Che una personalità di sicuro rilievo nel panorama del cattolicesimo sociale spagnolo come Severino Aznar Embid non abbia ancora trovato il suo biografo1, dice dello stato in
cui versano gli studi sul cattolicesimo nel paese iberico. Che tale situazione trovi abba- stanza facile spiegazione nel diffuso fastidio per la tradizionale politicizzazione del cattoli- cesimo spagnolo e per il passato franchista, non riduce le dimensioni della lacuna. Conferma, se mai, dei molteplici tributi che la storiografia paga alla storia e di come la ri- cerca sia condizionata dal dipanarsi degli avvenimenti e dal presente storico. La mancan- za di studi ha così impedito che si diradassero le nebbie che tuttora avvolgono il personaggio, finendo per lasciare quale pressoché unica traccia l’autorappresentazione di democratico cristiano fornita dallo stesso Aznar2. Appartenenza che se sul piano ideologi-
co trova una qualche pur problematica legittimazione fino agli anni della dittatura di Pri- mo de Rivera, cessa da quel momento in avanti di avere fondamento. Sorprende non poco, anzi, che anche coloro i quali sarebbero chiamati all’esercizio della critica storiografica per professione, si siano ben guardati di esercitarla a proposito del personaggio, mancando di distinguere la curvatura indiscutibilmente sociale del suo intransigentismo, dall’accetta- zione dei principi e valori della democrazia, segno distintivo, assieme ovviamente all’ispi- razione cristiana, della famiglia politica democratico cristiana3.
Severino Aznar è cronologicamente il primo corrispondente spagnolo di Sturzo ed è anche uno dei pochi interlocutori del paese iberico la cui conoscenza personale preceda l’avvio della corrispondenza. Che resta comunque rapsodica, oltre che priva delle lettere di Sturzo, nel cui archivio non si conservano le minute di quelle che certamente scrisse al- lo spagnolo, come si evince dalle missive di quest’ultimo. Aznar si reca a far visita a Stur-
zo in via Principessa Clotilde in occasione del viaggio che compie in Italia nel maggio-giu- gno del 1924. Sturzo è stato già costretto a dimettersi da segretario del PPI e ciò nono- stante continua a essere sottoposto a pesanti attacchi da parte della stampa fascista. Aznar non ne comprende le ragioni e l’interpella al riguardo. Ne esce un’intervista, poi pubbli- cata in varie sedi, nella quale Sturzo sottolinea il carattere non confessionale del Partito popolare, la separazione delle responsabilità tra la Chiesa e il partito, l’interesse del fasci- smo a conquistare le masse cattoliche, l’ostacolo che per il raggiungimento di tale obbiet- tivo esso ha voluto vedere nella sua persona. Aznar presenta uno Sturzo lucido e sereno nell’analisi, ma anche rassegnato e disposto ad assecondare la volontà del pontefice qua- lora dovesse chiedergli di ritirarsi in un convento. Aznar passa poi a trattare delle opere so- ciali cattoliche sulle quali si è abbattuto come un ciclone il fascismo, sorprendendosi per la collaborazione che quest’ultimo ha trovato in molti cattolici, colti e devoti, schierati con i carnefici anziché con le vittime. A suo avviso sarebbe stata la forza del cattolicesimo so- ciale a consentire la rapida affermazione del Partito popolare italiano, tanto da individua- re proprio nella mancanza di opere economiche e sociali (sindacato, cooperative, ecc.), la causa dell’assenza di un analogo partito in Spagna. Questa la frase centrale che riflette il suo giudizio al riguardo: “No habrá Partido Popular mientras no haya grandes masas or- ganizadas, disciplinadas, con un gran programa vivido y santificado por el sacrificio y la esperanza. Es decir, mientras no haya florecientes obras sociales que comprendan y sien- tan el programa social cristiano. Sturzo en España, con todo su talento y toda su abnega- ción, no hubiera podido organizar un Partido Popular, porque no es un taumaturgo”4. Ma
è da segnalare anche la sua conclusione circa il carattere confessionale delle organizzazio- ni sociali bianche italiane5. Da quell’incontro prende spunto la prima lettera di Aznar, che
al sacerdote siciliano si rivolge con la richiesta di collaborare a «Renovación social», di cui di lì a poco uscirà il primo numero.
