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Capitolo 4 – Le frasi relative

4.3 L’acquisizione delle frasi relative

Secondo la classificazione di Hammer (2010) la crescita del lessico e del processamento sintattico avverrebbe nelle ultime fasi del periodo che va tra i 20 e i 36 mesi, noto come periodo dell’analisi, in quanto il bambino comincia a scomporre e ad analizzare le strutture delle frasi acquisite nelle fasi precedenti (fase prelinguale: 0-12 mesi; fase del linguaggio telegrafico: 12-20 mesi). Le frasi relative verrebbero, dunque, acquisite tra i 30 e i 34 mesi (Guasti 2000).

Secondo recenti studi cross-linguistici in inglese, francese, italiano e greco, la produzione delle frasi relative avviene molto presto, all’incirca a 36 mesi di vita (Crain et al. 1990, McKee et al. 1998, Pérez-Leroux 1995, Varlokosta e Armon-Lotem 1998). La comprensione di tali frasi, invece, avviene più tardi intorno ai 72 mesi di vita (Sheldon 1974, de Villier et al. 1979, Tavakolian 1981,Goodluck e Tavakolian 1982,

Hakansson e Hansson 2000, Guasti 2000). Inoltre in Ferreiro et al. (1967), per quanto riguarda la lingua inglese, francese e spagnola, viene messo in evidenza che la competenza nella comprensione delle frasi relative sia proporzionale alla crescita del bambino.

Uno dei tratti in comune tra gli studi più recenti riguardanti l’acquisizione delle frasi relative riguarda il gradiente di difficoltà tra le RS, le RO e le ROp: la produzione e la comprensione delle RS sembra essere più facile rispetto alle RO e alle ROp, e la comprensione delle RO sembra essere più facile rispetto a quella delle ROp (RS> RO> ROp (Volpato 2012, Volpato e Vernice 2014; D’Ortenzio 2014).

Le differenze che intercorrono tra le strutture sopraccitate sono spiegate da diverse ipotesi linguistiche:

 Minimal Chain Principle (De Vincenzi 1991)

Il parser sintattico cerca di collocare un gap nella prima posizione disponibile, cosicché si possa costruire una catena coindicizzata il più corta possibile tra l’elemento mosso e la sua traccia. Se ne deduce, quindi, che le dipendenze a lunga distanza sono più difficoltose rispetto a quelle a breve distanza. Negli esempi che seguono, si possono notare due tipi di catene coindicizzate: in (41a) è rappresentata una catena corta, tipica delle RS, in (41b) la catena lunga tipica delle RO:

(41) a. Indica i topi [che <e> spingono la gallina] b. Indica la gallina [che i topi spingono <e>]

Le dipendenze a come in (41a) sarebbero più facili da processare dal momento che il parser umano è più avvezzo all’analisi di questa tipologia di dipendenze e, di conseguenza, sembra orientato in primis verso la lettura sul soggetto. Da questo punto di vista, le RS presentano due ulteriori facilitazioni rispetto alle RO: la prima è che il gap si trova nella posizione del soggetto incassato, la seconda è che la catena che si viene a formare tra la testa della relativa e il gap è più corta. L’interpretazione delle RO è complicata, oltre che dalla catena più lunga, anche dalla presenza di un NP interveniente che carica ulteriormente il sistema di processamento (Arnon 2005). Tale difficoltà aumenta nelle ROp dato che la traccia con cui la testa della relativa e coindicizzata è situata in posizione incassata postverbale, così da stabilire una relazione ancor più lunga.

 Canonical Order Hypotesis (Friedmann & Szterman 2006)

Il gradiente di difficoltà tra RS e RO è causato da una violazione dell’ordine canonico dei costituenti della frase. L’ordine canonico delle frasi semplici in italiano è SVO: tale canonicità viene violata nelle RO, in cui l’oggetto (tema) viene a trovarsi prima del verbo che è, a sua volta, seguito dal soggetto (agente). È chiaro, dunque, che questa violazione implica la complicazione del processamento di questa tipologia di frasi relative, rispetto alle RS.

