisce effetto. La posizione di Ossorio si differenzia, dunque, da quella di altri cattolici democratici di sentimenti repubblicani, come Mendizábal, che danno cor- po a quella “terza Spagna”17, non equidistante, ma critica di entrambi gli schieramenti e

sostenitrice di una pace di mediazione. Anche su questo punto, chiara è quindi la distan- za da Sturzo che, bisognoso di rapporti con la diplomazia per far progredire le iniziative

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12La frase compare nella lettera del 29 luglio del 1931 di Ossorio a Fernando de los Ríos, pubblicata in

M.J. Peláez, C. Serrano Alcaide, Epistolario selectivo de Fernando de los Ríos Urruti, Barcelona, 1995, II, p. 83. Cfr. V. Arbeloa, Iglesia y Estado en el Anteproyecto de la Constitución de 1931, cit.; M. Álvarez Tardío, Anticle-

ricalismo y libertad de conciencia, CEPC, Madrid 2002, pp. 134-136.

13Á. Ossorio, El sedimento de la lucha (vida e ideas), Aguilar, Madrid [1933].

14E. Martínez Barrios, Una institución en los años de final de la Dictadura y de la época de la República:

La Unión Universal por la Paz y la Unión Científica de la Cruz Excelsa, in «Cuadernos Republicanos», 2000,

n. 42, pp. 43-56.

15Cfr. Á. Ossorio, La Società delle Nazioni, in «La Vanguardia», 20 ottobre 1936.

16Á. Ossorio y Gallardo, La España de mi vida. Autobiografía, Losada, Buenos Aires 1941, pp. 152-160. 17Una riprova la fornisce l’articolo Á. Ossorio, Ni con los unos ni con los otros, in «La Vanguardia», 20 di-

tese a raggiungere una soluzione di mediazione del conflitto, non è da escludere avesse pen- sato di far leva anche su Ossorio. Il quale, peraltro, in materia di violenze anticlericali, for- nisce spiegazioni poco problematiche e a senso unico, da difesa d’ufficio della condotta repubblicana, mostrandosi soprattutto poco consapevole dello straordinario impatto che esse hanno prodotto sull’opinione pubblica internazionale. Cosí come, rigidamente an- corato a posizioni di principio e quindi poco realista si mostra ogni qual volta spunta al- l’orizzonte una proposta di una mediazione tra le parti nel conflitto spagnolo, proposte che Ossorio accoglie con scetticismo, quando non respinge direttamente. Già ambascia- tore della Repubblica a Bruxelles, Ossorio era stato designato al posto di Araquistáin, che si era dimesso per contrasti con il proprio governo, per la sede di Parigi nel giugno del 193718dal presidente del governo Negrín, contro il parere di Azaña che vi avrebbe visto

volentieri Besteiro. Giunto a Parigi, aveva chiesto udienza al nunzio Valeri che, prima di riceverlo, aveva chiesto informazioni a Micara, nunzio nella capitale belga, il 14 giugno 193719. Micara gli aveva risposto il 16 giugno: “L’Ambasciatore si proclama cattolico pra-

ticante e procura così guadagnare i cattolici alla causa del suo Governo che cerca di giu- stificarsi da ogni accusa, mentre poi attribuisce ai cattolici spagnoli che sono per Franco i peggiori delitti. Si tratta d’un ambizioso con un passato, mi è stato detto, poco limpido e del quale è necessario diffidare…”20.

Poco diplomatico nei rapporti con le autorità francesi e con gli altri diplomatici di stanza nella capitale francese, ai quali era solito accostarsi senza le proverbiali cautele del ruolo, Ossorio non seppe conservare la fiducia del governo repubblicano che per le ini- ziative più delicate finì per scavalcarlo21, per poi destinarlo, nel maggio del 1938, a Bue-

nos Aires22, dove rappresentò il governo repubblicano fino a quando, sul finire del febbraio

1939, le autorità argentine non riconobbero il governo di Franco. Manuel Azaña, che ave- va scelto proprio Ossorio come avvocato quando era finito in carcere nel 193423, ne trac-

ciò durante la guerra civile il seguente profilo: “Ossorio es un caso de estudio. Inteligente, se tropieza pronto en él con la terquedad. Íntegro, de buena intención, con el grano de malicia para no caer en el papanatismo. Chistoso, mordaz, pronto al apasionamiento. Con fuertes nociones conservadoras sobre el Estado, la autoridad, el gobierno, etc., y ganoso de popularidad. La busca, y a veces, la encuentra, precisamente por el contraste de su con- servadurismo oficial y de abolengo con una manera de democratismo a la madrileña, de- clarado siempre con desparpajo y llaneza”24.

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18Ivi, pp. 160-177.

19ASV, Nunziatura di Parigi, b. 869, f. 36. 20Ivi, f. 37.