Nato a Tierga, villaggio della provincia di Saragozza, nel 1870, nel seno di una fami- glia di condizioni modeste, Severino Aznar compie gli studi secondari nel Seminario del ca- poluogo aragonese (1883-1893). Lasciato il seminario a 23 anni, studia diritto presso l’Università di Saragozza per dedicarsi, conseguita la laurea, per qualche tempo al giornali- smo, mentre si avvicina al cattolicesimo sociale, dopo aver ascoltato il p. Vicent6. Nel 1907
fonda con altri, a Saragozza, «La Paz social», che dirige, pubblicandovi, tra gli altri, vari ar- ticoli in difesa della legge sui sindacati agricoli. La rivista funge da centro promotore del cattolicesimo sociale nel mondo agricolo e Aznar si distingue anche sul piano organizzati- vo come membro del Segretariado Nacional Agrario. In questo ambito, differenziando la propria posizione da quella del p. Vicent, favorevole ai sindacati misti (cioè aperti a pro- prietari e contadini), sostiene la necessità di costruire un sindacato di soli contadini. D’al-
2
4S. Aznar, Impresiones de un demócrata cristiano, cit., p. 441. 5Ivi, p. 450.
6Sul gesuita Antonio Vicent, precursore con i suoi circoli operai del cattolicesimo sociale spagnolo, cfr.
M. Llorens, El P. A. Vicent, S.I. (1837-1912). Notas sobre el desarrollo de la acción social católica en España, in «Estudios de Historia Moderna», 1954, 4, pp. 395-435; R. M. Sanz de Diego, El P. Vicente: 25 años de cato-
licismo social en España (1886-1912), «Hispania Sacra», 1981, pp. 323-372; F. Montero García, El primer ca- tolicismo social y la “Rerum Novarum”en España, (1889-1902), Csic, Madrid 1983; J. Andrés Gallego, Pensamiento y acción social de la Iglesia en España, Espasa, Madrid 1984.
tra parte, inizialmente vicino alle posizioni carliste (fu candidato per la circoscrizione di Da- roca, Aragona, nel 1910) e allo stesso tempo fautore di un movimento sociale cattolico più dinamico e moderno, si trova a disagio nel Consejo Nacional de las Corporaciones Católi- co Obreras e difficili sono i suoi rapporti con il Marchese di Comillas, che considera trop- po autoritario, senza che tali sentimenti assumano forma esplicita e pubblica. Aznar vorrebbe organizzazioni cattoliche in grado di competere con quelle socialiste nel conqui- stare consensi nel mondo del lavoro e in questo senso smuove le acque all’interno del mo- vimento delle Settimane sociali che si svolgono dal 1906 al 1912, prendendo dal 1909 una piega che non convince Aznar proprio per il ruolo egemonico che vi assumono il Marche- se di Comillas e il Consejo. Nel 1911 si addottora in diritto presso l’Università di Madrid con una tesi su La conciliación y el arbitraje. Dal 1914 è consigliere dell’Instituto Nacional de Previsión dove sostiene la necessità della copertura assicurativa e pensionistica per i la- voratori, introdotta poi obbligatoriamente nel 1921. Sempre nel ’21 entra a far parte della Academia de Ciencias Morales y Políticas leggendo un discorso d’ingresso sull’abolizione del salario che desta scalpore per la tesi sulla cogestione delle imprese che vi sostiene7, men-
tre nel 1919 è tra gli animatori del Grupo de la Democracia cristiana. Da segnalare anche i suoi rapporti internazionali e il ruolo di cerniera tra la cultura sociale cattolica europea e quella spagnola. Da questo punto di vista non è forse azzardato riferirsi ad Aznar come al- l’intellettuale laico cattolico che più rapporti ebbe con l’Europa nella prima metà del No- vecento. Prese parte, infatti, alla conferenza dell’Associazione Internazionale per la protezione legale dei lavoratori di Lucerna (1909), alle conferenze internazionali del lavo- ro di Ginevra (1925 e 1927), al primo congresso mondiale sulla popolazione di Ginevra (1927) e poi a quello di Roma (1931), al secondo congresso internazionale per il progres- so sociale di Vienna (1927), ai lavoratori della Lega all’Unione Internazionale di Studi so- ciali, nota con il nome di Unione di Malines, di cui fu anche vice-presidente, e fu successivamente membro dell’Associazione Internazionale di Sociologia di Parigi. Nel frat- tempo ha fondato «Renovación social», il cui primo numero esce il 4 giugno 1924 a Ma- drid, con censura ecclesiastica e periodicità settimanale, poi quindicinale. Nell’editoriale di presentazione si afferma la fede del gruppo in un ideale democratico cristiano e la volontà di lavorare per la sua progressiva realizzazione. Vi si legge che il gruppo vede “en la demo- cracia cristiana [...] no la enseña de un partidismo político, ni tampoco la proclamación de un exclusivismo de casta, ni menos una bandera de rebeldía social, sino el movimiento as- censional de las clases inferiores y más necesitadas por su proprio esfuerzo”8. La rivista esce
fino al 15 maggio 1925, quando un editoriale redazionale prende congedo dai lettori an- nunciandone la prossima riapparizione con diverso formato, maggiore numero di pagine e periodicità mensile9. In effetti la rivista prende a pubblicarsi nuovamente come quindici-
nale il 1º gennaio del 1926 come seconda epoca, con un editoriale di Aznar e la direzione di Maximiliano Arboleya.
