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III. LE RIVOLTE DELLE LEGIONI DEL RENO

6. Agrippina e Gaio

Agrippina nacque, probabilmente tra il 15 e il 13 a.C., dalle nozze tra Marco Agrippa e Giulia – lui fedele collaboratore e generale, lei l’unica figlia di Augusto.322

La matrona poteva dunque vantare una parentela di sangue più stretta con Augusto rispetto a Tiberio e al marito, legato al ramo giulio della domus Augusta solo grazie alla madre, Antonia Minore, figlia di Ottavia, sorella di Augusto. Il matrimonio tra Germanico e Agrippina, così come quello tra Druso Minore e Livilla, sorella di Germanico, servì per cementare il compromesso e il legame tra Giuli e Claudi all’interno del progetto dinastico di Augusto. Agrippina si trovò dunque sposata a un uomo che con buone probabilità avrebbe potuto assumere il potere imperiale e il cui ruolo nelle dinamiche interne alla domus Augusta venne, con tale unione, ulteriormente fortificato.323 Oltretutto, nella prospettiva di Augusto, Germanico avrebbe dovuto probabilmente sostituire nella successione Agrippa Postumo, adottato dal princeps per arginare le pressioni del ramo giulio. I sostenitori dei Giuli, persa ogni speranza dell’affermazione di Agrippa Postumo, potrebbero aver dunque individuato in Germanico, sposato con una principessa di sangue giulio,

un nuovo leader.324

Nella risoluzione della rivolta germanica un ruolo non secondario venne, dunque, giocato da Agrippina e Gaio. Essi compaiono infatti nelle fonti tra le motivazioni che indussero i soldati ribelli a quietarsi. Tra gli storici, Tacito in particolare insiste sul ruolo di Agrippina, assegnandole il merito di aver posto fine alla ribellione. Agrippina si oppose fermamente alla decisione del marito di allontanarla ma Germanico «abbracciato con molte lacrime il ventre di lei e il figlio, l’obbligò a partire. Si mosse a piedi una commovente sfilata di donne, la sposa fuggiasca di un comandante tenendo al seno il bambino piccolo, intorno a lei le moglie

321

Gallotta 1987, p. 81.

322 Valentini 2013, pp. 16-17.

323 E’ degno di nota il fatto che la nuova coppia imperiale fosse andata ad abitare in una casa posta sul Palatino,

luogo che divenne sempre di più il centro abitativo dei membri della famiglia imperiale. Qui Agrippina dovette vivere fino alla relegazione nel 29. Valentini 2013, pp. 141-142; 149.

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piangenti degli amici, che con lei erano condotte via».325 Svetonio, al contrario, offre maggiore spazio al piccolo Caligola scrivendo che i soldati «non cessarono di tumultuare se non quando si accorsero che Caio stava per essere mandato al sicuro nella città più vicina per sottrarlo al pericolo della loro agitazione».326 Solo in quel momento i soldati provarono vergogna del loro comportamento e si pentirono, supplicando Germanico perché non inviasse il bambino presso i vicini Galli. Dione, si è visto, presenta un’altra interpretazione ancora. I soldati avrebbero infatti continuato a pressare Germanico, arrivando quasi ad uccidere alcuni senatori e «catturando persino sua moglie Agrippina […] e suo figlio, […] i quali erano stati inviati di nascosto in qualche località da Germanico stesso».327 Sono dunque state conservate due diverse tradizioni, una che offre ampio spazio all’azione di Agrippina, una che mette in risalto invece i soldati, che usano Agrippina e Gaio per condizionare il comportamento di Germanico. Svetonio sembra aver conciliato le due versioni, dando dapprima maggiore rilievo al pentimento che la vista del piccolo Gaio provocò nei soldati e successivamente sostenendo che Caligola nel 40 d.C. decise di massacrare le legioni che avevano tenuto assediato lui e il padre dopo la morte di Augusto.328 Elemento comune a tutte le fonti è la presenza nell’accampamento di Gaio, che a soli due anni e privo della madre era circondato da soldati ribelli. Questo, secondo Marta Sordi, mostrerebbe come più veritiera la versione di Dione e come forzata la scelta di Germanico di allontanare la famiglia. In Tacito sarebbe evidente una contraddizione: inizialmente lo storico racconta che Germanico promise il ritorno del figlio, senza nominare la moglie e facendo pensare a una separazione tra i due; nel discorso che Germanico tenne davanti alle truppe, invece, quest’ultimo chiese la restituzione della moglie e del figlio, che risulterebbero quindi essere stati assieme. Tale incongruenza potrebbe essere riconducibile all’utilizzo di due fonti, una condivisa con Dione e con Svetonio e attribuibile a Servilio Noniano e una, da cui attingerebbe il racconto dell’allontanamento di Agrippina e di Caligola, che si può forse identificare con Plinio il Vecchio per la definizione di Caligola come in castris genitus.329

