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4 Caratteristiche peculiari della Rete

5 L’impresa focale, l’ambiente transazionale e le relazioni a monte e a valle

6 Diverse tipologie di Reti tra imprese

7 Modalità di realizzazione di una Rete. Vantaggi e limiti 8 Ambito di applicazione delle reti

LE RELAZIONI INTERORGANIZZATIVE QUALE STRUMENTO STRATEGICO DI SVILUPPO

1. INTRODUZIONE

Negli ultimi anni la continua evoluzione dei mercati e l’adozione di tecnologie sempre più sofisticate ha determinato un cambiamento dei fattori che favoriscono la competitività aziendale. Lo scenario economico e organizzativo attuale, infatti, è caratterizzato da una domanda sempre più esigente in termini di qualità oltre che di varietà dei prodotti/servizi richiesti104, domanda che

richiede alle aziende la capacità di anticipare le esigenze ed i gusti del mercato. Per raggiungere tali obiettivi sono necessari investimenti considerevoli e, allo stesso tempo, accordi con diversi partners. E’ per questo motivo che le moderne organizzazioni sono legate ad altri attori (o organizzazioni) da innumerevoli relazioni, indispensabili sia per l'acquisizione di risorse (materiali e immateriali) che per la cessione dei beni e/o servizi prodotti105. Le relazioni, dunque, sono

indispensabili per la crescita delle singole organizzazioni e, a volte, anche per la propria sopravvivenza.

Le relazioni interaziendali, connesse a strutture organizzative particolarmente flessibili, infatti, sono in grado di produrre performance aziendali molto più efficaci rispetto a quelle determinate dalle tradizionali strutture gerarchiche, caratterizzate da meccanismi di coordinamento e controllo di tipo formale106.

Questo non significa che le organizzazioni di tipo gerarchico non siano efficienti in nessun contesto, piuttosto, sta a significare che le organizzazioni di tipo tradizionale dovrebbero entrare nell’ottica delle relazioni interaziendali favorendo comportamenti collaborativi107.

In questo scenario, dunque, particolare rilevanza sembrerebbe assumere il concetto di rete, con tutte le sue interdipendenze ed i meccanismi di coordinamento ad essa correlati.

104 Cfr.: Ricciardi A., “Le reti di imprese. Vantaggi competitivi e pianificazione strategica”, Franco Angeli, Milano, 2003, Pag. 31

105 Cfr. Martinez. M., L’analisi organizzativa: il network, in Mercurio R., Testa F. (a cura di), “Organizzazione , assetto e relazioni nel sistema di business, op. cit ., pag. 263

106 Cfr.: Ricciardi A., “Le reti di imprese. Vantaggi competitivi e pianificazione strategica”, Franco Angeli, Milano, 2003, Pag.9

107 Cfr.: Ricciardi A., “Le reti di imprese. Vantaggi competitivi e pianificazione strategica”, op. cit, pag. 9

2 ALCUNNE DEFINIZIONI TERMINOLOGICHE

Il concetto di rete (o network), che secondo una prima accezione generale può essere definito come “un insieme di nodi legati da relazioni o connessioni”108, è

stato utilizzato in letteratura con riferimento a fenomeni organizzativi molto diversi fra loro, quali ad esempio alleanze strategiche, deverticalizzazione, decentramento produttivo di attività da parte di un’impresa centrale verso imprese subfornitrici, e così via. Ad esso fanno riferimento numerose teorie ed approcci organizzativi109. Anche dal punto di vista terminologico, dunque, non è

possibile fornire una definizione univoca.

Sulla base dell’attuale stadio di conoscenza del tema delle reti di impresa, ad oggi ancora piuttosto frammentato, possiamo identificare tre concetti base110:

- la rete delle unità esterne, secondo la quale si è in presenza di un’impresa guida che, attraverso una serie di legami e relazioni con altre imprese o enti, raggiunge gli obiettivi strategici della stessa rete;

- la rete delle unità interne, da considerarsi in qualche modo complementare alla rete delle unità esterne. Secondo questo concetto l’analisi delle relazioni viene svolta a livello organizzativo, tra le diverse unità;

- la rete a livello interpersonale, trova applicazione sia a livello dell’impresa guida che tra questa e le unità esterne.

Spesso questi tre concetti di rete sono presenti congiuntamente in alcuni organizzazioni, altre volte, al contrario, si manifesta il prevalere di un aspetto sugli altri due.

In questa sede si analizzerà, principalmente il concetto di rete in relazione alle unità esterne. Verrà utilizzato il termine network nella duplice prospettiva di strumento di rappresentazione e studio delle relazioni tra l’organizzazione ed il suo ambiente, e di forma organizzativa con particolari caratteristiche che la rendono distinta dal “mercato” o dalla gerarchia111, ma che in qualche modo

racchiuda le peculiarità sia dell’uno che dell’altra.

