• Non ci sono risultati.

Il matrimonio tra persone dello stesso sesso è oggi ufficialmente legale in quasi trenta paesi del mondo e in molti altri la sua legittimazione è attualmente oggetto di discussione28: il primo paese ad aver legalizzato tale unione sono stati i Paesi Bassi nell’aprile del 2001.

26 Immagine reperita da Kamoto Itsuko, “Haagu Jōyaku” teiketsu dake de mondai wa kaiketsushinai (The

conclusion of the “Hague Convention” alone does not solve the problem), Nippon, 2013,

https://www.nippon.com/ja/currents/d00079/

嘉本 伊都子『「ハーグ条約」締結だけで問題は解決しない』

27 David Chapman, Karl Jakob Krogness, Japan’s household registration system and citizenship: Koseki,

identification and documentation, Routledge, Londra, 2014, p.210.

28 Josie Green, 29 countries where same sex marriage is officially legal, USA Today, 2019,

https://eu.usatoday.com/story/money/2019/06/13/countries-where-same-sex-marriage-is-officially- legal/39514623/

85 Il riconoscimento viene simbolicamente associato all’accesso della popolazione lesbica, gay, bisessuale, transgender, intersex29 e queer30 (LGBTIQ) all’interno delle norme standard della famiglia o della cittadinanza nelle democrazie liberali capitaliste del mondo. I paesi in cui, oggi, gay e lesbiche possono unirsi in matrimonio presentano una varietà culturalmente e politicamente molto ampia, riflettendo diverse posizioni relativamente alla religione o ad altri fondamenti culturali della nazione31.

In questo ambito, un’altra tipologia di adozione particolare è quella riguardante le coppie formate da soggetti dello stesso sesso. Trattandosi di una tematica affrontata soltanto negli ultimi tempi, non sempre esiste un insieme di norme che regoli questo tipo di adozione.

In diversi paesi le disposizioni sono risultate abbastanza flessibili da permettere l’adozione a coppie gay o lesbiche, tuttavia, la legge è ancora fortemente basata sul concetto di matrimonio tradizionale, dunque, in assenza di vincolo matrimoniale, così come avviene per le coppie eterosessuali, l’affidamento di un minore risulta molto spesso complesso.

Nei paesi in cui è permessa l’adozione da parte di coppie dello stesso sesso, gli ordinamenti che vi fanno da guida riflettono le norme legali base relative all’adozione nel diritto di famiglia, in particolare la ricerca del miglior interesse del minore e le strutture familiari basate sul matrimonio.

Una volta approvato il decreto di adozione, i due soggetti della coppia diventano genitori legali del bambino. Il decreto garantisce, inoltre, che i genitori vengano trattati come tali per tutti i fini legali relativamente alla custodia, alla possibilità di iscrivere il minore a scuola e alla partecipazione a decisioni in materia della sanità, e al contempo riceveranno benefici per sé stessi e per il bambino. A questo punto, l’adozione non potrà essere contestata, ignorata o revocata32.

29 Il termine intersex (“intersessualità”) si utilizza per descrivere individui i cui cromosomi sessuali,

caratteri secondari o genitali non possono essere definiti come esclusivamente maschili o femminili.

30 Il termine queer (“eccentrico”) è un termine generico utilizzato per identificare le minoranze sessuali e

di genere che non sono eterosessuali.

31 Bronwyn Winter, Maxime Forest, Réjane Sénac, Global Perspective on Same-Sex Marriage: A Neo-

Institutional Approach, Palgrave Macmillan, Londra, 2018, pp.1-2.

32 David M. Brodzinsky, Adam Pertman, Adoption by Lesbians and Gay Men: A New Dimension in Family

86 33

Figura 21

Il paese maggiormente aperto da questo punto di vista sono gli Stati Uniti, nei quali l’adozione da parte di coppie dello stesso sesso è stata legalmente riconosciuta in quasi tutti gli stati (Fig. 21). In Europa, invece, sono diversi i paesi a possedere una normativa che regolamenta questo tipo di adozione ma, in generale, il metodo più comune che permette alle coppie omosessuali di adottare un bambino è quello dell’adozione da parte del singolo individuo.

Per quanto riguarda il Giappone, al fine di poter trattare l’adozione da parte di coppie dello stesso, è necessario innanzitutto fornire un quadro generale di come l’omosessualità viene vista e percepita all’interno del paese.

