Maximiliano Arboleya, sacerdote asturiano, pubblicista, infaticabile animatore del cattolicesimo sociale e del sindacalismo cristiano non confessionale, vanta cinque fugaci citazioni nella Historia de la Iglesia en España diretta da Ricardo García Villoslada1. Non
si può certo affermare che la sua opera sia stata sopravvalutata, almeno fino al 1979, an- no dell’uscita del volume. Eppure, fin dal 1973 il pioniere del cattolicesimo sociale spa- gnolo, che sulla scia del p. Gerard e del p. Gafo2aveva organizzato i primi sindacati “liberi”
(cioè non confessionali)3nelle Asturie, che nel 1915 raggiungevano circa 700 iscritti, con-
tava sul solido studio biografico di Domingo Benavides, in gran parte basato sulla docu- mentazione archivistica di Arboleya4. Nel 1974 era poi uscita la Historia de la Democracia
Cristiana en España di Javier Tusell, che al canonico e alla sua attività aveva dedicato sva-
riate pagine5.
Nato a Pola de Laviana l’11 ottobre 1870, Arboleya aveva studiato nel seminario di Oviedo, dove era entrato quattordicenne e poi nel Pontificio Collegio Spagnolo di Roma (1893-1895). Laureatosi in teologia e diritto alla Gregoriana, era entrato in contatto con la dottrina sociale di Leone XIII. Ordinato sacerdote nel 1895, aveva preso a insegnare nel Se- minario di Oviedo, della cui cattedrale era nominato canonico di lì a poco. Scrive in que- sti anni sul quotidiano «El Carbayón», assumendone anche la direzione in diversi momenti, tra il 1901 e il 1912, poi per qualche tempo dopo la proclamazione della Seconda Repub- blica6. Fonda la Federación de Sindicatos Independientes, attivi fino al 1918. Nel luglio del
1919 il suo nome compare tra i firmatari del manifesto con cui il Grupo de la Democracia Cristiana si presenta sulle pagine di vari giornali madrileni, accanto a quelli di Severino Az- nar, che ne era il leader, Ramón Albó, José Calvo Sotelo, José María Boix, Salvador Min-
guijón, il domenicano Gafo e l’agostiniano Bruno Ibeas7. Nel 1922 Arboleya viaggia per
l’Europa e soggiorna per qualche tempo a Roma8, senza incontrare e conoscere, in quella
occasione, Sturzo. A questo proposito Benavides scrive che Arboleya conobbe Sturzo a Pa- rigi, in uno dei suoi viaggi per l’Europa, “probabilmente nel 1922”9, senza esplicitare sulla
base di quale dato formuli l’ipotesi. In realtà, come scrive lo stesso Arboleya nella recensio- ne che dedica all’edizione francese de Italy and fascism, la conoscenza personale di Sturzo risale al novembre del 1926. Nominato dal vescovo della diocesi deán, cioè arciprete, della cattedrale di Oviedo dal 1923, lo stesso anno aderisce con un certo entusiasmo alla ditta- tura di Primo de Rivera per la possibilità che in essa intravvede di sviluppare un cattolice- simo finalmente aperto al mondo del lavoro, pentendosene poi e lasciando testimonianza delle aspettative che vi aveva riposto negli articoli raccolti in …Sermón perdido10.
Promotore delle Settimane Sociali11e particolarmente attivo nella sua regione12, assu-
me posizioni di grande autonomia e lucidità in occasione della rivoluzione delle Asturie del 1934, come risulta dalla lunga lettera a Sturzo del 23 dicembre 193413.
Allo scoppio della guerra civile resta nella sua casa di Meres, nei pressi di Oviedo, in una zona rimasta fedele alla Repubblica senza subire intimidazioni o violenze di sorta. A questo riguardo, annota: “Estamos a 11 de agosto: llevamos por consiguiente ¡veintidós días! Absolutamente en el poder de los tantas veces calificados de asesinos, ladrones o in- cendiarios, venidos de diversos puntos y no los menos de la cuenca de Langreo. Pues bien, Dios sabe lo que nos espera, pero quiero destacar que al cabo de tanto tiempo no tenemos el menor motivo de queja de nadie. La tranquilidad en esta casa, no obstante su posición tentadora, viene siendo absoluta en todos los sentidos”14. Alla fine del 1936 la sua abita-
zione viene perquisita. Ma il sacerdote non subisce soprusi o violenze di alcun tipo. Nel febbraio 1937 decide di trasferirsi a Urduliz, nei pressi di Bilbao, in casa di amici. Durante il viaggio ha dei problemi. Viene interrogato. La stampa nazionalista basca pubblica alcu- ne sue dichiarazioni in modo strumentale15, che poi i franchisti gli ritorceranno contro
mettendolo in seria difficoltà quando, dopo il 22 giugno del 1937, Arboleya fa ritorno nelle Asturie, a Mieres, dove vivrà ritirato, e guardato con sospetto per la sua precedente attività sociale, fino alla morte, sopraggiunta nel 195116.
