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che non accettavano Gesù e che ancora ai giorni d’oggi perseguitano la vera Chiesa, attraverso il piccolo membro in grado d’incendiare il mondo, ossia la

Nel documento Pastore Zanca 1 (pagine 77-81)

lingua (cfr. Giacomo 3).

Pure in Wikipedia troviamo la distinzione tra bestemmia e bestemmia contro lo Spirito Santo; parlando di bestemmia infatti dice:

La bestemmia è un’ingiuria o un epiteto offensivo riferito a una divinità e che appartiene alla sfera del turpiloquio.

Nell’uso comune il termine è usato come sinonimo di imprecazione e blasfemia.

Letteralmente, per imprecazione si intende, propriamente in ambito religioso, una violazione del comandamento biblico “non nominare il nome di Dio invano”, tramite la semplice pronuncia del nome o di un epiteto identificativo di una divinità fuori dal contesto religioso di riferimento. La blasfemia, invece, nel suo significato più proprio, indica un’espressione irriverente nei confronti della divinità o anche della religione, attraverso discorsi contrastanti con le verità di fede.

Le parole “bestemmia” e “blasfemia” derivano entrambe dal greco βλασφημία, leggi blasfêmía, derivato da βλάπτειν, leggi bláptein, “ingiuriare”, e da φήμη/φάμα, leggi fếmê o fáma (dialetto dorico), “reputazione”, da cui deriva blasfemia in latino e che denota letteralmente la diffamazione.

Nell’Antico Testamento greco il termine βλασφημέω (leggi blasfemèo) designa sempre un riferimento, diretto o indiretto, contro la maestà divina, e, con poche eccezioni, indica sempre l’ingiuria a Dio dei popoli nemici di Israele. Dato che per i pagani il Dio di Israele non è fonte di speranza, essi sono in genere indicati come bestemmiatori di Dio.

L’espressione di Levitico 24:16 “E chi avrà bestemmiato il Nome del Signore, del tutto sia fatto morire; in ogni modo lo lapidi tutta la radunanza; sia fatto morire così lo straniero, come colui che è natio del paese, quando avrà bestemmiato il Nome”, si interpreta nel senso che anche solo menzionare il nome di JHWH è una bestemmia, perché tale nome non deve essere assolutamente pronunciato (Esodo 20:7). Viene comminata la morte non soltanto agli israeliti che bestemmino, ma anche ai pagani (2Re 19:7).

Nel Nuovo Testamento i termini legati alla radice di blasfemèo compaiono 56 volte, di cui 34 nella forma di verbo, senza che ci sia alcun libro nel quale tali voci siano più attestate che in altri. Si tratta sempre di un uso religioso, cioè in riferimento diretto o indiretto a Dio (eccetto Giuda 9): bestemmie contro Dio sono parole o atteggiamenti che offendono la gloria e la santità di Dio.

I significati riscontrati sono i seguenti:

- Bestemmia come mancanza contro la maestà di Dio. Può essere contro Dio stesso (Atti 6:11, Apocalisse 13:6; 16:11; 16:21) o contro il suo nome (Romani 2:24, 1Timoteo 6:1, Apocalisse 16:9, dove il nome è parafrasi di Dio stesso), come contro la parola di Dio (Tito 2:5) o contro gli angeli di Dio (2Pietro 2:10- 12). Lo stesso Gesù, quando rivendica alla sua parola e alle sue azioni un’autorità messianica e si attribuisce diritti e poteri (per esempio, quello di rimettere i peccati, Luca 5:21, Matteo 9:2-3), appare agli occhi dei giudei come un bestemmiatore di Dio (Marco 2:7, Giovanni 10:36). La sua condanna a morte è basata tra l’altro sulla bestemmia di Dio (Marco 14:64, Matteo 26:65). Anche nel tardo giudaismo tale delitto comporta la morte.

- Bestemmia come negazione della messianicità di Gesù, a cui consegue l’ingiuria e la derisione (Marco 15:29, Luca 22:65); chi lede la dignità dell’inviato, Gesù, con la bestemmia, pecca contro Dio stesso.

- Bestemmia come ingiuria rivolta verso i discepoli di Gesù: la chiesa di Cristo e i suoi membri che testimoniano il Cristo con la loro vita sono oggetto delle ingiurie che avevano colpito il loro Signore (1Pietro 4:4, Apocalisse 2:9). Allo stesso modo Paolo deve a sua volta patire le persecuzioni che aveva prima consumato contro i cristiani (Atti 13:45; 18:6, 1Timoteo 1:13). Bestemmiare la chiesa che porta il nome di Cristo costituisce derisione del Cristo e indirettamente bestemmia contro Dio.

La condotta cattiva dei discepoli può essere occasione di bestemmia contro Dio o contro la sua Parola (1Timoteo 6:1, Tito 2:5). La vocazione dei discepoli è quella di contribuire alla glorificazione del Padre (Matteo 5:16). In questa linea vanno compresi anche i cataloghi dei vizi in cui si trova sempre la condanna della bestemmia (Efesini 4:31, Colossesi 3:8, 1Timoteo 6:4, 2Timoteo 3:2). La bestemmia è presentata quale caratteristica specifica dei pagani e dei cristiani apostati.