Dopo aver vinto il relativo concorso, ha intanto occupato la cattedra di sociologia pres- so la Facoltà di Filosofia e lettere dell’Università Central di Madrid, la prima della disci-
3
7S. Aznar, La abolición del salariado, Sobrino de la Suc. de M. Minuesa de los Rios, Madrid 1921. 8Salutación, in «Renovación social», 1924, n. 1, p. 1.
plina in Spagna, che abbandonerà nel 1940 per raggiunti limiti d’età. Durante gli anni della dittatura di Primo de Rivera aderisce all’Unión Patriótica, il partito unico voluto dal generale, prendendo parte anche ai lavori dell’Assemblea Nazionale Consultiva. Delle sue posizioni e attività nei convulsi anni della Seconda Repubblica invano si cercherà traccia nella scarna letteratura dedicata al personaggio. Che, come si è messo in luce nel saggio introduttivo del presente volume, differenziò il proprio atteggiamento da quello di altri esponenti del cattolicesimo sociale e democratico di fronte alla rivolta delle Asturie del- l’ottobre del 1934, evitando anche solo di intravvedere nei drammatici avvenimenti un campanello d’allarme per le carenze della presenza cattolica nel mondo operaio. Non sor- prende, dunque, la sua istantanea adesione alla sollevazione militare del luglio del 1936, all’indomani della quale ricevette da Franco l’incarico di occuparsi dei problemi del lavo- ro e del salario familiare, poi la nomina a responsabile nazionale della previdenza sociale. Nella primavera del 1937 fu tra i promotori del manifesto degli intellettuali cattolici spa- gnoli schierati a sostegno di Franco rivolto agli intellettuali cattolici stranieri10. Così come
è da ricordare il discorso tenuto a Santander nel 1938 per celebrare l’anniversario del- l’unificazione della Falange spagnola con Comunión Tradicionalista, atto di nascita del partito unico dell’incipiente dittatura, del quale volle sottolineare le preoccupazioni so- ciali11. Due dei suoi quattro figli furono fucilati nella Madrid repubblicana e un terzo, ap-
partenente all’esercito franchista, morì sul fronte di Santander. Negli anni successivi fondò l’Istituto Balmes di Sociologia e occupò un seggio nelle Cortes franchiste in rappresen- tanza del sindacato, dirigendo negli ultimi anni di vita la «Revista Internacional de Socio- logía» del CSIC.
Aznar fu fautore di una profonda e graduale riforma dei rapporti tra capitale e lavoro in chiave corporativa e come deterrente della lotta di classe. Sinceramente preoccupato del- la condizione dei lavoratori, tanto da auspicare il loro coinvolgimento nella gestione delle imprese, fu critico dell’egoismo del padronato, specie se cattolico. Sostenitore dell’indivisi- bilità della proprietà familiare agricola, diede un contributo decisivo allo sviluppo del mu- tualismo e della previdenza sociale, che non mancò di ricadute sul piano normativo. Convinto che ai problemi sociali non vi fossero altre risposte che quelle fornite dalla dot- trina sociale del magistero, nel contesto in cui si trovò ad agire Aznar fu certamente un ri- formatore, pur rimanendo saldamente ancorato ad una visione integralista, confessionale e persino clericale del ruolo dei cattolici sul piano sociale. Fu, infine, tra i precursori degli stu- di demografici (condotti nella prospettiva della lotta al neomalthusianesimo), della socio- logia religiosa e della sociologia senza aggettivi nel paese iberico, lasciando su tutti questi temi una nutrita messe di opere, discorsi e pamphlet12. Aznar morì nel 1959, sopravviven-
4
10Lo si trova riprodotto in AG, 5, pp. 167-174.
