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È poi nel Paradiso che Dante viene pienamente

chiarito circa lasua missione edilfine delsuoviaggio allegorico perl’Inferno, ossiade’suoi realipatimenti terreni. Ciòha luogo inMarte, doveidifensori della fede,icampionidelvero e del giusto,sonobeati

;e chi dàalPoetalaconsecrazionediprofeta e riformatore èil

suoproprioantenato Cacciaguida. Eglidunque comincia dal ritrarrebellamentelapurezzade’costumi,ilvalore, latemperanzaeconcordiade’ cittadinidiFirenzealsuo tempo, cento anni primadiDante[Farad.

XV,

97-135).

Passadipoialla depravazionesusseguitade’costumi, allaperdita dellapacee della giustizia, condizioni capi-talidi felice vivere, e di quelpervertimentodàper.

causaprimalanimicizia del clero (la gente

cK

al

mondo

piùtraligna) cogliimperatori, dietroiqualilecittà furono potenti e rigogliose

;

ma

accolsero in sè la nobiltà delcontado, e con essapure il

germe

delle guerrecivili[Farad.

XVI,

46-72).Eiquindi parla della caducitàdellecose terrene, di quelle eziandio sulle quali hangenerazioniparecchie fabbricato, e de’vaniconati di sottrarle alla lororovina; piglia cittàche

un

dìerano importanti e piùnon sono;piglia stirpi potentied insigniche decaddero ovverosiestinsero(Parad.XVI, 73sinoalfine).

Dopo

ciò gli predicelasuadura sorte,ilbandoe tuttiipatimenti,iqualigliverrebberodaquelloappunto cheBeatriceaveva alui rinfacciato,valeadire,dalla

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sua smoderata smaniadigloriaterrena edall’ attacca-mentoallefaccendeebrighe

mondane

;loche dovea semprepiùtirarlo albasso, e toglievaglilavistaall’alto, ilbuonuso,cioè, dell’ingegnoallasuamissione.

Da

questo rovinargiù, daquestoassonnaredellamente [tant’erapiaidisonno), dovea egli pergran dolore rivenirein sè stesso, allacoscienza delsuocompito, vedendoappunto Cheisuoi maliderivavanoda’ suoi difetti.

Le

cose politiche, alle qualierasilungapezza e conesclusionediognialtradedicato,doveanoguastarlo,

come

dovearisolversi infumoquelsuocorrer dietro a finiterreni,che erroneamente teneaperveri egiusti.

Dovea unavoltaancora,dopo mortaBeatrice,venirgli ricordato econpiù efficacia eforza,chenientesifadi grandeedurevolesenza subordinamentoerispettoal decreto divino.In paritempodalla lontanavienealui pure mostratoilsalvatoreda questaconfusione di cose inCaneDella Scala, a cuisarebbe condottodal doloroso esiglio,echeper l’influsso diMarte, l’astrode’campioni del vero, delgiustoe della fede, era stato ditalivirtù e dicosi alto sentire fornito, che avrebbedaluia impa-rareagiustamente stimaribeni egl’imprendimenti a fortunasoggetti

(Parad. XVII,46-99).

Danteètuttavia indubbiocircalamissionsua, e principalmentecircail

modo

diridurlainatto,eperò sivolge,peraverneconsiglio,a Cacciaguida,

come

ad

uomo

chepossiedesapienza, giustizia eamore[Parad.

XVII,103-105);echealprincipio del colloquio,non

-senzaragioneglidissedimirarelecose in Dio.

Dopo

ciò,tostogliaggiunge:

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Benveggio, padre mio,sìcomesprona Lo tempoversome, per colpo darmi Tal,eh’è piùgrave achipiùs’abbandona

(la significazione dell’achipiù s’abbandona appai*

megliodaciòche segue

):

Perchediprocedenza èbuonch’iom’armi, SI che,seloco

m’è

Ulto piùcaro, Iononperdessiglialtriper miei carmi.

Giùperlomondosenzafineamaro,

E

perlomonte,delcuibelcacume Gliocchi dellamiadonnamilevaro,

E

poscia perlocieldilumeinlume

Ho

ioappreso quel che,s’ioridico,

A

moltifiasavordiforteagrume;

E,s'ioalveroson timidoamico,

Temo

diperdervita fracoloro Chequestotempo chiamerannoantico.