4.2.1 L’omosessualità in Giappone

Fino alla fine del 1800, la società giapponese ha sempre avuto un atteggiamento di estrema tolleranza nei confronti dell’amore tra due uomini, dato che l’omosessualità tra samurai, preti e sacerdoti veniva considerata assolutamente normale. Al contrario, in Europa la situazione era totalmente differente poiché, con l’influenza del cristianesimo, l’omosessualità era simbolo del peccato e andava, dunque, trattata come un crimine punibile dalla legge.

33 Immagine reperita da Niall McCarthy, Where Adoption is Illegal for LGBT+ Couples, Statista, 2018,

87 Con l’inizio del periodo Meiji (1868–1912) l’attività omosessuale iniziò ad essere associata ai dormitori degli studenti come mostrato, ad esempio, dall’opera Vita Sexualis (ヰタ・セクスアリス) di Mori Ōgai34. Tuttavia, la modernizzazione della Restaurazione Meiji spinse il paese a adottare le concezioni mediche occidentali che vedevano l’omosessualità come una malattia, al punto che questa iniziò gradualmente ad essere definita anormale anche in Giappone.

Soltanto nel 1984, l’arrivo nel paese del presidente svedese dell’International Lesbian

and Gay Organization (ILGA), spinse Minami Teishirō a fondare la Japan International Lesbian and Gay Association (JILGA), la prima associazione giapponese ad accogliere i

membri della comunità LGBT. Due anni dopo, la separazione di un gruppo ristretto dalla JILGA portò alla nascita di un’altra organizzazione chiamata Occur35.

Il punto di svolta si ebbe nel 1990, con la vicenda della seinen no ie (青年の家)36 della città di Fuchū, un avvenimento non molto conosciuto ma definito il più significativo per il fatto di aver spinto il paese, per la prima volta, a tenere conto delle minoranze sessuali. La vicenda ebbe inizio quando l’associazione Occur decise di pernottare nel suddetto ostello gestito dal governo metropolitano di Tōkyō. La comunicazione, da parte dei capi dell’associazione, di essere a supporto degli omosessuali, portò ad atteggiamenti omofobici nei confronti dei suoi membri. Il governo, piuttosto che negare l’accesso all’edificio per salvaguardare l’associazione da tale condotta, giustificò la decisione su base morale, affermando che il regolamento della struttura imponeva di fornire un ambiente sano per i giovani e, in maniera sottintesa, non malsano come l’omosessualità. L’ostello, invece, spiegò che l’organizzazione Occur era stata esclusa con lo scopo di evitare che gli ospiti avessero rapporti sessuali nelle stanze, rinforzando il pregiudizio secondo cui gli omosessuali facessero sempre sesso alla prima occasione.

In risposta, nel 1991, la Occur sporse denuncia alla corte distrettuale di Tōkyō e, soltanto tre anni dopo, ottenne la vittoria, in quanto la corte stabilì che non era possibile vietare

34 Vita Sexualis (ヰタ・セクスアリス) è un romanzo di letteratura erotica pubblicato nel 1909 dallo

scrittore giapponese Mori Ōgai (1862–1922). Il protagonista, Shizuka Kanei, è una rappresentazione quasi autobiografica dell’autore che racconta filosoficamente della propria vita di omosessuale.

35 Wim Lunsing, Beyond Common Sense: Sexuality And Gender In Contemporary Japan, Routledge,

Londra, 2016, pp.297-300.

36 Con seinen no ie (青年の家) si intende una struttura, simile ad un ostello, che permette il pernottamento

88 l’utilizzo della struttura all’associazione a meno che non ci fosse la prova concreta di attività sessuali al suo interno37.

Il risultato di tale caso fu che, per la prima volta nel paese, fu data una definizione legale dell’omosessualità maschile in quanto orientamento sessuale nel quale le persone erano attratte da altri individui dello stesso sesso. Inoltre, la corte riconobbe formalmente il pregiudizio e l’oppressione nei confronti degli omosessuali all’interno della società:

“E’ necessario che gli organi di governo mostrino un’attenta considerazione per gli

omosessuali, come minoranza, e assicurino che i loro diritti e interessi vengano rispettati. Fu inaccettabile in passato, e lo è ancora oggi, per un’autorità pubblica di mostrarsi indifferente a una questione del genere.”38

Secondo alcune indagini condotte dalla Dentsū39 e dalla Rengō40, circa l’8% della popolazione giapponese si identifica come lesbica, gay, bisessuale o transgender, ossia circa 10 su un totale di 126 milioni di persone. Eppure, il Giappone è, attualmente, l’unico paese del G7 a non fornire un riconoscimento legale delle coppie omosessuali, né tantomeno la possibilità di unione civile tra due persone dello stesso sesso.

