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Nel 2006, in occasione del cinquantesimo anniversario del Dartmouth

Summer Research Project on Artificial Intelligence, più di 100 studenti e

ricercatori si riunirono a Dartmouth per la Dartmouth Artificial Intelligence

Conference: The Next Fifty Years (o AI@50). Erano tre gli scopi di questa

conferenza: celebrare quella del 1956; discutere sui progressi dell‟AI; e stabilire quali sarebbero stati o avrebbero dovuto esserne gli sviluppi futuri. James Moor, professore di filosofia al Dartmouth College e organizzatore della conferenza, affermò che lo scopo dei ricercatori riunitisi 50 anni prima ad Hannover era stato quello di creare macchine più “consapevoli”, e sulla base di quest‟obiettivo tracciare un quadro di riferimento su cosa fosse effettivamente l‟intelligenza umana. Riguardo la conferenza del 2006, egli sottolineava:

We expect to undertake a full exploration into the many emerging directions for future AI research, just as the College took the first steps to establish AI as a research discipline 50 years ago.305

Secondo Carol Folt, preside della Faculty of Arts and Sciences e

professoressa di scienze biologiche a Dartmouth, era più che comprensibile che l‟AI, come campo di ricerca, attirasse le menti più brillanti e fantasiose, coloro che sono soliti lavorare senza tener conto dei confini disciplinari, dal momento che l‟innovazione e l‟interdisciplinarietà erano i due principali

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tratti distintivi della conferenza originale.306

Barry Scherr, a quel tempo rettore, aggiunse che il successo del workshop del 1956 risiedeva nello spirito che aveva generato e che, al di là della semplice commemorazione, era proprio questo aspetto che gli organizzatori avevano intenzione di replicare:

The continuing accomplishments in the years since have proven that the field of AI remains vital and filled with promise. I hope that the AI@50 participants enjoyed recalling the early years of AI at the same time that they were helping to develop a road map for future avenues of study.307

Sempre secondo Scherr, proprio perché l‟AI era andata, nel corso degli anni, sempre più legandosi alla società, dalla vita di tutti i giorni fino agli aspetti più globali, era necessario interrogarsi circa la direzione attuale della ricerca, sul dove si sarebbe arrivati, sul come sarebbero stati raggiunti questi

risultati e quali implicazioni etiche avrebbe avuto tutto il processo. Tenutasi dal 13 al 15 luglio 2006, durante la conferenza furono presenti cinque dei partecipanti del congresso originale: Marvin Minsky, Ray Solomonoff, Oliver Selfridge, Trenchard More e John McCarthy. Rodney Brooks, direttore del laboratorio d‟informatica e intelligenza artificiale del Computer Science and Artificial Intelligence Lab (CSAIL), sottolineava il carattere quasi “sovversivo” di questi primi ricercatori, specie considerando le implicazioni filosofiche insite nel concetto di AI:

306 Knapp 2006a. 307 Ibid.

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At the 1956 Dartmouth Artificial Intelligence Conference an audacious, outrageous even, intellectual Zeitgeist emerged: that the core of humanity, our ability to think and reason, was subject to our own technological understanding, a recursive formulation of our very nature. And the participants were right.308 La conferenza fu finanziata dall‟Office of the Dean of the Faculty e dall‟Office of the Provost di Dartmouth, oltre che dalla Frederick

Whittemore Foundation, dalla General Electric Foundation e in particolare dalla DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency), da cui ricevette 200,000 dollari.

Intervistato a riguardo, il commento di Moor fu che il contributo della DARPA avrebbe permesso di guardare al futuro dell‟AI, con particolare attenzione verso quei modelli e quelle metodologie che avrebbero potuto portare dei progressi (e dei successi) in aree di ricerca specifiche quali l'apprendimento, la vista, il ragionamento, la ricerca, il linguaggio naturale, e la cognizione.309Secondo Moor, nell‟odierno mondo tecnologizzato, un progresso così inteso aveva portato a risultati quali intelligenze artificiali in grado di giocare (e vincere) a scacchi, programmi in grado di tradurre la lingua araba e di raccogliere informazioni vitali per la sicurezza nazionale. Oltre all‟aver fornito questo fondamentale supporto per l‟AI@50, Moor sostenne che il finanziamento della DARPA avrebbe permesso a 25 laureandi e post laureandi di unirsi ai 31 scienziati di fama internazionale

308 Knapp 2006c. 309 Knapp 2006b.

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nel campo dell‟AI invitati per la conferenza. L‟idea di far partecipare questi giovani ricercatori venne da George Cybenko, professore d‟ingegneria a Dartmouth oltre che principale responsabile per i finanziamenti della

DARPA: questa inclusione gli avrebbe permesso non solo di avviare la loro carriera lavorativa, ma ciò rientrava, secondo Cybenko, anche nello spirito della conferenza originale, quando “those first-ever discussions were driven by equally young researchers who had an enormous vested interest in the future of AI”.310

Per l‟AI@50, la DARPA richiese una relazione riassuntiva tratta dagli atti del convegno, la quale avrebbe dovuto: analizzare i progressi della “sfida originale” dell‟AI durante questi primi cinquant‟anni, stabilendo se essa si fosse rivelata più facile o più difficile del previsto, motivando la risposta; documentare quali, secondo i partecipanti della conferenza, sarebbero state le principali sfide nel campo della metodologia e dello sviluppo, e quali conquiste sarebbero state necessarie per il loro superamento; infine, confrontare questi obiettivi e risultati con gli sviluppi e le tendenze delle altre aree di ricerca, come la teoria del controllo, quella dell‟elaborazione dei dati, la statistica e la teoria dell‟informazione.

La DARPA chiese anche ai partecipanti di concentrarsi sulle esigenze della difesa e della sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Durante la conferenza, Charles Holland, direttore del DARPA Information Processing Technology Office, condusse una tavola rotonda sul ruolo dell‟AI nello sviluppo della

Nel documento Intelligenza artificiale: i primi 50 anni (pagine 197-200)