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NODI E CHIAVI DI LETTURA

4.3. a – Un itinerario critico per la lettura.

Verranno di seguito messe in luce le singole componenti del sistema delle ville medicee per cui si è scelto di non elencarle in ordine cronologico, ma di partire da un itinerario illustrato in una mappa che è ormai diventata un’immagine riconosciuta e rappresentativa della Mostra del giardino italiano tenuta a Firenze nel 1931: Invito al viaggio. Le ville medicee, itinerario per la visita

tracciato dall’architetto Tomaso Buzzi. Tale mostra, tenuta durante il periodo fascista, fu un’occasione per mettere in luce le componenti nazionalistiche di un’operazione che trasse profitto da una molteplicità di competenze —scrittori, storici dell’arte, architetti— forse con l’intento, all’ombra delle glorie del passato, di dimenticare l’assenza di una seria politica degli spazi verdi nelle città italiane allora in uso.

Il clima culturale alla vigilia della Mostra auspicava un nuovo ritorno “all’età dell’oro” del giardino italiano, in polemica con la fase del giardino all’inglese che a detta di molti, in particolare di Luigi Dami che pubblicò un volume 28 Questi concetti sono riportati nel documento Unesco Nomination file 175 Medici villas and gardens in Tuscany in https://whc.unesco.org/en/list/175

Itinerario delle ville medicce di Tomaso Buzzi, 1931 Modello presente alla mostra del Giardino italiano, Firenze 1931

qualche anno prima29, fu la causa del declino del giardino italiano per quella necessità di creare l’illusione di un giardino imitante la natura.

Valorizzare il patrimonio e la committenza delle grandi e nobili famiglie italiane era tra le ambizioni di una buona parte degli organizzatori della mostra fiorentina, che diedero l’incarico a Tomaso Buzzi, che già aveva redatto la mappa delle ville sabaude30, della redazione dell’itinerario delle ville medicee, dal momento che fu stabilito che nella Firenze del Rinascimento il giardino aveva avuto origine, nei palazzi di città e nelle ville di campagna, soprattutto quelle dei Medici.

Nello spazio espositivo della mostra, tenuta a Palazzo Vecchio, fu riservata una sala alle ville medicee, nel quartiere di Cosimo.

Non tanto il fatto culturale in sé, ma il fatto di leggere l’insieme delle ville come itinerario per la loro visita, riportando una numerazione che parte da quelle più vicine al centro di Firenze per arrivare a quelle più periferiche, è l’aspetto che qui si vuole rimarcare.

La tendenza a pubblicare itinerari di visita, anche sotto forma di piccole pubblicazioni, era molto diffusa all’epoca, soprattutto da parte di studiosi americani o inglesi, molti dei quali erano fellows all’American Academy di Roma.

Come mette in luce Vincenzo Cazzato (2004, p. 102), fino ad allora, i libri dedicati ai giardini italiani erano principalmente scritti in lingua inglese, frutto dei gran tour -ricordiamo Edith Wharton (1904), George S. Elgood (1907), John C. Sheperd e Geoffrey A. Jellicoe (1925)- così come anche i più accurati rilievi delle ville esposti alla Mostra erano di architetti americani.

In tutti i casi, i bozzetti per i manifesti della Mostra furono eseguiti da Tomaso Buzzi, e con questi anche l’itinerario di visita delle ville, la cui visione d’insieme dimostra ancora una volta la forza del sistema che queste residenze rappresentano.

29 Dami L. 1924, Il giardino italiano, Milano.

30 In occasione della grande Esposizione Internazionale di Torino del 1928, indetta per onorare il quarto centenario della nascita di Emanuele Filiberto e il decimo anniversario della Vittoria (Cazzato 2004, p. 101).

La mappa inoltre racchiude in un unico insieme, l’unione delle ville presenti nelle lunette di Utens e quelle facenti parti della Lista del Patrimonio, rappresentando nel suo insieme quello che Luigi Zangheri definisce l’arcipelago terrestre che emerge dalla Toscana e dal tempo della Signoria (Zangheri 2015, p. 7) e che in questa ricerca si è deciso di indagare.

La modalità di lettura del sistema delle ville fa riferimento anche alla pubblicazione di Roberto Pane del 1959 Ville vesuviane del Settecento, di cui si è fatto riferimento sopra, che rappresenta una preziosa rassegna delle ville del tardo barocco sparse sulla costa vesuviana, descritte in un itinerario che percorre la strada che da S. Giovanni a Teduccio arriva a Torre del Greco. L’autore scriveva: “la scomparsa di queste forme si va attuando così rapidamente e con tanta noncuranza delle condizioni di paesaggio e d’ambiente, da far sentire ancor più urgente la responsabilità di conservarne almeno il ricordo a chi le considera come significative testimonianze del passato e importante patrimonio del presente” (Pane 1959, p. 1).

Anche in questo caso, l’itinerario di Roberto Pane, sebbene sia scritto e non disegnato come quello del Buzzi, racchiude in sé la chiave del fenomeno delle ville vesuviane, portando il lettore ad una visione globale dell’insieme -o del sistema- che non si limita ad una descrizione della fabbrica, ma include tutti gli elementi che costituiscono il sistema, partendo dalle strade, dai muri, dalle visuali, con continui riferimenti allo stato di allora, includendo tutti gli aspetti del paesaggio di villa.

Il concetto è più chiaro dalla lettura di alcune righe della descrizione di una villa di Barra: “Si giunge alla villa De Gregorio di Sant’Elia per la lunga e sinuosa strada di S. Nicandro che collegava verso occidente alla strada che porta alla Barra, oggi via Bernardo Quaranta e, verso mezzogiorno, al luogo detto dei due Palazzi. Su questo secondo ramo fiancheggiato dai rustici muri in pietra vesuviana, ancora si incontrano i piedritti del primitivo cancello che indicavano i confini originari della proprietà. Le brune colonne di piperno, listate orizzontalmente, richiamano il partito decorativo dell’esedra antistante alla fabbrica, la quale presenta tuttora, al termine della strada, un secondo accesso carrozzabile...” (Pane 1959, p. 53).

4.4 – Temi, relazioni, sistemi di connessione.

Si vuole, di seguito, fare un breve racconto delle singole ville facenti parte del sistema mediceo, seguendo l’ordine dell’itinerario di Tomaso Buzzi, raccontando quegli elementi che legano la villa al paesaggio.

La prassi in questo lavoro, costituita dalla presentazione di un itinerario critico tra monumenti storici nel paesaggio, rappresenta un aspetto necessario al progetto di conoscenza storica e di indagine tecnico-scientifica del sistema villa-paesaggio, e si auspica possa luogo ad un quadro composito i cui ponti di congiunzione tra il passato ed il presente sono messi in luce attraverso un’esplorazione meditata del paesaggio.

Dei giardini e delle ville verranno fatte sintetiche descrizioni a livello storico, e saranno messi in luce quegli aspetti legati al tessuto delle connessioni, fisiche, visive, culturali, col paesaggio, affinché si possa valutare una possibile modalità per colmare lo iato che nel corso del tempo si è andato a formare tra villa e paesaggio.

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