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Tac. Ann. I, 40, 3-4.Uterum eius et comune filium multo cum fletu complexus, ut abiret perpulit. Incedebat muliebre et miserabile agmen, profuga ducis uxor, parvulum sinu filium gerens, lamentantes circum amicorum coniuges, quae simul trahebantur.

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Svet. Cal. 9. Non prius destituerunt, quam ablegari eum ob seditionis periculum et in proximam civitatem demandari animadvertissent.

327 Dio LVII, 5, 6. ἐνέκειντο τήν τε γυναῖκα αὐτοῦ Ἀγριππῖναν […] καὶ τὸν υἱόν […] ὑπεκπεμφθέντας ποι ὑπὸ τοῦ

Γερμανικοῦ συνέλαβον.

328

Valentini 2014, pp. 145-146.

329 Plinio è una fonte esplicitamente dichiarata da Tacito negli Annales. Plinio basò probabilmente i suoi scritti sui

documenti che erano presenti negli archivi dei legionari e, forse, sulle testimonianze dei veterani con cui ebbe modo di parlare. Lo stesso Germanico deve inoltre aver scritto una propria relazione circa i fatti da inviare al senato. Servilio Noniano fu invece uno dei principali storici che si occuparono del regno di Tiberio. Egli, insieme ad Aufidio Basso, compare tra le fonti impiegate da Tacito, nonostante lo storico nomini esplicitamente, nei primi

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La presenza di Agrippina nell’accampamento è, in ogni caso, importante perché potrebbe collegare la rivolta germanica con il tentativo messo in atto dal servo Clemente di liberare Agrippa Postumo. Basandosi su Dione, il quale ha scritto che i soldati «poiché non riuscirono ad ottenere nulla, si calmarono», M. Sordi ipotizza che le truppe ribelli attendessero l’arrivo di Agrippa Postumo, il nipote che Augusto aveva relegato a Ventotene. Il piano di Clemente, attuato nel 14 d.C., prevedeva infatti di condurre il giovane fratello di Agrippina presso l’esercito stanziato in Germania. Agrippa fu, tuttavia, prontamente eliminato e Clemente, dopo averne assunto l’identità, venne giustiziato segretamente nel 16 d.C. Lo schiavo, fingendosi Agrippa, era riuscito comunque a raccogliere attorno a sé un grande numero di sostenitori e sembra che fosse appoggiato anche dal ramo giulio della domus Augusta.330 Per questo sembra essere significativo e non frutto del caso che il teatro scelto da Clemente per realizzare il proprio piano fosse il territorio allora di competenza di Germanico, luogo in cui almeno dal 13 d.C. era giunta anche Agrippina, figlia di Giulia. Sembra, inoltre, essere stata parte del progetto sovversivo dei Giuli ai danni di Tiberio anche l’azione di M. Scribonio Libone a Roma.331 Nel racconto del processo e della morte di Libone mai vengono menzionati possibili complici ma l’unico nome che compare è quello di Scribonia, la madre di Giulia Maggiore, che avrebbe potuto anche essere stata una delle sostenitrici di Clemente. Scribonia, seconda moglie di Ottaviano, era zia di Libone e costituiva per lui il legame con il ramo giulio della domus Augusta. Fu lei a convincere Libone a procrastinare il suicidio e ciò si potrebbe connettere con l’importanza che questi avrebbe potuto assumere nel piano sovversivo dei Giuli, specialmente se si fosse alleato con quanti supportavano il fratello minore di Agrippina.332 I Giuli necessitavano infatti di qualcuno da opporre a Tiberio. Eliminato Agrippa Postumo, Germanico avrebbe potuto rappresentare un ottimo candidato se non avesse dichiarato subito la propria fedeltà a Tiberio. Rimaneva quindi Libone, legato ai Giulia dalla parentela con Scribonia e che poteva vantare legami con alcune importanti famiglie senatorie.333 Clemente era stato eliminato segretamente per evitare di dover punire anche quei sentori, cavalieri e familiari che lo avevano appoggiato; Libone, non vantando stretti legami di sangue con Augusto, costituì al contrario per Tiberio l’occasione di lanciare un avvertimento a coloro che avrebbero potuto nuovamente minacciare il suo ruolo. In quest’ottica si possono leggere anche le proposte di Cn. sei libri della sua opera, solo Plinio e le ‘Memorie’ di Agrippina L’uso di Servilio è molto probabile soprattutto perché si trattava di un senatore e Tacito sembra appartenere alla corrente storiografica filosenatoriale. Syme, 1964, pp. 274-275; Sordi 2002, pp. 319-321; Powell 2013, p. 71. 330 Levick 1999, p. 118. 331 Valentini 2014, p. 150. 332 Levick 1999, p. 119. 333 Valentini 2014, p. 151.