Il tono della prima lettera lascia chiaramente intendere che a mettersi in contatto con il sacerdote asturiano fosse stato Sturzo, del quale tuttavia il suo archivio conserva solo una
14
7D. Benavides, El fracaso social...,cit., pp. 161-281. 8Ivi, p. 367.
9Ivi, p. 585.
10M. Arboleya Martínez, ...Sermón perdido. Los católicos “De Acción” bajo la dictadura española, Editorial
“Mundo Latino”, Madrid 1930. A. Botti, La Chiesa di fronte a un regime autoritario. La dittatura di Primo de
Rivera come “occasione perduta”, in D. Menozzi - R. Moro (eds.), Cattolicesimo e totalitarismo. Chiese e culture religiose tra le due guerre mondiali (Italia, Spagna Francia), Morcelliana, Brescia 2004, pp. 75-123.
11D. Benavides, El fracaso..., cit., pp. 477-526.
12Ivi, pp. 551-578; J. Tusell, Historia de la Democracia cristiana en España, cit., II, pp. 251-261. 13Sull’interpretazione di Arboleya della rivoluzione delle Asturie, cfr. D. Benavides, Maximiliano Arbo-
leya y su interpretación de la Revolución de octubre, cit., pp. 253-267.
14D. Benavides, Maximiliano Arboleya (1870-1951), Bac, Madrid 2003, pp. 209.
15Tra le altre El canónigo Arboleya en Bilbao, in «Euzko Deya», 4 marzo 1937, p. 1; Le Chanoine Arbole-
ya. “Quand j’arrive en Euzkadi je respre a pleins poumons”, in «Euzko Deya», 18 marzo 1937, p. 1.
minuta delle lettere indirizzate ad Arboleya. Il tentativo di recuperare le quattro lettere di Sturzo che figurano nell’archivio di Arboleya17, presso il domicilio di Domingo Benavi-
des, non ha sortito, purtroppo, risultati.
1.
Oviedo, 4 septiembre 192618
Mi distinguido y querido amigo:
no le habían enviado a Ud. el número que faltaba en la colleción de la revista porque ya no quedan ejemplares. Se trata del que contiene la reseña de nuestra Semana Social y ha corrido mucho19. Sin embargo, nos hemos arreglado para enviarle uno, que su-
pongo habrá recibido.
Yo también he tenido una gran satisfacción en haberme puesto en amistosas re- laciones con Ud. cuya actuación al frente del PPI he seguido siempre con enorme interés. Téngame, pues, siempre como un buen amigo y un admirador sincero y consciente.
El Sr. Russo20me ha escrito también y me habla con elogio de «Renovación so-
cial». Se ofrece a colaborar en ella... ¿Qué más quisiera yo? Pero se trata de una publica- ción que vive escasamente, gracias al apoyo que le presta mi Federación Agraria, y no está en condiciones de pagar una colaboración selecta.
Le digo, en su vista, que la colaboración de tan ilustre publicista nos sería gratí- sima y utilísima, pero que nos es por ahora imposible corresponder a ella. ¡Es admirable la penuria con que trabajamos, en fin de cuentas, por defender a los ricos que son los que más perderían en el triunfo de la revolución social!
En cuanto a los “católicos”, como vivimos en paz, nadie se quiere preocupar de nada y cosideran molesto nuestro apostolado... Los subscriptores de la revista, sin embar- go, van creciendo y de muchas partes me escriben entusiasmadas personas desconocidas, pero el camino es largo y vamos con mucha calma.
Que se conserve muy bueno y que llegue pronto la hora de poder volver a Ita-
15
17Ivi, p. 815.
18ALS, f. 305, c. 78. Lettera dattiloscritta su carta intestata “Renovación Social, Oviedo” indirizzata al
“Sr. D. Luis Sturzo”.
19Alla Settimana sociale sulla famiglia cristiana svoltasi a Oviedo dal 6 al 10 aprile, era interamente de-
dicato «Renovación social», 1926, n. 36, del 15 aprile.
