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γεραιάν : l’aggettivo, come si evince dai versi seguenti, si riferisce a Iambe La scena del corteggio di dee e donne attorno a Demetra viene infatt

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54. γεραιάν : l’aggettivo, come si evince dai versi seguenti, si riferisce a Iambe La scena del corteggio di dee e donne attorno a Demetra viene infatt

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113 personaggio è assolutamente noto nella tradizione mitica relativa a Demetra e proprio nell’inno omerico la sua figura riveste un ruolo preciso (vedi Introd., Mito

e contenuto, p. XVIII sgg.; vedi inoltre Richardson 1974, p. 218); cfr. anche la descrizione in Philoc. 328 F 103 FGrHist.

L’aggettivo γεραιός (derivato di γέρας ma con significato rispondente a γέρων; cfr. DELG, s.v. γέρων) non indica semplicemente ‘vecchio’, ma racchiude anche la nozione di ‘venerabile’. Nel caso di Iambe, però, si vuole semplicemente caratterizzare la donna come ‘vecchia’. Si veda in tale accezione l’impiego della forma γηραιός usuale in attico e preferita dai tragici (Aesch. Pers. 854, Suppl. 606, Theb. 6, 54); è evidente la motivazione metrica nella scelta del poeta.

La congettura di Stoneman παρ³[άπλαγ]κʖτον accolta nel testo (vedi apparato), che meglio si adatta alle tracce di lettura del verso e all’ampiezza dello spazio della lacuna, esprime in modo opportuno il rapporto di correlazione tra gli accusativi γεραιάν e καιρίαν riferiti a Iambe, implicato dalle particelle μέν e δέ. Si vorrebbe dire che la donna, proveniente dalla località costiera di Alimunte e sbagliando il percorso fra le sedi montane, giunge al momento opportuno ad Eleusi, che con molta probabilità è il luogo di ambientazione dell’inno e dove dunque Demetra è circondata dalle divinità e dalle donne, per l’appunto le popolane di Eleusi; l’espressione ὀρείοις ἤθεσι rimanderebbe in tale caso al significato primario di ‘sedi montane’ (cfr. LSJ, s.v. ἦθος). In tale modo si risolve una contraddizione che spesso gli studiosi hanno notato: se infatti si immagina con Körte 1931, p. 448 che nel verso vada integrato un aggettivo con riferimento alle qualità sgraziate di Iambe, presupposte dall’espressione ὀρείοις ἤθεσι intesa come ‘costumi montani’, si conclude che il poeta colloca il demo attico di Alimunte in zone montane, anziché in località di mare dove effettivamente è situato (vedi infra s.v. Ἁλιμοῦς).

Ἁλιμοῦς: è un demo costiero dell’Attica non molto distante da Atene nella regione di Capo Koliàs che Callimaco sembra considerare una città (cfr. Call. fr. 704 Pf.); sulla localizzazione di Alimunte vedi Kolbe 1912. Previtali 1969, p. 16 ha avanzato l’ipotesi che la menzione di Alimunte nell’inno di Filico sia in realtà

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114 derivata da una fonte letteraria e precisamente dall’Ecale callimachea (fr. 704 Pf.), poiché solo «una conoscenza geografica puramente libresca della località» permetterebbe l’errore di considerarla montana (ὀρείοις ἤθεσι). In realtà si è visto che la contraddizione può essere risolta se, accogliendo una congettura come quella di Stoneman, παρ³[άπλαγ]κʖτον, si intende che la vecchia Iambe sbaglia strada e si ritrova fra ‘sedi montane’, non che proviene da una località montana (vedi supra, p. 47). Ciò, tuttavia, non impedisce di valutare comunque la grande somiglianza di scene e di espressioni tra i frammenti dell’Ecale di Callimaco in cui troviamo la medesima figura di una vecchia montanara e i versi di Filico su Iambe; al riguardo e sul rapporto letterario tra Filico e Callimaco vedi Introd., p. XXXI.

Il demo di Alimunte, come riferisce Pausania, accoglie l’importante culto di Demetra Θεσμοφόρος (Paus. 1, 31, 1 Θεσμοφόρου Δήμητρος καὶ Κόρης ἐστὶν ἱερόν; il santuario sembra essere lo stesso di cui parla Esichio a proposito del Capo Koliàs, cfr. Hesych. s.v. Κωλιάς); cfr. anche Clem. Alex. Protr. 2, 34, 2 che a proposito di Alimunte parla di misteri in onore delle due dee (altre testimonianze in Clinton 1996, p. 122). Sappiamo con certezza che le Tesmoforie ateniesi, le cui celebrazioni duravano tre giorni dall’11 al 13 Pianepsione (ottobre), erano precedute da altre due festività a carattere tesmoforico, le Stenie (9 Pianepsione) e i Thesmophoria di Alimunte (10 Pianepsione); cfr. Burkert 2003, p. 445, Lipollis 2006, pp. 15 sgg. e sulla celebrazione delle Tesmoforie nel demo di Alimunte e sul loro carattere locale vedi Clinton 1996, pp. 115-117. Stabilito il legame tra Alimunte e il culto tesmoforico, risulta significativa la menzione del demo dopo i versi specificatamente riferiti ai rituali dei Misteri Eleusini, ma ancora più degna di nota è la peculiarità del collegamento tra il demo attico di Alimunte e Iambe che non ha alcun riscontro nella tradizione mitica e letteraria a noi nota su tale personaggio; per tale tradizione vedi Introd., Mito e

contenuto, p. XVIII sgg.

Tuttavia nel culto di Demetra Θεσμοφόρος, riservato esclusivamente alle donne, l’elemento ‘scommatico’ risulta essere caratterizzante e proprio la figura di Iambe e il suo tentativo di restituire il sorriso a Demetra sono il supporto

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115 mitologico per tale aspetto del culto (cfr. Apollod. Bibl. 1, 5, 1). E’ evidente che il poeta sta indicando qui l’aition per il rituale dell’ αἰσχρολογία tipico del culto demetriaco. Filico seguendo la tradizione mitica descrive l’episodio del tentativo di Iambe di far sorridere Demetra, ma, data l’incompiutezza del papiro, non sappiamo come venga descritta la conclusione dell’episodio. Il poeta tuttavia innova rispetto alla tradizione come raccontata soprattutto dall’inno omerico poiché, facendo provenire Iambe dal demo attico di Alimunte, sede storica di celebrazioni tesmoforiche inglobate nelle Tesmoforie ateniesi, collega attraverso la figura di Iambe la vicenda mitica di Demetra e del rapimento di Core con il culto di Alimunte (cfr. Sfameni Gasparro 1986, pp. 209-210; Brown 1990, p. 187 sgg.). Alla luce di ciò i versi su Iambe e sulla fillobolia dopo la menzione dei rituali eleusini può indurre a riconoscere nell’inno di Filico la volontà di raccontare la vicenda mitica di Demetra e del rapimento di sua figlia ricostruendo l’origine dei due culti demetriaci più importanti, vale a dire i misteri di Eleusi e le Tesmoforie (così Lloyd-Jones e Parsons 1983, p. 327 «Halimusiam Iambam ideo fecit poeta, ut tam Thesmophoriorum quam Eleusiniorum originem monstraret»).

καιρίαν: per l’accezione temporale dell’aggettivo in accordo con un sostantivo abbiamo numerosi esempi proprio in tragedia, in particolare Soph. OT. 631, Eur.

Hel. 598; Aesch. Ag. 1122.