11Lo si trova riprodotto in Impresiones de un demócrata cristiano, cit., pp. 251-261, mentre per quello
dell’anno successivo cfr. pp. 263-268. Sul processo di unificazione che portò alla nascita della FET y de la Jons, è ancora di utile lettura il lavoro di M. García Venero, Historia de la Unificación (Falange y Requeté en 1937), Imp. Agesa, Madrid 1970.
12Oltre ai lavori già segnalati e a quelli che lo saranno più avanti, si vedano: El affaire Nozaleda, Libre-
ría Francisco Buendía, Madrid 1904; Las grandes instituciones del Catolicismo, Gabriel López del Horno, Ma- drid 1912; Algunas anotaciones al nuevo régimen legal de retiros obreros, Sobrino de la Suc. de M. Minuesa de los Rios, Madrid 1921; Influencia de la Mutualidad escolar en la educación y el progreso social, Sobrinos de la Suc. de M. Minuesa de los Rios, Madrid 1922; El coto social de previsión, Sobrino de la Suc. de M. Minuesa
do di pochi mesi a Sturzo, a cui fece in tempo a dedicare un commosso necrologio, in cui non mancò di ribadire la propria convinzione, secondo la quale se compito dell’azione so- ciale cattolica era quello di cristianizzare la società, compito dell’azione politica della de- mocrazia cristiana era di cristianizzare lo Stato13. Non ebbe dunque modo di vivere gli anni
della scollatura dal regime franchista di importanti settori della Chiesa nella quale l’evento conciliare aveva iniettato nuove energie. E neppure di verificare quanto profetiche fossero state le parole del sacerdote calatino sulle difficoltà che avrebbe incontrato la Chiesa spa- gnola a causa del suo schieramento con i militari sollevatisi nel 1936.
1.
Madrid, 22 juillet 192414
Monsieur,
je ne sais pas si vous pourrez rappeler la visite que vous a fait au mois de Mai un professeur espagnol qui péniblement balbutiait l’italien. Vous aviez des motifs pour juger de l’extension de ses idées pour l’extension malheureuse et la maladroite de son vocabu- laire italien: vous l’avez aussi pour en retenir une impression fâcheuse.
Il vous ha demandé votre nom pour la liste de collaborateur et vous aurez reçu le numéro de «Renovación Social» où cela est annoncé aux lecteurs espagnols. Vous avez cette Revue a votre disposition et nous serons enchantés d’honorer ses colonnes avec vo- tre collaboration.
Sur les numéros de «Renovación Social» vous aurez vu les impressions d’Italie que je public15. Ça continuera.
Mais pour lui, c’est a dire, pour moi, le plus délicat est de ne vous compromet- tre. Vous vous avez recommandé a mon discrétion, et je vous prie de me dire si j’ai inter-
5
de los Rios, Madrid 1924; El catolicismo social en España: Nuestro primer Curso Social, Zaragoza, s.a.; La pre-
visión social de las clases campesinas, Sobrinos de la Suc. de M. Minuesa de los Rios, Madrid 1928; Lo que es el coto social de previsión, Tip. Suc. de Minuesa, Madrid 1931; Curso para funcionarios del Instituto Nacional de Previsión: El retiro obrero obligatorio, Sobrino de la Suc. de M. Minuesa de los Rios, Madrid 1935; Inquietu- des de la clase médica sobre el Seguro de Enfermedad, Imp. Sobrinos de la Suc. de M. Minuesa, Madrid 1936; Las Encíclicas “Rerum novarum” y “Quadragesimo anno”: Precedentes y repercusiones en España, M. Minuesa de
los Rios, Madrid 1941; Las fronteras de los seguros sociales, Madrid, Suc. M. Minuesa, 1942; Marvá y la políti-
ca social, Madrid, Imp. Minuesa, 1942; Estudio religioso-sociales, Inst. de Estudios Políticos, Madrid 1949; La revolución española y las vocacione eclesiásticas, Instituto de Estudios Políticos, Madrid 1949; El recuerdo de D. Salvador Minguijon, Diputación Provincial, Zaragoza 1959;
13S. Aznar, Los grandes luchadores se van, in «Ya», 21 agosto 1959.
14ALS, f. 289, c. 129. Lettera dattiloscritta su carta intestata “Severino Aznar, Catedrático de la Univer-
sidad Central, Alberto Aguilera, 29”, indirizzata al “Monsieur l’abbé Luigi Sturzo”.