20Domenico Russo (1876-1950), giornalista, corrispondente negli anni precedenti la prima guerra mon-
diale dei giornali della Società Editrice Romana dalla quale si era separato per disaccordi sulla politica estera nel 1915, diventando corrispondente, con uno pseudonimo, de «Libre Belgique». Nel marzo del 1925 aveva organizzato, a Parigi, la conferenza di Sturzo su L’état actuel de l’esprit public en Italie et le problème de la liber-
té politique, poi pubblicata con il titolo La libertà in Italia, Piero Gobetti, Torino, 1925. Coadiuvò Sturzo nel-
l’attività del “Secretariat International des partis démocratiques d’inspiration chrétienne” di Parigi. Sul personaggio cfr. J.-L. Pouthier, Domenico Russo (1876-1947): un journaliste démocrate chrétien devant le fasci-
sme, in «Mélanges de l’École française de Rome, Moyen-Age, Temps modernes», 1979, n. 91-2, pp. 931-964
lia. Comprendo lo que deseará porque no soy yo italiano, he estado cinco veces allí y siem- pre sueño con volver...
Mande siempre a su buen amigo q.e.s.m.
M. Arboleya
2.
[Londra], 10 maggio [1928]21
Ho letto la recensione pubblicata nella «Renovación social» (n. 84), e la ringra- zio molto del giudizio dato sul mio libro L’Italia e il fascismo, e anche suoi benevoli accenni personali22. Ho anche letto la notizia che il signor ex Ministro Ossorio y Gallardo ha fat-
to una conferenza a Oviedo sopra il mio libro23. Il che è un onore per me.
È stato mio desiderio potere avere un’edizione spagnola di questo libro, già pub- blicato in inglese, tedesco e francese, e diffuso con molto favore del pubblico, ma finora non ne ho avuto alcuna possibilità.
Potrebbe Lei darmi qualche pratico consiglio al riguardo? Mi saluti il dr. S. Aznar.
[L.S.]
3.
Oviedo, 21 mayo 192824
Mi admirado y querido amigo:
Culpa rubet: voltus meus... Cuando tuvimos el gusto de oir a nuestro Ossorio hablar
16
21ALS, f. 292, c. 16. Minuta manoscritta indirizzata ad “Arboleya-Oviedo (Spagna)”. La datazione dai
riferimenti interni.
22Lector Sincero [M. Arboleya], Cuentas atrasadas. Tres libros de la casa Alcan, in «Renovación social»,
1928, n. 84, 15 aprile, pp. 238-240. Di Sturzo si parlava come “del famoso sacerdote siciliano… admirado organizador… creador y director insuperable del Partido Popular Italiano…” (p. 238). Arboleya ricordava di aver conosciuto personalmente Sturzo un anno e mezzo prima (quindi attorno al novembre del 1926), e lo descriveva come “un sacerdote menudito, delgado, de maneras delicadísima, fino en todos sus aspectos, aun- que de fulgorante y abrasadora mirada ...” (p. 239). Il volume oggetto della recensione era naturalmente L. Sturzo, L’Italie et le fascisme, tradotto da Marcel Prélot, Félix Alcan, Paris, 1927, del quale l’anno prima era uscita l’edizione inglese nella traduzione di Barbara Barclay Carter e prefazione di Gilbert Murray per i tipi dell’editore londinese Faber and Gwyer.
23Cfr. Infra, carteggio Sturzo-Ossorio y Gallardo.
24ALS, f. 434, c. 7. Lettera dattiloscritta su carta intestata “Renovación Social, Oviedo”, indirizzata al
con tanta elocuencia y entusiasmo de su hermoso libro Italia y el fascismo, me propuse escri- bir a Ud. dándole cuenta de ello; pero se me trastornó el proyecto y así quedó el propósito.
Fué para Ud. y para nuestras caras ideas un gran triunfo, que se repetirá siem- pre en España con tal que se hable como habla Ossorio, que es diáfano y es luminoso y es valiente. El local, con ser amplio, estaba tan lleno que cuantos llegaron a la hora señalada ya tuvieron que irse por no poder entrar.
El conferenciante hizo una justiciera presentación de Ud. y resumió su libro con
toda claridad, sin omitir a veces ataques violentísimos al Fascismo. Tal vez la sorprenda que
esto se pueda hacer aquí bajo la dictadura. Pues por esa reseña de un periódico local que le incluyo verá que en la presidencia estaban el alcalde y el gobernador... Esta es una dic- tadura sui generis en la que no veo de malo más que su excesiva duración y lo pésimamente que de ella (mire Ud. qué sorpresa me dá el papel: perdone que no acude a otro pliego) aprovechamos los católicos; los únicos que se aprovechan son los socialistas, que nos da- rán muchos disgustos. Nosotros nos contentamos con aplaudir...25
Escribo a Ossorio enviándole las gracias de parte de Ud. y le hablo de la publi- cación del libro en español... Desde luego no podemos pensar, creo yo, en los llamados editores católicos. El Integrismo26está aquí como hace veinte años en Francia... Veremos
otros editores “neutros”. Mucho me alegraría poder darle buenas noticias. Y nada más; créame su sincero admirador y amigo afmo
M. Arboleya
4.