Nell’aprile del 2015, Shibuya e Setagaya, due quartieri di Tōkyō, annunciarono che, a partire dal novembre dello stesso anno, avrebbero permesso il rilascio di certificati alle coppie dello stesso sesso riconoscendo la loro relazione come “equivalente al matrimonio”. Tale mossa incoraggiò le altre amministrazioni locali a prendere in considerazione le persone LGBT e a concedere loro i propri diritti. Diverse aziende telefoniche, come NTT Docomo, SoftBank e KDDI, iniziarono ad estendere i propri sconti famiglia anche alle coppie dello stesso sesso nelle relazioni riconosciute come equivalenti al matrimonio, mentre alcune compagnie di assicurazione permisero loro di essere designate come beneficiarie delle assicurazioni sulla vita.

37 Wim Lunsing, LGBT Rights in Japan, Peace Review: A Journal of Social Justice, Vol. 17, Taylor &

Francis Group, Abingdon-on-Thames, 2005, pp.143-144.

38 Sechiyama Kaku, Gei ya rezubian: seiteki shikou no jiyuu wa “21 seiki no jinken” Nihon shakai to

LGBT (Gays and lesbians: freedom of sexual orientation is a “human right of 21st century” Japanese society and LGBT movement), Nippon, 2015, https://www.nippon.com/ja/currents/d00174/

瀬地山 角『ゲイやレズビアン:性的指向の自由は「21 世紀の人権」-日本社会と LGBT』

39 La Dentsū (株式会社電通), fondata nel 1901, è la più importante società internazionale giapponese di

pubblicità e pubbliche relazioni.

40 La Rengō (連合), che sta per Japanese Trade Union Confederation, è la più grande confederazione

89 Questa proposta diede l’esempio a molte aree del paese e, ad oggi, sono 32 le località che permettono tale rilascio41.

Tuttavia, secondo alcuni dati rilasciati da Nijiiro Diversity42 ad ottobre dello scorso anno, sono soltanto 617 le coppie omosessuali che hanno registrato le proprie relazioni, riscontrando, inoltre, numerosi problemi a livello burocratico in cambio di pochi benefici43.

Data la situazione attuale, non esiste ancora una normativa che regoli l’adozione di un minore da parte di una famiglia composta da due soggetti dello stesso sesso. Tuttavia, numerosi individui appartenenti a relazioni omosessuali hanno sfruttato il sistema di adozioni giapponese come strategia alternativa per ottenere un riconoscimento legale del loro rapporto.

L’elemento centrale di tale pratica è l’adozione di adulti, della quale si è ampiamente discusso nel capitolo precedente. Infatti, su disposizioni degli articoli 792 e 793 del Codice civile giapponese, non esistono restrizioni per quanto riguarda l’adozione di un individuo, se non quella secondo cui l’adottando debba avere un’età minore dell’adottante44. In questo modo, il membro più anziano della coppia potrà adottare il più giovane ed inserirlo nel proprio registro e nucleo familiare.

Il sistema di adozioni garantirà ai partner dello stesso sesso il diritto di visita quando uno dei due è malato, permettendo decisioni riguardanti i trattamenti medici e, inoltre, permetterà loro la possibilità di ereditare il patrimonio.

Il processo di adozione è simile a quello del matrimonio, ossia consiste nella presentazione dei documenti richiesti alla sede del governo locale. I documenti devono essere stampati e firmati con il sigillo delle due parti in presenza di due testimoni. Lo scioglimento della relazione adottiva verrà amministrato nelle stesse modalità del

41 Shibuya kara jiwari hirogaru LGBT rikai: 9 shiku ga paatonaa shōmei hakkou (Understanding of LGBT

spreads from Shibuya: nine wards issue partnership certificate), Nippon, 2018, https://www.nippon.com/ja/features/h00288/

『渋谷からじわり広がる LGBT 理解:9 市区がパートナー証明発行』

42 La Nijiiro Diversity (虹色ダイバーシティ), letteralmente “diversità arcobaleno”, è stata fondata nel

2013 ed è la prima organizzazione giapponese non a scopo di lucro a occuparsi dei problemi relativi alla discriminazione LGBTIQ nei posti lavoro.

43 Chihō jichitai no dōsei paatonaa ninchi kensū (Number of recognized same-sex partners by local

governments), Nijiiro Diversity, 2019, http://nijiirodiversity.jp/partner20191008/

『地方自治体の同性パートナー認知件数』

90 divorzio consensuale e, soltanto in caso di controversie, sarà il tribunale dei minori a occuparsene45.

Documenti correlati