Spesso l'assenza della madre o la difficoltà a rapportarsi con lei, genera nella figlia, che si trova il più delle volte in età adolescenziale, difficoltà ad accettarsi, a piacersi e a stabilire un equilibrio con il proprio corpo. Sia Psiche che Eugenia, per esempio, provano invidia nei confronti della madre: la prima sogna la sua perfetta forma fisica, il suo successo e la sua fama; da un lato è orgogliosa e fiera della madre e si dà vanto nel narrare le sue storie e nell'enumerare le grandi personalità della musica e dello spettacolo che ha potuto conoscere, dall'altro desidererebbe assomigliarle fisicamente – quando invece è tristemente consapevole di non aver ereditato proprio nulla da lei – e vorrebbe provare un po' della sua notorietà; anche la seconda si lamenta del proprio aspetto fisico, si ritiene piuttosto brutta e sgraziata e accusa la madre di non averle trasmesso le sue migliori caratteristiche fisiche. Robin, invece, sente di non avere nulla da condividere con le sue coetanee, si rende conto della propria stranezza, ma le manca quella femminilità, quella grazia e quell'eleganza delle ragazzine che si stanno preparando a divenire donne, in assenza e al posto delle quali prevalgono tratti di mascolinità.
Anche nel romanzo di Giusi Quarenghi Niente mi basta il disagio esistenziale di Gaspara, la protagonista, la sua costante insicurezza e la convinzione di essere inadatta alla vita e al mondo che la circonda complicano ulteriormente quella delicata fase di passaggio dall'infanzia all'adolescenza che sta vivendo e rendono quasi impossibile per lei crearsi
amicizie, cosicché si ritrova spesso sola e scontrosa nei confronti delle sue compagne. Inoltre la tensione che vive all'interno dell'ambiente familiare, il difficile rapporto con i genitori, con la madre in particolare, le fanno provare la sensazione di sentirsi in una prigione, incompresa, limitata e continuamente controllata, accentuando così il suo malessere; il rapporto tra madre e figlia è qui dialettico, pieno di reciproche accuse e caratterizzato da inconciliabili contrasti e incomprensioni. La sua ribellione – una ribellione che appare reciproca – caratterizza i passaggi principali della relazione madre- figlia, da sempre difficile e pesante.
Nel suo saggio, Donatella Lombello classifica questa figura di madre come mater
debita, nei confronti della quale la figlia muove l'accusa di una forte distanza affettiva, di
un'impenetrabilità, lontananza e freddezza che nulla hanno a che fare con la visceralità del rapporto materno in cui si sono spesi altri romanzi1. Le emozioni e i sentimenti della figlia appaiono spesso contraddittori e ambivalenti nel loro essere divisi tra amore e odio. La madre sembra tenere completamente fuori dalla propria vista la figlia: in uno scambio di battute di dialogo emerge in modo chiaro la reazione materna di estraneità nei confronti delle difficoltà di crescita manifestate dalla giovane, a tal punto che la madre ne scarica la responsabilità totalmente sulla figlia stessa, individuando lei come l'unica colpevole.
Anche Gaspara, inoltre, esprime il sentimento di invidia nei confronti della madre – già riscontrato in altri romanzi – che le appare troppo bella, troppo perfetta, così irraggiungibile e lontana dal proprio aspetto sgraziato, dal proprio corpo che a suo dire appare gonfio e grasso, brutto e imperfetto, tutt'altro che gradevole, così diverso dai canoni estetici diffusi e imperanti nella società contemporanea. Tale impossibilità ad accettarsi – la giovane rifiuta tutto di sé, a partire dal proprio nome – si fa per lei tanto grave e insostenibile a tal punto che sfocia in una malattia, in un disturbo alimentare che la conduce a un difficile rapporto con il cibo: ormai diciassettenne, la protagonista ripercorre così la sua vita, narrandola in due parti distinte, ossia fino ai pregressi quattordici anni e nell'attualità dei fatti narrati, con un cambio del narratore dalla terza alla prima persona.
Una delle tematiche centrali della vicenda è proprio la bulimia, conseguenza e manifestazione quasi inevitabile delle difficoltà vissute dalla protagonista, che la porta a
1D. LOMBELLO, «Specchio delle mie brame...»: maternità e ruolo materno tra rispecchiamento e specchio infranto nella letteratura per l'infanzia, in Madre de-genere. La maternità tra scelta desiderio e destino, cit., pp. 429-443.
soddisfare un desiderio per lei incontenibile, convinta che questo le permetta di colmare i vuoti che si trascina dentro, per sentire subito dopo il peso del senso di colpa e l'urgenza di rimediare al fine di sentirsi libera e “purificata”.
Il tema della relazione madre-figlia assume particolare rilevanza nell'immaginario della narrativa per bambini e ragazzi: a partire dai testi considerati, si può osservare come le scrittrici conferiscano la centralità a questo rapporto nell'ambito delle relazioni interpersonali e affettive e di conseguenza ne riservino spesso un posto preminente all'interno delle vicende da loro narrate. Questo tipo di relazione viene trattato da prospettive di volta in volta differenti, probabilmente a seconda di ciò che la scrittrice ha vissuto in prima persona o in relazione al messaggio e all'insegnamento che desidera trasmettere.
Come si è osservato, talvolta i punti di vista divergono e le tipologie di relazione descritte sono antitetiche, com'è logico che sia, dal momento che nella realtà si incontra un'ampia varietà di contesti, caratteri, opinioni e dunque anche di relazioni; in altri casi dal confronto tra i romanzi – pur nell'ampia diversità delle tematiche affrontate, negli immaginari ogni volta differenti e nei personaggi ciascuno dotato di una propria individualità e caratteristiche proprie – emergono aspetti comuni, situazioni che si ripetono: dal momento che è certo che le scrittrici in un passato più o meno recente abbiano vissuto da protagoniste la relazione con la propria madre nelle vesti di bambine, adolescenti e ragazzine, così come, d'altro canto, è probabile che si siano trovate a loro volta nel ruolo di madri, dietro ai temi trattati spesso si cela il pensiero di queste autrici che, partendo da opinioni, osservazioni personali, esperienze dirette, hanno registrato errori e aspetti negativi di questo rapporto viscerale per definizione e hanno proposto al giovane pubblico la loro prospettiva, forse con l'intento di trasmettere un messaggio personale, correggere o evitare gli sbagli, nella misura in cui ciò sia possibile, e offrire in maniera indiretta, attraverso le trame delle loro vicende e i personaggi di carta che le animano, i loro consigli.
BIBLIOGRAFIA
Testi
S. GANDOLFI, Aldabra. La tartaruga che amava Shakespeare, Milano, Salani, 2001, 2006².
B. PITZORNO, Principessa Laurentina, Milano, Mondadori, 1990.
B. PITZORNO, Tornatras, Milano, Mondadori, 1993.
G. QUARENGHI, Ragazze per sempre, Milano, Mondadori, 1999.
G. QUARENGHI, Niente mi basta, Milano, Salani Editore, 2012, pubblicato per la prima
volta nel 1997 con il titolo Un corpo di donna.
P. ZANNONER, La rubamamma, Milano, Mondadori, 2002.
P. ZANNONER, Dance!, Milano, Mondadori, 2005.
P. ZANNONER, Tutto sta cambiando, Milano, Mondadori, 2005.
B. MASINI, Se è una bambina, Milano, Bompiani, 1998.
B. MASINI, Sono tossica di te, Roma, Fanucci Editore, 2008.
B. MASINI, Vita segreta delle mamme, Milano, edizioni ARKA, 2008, illustrazioni di Alina
Marais.