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Capitolo 4 – Le frasi relative

4.2 La struttura e la derivazione delle frasi relative

Le frasi relative sono frasi subordinate introdotte da un pronome relativo, o complementare, che, il quale modifica l’elemento nominale, ossia l’antecedente, definito come testa della frase relativa (Cinque 1978, 1982; Bianchi 1999).

La formazione di una frase relativa implica un movimento di tipo A’ (Haegemann 1996), dal momento che coinvolge un sintagma nominale (NP) che viene mosso in una posizione periferica della frase (SpecCP), definita non argomentale. La realizzazione di tale movimento prevede l’attivazione del nodo CP, pertanto le frasi relative appartengono alla categoria sintattica del CP (Cinque 1982; Vergnaud 1985; Rizzi 1997).

È possibile, inoltre, distinguere frasi relative appositive e restrittive. Le prime sono frasi subordinate che aggiungono un’informazione, non necessaria alla comprensione della frase, al costituente relativizzato:

(29) Il ragazzo, che mangia una mela, va a scuola.

Le seconde modificano direttamente l’antecedente in modo che solo attraverso la frase relativa è possibile capire di chi/cosa si sta parlando:

(30) Il ragazzo che mangia una mela va a scuola.

Oggetto del presente studio sono le frasi relative restrittive, le cui caratteristiche principali sono: la manipolazione di un NP, la posizione incassata in un DP complesso e

la presenza del complementatore che, il quale le introduce. Il costituente che si muove dalla sua posizione originaria (che può essere quella di soggetto o di oggetto della corrispondente frase principale), lascia un gap che ha la funzione di marcare la sua posizione iniziale. Stando a quanto appena detto, il movimento può riguardare il soggetto (RS) o l’oggetto della frase (RO), dunque possono essere strutturate due tipologie di frase relativa:

RS: I topi che <i topi> spingono le galline. RO: I topi che le galline spingono <i topi>.

Le prime ipotesi sulle frasi relative propongono che esse siano derivate dal movimento wh- di un operatore relativo (Cinque 1978, 1982): secondo tali ipotesi, l’operatore relativo si muove dalla posizione incassata in cui è originato in una posizione più alta all’interno della frase, ovvero in posizione [SpecCP], dove è coindicizzato con la testa della relativa. In seguito, viene a formarsi una catena tra l’operatore e la testa della relativa. Secondo tale assunto, dunque una RS e una RO sarebbero rispettivamente derivate come mostrano gli esempi che seguono:

(31) a. I topi che <i topi> spingono le galline

b. [NP i topii

[

CPOPi che [IP ti spingono le galline]]]

(32) a. I topi che le galline spingono <i topi>

b. [NP i topii

[

CPOPi che [IP le galline spingono ti]]]

Ricerche più recenti, invece, dimostrano le frasi relative siano derivate dal movimento della testa della relativa e non da un operatore nullo (Vergnaud 1985; Kayne 1994; Guasti e Shlonsky 1995; Bianchi 1999): la frase relativa sarebbe selezionata dalla testa di un DP esterno, mentre la testa della frase relativa, un NP lessicale generato nel sito di relativizzazione, si muove fino a raggiungere la posizione più elevata di SpecCP. La posizione in cui ha origine il movimento è marcato da una t (traccia) o viene considerata come la copia silente dell’elemento mosso. Tra la traccia, o copia, dell’elemento mosso e l’elemento stesso si instaura una catena coindicizzata. Seguendo tale assunto, una RS e una RO sarebbero rispettivamente derivate come mostrano gli esempi che seguono:

(33) a. I topi che <i topi> spingono le galline

b. [NP i topii

[

CPche [IP [NP ti ] spingono le galline]]]

(34) a. I topi che le galline spingono <i topi>

b. [NP i topii

[

CPche [IP le galline spingono [NP ti ]]]

4.2.1 Il parametro del pro-drop e le ROp

In italiano, oltre alla RO con soggetto incassato in posizione preverbale (34), è possibile ricorrere anche alla struttura in cui il soggetto incassato si trova in posizione postverbale (ROp). Ciò è possibile perché l’italiano è una lingua che permette l’omissione del soggetto nelle frasi temporalizzate (il parametro pro drop, o del soggetto nullo). Tale parametro è tipico delle lingue che hanno un ricca morfologia verbale: il fatto che le frasi in italiano siano comprese anche se il soggetto viene omesso è dovuto al fatto che il verbo è sempre marcato per persona e numero, permettendo di risalire all’identità del soggetto nullo. Per lo stesso motivo, è possibile realizzare anche frasi con il soggetto in posizione postverbale, come nell’esempio:

(35) Ha telefonato Gianni

Pertanto, anche nelle RO, il soggetto può ricorrere dopo il verbo:

(36) Il panino che ha mangiato Gianni

Questa frase non può essere ambigua, dal momento che contiene un verbo non reversibile, dunque il DP Gianni viene interpretato solo come soggetto, mentre il DP il panino può svolgere solo il ruolo di oggetto. La frase diventerebbe ambigua se si usasse un verbo reversibile con due DP animati:

(37) La mamma che abbraccia la bambina

In (37) entrambi i DP possono ricoprire la funzione di soggetto. Se la frase viene interpretata come una RS (38a), allora il DP la mamma ricopre il ruolo di agente e il

gap si trova in posizione incassata preverbale. Nel caso in cui la frase sia interpretata come una RO (38b), al DP la mamma è assegnato il ruolo di tema e, pertanto, il gap si troverà in posizione postverbale:

(38) a. La mamma che <la mamma> abbraccia la bambina b. La mamma che abbraccia la bambina <la mamma>

Per evitare questa ambiguità è possibile, in italiano, ricorrere a due strategie, una di tipo morfologico e l’altra di tipo sintattico (Volpato 2010). La prima prevede che i DP presentino tratti diversi di numero. Ciò renderebbe più facile interpretare la frase come RS (39 a-b) o RO (40 a-b) dal momento che, come anticipato, in italiano il verbo condivide gli stessi tratti di numero del soggetto:

(39) a. La mamma [che <la mamma> abbraccia le bambine] b. Le mamme [che <le mamme> abbracciano la bambina]

(40) a. La mamma [che abbracciano le bambine <la mamma>] b. Le mamme [che abbraccia la bambina <le mamme>]

La seconda strategia, di tipo sintattico, prevede il posizionamento preverbale del soggetto, nel caso in cui i tratti di numero siano gli stessi per entrambi i DP.