{Parati.XVII,109-120.)

OrailrichiestoCacciaguidagliriconferma pienamente lamissione,eall’uopoloammaestra dicendo:

Coscienzafusca,

0

dellapropria o dell’altruivergogna, Pursentiràlatua parola brusca.

Ma

nondimen,rimossa ognimenzogna, Tutta tuavisionfamanifesta,

E

lasciapur grattar dov’èlarogna;

Chèselavoce tua saràmolesta Nelprimo gusto,vitalnutrimento Lascerà poiquandosarà digesta.

(Questo tuo gridofaràcome’1vento Chelepiùaltecime più percuote;

E

ciònonfiad’onor poco argomento.

Peròtison mostrateinqueste ruote, Nel monte, e nellavalledolorosa, Purl’animeche sondifamanote;

e.itiuh.ii. a

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Chèl’animodiquelch'odenonposa.

Nèferma sede per esemplo c’haia Lasua radice incognita e nascosa, Nèperaltroargomentochenonpaia.

(Farad.XVII, 124-142).

IlPoeta affannosamente ondeggianeldubbiocirca leannunziatedifficoltà,

ma

siconforta tanto,mirando gliocchi lucenti di Beatrice

(lepersuasioni della celeste dottrina),e1’amore onde sonpieni,chenonvuole più separarsene,perchèvedenell’aspettodileiilpiacere eterno (Farad.XVIII,1-18).

Beatriceloprovocapoia darsinonalla

mera

con-templazione,perchèinessasolanonèilparadiso,

ma

adascoltareilsuoantenato,cheglivorrebbe mostrare gli abitanti di Marte. Dante vede ora gli eroiche pugnaronoe patironoperlafede

;chevissero e mori-rono perlavittoria delveroeche nonricusarono fatica epericolo

, ifattie patimenti de’ qualifurono tutti consecrati alla glorie del cielo(

Parad

.

XVIII,19-51).

Miratiquestiesempiinsigni, epienode’lorfatti grandiosi,Dante

brama

d’imitarli,

come

sentesinella vistae nel volere innalzato, edentrodasèforza, corag-gio efermezza perlasuamissione,laqualeora

pie-namente

conosce.

Iomirivolsidalmiodestrolato, Per vedereinBeatriceilmiodovere,

0

per parole o peratto,segnato

;

E

vidilesuelucitantomere, Tantogioconde,chelasuasembianza VincevaglialtrieVultimosolere.

E

come, persentirpiùdilettanza, Beneoperando1’uom,digiornoingiorno S’accorge chelasuavirtuteavanza,

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Sìm'accora’ ioche’lmiogirareintorno Colcielo’nsiemeavea cresciutol’arco, Veggendoquel miracolo più adorno.

(Parad. XVIII,52-63.)

Oracos\ rinforzato e risoluto nel suo proposito, èDante scortodallasuadonnaperGioveeSaturno,dove im-paraaconoscerene’modelli dipiie giusti imperatori eree disantianacoretilaperfezione della vita attiva econtemplativa.ViaviachelamentedelPoetadivien piùpurarispetto allasuamissione, e più liberadaidee terrene,daillusioniedaerrori,ond’ era.ancora impac-ciatasinosune’ pianeti che1’

ombra

della terraancor tocca,passadaaltainpiù alta visione.Primieramente vedenell’Infernogliantichi poeti,iqualinon rappre-sentanocheiltemporale, e quindiidisordini nelloStato enellaChiesa.Nel Purgatoriolasuavolontàavvalora conCatone, mezzo gentilee mezzo cristiano, cpoi scorgegliattiche con Dioriconciliano. Allaporta, davantiall’angelo, si esercitaapenitenza, ed indi osserva

come

loanimesiappurino afarsidegnedella beatitudinecelestiale.Nelparadiso terrestresipentee confessa,eposciacontemplaildividoordinamentodel

mondo

nellaterrenaparvenzadellaChiesae dell’im-pero, e nella storia loro neltempo.InMartes’intrattiene con Cacciaguidacircaleprove che hada durareasua purificazione,emiradipoi inGioveeSaturnol’ideale dellavitaattivaecontemplativa,e nelcielo stellato

i Gemini, simbolo dell’intimo efficace concorso di entrambe.Esaminato doponelprimo mobilesullafede, sullasperanzae sulla carità,vedenell’empireoilregno elaChiesadiDionellapiùaltaastrazioneepurezza

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delladoppiavita,attiva,cioè,e contemplativa.