Oviedo, 1 febrero 193027
Mi querido amigo:
recibí su postal y seguidamente el ejemplar de «Terre Walonne», con su primo- roso artículo Nacionalismo e Internacionalismo28, tan pleno de observaciones sutiles y exac-
tas como todos sus escritos. Desde luego, «Renovación social» se honrará publicando ese estudio29, y ya le enviaremos varios ejemplares.
El trato que recibimos de las Autoridades eclesiásticas, en general nada favora- bles a nuestro movimiento, la influencia de la “Internacional integrista”30, aquí en todo su
17
25Lo stesso giudizio sull’occasione perduta che la dittatura aveva rappresentato per i cattolici, incapaci
di approfittare delle condizioni favorevoli per svolgere attività sociale e radicarsi nel mondo popolare, Arbo- leya esporrà alla fine della dittatura in Sermones perdidos..., cit.; cfr. A. Botti, La Chiesa di fronte a un regime
autoritario. La dittatura di Primo de Rivera come “occasione perduta”, cit.
26Per la polemica di Arboleya contro l’integralismo, cfr. nota 30 più sotto. 27ALS, f. 411, c. 28. Lettera dattiloscritta indirizzata al “Sr. D. Luigi Sturzo”.
28L. Sturzo, Nationalisme et internationalisme, in «La Terre Wallonne», 1929, n. 123, pp. 145-158. 29L. Sturzo, Nacionalismo e internacionalismo, in «Renovación social», 1930, n. 128, 15 febbraio, pp. 54-
57; ivi, n. 129, 1º marzo, pp. 67-70; ivi, n. 130, 15 marzo, pp. 87-90.
30A partire dal luglio 1928 e fino all’agosto dell’anno successivo, «Renovación social» aveva seguito la
apogeo y que esteriliza todas las iniciativas, juntamente con otras circunstancias, a las que tal vez no sea ajena la Dictadura que se va, o el ambiente por ella o a su sombra creado, el caso es que nuestros “demócratas cristianos” me han abandonado casi en absoluto y he te- nido que desminuir las páginas de mi revista porque la tengo que escribir yo y no me creí con derecho a seguir abusando tanto de los lectores...
Y así las cosas, sin haber aprovechado poco ni mucho los años pasados de gran tranquilidad y hasta de benevolencia por parte de la Dictadura, ésta se va y de su existen- cia sólo nos quedan los odios consiguientes al aplause constante que aquella situación vio- lenta ha merecido de la Iglesia española.... Yo me he cansado de predicar que era necesario prepararnos para que la “post-dictadura” no nos trajera una catástrofe, pero fué todo ser- món perdido31.
No hubo aún más que un cambio de gobierno dentro de la subsistente Dicta- dura32, y ya se ve las izquierdas triunfantes... ¿Qué va a ser cuando venga la completa li-
bertad? Ayer recibí la Crónica de la Asamblea de Consiliarios celebrada el año pasado en Toledo, bajo la presidencia y dirección del Cardenal Primado33: ¿quiere creer que aún ocu-
pa allí lugar preferente el “problema” tan grato a los integristas de todo el mundo, relati- vo a la “Confesionalidad y el Interconfesionalismo”, aquí donde no hay más que católicos o indiferentes?
La Iglesia, en “la nación católica por excelencia”, no cuenta hoy con más defen- sa que la benevolencia de los gobernantes: ¿hasta dónde llegará aquella?
Sabe que le admira de verdad su afmo
M. Arboleya
18
tolica» del 21 luglio contro la centrale dell’integrismo a seguito della venuta alla luce dell’attività della agen- zia clandestina Urbs, nota anche con il nome di Romana, di mons. Umberto Benigni, già fondatore del Soda-
litium Pianum, noto con il nome di Sapinière, e del settimanale «Corrispondenze romane». Arboleya avrebbe
poi raccolto la serie di articoli nel volume El Integrismo: otra Masonería contra la Compañía de Jesús y contra el
Papa, Compañía Ibero-Americana de Publicaciones, Madrid 1930. Sulla vicenda si sofferma D. Benavides, El fracaso…, cit., pp. 417-433 e Id, Maximiliano Arboleya (1870-1951), cit., pp. 155-171, poi anche F. Monte-
ro, El eco de la crisis modernista en el catolicismo social español: las denuncias de “modernismo social”, in Il mo-
dernismo tra cristianità e secolarizzazione, a cura di A. Botti e R. Cerrato, Quattro Venti, Urbino 2000, pp.