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Lentulo e Messalino Cotta, proibire l’uso del cognomen Druso ai membri della famiglia Scribonia e escludere dalle processioni funebri della gens la sua immagine.334 Mentre, dunque, si procedeva alla liberazione di Agrippa Postumo per condurlo presso le legioni renane, alcuni collaboratori di Agrippina probabilmente tentarono di convincere le truppe settentrionali ad appoggiare l’intenzione di sostituire Tiberio con un candidato più gradito; nel frattempo a Roma alcuni personaggi di rilievo avrebbero dovuto controllare la situazione e la sua evoluzione, cercando di contrastare le azioni del princeps.335

Il ruolo di Agrippina nel piano dei Giuli doveva prevedere, secondo M. Sordi, la strumentalizzazione del figlio. Condotto negli accampamenti nel 13 d.C., il piccolo Gaio cominciò ad essere noto con il soprannome di Caligola per le scarpette militari che indossava. Il giudizio di Tacito sarebbe illuminante: Gaio portava tali scarpe «per attirare le simpatie della massa dei soldati» e ciò, secondo Tiberio, era frutto dell’ambizione smodata della madre.336 In effetti poiché Gaio aveva solo due anni era difficile che qualcun altro, se non i genitori, avesse preso questa decisione particolare. Inoltre il bambino non era nato negli accampamenti ma vi era stato portato solo tre mesi prima della morte di Augusto. Svetonio, nonostante riporti l’incertezza degli antichi circa il luogo di nascita del futuro imperatore Caligola, scrive che gli atti ufficiali registravano la nascita di Gaio ad Anzio, nel 12 d.C., e solo quando Caligola assunse il potere si diffuse la voce che fosse nato nei quartieri invernali delle legioni.337 Ciò potrebbe indicare che l’uso di vestire Gaio alla maniera dei soldati sarebbe stato un modo per ottenere popolarità. La consapevolezza di Agrippina di essere parte di un progetto sovversivo sarebbe rivelata anche dalla tenace resistenza che la donna oppose a Germanico quando questi la scongiurò di allontanarsi in fretta dai ribelli. Erano stati forse gli amici di Germanico a proporre tale soluzione, essendo a conoscenza delle ambizioni di Agrippina e dell’ingerenza che ella avrebbe potuto esercitare. Come in Pannonia Percennio era riuscito ad agitare gli animi dei soldati, così in Germania i collaboratori di Agrippina potevano cercare di ottenere il favore delle legioni con la demagogia, alimentando nell’esercito la convinzione di essere l’unico distributore di potere. In quanto donna però Agrippina non avrebbe potuto interferire in questioni politiche e militarsi o porsi a capo di un’eventuale ribellione al potere di Tiberio. Poiché Germanico aveva rifiutato di tradire Tiberio, si ritenne probabilmente necessario aspettare l’arrivo di Agrippa Postumo. Quando fu evidente che Agrippa non sarebbe mai arrivato, i soldati si stancarono e

334 Valentini 2014, p. 152. 335 Valentini 2014, p. 153. 336

Tac. Ann. I, 41, 2 e I, 69, 4; Sordi 2002, p. 322.

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misero fine alla ribellione.338 Agrippina però costituiva una sorta di «hypostatised womb», simbolo e ricordo del potere della genealogia nella creazione e nello sviluppo del principato.339

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Sordi 2002, pp. 322-323.

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