A

questo stato divinoaccennaVirgilio nelc.I,124-129dell1 In-ferno.

Orasifamanifestoe chiaro quellocheDanteintese diredisèedellacorrelazionesuaalla

umana

società eaitreregnidellamortene’due primicantidell’ In-ferno, introduzione alpoema.

Quando

eglipel cacciarsi tuttonelleturbolenze dellanatia città,era pressoalla rovina (Purgai.

XXX,

136-138); quandoposta innon cale,anzidimenticatalasuamissione, nell’affannosa incertezza delsuccessone’ suoidisegni terreni, e nelle brighemateriali,quasiscuranotte gli velavalamente, Virgiliocomparso in suoajutoglidisse:

A

teconvien teneraltroviaggio,

*

Se vuoicampard’estolocoselvaggio.

[In/.I,91-93.)

epocostanteglisoggiunge:

Ond’io,perlotuo me’, penso e discerno Chetumisegui;ediosarò tua guida,

E

trarrottidi,quiper luogo eterno, Ov’ udirailedisperatestrida,

Vedraigliantichi spiriti dolenti, Chelaseconda morte ciascungrida.

E

vederai colorche son contenti Nelfuoco,perchè sperandivenire, Quandochesia,allebeate genti;

Allequa’ poi se tu vorraisalire, Animafiaaciò di

me

piùdegna:

Conleitilascierònelmiopartire.

[Ivi,112-123.)

E

Dantelopregacosi:

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»

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Poeta,i’tirichieggio

Accioceh’iofuggaquestomaleepeggio.

Chetumi menilàdov’ ordicesti, Si eh’ioveggalaportadisanPietro,

E

colorche tufaicotanto mesti.

(Ivi,130-135.)

1maliadunque,che avviluppavanoDanteet! angosciu-vanlosinoalladisperazione,erano qualcosadi mate-riale,dinaturatuttoterrena,politica;eraappuntoil difetto,ilqualeglièdaBeatrice rinfacciato,eh’egli, cioè,troppo sifosselasciatoandare alle facceude e brigheterrene e politicheda dimenticarvilasua mis-sionesublime.Ildovevolea Virgiliosalvarloerauna visione,disottoalleimmaginidellaqualetralucesse tutta la teoriafilosoficadeU’Allighieri. Virgilio

adunque

volea salvareilPoetanostro, ritraendolo dal partecipare personalmentealdisordinatoconfuso andazzodellecose, efacendolo

come

rientrare in sè stesso, affine riguada-gnassela.primaaltezza,acuil’amore aBeatrice,lo studio diVirgilioe de’granditeologiaveanoportato la

mente

dilui, eriprendessecon nuovozeloilsuo uffiziodiriformatore.Virgilio noicondusse no(come spiegano alcuni) quale

un

perduto per l’Inferno, a passare per tuttelepeneeperladolorosatrafiladella penitenza

, perchè egli avea

umanamente

secondato inclinazionicolpevoli. Divero,Dantenell’Infernonon simostra puntocontrito

;allepene,altumultode’ tor-mentatiprovataloracompassioneopaura;ma, tranne

una

volta,non dàil

minimo

segnodi coscienzatocca, chebì mettaalparodeglialtripeccatori,esicruci

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t

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in dolorosopentimento-, finchépossa, aipiedi della grazia,rifarsipura.

La

misticad’allora era troppo sana per metterein

campo

cosesiffatte

; nèa ciòpotea Virgiliofarsiguida:adaltroera egli destinato,

come

si vedràbentosto.Dantevieneperitreregnidella morte condotto; acciòveggaindiverseimmaginila orribileconfusione delmondo,eildissolvimentod’ogni disciplinaed’ogniordine; ne conoscalacausa edi

mezziditrarsene,emirinellamentediDioe nelle attinenzeche hacol

mondo

econ1’ordinamento del-1’universol’ideale, ilprincipioeil fine dituttele operazioni