21Così avvenne per esempio nel novembre 1937 quando fu Azcárate a trattare con il governo francese il

mantenimento dell’apertura della frontiera tra Francia e Spagna onde consentire il transito delle armi. E una seconda volta nel marzo del 1938 quando Negrín giunto in segreto a Parigi per conferire con Blum, Daladier, Auriol, Cot e altri politici francesi, si avvalse della collaborazione di Azcárate e non di Ossorio. J. Avilés, Pa-

sión y farsa, cit., pp. 113, 134-135.

22Ivi, pp. 177-179. Per alcuni dei giudizi pronunciati da Ossorio su Azaña, cfr. E. Martínez Barrios, Opi-

niones sobre Manuel Azaña de R. H. Mac Gregor y Ángel Ossorio y Gallardo en 1935, in «Cuadernos Republi-

canos», 1999, n. 39, pp. 65-69.

23Cfr. Á. Ossorio y Gallardo, La España de mi vida, cit., pp. 220-221.

Dalla capitale argentina la corrispondenza con Sturzo proseguì. Ossorio tradusse e fe- ce pubblicare nel 1940 La política y la moral di Sturzo per l’editore Losada introducendo- lo e chiosando il testo con annotazioni che Sturzo non ebbe a gradire. Di qui la brusca interruzione del rapporto, del quale non si hanno tracce successive, confermata dalla ri- mozione del nome stesso di Sturzo dagli scritti autobiografici e persino dalle pagine del volume sulla democrazia cristiana pubblicato dallo spagnolo in Argentina nel 194425. Os-

sorio entrò poi, nel 1945, nel governo repubblicano in esilio come ministro senza porta- foglio, incarico che mantenne fino alla morte, sopraggiunta nel 1946, mentre era ancora esule a Buenos Aires.

1.

[Londra], 5 luglio 192826

Scrissi al Can. Arboleya ringraziando assai Lei del prezioso suo appoggio alle idee sostenute nel mio libro L’Italie e le Fascisme27.

Ora Mr l’Abbé Lugan28mi scrive che a mezzo della S.V. la Casa Editorial Reus

di Madrid è pronta a pubblicare il mio libro e desidera sapere le mie condizioni a questo scopo e mi soggiunge di scrivere alla S.V. perché non conosce l’indirizzo della Casa Edi- trice Reus.

La mia generale condizione di cessione di edizioni è quasi sempre uguale, cioè il 15% sul prezzo di copertina per il numero di copie fissato per l’edizione anticipata (da 2000 a 3000).

La cessione varrebbe per tutti i paesi di lingua spagnola.

Io non conosco gli usi di costá e quindi mi rimetto al suo giudizio.

Lei faccia per me, e mi faccia mandare dalla casa lo schema del contratto che io, sul parere della S. V. Illustrissima, sottoscriverò subito perché ho un solo interesse: la pro- paganda delle idee politiche a base di etica cristiana.

Ringraziando la prego di gradire i miei omaggi distinti

[L.S.]

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25Á. Ossorio, Los fundamentos de la Democracia cristiana, Editorial Americalee, Buenos Aires 1944. 26ALS, f. 434, c. 9. Minuta manoscritta indirizzata a “Mr Ossorio y Gallardo, Madrid”.

27Cfr. Lettera di Sturzo ad Arboleya del 10 maggio [1928], infra.

28Cfr. Lettera di Alphonse Lugan a Sturzo del 17 giugno 1928 (ALS, f. 434, c, 8). Alphonse Lugan

(1869-1931), vicino al Sillon, fautore della conciliazione tra cattolicesimo e democrazia, aveva criticato aspra- mente il movimento di Maurras in Id., L’Action française et l’idée chrétienne. Une doctrine agnostique, une doc-

2.

[Madrid], 8 agosto 192829

Mi distinguido e ilustre amigo:

He tenido el gusto de transmitir al editor Sr. Martínez Reus las condiciones en que se halla Ud. dispuesto a autorizar la publicación de su interesante obra Italia y el fas-

cismo. Tan pronto reciba respuesta, me apresuraré a comunicársela a Ud. Ocioso me pare-

ce decirle que me sería muy grato el ver publicado ese libro, tan sugerente para los lectores de España, cuyas vicisitudes políticas tanto se asemejan en estos momentos a las que pa- dece el pueblo italiano.

Por mi parte he querido contribuir a la divulgación del pensamiento de Ud. res- pecto a los regímens debeladores del sentido jurídico. Hace algún tiempo hube de dar una conferencia acerca de su libro30, la cual, convenientemente ampliada, me servió para pu-

blicar un volumen titulado Un libro del abate Sturzo31, obra de la que tengo el gusto de en-

viarle seis ejemplares.

Aprovecha la occasión para reiterarle el testimonio de su afectuosa simpatía su atto. Amigo [parola illeg.]

Ángel Ossorio

3.

Madrid, 23 de agosto de 192832

Angel Ossorio B.[esa] L.[a] M.[ano] a su distinguido amigo Don Luis Sturzo y

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