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Ad un livello sociale, l’Italia e il Giappone possiedono diversi problemi e caratteristiche in comune che ne favoriscono una diretta comparazione.

Entrambi i paesi sono caratterizzati da un basso tasso di divorzio e di natalità al di fuori del matrimonio, mentre lo scenario industriale vede la diffusione di numerose piccole aziende e di imprese a conduzione familiare.

A causa della sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale, la ripresa dei suddetti paesi è avvenuta soltanto negli anni Cinquanta e Sessanta con un periodo di rapida crescita economica, contraddistinto da transizioni demografiche molto rapide che hanno successivamente portato al rapido invecchiamento della popolazione agli inizi del ventunesimo secolo.

Inoltre, soprattutto negli ultimi anni, i due paesi si trovano ad affrontare l’arrivo di un numero sempre maggiore di immigrati stranieri, sebbene tale fenomeno inizi ad essere visto come una soluzione al declino demografico58.

57 Michael Weiner, op.cit., pp.42-43.

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Figura 9

Così come il Giappone, all’inizio del nuovo millennio, l’Italia ha raggiunto il livello più basso di fertilità tra i paesi dell’Unione Europea, preceduta soltanto da Spagna e Grecia, e il minor tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro. Da un punto di vista sociologico, la riduzione del tasso di fertilità è stata causata anche dal fatto che la maggior parte dei giovani italiani vivono nel nucleo familiare di origine più tempo rispetto agli altri paesi europei e, di conseguenza, ciò ha portato all’abbassamento del tasso dei matrimoni e delle procreazioni. In termini statistici, all’inizio del 2000, circa l’81,1% dei giovani italiani tra i 20 e i 29 anni viveva ancora con i genitori, in comparazione con il 42,7% dell’Inghilterra e il 28,7% della Finlandia (Fig. 9). Tale fenomeno mostra inoltre tendenze opposte in quanto se , da una parte, i giovani tendono a vivere con le famiglie fino al completamento degli studi universitari e dunque risultano avere un livello di educazione più elevato, dall’altra sono coloro che incontrano maggiormente un’instabilità a livello lavorativo caratterizzata da contratti a tempo determinato, tirocini e autoimpieghi60.

59 Immagine reperita da Marcus Rebick, Ayumi Takenaka, The Changing Japanese Family, Routledge,

Londra, 2006, p.62.

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Figura 10

Nel 2018 in Giappone, per la prima volta dopo oltre cinquant’anni, il numero delle donne lavoratrici ha raggiunto un picco del 51,3% della popolazione totale. Secondo un’indagine condotta dal Ministero degli Interni, il numero è salito a 29,46 milioni, 870.000 in più rispetto all’anno precedente (Fig. 10). Mentre la percentuale raggiunta cinquant’anni prima vedeva le donne giapponesi impiegate nelle fattorie o nelle piccole imprese di famiglia, oggi, invece, gli impieghi riguardano il settore ospedaliero, infermieristico, e i servizi di ristorazione, ricoprendo così quell’area industriale che, a causa dell’invecchiamento della popolazione, aveva subito un assorbimento del 40% dei lavoratori giapponesi e una riduzione notevole della produttività.

Tuttavia, i salari nel settore dei servizi risultano ancora essere più bassi rispetto a quelli di altre aree lavorative, quindi l’aumento degli stipendi si è rivelata essere una nuova sfida per il paese, affiancando quella relativa all’aumento della produttività62.

Anche in Italia, negli ultimi decenni, le donne hanno percepito una spinta maggiore verso la realizzazione personale nel mondo del lavoro, anche dopo il matrimonio. Il lavoro viene visto come un’opportunità per sviluppare le relazioni interpersonali e per distaccarsi dai doveri familiari, oltre che come fonte di indipendenza economica. Inoltre, i ruoli di

61 Immagine reperita da Ministry of Internal Affairs and Communications, 2018,

https://asia.nikkei.com/Economy/Japan-s-female-employment-tops-50-for-1st-time-in-half-century

62 Koji Okuda, Japan's female employment tops 50% for 1st time in half-century, Nikkei, 2019,

35 moglie o madre non sono più visti come unica via per accedere al mondo degli adulti, come nel passato, ma questi sono adesso una scelta tra numerose alternative63.

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Figura 11

Eppure, in proporzione alla media europea, il numero di donne lavoratrici nel paese al 2018 ammonta a meno del 50% della popolazione totale (Fig. 11). Secondo Christine Lagarde, la precedente amministratrice delegata del Fondo Monetario Internazionale, incoraggiare le donne nel posto di lavoro richiede l’approvazione sia di uomini che di donne nel garantire opportunità e, allo stesso tempo, cambiamenti culturali, in quanto gli ostacoli alla partecipazione femminile nel mondo del lavoro esistono ancora nelle costituzioni o nei sistemi legali dell’80% dei paesi appartenenti al FMI65.

63 Margret Fine-Davis, Jeanne Fagnani, Dino Giovannini, Lis Højgaard, Hilary Clarke, Fathers and

Mothers: Dilemmas of the Work-Life Balance, Kluwer Academic Publishers, New York, 2004, p.37.

64 Immagine reperita da Bloomberg, 2019, https://www.bloomberg.com/news/articles/2019-03-08/italy-s-

lagging-female-labor-inclusion-costs-99-billion-a-year

65 Lucy Meakin, Giovanni Salzano, Italy’s Non-Working Women Are a $99 Billion Opportunity,

Bloomberg, 2019, https://www.bloomberg.com/news/articles/2019-03-08/italy-s-lagging-female-labor- inclusion-costs-99-billion-a-year

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CAPITOLO 2

IL DIRITTO DI FAMIGLIA

Dopo aver inquadrato in maniera sintetica ma completa lo scenario demografico relativo alla popolazione, è possibile procedere con un’analisi dettagliata del diritto di famiglia giapponese, a partire dalle sue origini e passando per tutte le varie modifiche che ha subito nel corso degli anni.

All’interno della società giapponese, caratterizzata da rallentamenti economici e da fluttuazioni demografiche di una certa entità, il sistema familiare è stato influenzato da una moltitudine di cambiamenti significativi. Le variazioni che ha subito la famiglia tradizionale sono state soprattutto causate dall’aumento del numero di giovani uomini e donne che non hanno un partner e che, dunque, vivono ancora con i genitori1.

Conoscere l’attuale struttura familiare, basata sul sistema ie (家)2, è essenziale al fine di comprendere il tradizionale apparato paternalistico della società giapponese. Quella giapponese viene considerata la tipologia più rigida di sistema familiare in quanto le gerarchie verticali dell’ie sono ancora oggi predominanti nelle relazioni umane all’interno delle aziende giapponesi e richiedono il sacrificio della propria vita privata, così come hanno causato l’attuale stato sociale inferiore delle donne nella società3.

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