 Minimalità Relativizzata – MR (Rizzi 1990; 2004)

L’asimmetria tra le RS e le RO è causata dagli effetti di un interveniente nelle frasi caratterizzate da una dipendenza a lunga distanza. La MR è un principio di località che ricorre in configurazioni come quella descritta nel seguente esempio:

(42) …X…Z…Y…

Supponendo che Y sia la posizione di origine del movimento e X la posizione di arrivo, nelle RO il principio sintattico di località viene violato, dal momento che la relazione tra X e Y è bloccata dall’interveniente Z, che rappresenta un potenziale candidato per tale relazione. Si parla di MR quando l’elemento interveniente presenta una struttura identica all’elemento mosso, laddove per struttura si intende l’insieme dei tratti configurazionali:

a. Argomentali: persona, genere, numero, caso b. Quantificazionali: wh-, Neg, misura, Focus, R

c. Modificatori: valutazionali, epistemici, Neg, frequentativi, etc. d. Topic

Nelle frasi relative, il DP testa e la sua copia in posizione incassata condividono il tratto quantificazionale (R), mentre il DP incassato appartiene alla classe argomentale:

(43) Indica i topi [che la gallina sta spingendo <i topi>] [+R] [+A] [+R]

Se per i sistemi linguistici più maturi è più facile attribuire il set corretto di tratti morfosintattici ad ognuno dei due DP, per quelli meno maturi anche una parzi<le identità di tratti può creare difficoltà alla comprensione. Nelle RS la MR non si realizza perché nessun elemento interviene per bloccare la relazione tra il soggetto mosso, ossia la testa della relativa, e la sua copia nella posizione incassata di partenza.

 Restrizione lessicale (Friedman et al. 2009)

La causa dell’intervento sulla catena coindicizzata è dovuta alla restrizione lessicale [+NP], che è presente sia nella testa della relativa sia nell’elemento interveniente, come mostra l’esempio che segue:

(44) Indica i topi [che la gallina sta spingendo <i topi>] [+R +NP] [+NP] <[+R +NP]>

Una grammatica matura permette l’estrazione dell’oggetto nonostante la presenza della restrizione lessicale, poiché i tratti di specificazione dell’elemento che interviene (la gallina si distinguono da quelli dell’elemento che si muove (i topi). Tuttavia, nelle grammatiche meno mature (i bambini), l’estrazione risulta difficoltosa perché l’interveniente condivide una serie di tratti associati alla testa mossa.

Per dimostrare che la presenza della restrizione lessicale complica la corretta comprensione e produzione delle RO, Friedman et al. (2009) manipolano le proprietà referenziali dell’elemento interveniente, constatando una diminuzione delle difficoltà con le RO, quando la testa della relativa non condivide nessun tratto con l’interveniente (disgiunzione).

 Influenza del tratto di numero (Volpato 2010)

In Volpato (2010) viene proposta una versione rivisitata della teoria della Restrizione Lessicale: se i due DP della frase mostrano tratti di numero simili, la comprensione della frase è compromessa, in quanto tali tratti rappresentano degli intervenienti sulla catena coindicizzata che lega il DP mosso alla sua copia:

(45) Il topo che la gallina spinge <il topo> [-pl] [-pl] [-pl]

(46) I topi che le galline spingono <i topi> [+pl] [+pl] [+pl]

Di contro, quando i due DP presentano tratti di numero diversi, la comprensione della RO è facilitata perché non c’è condivisione di tratti e nessun elemento interviene sulla catena coindicizzata (Adani 2010; Volpato 2010)

(47) I topi che la gallina spinge <i topi> [+pl] [-pl] [+pl]

(48) Il topo che le galline spingono <il topo> [-pl] [+pl] [-pl]

Quando sono presenti i tratti del plurale [+pl] si attiva, inoltre, la proiezione del numero all’interno dell’albero sintattico (Ferrari 2005). Questa proiezione aiuterebbe i sistemi linguistici meno maturi nella comprensione delle RO perché conferisce al DP [+pl] una maggiore ricchezza e visibilità.