15S. Aznar, Impresiones de un viajero. Desde Roma: El fascismo y la opinión en Italia, in «Renovación so-
cial», 1924, n. 6, 9 luglio, pp. 42-44; Id., Hombres y hechos, ivi, 1924, n. 7, 16 luglio, pp. 50-51; Id., La con-
fesionalidad de los sindicatos blancos de Italia, ivi, 1924, n. 8, 23 luglio, pp. 57-59; Id., Cerca del Papa, ivi, 1924,
n. 9, 30 luglio, pp. 65-66; Id., La acción económica social en Italia, ivi, 1924, n. 11, 12 agosto, pp. 92-94 (che contiene alcuni passi dell’intervista con Sturzo poi pubblicata anche altrove); Id., Florencia-Venecia-Milán, ivi, 1924, n. 13, 17 settembre, pp. 116-117.
prété bien votre pensée en cela que j’ai dit jusqu’à ce moment et que vous verrez dans l’“In- terview con Sturzo” que quinze journaux catholiques publient et quelques-unes de quelles j’ai le plaisir de vous envoyer a part16.
En vous remerciant a nouveau par votre aimable accueil, je m’empresse a vous dire les sentiments d’admiration de votre dévoué
Severino Aznar
2.
Madrid, 14 avril 192517
Cher Monsieur,
j’espère que vous y aurez reçu «Renovación Social» avec régularité et qu’avant de quitter l’Italie, vous aurez reçu également quelque petit article que j’ai écrit en votre mé- moire.
Votre carte postale m’a fait un grand plaisir parce qu’elle m’a apporté de vos nou- velles et le témoignage de votre bon souvenir.
Combien de fois je me suis souvenu de vos paroles en Rome! Je vous disais: - Je sens grandir la tempête autour de vous.
Vous riez serein. J’ajoutais:
- Qu’est ce que vous ferez si l’autorité fait plaisir a vos ennemis et vous conduit au convent18?
Vous me répondiez:
- Moi? M’empresse a y aller.
Après, je ne vous ai pas vu au convent mais j’ai su que vous étiez a l’étranger et je m’ai dit:
- Il est a l’exile. Ses ennemis ont triomphé. Je n’ai pas blâmé les auteurs de cela; peut être ils aussi auront eu le cœur gros. Mais j’ai ressenti une grande tristesse.
Votre exile ne sera pas stérile. C’est une épreuve pour votre cœur mais pour vous elle ne sera pas la défaillance mais l’épuration fortifiante.
Il parait qu’on prépare en France une réunion internationale des démocrates chrétiens. Je suppose que vous y irez. Et si je peux, je vous y verrez.
6
16Intervista a Sturzo raccolta da Aznar fu poi riproposta in Impresiones de un demócrata cristiano, cit., pp.
253-273 e, identica, nella seconda edizione (Editorial Bibliográfica Española, Madrid 1950) dove compare al- le pp. 433-450.
17ALS, f. 301, c. 119. Lettera dattiloscritta su carta intestata “Renovación Social, Churruca, 3, Madrid,
Dirección” Indirizzata a “Monsieur L. Sturzo”.
18Lo scambio di battute è riassunto da Aznar nell’intervista laddove si legge che i giornali fascisti com-
battono Sturzo e che non si accontentano delle sue dimissioni, ma chiedono che il papa lo rinchiuda in un convento; S. Aznar, Impresiones de un demócrata cristiano, cit. p. 434.
Peut-être vous aurez vu M. Hilaire Belloc19à Londres. Si vous le revoyez, je vous
prie de lui dire mes meilleurs saluts.
Ainsi qu’a vous même, je lui demande les lumières de son intelligence pour nos confrères espagnoles. Vous et lui pourriez dire de choses intéressantes sur le prochain ave- nir ainsi que vous le voyez et sur la position plus prudent et efficace que les catholiques devraient prendre pour laisser son empreint dans la résultante des efforts contradictoires que préparent ce souvenir.
Sur cela je vous demande, a vous deux, deux articles avec vos portraits pour «Re- novación Social». Bien que cette Revue soit pauvre et une œuvre d’apostolat, je peux vous offrir une petite rémunération.
Je vous prie de dire a M. Belloc que je ne connais son adresse actuel et que c’est pour cela que je ne l’écrit directement.
Je vous désire de la paix dans votre solitude et pour l’avenir les grands succés. En attendent, croyez moi votre ami bien dévoué
Severino Aznar
3.
Madrid, 17 de Junio de 192920
Muy querido amigo:
supongo que habrá recibido Ud. ya el documento que me había pedido. Añadí además la colección de uno de los periódicos que han dedicado mayor espacio a las cró-