umane come

delle instituzioni ede’doveri sociali.VieneDanteperque’ treregnicondotto prin-cipalmentealloscopo, che, di ritorno in terra,bandisca aimortali lasuadottrina,confermatadatuttoilveduto e maturata.Taleviaggiopoi èinsieme

una

espiazione diaverneglettoperqualche

tempo

ilsuouffizio,e di averlo volutocompierein

modo

torto efalso. Dante

adunque

èprescéltoariformatore dellasuaetà,a fon-datore di

un

assettomigliore nellavitaattiva^ e con-templativa,ilqualedeericondurreil

mondo

errante e sviato in sullaviadi

un

giusto impero e di un giustopapato

;dee

come ambedue

rifondarli.Ciògli vienechiarissimamenteespresso dipoinon unavolta,

ma

più,

come vedemmo

;ecodesto pensierogiànesi pre-sentapurenelsecondo cantod’introduzionealpoema.

Dante perònonsiabbandonatutto sicuroall’invito di Virgilio,mettendoaragguaglio ilsuo pocovalore con la impresagrande che compierdeve.

Ad

accer-tarseneil richiededimostrarglicom’e’siarealmente elettodall’altoariformatoreefondatordi

un

impero

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edi un papatonovamente ordinati

, e

come

glisia

dallagraziadivina assicurato1’aiutoeilpotereche fan d’uopoall’altocómpito.Dantegiànonerailprimo in quelviaggio,chèmolti fra’cristianiaveano prima di lui visitatol’Inferno oilParadiso; ciòanziera alloraunargomentopredilettodellapoesia edificante edevota.Egli però,trannedue,lasciadaparte tutti glialtri,perchènon aveano chefareconlesueidee fondamentali,nècol suointento.Idue chericordae chefanmoltoperlanostra interpretazione,sono Enea,

ilfondatoredell’imperoromano,e S. Paolo, principa-lissimoconfermatordellafede,secondoiprincipidel qualedeeil

Papa

regolarelavitaspirituale, contem-plativa.Questi due sonoipredecessoriche

rammenta

alcominciaredellaimpresa,segno evidente chelaera diegual naturadellaloro.

Ma

quellifondaronoidue imperi,l’unoiltemporale,1’altrolospirituale

; Dante adunque sipropose di ricondurreledueinstituzioni allaidea de’ loroautori,equindi

come

rifondarle.Quei duesiebbero ancheilpiacerdivino, lavolontà, cioè, elaprotezionedelcielo all’opera; anzinonfurono cheglistrumenti in

mano

dellaProvvidenza,laquale uvea da lunghissimo

tempo

quell’operaprestabilita, e lasublimitàed importanza della

medesima

eraad ogni pensantebuonamalleveria del decreto celeste.Per contrarioDante

non

eranè

Enea

,nè Paolo;eperò ondeggiavaindubiezze, severafosse talsuamissione, eda Diovoluta,

come

quella deglialtridue

; nè assi-curassi,che quandoVirgilio

nominò

le tre potenti donnecelestiali, che intendevano promovere1’opera diluic 'guidarlo[Ivf.II,70-99).

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Però Dante, die aveagiàchiamatoPaolo,suo pre-decessorenellaimpresa,raso di elezione(Ii\f. II,23), a mostrarelasomiglianzafrasèeluiquantoal fine, prega Apollodellaseguente manieranellaintroduzione a! Paradiso:

.

O

buonoApollo,all’ultimo lavoro

Fammi

deltuo valorsifattovaso,

Come

dimandi a dar1’amatoalloro.

SI radevolte,Padre,senecoglie, Pertrionfareo Cesare opoeta, Colpaevergognadelleumanevoglie,

{Parai.I,13-15;28-30.)

A me

sembrache, colnominarequiimperatorie poeti, abbia Dantevoluto raffigurare lavita attivae con-templativa,

come

co’due gioghidiParnaso che poco sopra invoca a

compimento

dell’opera,abbia inteso significareicampidiquelleduevite. Il

campo

della vita attiva eragli finallora bastato;

ma

adesso gli occorreeziandio1’altrodellavitacontemplativa.

Non

è peròfuoridipropositopurePaltrainterpretazione, che intende perque’due gioghidistinti,Punoquello abitatodallesoleMuse, PaltrodaApollo, significarsi cheil nuovoargomento

ha

bisognodell’aiuto di quelle ediquestoinsieme.

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