437-442. Più in generale, lo studio migliore sulla vicenda e su mons. Benigni, resta quello di E. Poulat, Inte-
grisme et catholicisme intégral, Casterman, Tournai-Paris 1969.
31Altra allusione al volume Sermón perdido, cit.
32Alle dimissioni del generale Miguel Primo de Rivera il 28 gennaio 1930 aveva fatto seguito la no-
mina, da parte del sovrano, del generale Dámaso Berenguer affinché gestisse un ordinato ritorno alla nor- malità.
33Si tratta della Semana Sacerdotal nacional de Conciliarios Diocesanos annunciata nel maggio del 1929
per il mese di settembre. Pedro Segura y Sáez (1880-1957), già vescovo di Coria e poi pastore della diocesi di Burgos, era stato nominato cardinale primate nel 1927. Austero, secondo alcuni poco intelligente, integrali- sta e amico personale di Alfonso XIII, a causa delle sue prese di posizioni a favore della monarchia sarà poi co- stretto a lasciare la Spagna dal governo della Repubblica. Vi fece ritorno nel 1937 come arcivescovo di Siviglia. S. Martínez Sánchez, Los papeles del cardenal Segura, 1880-1957, cit.
5.
Oviedo, Cartería de Meres, 23 diciembre 193434
Mi distinguido y querido amigo: Recibí el número de «La Libertad» de Fribur- go, en donde me alude Ud. tan cariñosamente35. Es muy cierto: lo ocurrido en España el
mes antepasado, y particularmente lo que pasó en Asturias, se debe principalísimamente a los elementos directivos de las llamadas “derechas”36. Y lo peor de todo es que aun des-
pués de lo pasado no se ven síntomas de enmienda.
En un gran diario de Bilbao dije yo a raiz de los sucesos que asolaron a mi re- gión: “La ceguera es tal que ni la misma ira de Dios que acaba de pasar sobre esta región ha devuelto la vista a nadie. Para mí el mayor de los actuales desastre, con haberlos aquí tan enormes, es el proceder disparatado e inaudito de las llamadas “derechas”. Y esta ab- soluta impotencia en que uno se ve, incluso para levantar la voz llamando la atención de los tan lamentablemente descarriados, resulta desesperante”.
La frase ¡aplicada a las derechas políticas! corrió por toda la prensa “izquierdis- ta” de España y aun de América, pero repito que como simple arma política. La prensa de la derecha, así como los “dirigentes” de la “acción católica”; han permanecido mudos: na- die me invitó a que hablara claro...! Es que saben de sobra lo que habría de decirles, que es lo que vengo predicando toda mi vida y con lo que no quieren transigir, aunque se hun- da todo!
Ud. pone el dedo el [sic] la llaga; las “derechas”, quiero decir los elementos so- cialmente “Conservadores”, han traido estos tremendos desastres de dos maneras: opo- niéndose tenazmente a nuestras sencillas orientaciones sociales y haciendo cuanto estaba en sus manos para aparecer identificados con el Fascismo que sólo pretende aplastar las or- ganizaciones obreras.
En cuanto a esa oposición irreductible a las orientaciones democrático cristia- nas, Ud. sabe lo ocurrido. Bien, lo sabe en general; si le contara detalles habría materia pa- ra el asombro y aun para la risa. En cuanto a lo segundo, que acaso haya sido en esta última revolución lo más eficaz, vayan estos datos: las pasadas elecciones, tan favorables para nos- otros, se celebraron bajo el signo del “antimarxismo”. Yo utilicé cuanto pude la prensa pa- ra poner de relieve que las masas trabajadoras entendían que “antimarxismo” era igual que “antiobrerismo”, es decir, simple “fascismo”, que además tanto se aplaudía en Italia y en Alemania; pero nada conseguí. No se explicó siquiera convenientemente la fórmula, lo que significava “antimarxismo” – sabrían explicarlo, acaso, los mismos que lo predicaban? – y,
19
34ALS, f. 499, c. 2. Lettera dattiloscritta indirizzata al “Sr. D. Luigi Sturzo”.
35Nell’articolo a cui Arboleya allude, Sturzo aveva reso omaggio a tre spagnoli, che diceva noti ai de-
mocratici cristiani europei, Severino Aznar, Angelo Ossorio e il canonico Arboleya, che avevano dovuto af- frontare ostilità, sospetti e lotte per realizzare il loro programma sociale. “Mais si on les avait écoutés, les