Ma parlando di bestemmia contro lo Spirito Santo, sempre in Wikipedia è specificato che:

Il peccato della bestemmia può essere perdonato, ma la bestemmia contro lo Spirito Santo non può essere perdonata (Marco 3:28-29, Matteo 12,31). Tale loghion (cioè parola o sentenza detta da Gesù), di carattere per noi enigmatico, viene interpretato comunemente nel senso che, tra coloro che recano ingiuria allo Spirito Santo, vi sono alcuni che, pur riconoscendo l’azione dello Spirito di Dio nell’attività di Gesù, possono (e in questo consiste la bestemmia) scambiare la fede in Dio con la fede nel diavolo; il loghion mette in guardia, con profonda serietà, da quest’estrema e quasi inimmaginabile possibilità demoniaca dell’uomo di dichiarare guerra a Dio, non in debolezza e in dubbio, ma dopo essere stato sopraffatto dallo Spirito Santo, sapendo quindi con precisione a chi dichiara guerra. Questo bestemmiatore diventa pienamente consapevole nell’incontro con Dio. “Perciò colui che bestemmia lo Spirito impreca non più un Dio lontano del quale si è fatta un’idea ridicola, ma un Dio che gli ha manifestato la sua opera di

grazia convalidata dal segno della rivelazione. Per cui dovrebbe rivolgersi a lui con un atteggiamento di riconoscenza, non di bestemmia” (tratto da Eduard Schweitzer, Il vangelo di Marco).

Mancare il segno, ossia mancare il messaggio dell’ora, ci allontana dallo Spirito Santo rendendoci ribelli; i religiosi ribelli al messaggio dell’ora dato da Cristo, per orgoglio, ribellione, cecità, eccetera, perdettero Dio, non riconoscendolo nel messaggio ed attribuendo le Opere di Dio a satana.

Un giorno in una congregazione un collaboratore fece tanto male al Pastore Locale, il quale poco dopo si ammalò; la Chiesa aveva subito lo scandalo delle diffamazioni fatte dal collaboratore che causarono alcune spaccature e l’allontanamento di molte anime. Successivamente il collaboratore si recò in ospedale per fare visita al Pastore e per chiedere scusa, ma questi, raccogliendo le forze, prese un cuscino, lo portò alla finestra e strappandolo fece volare le piume, dicendo: “Io ti perdono, ma tu devi recuperare tutte le piume disperse!”.

Spesso le nostre critiche si diramano in modo diretto ma a volte anche in modo indiretto, perché la persona con cui critichiamo un fratello a sua volta riferisce a terzi, e non è sempre semplice potere recuperare il perdono.

Vi consiglio di non parlare mai male di nessuno, e se pure qualcuno viene meno pregate aspettando che sia Dio ad intervenire; fate come David che non stese le sue mani contro Saul, ma anzi lo continuò a chiamare l’Unto del Signore.

Lo stesso Saul a causa del suo agire contrario a Dio fu separato in modo radicale dal Signore ed uno spirito lo oppressava notte e giorno; noi, però, come David dobbiamo avere rispetto, anche dei Saul. Chi solitamente critica il prossimo diventa come i Farisei che, animati della loro religione, perseguitavano Gesù; i Giudei addirittura volevano ucciderlo, proprio come Saul voleva uccidere David. I sacerdoti di Matteo 23, non solo erano fuori il messaggio dell’ora, ma respingevano il Messia, e spesso oggi respingono Dio nella Sua manifestazione per questa epoca, cioè lo Spirito Santo appunto. Sto cercando di dire che molte volte lo spirito religioso cade sopra persone che come Giuda hanno avuto un’esperienza importante con Dio, ma poi tradiscono la Chiesa criticandola e mettendola a morte attraverso la Lingua-Spada (cfr. Giacomo);

se non siamo guidati ministerialmente, allora cadremo nel pensare che chi critica sta combattendo per Dio e per la sana Dottrina, mentre è una persona caduta nella bestemmia contro lo Spirito Santo, in quanto critica le vere opere dello Spirito Santo, parlando male degli Unti di Dio. Lasciamo agire dunque lo Spirito di Dio che opera nella Chiesa attraverso la Sua Manifestazione e i Suoi Ministri e Doni (cfr. 1Corinzi 12; Efesini 4), e taglia e rimonda secondo il Suo discernimento e non secondo il nostro umano e carnale (cfr. Giovanni 15; Luca 13), sapendo che è il Capo del Corpo (cfr. Efesini 1:10; 2:20; 4:15; 5:23). Quando vogliamo allineare la Chiesa attraverso la critica dimostriamo di non credere in Dio perché rigettiamo le Scritture che ci parlano dell’Opera dello Spirito che è presente e corregge ciò che non va (cfr.

Matteo 28:20).

