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V. LA SPEDIZIONE IN ORIENTE

1. Tiberio e l’opposizione a Germanico

Un elemento costante che appare nei resoconti delle ribellioni e delle spedizioni affrontate da Germanico tra il 14 e il 19 d.C. è la presunta contrapposizione tra Tiberio e il nipote. Tacito non solo attribuisce al princeps invidia e astio che nei confronti del figlio adottivo ma anche rileva le divisioni interne alla corte imperiale a favore di Druso o di Germanico.

Tiberio sembra essere, infatti, accusato dallo storico di sostenere la successione del solo Druso ma lo storico sottolinea anche come Germanico, d’altra parte, potesse vantare la duplice discendenza da Antonio e Augusto e le nozze con Agrippina, simbolo della gens Iulia e madre prolifica. Gallotta non dà credito all’interpretazione tacitiana: l’incarico in Oriente

avrebbe costituito per Germanico una sorta di pre-investitura.

Tiberio aveva conferito al nipote l’imperium maius, riconoscendogli così la superiorità militare rispetto al figlio naturale Druso, e, secondo Gallotta, forse lo aveva anche compreso nel collegio pontificale, lasciando la potestà tribunizia quale unico elemento distintivo del

princeps; inoltre la spedizione in Oriente avrebbe potuto rendere ulteriormente conosciuta la

figura dell’erede designato.558

Nelle fonti avverse a Tiberio la rivalità tra questi e il nipote è predominante e si manifesta anche nel giudizio circa la scelta di Cneo Calpurnio Pisone quale governatore della Siria e ‘collaboratore’ di Germanico. Si deve tuttavia tenere presente che in questo periodo a Roma sembra crearsi una tensione tre la domus Augusta e lo schieramento senatorio più conservatore, di cui pare che lo stesso Pisone facesse parte. La scelta di Tiberio si potrebbe spiegare con quanto sostiene Mario Pani, cioè che ciò permettesse a Tiberio di ostacolare le simpatie orientalizzanti di Germanico, contrapponendogli però un membro di quella parte dell’aristocrazia meno legata al princeps.559

È inoltre importante che Tiberio, in occasione del processo del 20 al legato, sostenesse di averlo nominato auctore senatu – su proposta del Senato – e non dunque di propria iniziativa. Ciò potrebbe essere traccia dell’assenza di una cospirazione tra Tiberio e Pisone ai danni di Germanico, assieme alla mancanza di indizi che confermino l’intesa tra i due. La vicinanza di Tiberio e Pisone era infatti frutto di mormorii che, come sostiene Gallotta, potrebbero essere stati messi in circolazione dall’entourage di Agrippina se non da Pisone stesso. Sembra che Germanico in persona, al di là di quanto afferma Tacito, sospettasse che dietro il suo avvelenamento vi fosse esclusivamente la mano

558 Gallotta 1987, p. 154.

559 Con tale idea sembra concordare anche Cristofoli, il quale sostiene che Tiberio avesse scelto Pisone per

offrire «una contropartita agli ambienti più tradizionalisti dell’aristocrazia» inviando «un elemento rappresentante al più alto grado delle istanza ellenistico-orientali a risistemare i territori di una regione cruciale e di difficile gestione». Pani 1987, p. 2; Cristofoli 2018, p. 17.

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di Pisone, poiché non solo aveva accusato chiaramente soltanto il legato e la moglie ma aveva chiesto anche che si riportasse al padre e al fratello l’amarezza con cui moriva.560

Supponendo invece che Tiberio avesse volontariamente inviato in Siria Pisone per controllare l’operato di Germanico e dei suoi amici, il legato non avrebbe dovuto fare altro che attenersi a tale incarico. Pisone si comportò diversamente, forse per sue ambizioni personali, per influenza della moglie o per la consapevolezza di essere appoggiato da Tiberio.

La prima lettera inviata a Tiberio che viene registrata segue la morte di Germanico ed in essa Pisone elenca una serie di colpe di cui Germanico, secondo lui, si era macchiato. Se Pisone fosse stato un informatore del princeps, avrebbe probabilmente dovuto avvisarlo precedentemente dei presunti scorretti comportamenti di Germanico. Tra questi avrebbero potuto esserci i costumi ellenizzanti che il figlio di Druso sembrava aver cominciato ad adottare durante il soggiorno in Egitto e che avrebbero richiamato alla memoria le idee imperiali di Marco Antonio. Secondo Gallotta alcuni studiosi ritengono che l’atteggiamento antoniano di Germanico sia apparso già durante la visita al golfo di Azio, dove tuttavia il nipote di Tiberio si era attardato solo per delle riparazioni della flotta. La visita ad Azio potrebbe avere avuto comunque degli intenti simili a quelli della ‘visita’ alla selva di Teutoburgo durante la spedizione germanica. Qui certo non vi erano monumenti o tracce visibili, ma il luogo era pervaso dall’immagine dello scontro tra i due avi di Germanico e probabilmente suscitò diverse emozioni nel comandante. A Teutoburgo la visione dei resti delle legioni di Varo era servita a incitare i soldati, ad Azio il ricordo della fine dell’ultima guerra civile e la memoria di Antonio e Augusto, una memoria di Stato ma al contempo una memoria familiare e personale, servivano forse a Germanico per ricordare, a quanti ora lo

accompagnavano, chi lui fosse.561

Sul nuovo comportamento attribuito a Germanico avrebbero potuto fare leva Agrippina e il suo seguito e proprio la moglie di Germanico costituiva un elemento di attrito all’interno della domus Augusta a causa della sua rivalità con Livia. Anche Tiberio aveva motivo di temere Agrippina, basti ricordare le accuse che muove alla donna durante la prima campagna in Germania nel 15. Tiberio le aveva infatti rimproverato di cercare consensi attraverso le elargizioni ai soldati e mettendo in mostra il figlio Caligola. Per la sua discendenza, Agrippina godeva già di un notevole ascendente sulle legioni e aveva giocato un ruolo non indifferente nel porre fine alle insurrezioni in Germania del 14. Facilmente la donna avrebbe

560 Tac. Ann. II, 71, 1; Gallotta 1987, p. 156. 561 O’Gorman 2000, pp. 62-63; Powell 2016, p. 130.

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forse potuto influenzare il marito.562 A tal proposito Braccesi ritiene che Agrippina incitò, o assecondò, Germanico a visitare l’Egitto o perché vi vedeva il «necessario completamento della parabola emulativa del grande Alessandro» o per mostrare di essere «personalità al di sopra della legge e, quindi, anche al di sopra dei divieti imposti dall’imperatore ai senatori e

ai propri familiari».563

La spedizione in Oriente di Germanico, tuttavia, era giustificata da esigenze politico- amministrative ma alcune azioni che egli compì vennero interpretate in chiave ideologia contribuendo a sviluppare l’idea che in lui stesse maturando una propensione orientalistica. In questo senso venne letta ad esempio la visita a Ilio. Qui, la stesura di un epigramma per Ettore e la giustificazione del dominio Romano che tale componimento forse conteneva portarono all’associazione di Germanico con Alessandro Magno, ulteriormente enfatizzata da quanti ritennero che il viaggio in Egitto costituisse il desiderio di ricalcare le tracce di Alessandro. D’altra parte è possibile che Germanico assumesse determinati atteggiamenti a

seconda delle realtà locali in cui si trovava in segno di rispetto.

E’ in Egitto che la presunta opposizione di Tiberio verso il nipote sembra manifestarsi, in seguito all’entrata di Germanico ad Alessandria.564

Sembra però che Tiberio non si fosse opposto al più generale arrivo del nipote in Egitto, dovuto prevalentemente a una carestia che probabilmente si concentrava soprattutto nell’area di Alessandria. Di fatto Tiberio si limitò a lamentarsi dell’azione di Germanico senza prendere alcun provvedimento, come invece avrebbe dovuto fare se effettivamente Germanico avesse dato prova di insubordinazione. Tiberio, inoltre, aveva non solo la possibilità ma anche la capacità di far valere la propria autorità e ne aveva già dato prova intimando fermamente a Germanico di abbandonare la Germania. Avrebbe potuto imporsi anche in questa occasione. Oltretutto, neppure Pisone colse l’entrata ad Alessandria come occasione per denunciare Germanico al princeps, a

riprova che non si trattasse di un atto di insubordinazione.

La comparazione che dunque sembra emergere in parte della storiografia relativa a Germanico tra questi e Cesare, Alessandro Magno e Marco Antonio pare poter essere attribuita a una tradizione che fa capo al filone aristocratico-repubblicano. Tale filone, dopo la morte di Germanico e l’ascesa a Roma di Seiano, aveva fatto propria l’immagine del nipote

562

Gallotta 1987, pp. 157-160; Galimberti 2014, p. 186; Braccesi 2015, pp. 48-54;

563 Braccesi 2015, p. 115. 564 Tac. Ann. II, 59, 2.

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di Tiberio e l’aveva modellata in chiave ‘liberale’. Tacito pare aver seguito anche tale tradizione, oltre a consultare anche fonti provenienti dal ‘circolo’ di Germanico.565

Se anche l’ostilità di Tiberio nei confronti di Germanico fu reale, si può ipotizzare che Tiberio ne riconoscesse comunque le capacità militari. Assegnare a Germanico un potere superiore nelle province orientali significava certamente allontanare un possibile concorrente, ma soprattutto permetteva a Tiberio di far fronte alla crisi che aveva colpito quei territori, inviandovi un comandante capace. È inoltre probabile che, al di là della rivalità, vi fosse una collaborazione tra Tiberio, Germanico e Druso nella gestione del potere.566