Il peccato contro lo Spirito Santo, concludendo, è quindi un atto preciso e completo di respingimento della Verità-Spirito, un cosciente atteggiamento di ribellione fatto non nell’ignoranza ma nella consapevolezza, e quindi è di fatto un’azione che autoesclude chi la compie dalla Vita Eterna.

È utile precisare che in ogni caso il salvare appartiene a Dio, che valuta caso per caso, perché, ripeto, ci sono casi di puro ravvedimento, simili a quelli del figliol prodigo (cfr. Luca 15:11-32), che non possono essere ristretti attraverso concetti umani; ad esempio c’è gente, crollata in questo tipo di peccato per confusione o per ignoranza, che il Signore conosce e può aiutare:

2Timoteo 2:19 Ma pure il fondamento di Dio sta fermo, avendo questo suggello: Il Signore conosce quelli che sono suoi, e: Ritraggasi dall’iniquità chiunque nomina il nome di Cristo.

Ricapitolando, per comprendere la natura della bestemmia contro lo Spirito Santo, dobbiamo riflettere sui molti versi che dicono che Dio perdona tutto ciò di cui ci ravvediamo, dei peccati che confessiamo e abbandoniamo, e che il sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato; la bestemmia contro lo Spirito Santo non può essere perdonata perché è impossibile confessarla e pentirsene. Una delle funzioni dello Spirito Santo, infatti, è proprio quella di compungerci portandoci al ravvedimento; se attribuiamo l’opera dello Spirito Santo ai demoni, lo Spirito Santo non può convincerci e dunque non ci ravvediamo. Se chiamiamo il bene male, non possiamo pensare e comprendere di avere fatto male; se uno dunque teme di avere commesso questo peccato imperdonabile, non l’ha commesso, proprio perché la brama di ricevere il perdono, e la consapevolezza di essere indegni e peccatori per riceverlo, è in sé un segno di accettare l’opera dello Spirito Santo nella propria vita, e la misericordia di Dio che per Sua grazia ci netta da ogni iniquità.

Matteo 12:31 Perciò, Io vi dico: Ogni peccato e bestemmia sarà rimessa agli uomini; ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà loro rimessa.

Matteo 12:32 Ed a chiunque avrà detta alcuna parola contro il Figliolo dell’uomo, sarà perdonato; ma a nessuno che l’abbia detta contro lo Spirito Santo, sarà perdonato, né in questo secolo, né nel futuro.

Se un uomo bestemmia, non credendo al Figlio di Dio, ossia alla Parola che legge o sente predicare, ha possibilità di ravvedimento. Ma se dopo avere ascoltato la Parola di Dio, ha gustato anche la Potenza dello Spirito Santo; ossia ha visto palesemente operare lo Spirito Santo, bestemmia contro Questi, non sarà perdonato, perché il Segno della Parola e dunque la verifica della sua Vericità è resa palese dallo Spirito Santo. I Farisei non rigettarono solo Dio nella Forma della Parola (Gesù), ma lo rigettarono anche nella Forma della conferma della Parola ossia nelle Opere dello Spirito Santo (nel Cristo l'Unto di Spirito Santo), quindi in Liberazioni, Guarigioni, Resurrezioni, Miracoli di Creazione, etc...

Le Chiese che hanno rigettato il Seme Originale, ossia la Parola nella Forma Originale e lo Spirito Santo, nell'Essenza originale delle opere di Dio, sono state tagliate dalla Vita Eterna non avendo accettato che Dio non muta:

L

Ebrei 13:8 Gesù Cristo è lo stesso ieri, ed oggi, e in eterno.

Il Signore in conclusione mette in risalto l'azione denominazionale e religioso che tende a limitare il Corpo Chiesa, inchiodandolo a regole umane, confini, statuti, steccati, simili ai chiodi posti a Gesù e messo alla Porta dai sistemi religiosi che disperdono anziché raccogliere:

Matteo 12:30 Chi non è meco è contro a me, e chi non raccoglie meco, sparge.

Per approfondire tale soggetto consiglio che venga trattato lo Studio sulla Chiesa e le Denominazioni, su Babilonia Apocalisse 16; 17; 18; Seme di Vita.

a questione del peccato generazionale e della maledizione ad esso legata, purtroppo, ha portato tanta confusione e aggiungerei anche tanta speculazione, come avvenne ad esempio al tempo delle indulgenze; lupi travestiti da pecore ne hanno fatto un mezzo di rendita economica, chiedendo denaro in cambio della promessa di togliere la fantomatica maledizione generazionale, agendo in maniera opposta a quanto contenuto nelle Scritture. Questi lupi, sempre allo scopo di speculare e ottenere grossi guadagni, convincono la gente che la malattia è il risultato di questa maledizione, e lo stesso è la povertà, non facendo alcuna differenza tra quella prova che può essere sì conseguenza di un peccato o quella prova che invece è permessa da Dio per testare il nostro cuore:

Deuteronomio 8:2 E ricordati di tutto il cammino, per il quale il Signore

Nel documento Pastore Zanca 1 (pagine 77-81)