108 Cfr.:Wellman e Berkowitz, 1998, citato in Soda G., “Reti tra imprese. Modelli e prospettive per una teoria del coordinamento”, Carocci, Roma, 1998, pag. 24

109 Cfr: Mascia D., “L’organizzazione delle reti in Sanità”, Franco Angeli, Milano, 2009, pag. 24 110 Cfr. Lorenzoni G., “Accordi, reti e vantaggio competitivo”, Etaslibri, Milano, 1992, pag. 283 111 Cfr. Perrone V. “La rete”, in G. Costa, R. Nacamulli (a cura di) “Manuale di Organizzazione Aziendale”, Utet , Torino, Pag. 614

Come anticipato nel primo capitolo del presente lavoro, le imprese (intese come strutture gerarchiche) ed il mercato rappresentano forme, in alcuni casi alternative ed in altri complementari, per la gestione delle transazioni, ovvero per la gestione degli scambi di beni e/o servizi tra due o più attori. L’esistenza delle forme gerarchiche trova spiegazione, nell’economia dell’organizzazione, nei costi connessi alle transazioni sul mercato. Infatti, al crescere dei costi delle transazioni sul mercato diviene più conveniente ricorrere alle cosiddette forme gerarchiche.

Sulla base di queste considerazioni, alcuni autori112 considerano la rete come

la forma ibrida maggiormente diffusa. Le forme ibride, infatti, sono considerate “reti di relazioni di potere e fiducia attraverso cui le organizzazioni possono scambiarsi influenza e risorse, o possono ottenere dei vantaggi di efficienza economica” (Borys, Jeminson, 1989)113.

Una definizione particolarmente significativa del concetto di rete ci viene fornita da Perrone, il quale la definisce come “una combinazione di processi di coordinamento prevalentemente non gerarchici e di strutture organizzative basate sull’integrazione per linee orizzontali e su una gestione aperta dei confini, interpretati, agiti e progettati da un’impresa focale per ottenere simultaneamente obiettivi di efficienza dinamica e di varietà di combinazioni produttive e di prodotti su una larga scala di attività, in ambienti dinamici e ad alto rischio”114.

Nella definizione fornita sono racchiuse le principali caratteristiche della forma organizzativa a rete, vale a dire:

- la presenza di un’impresa centrale, definita “impresa focale”;

- la presenza di organizzazioni - che costituiscono il cosiddetto mbiente transazionale, definito anche “organization – set” – dotate di piena autonomia e reciprocamente indipendenti, sia dal punto di vista decisionale che da punto di vista della proprietà, che ruotano intorno all’impresa focale, attraverso rapporti di scambio e di collaborazione in un’ottica di sistema aperto;

112 Cfr. Thorelli (1986) e Powell (1990), citati in Soda G., “Reti tra imprese. Modelli e prospettive per una teoria del coordinamento”, op. cit., pag. 37

113 Cfr. Borys e Jeminson, (1989) citati in Soda G., “Reti tra imprese. Modelli e prospettive per una teoria del coordinamento”, Carocci, Roma, 1998, pag. 37

114 Cfr. Perrone V. “La rete”, in G. Costa, R. Nacamulli (a cura di) “Manuale di Organizzazione Aziendale”, II Volume, Utet , Torino, pag. 613.

- la presenza di un coordinamento di tipo prevalentemente non gerarchico, basato sulla cooperazione e sulla reciproca fiducia. Tale meccanismo di coordinamento è caratterizzato da un adeguato mix di rapporti formali e informali in grado di assicurare la massima flessibilità;

- la presenza di un obiettivo comune da perseguire, oltre che di processi decisionali congiunti;

- l’ottimizzazione dell’uso delle risorse scarse disponibili, attraverso un meccanismo di condivisione;

- la presenza di dinamicità e complessità ambientale,

- la gestione aperta dei confini che implica, generalmente, la non coincidenza fra “confini giuridico – organizzativi del soggetto impresa e i confini dell’azione gestionale e tecnica dello stesso soggetto”115.

Quando si intende adottare la nozione di network come strumento di ricerca ed adottare la tipologia di network più adatta ai differenti contesti, pare doveroso prendere in considerazione alcuni fattori di riferimento quali:

a) la definizione dei confini del sistema oggetto di analisi, b) l’identificazione del contenuto relazionale

c) la definizione della forma delle relazioni d) la definizione dell’unità oggetto di analisi116.

L'identificazione dei confini della rete è un compito piuttosto complesso, che implica l'analisi di numerosi fattori. Da un lato, infatti, si potrebbe utilizzare un approccio denominato realista117, secondo il quale all'interno della rete

dovrebbero essere inseriti gli attori sulla base di fattori cognitivi e simbolici, quali testimonianze, sentimenti, impressioni e così via. Si tratta, in altri termini, di considerare solo gli attori che dichiarano di appartenere alla struttura relazionale. Dall'altro lato, si potrebbe utilizzare l'approccio nominalistica118;

sulla base di tale approccio i confini della rete sono definiti in relazione alle finalità analitiche e agli obiettivi del ricercatore. in quest'ultimo caso, il network, definito analiticamente non necessariamente corrisponde ad un

115 Cfr. Butera F. “Il Castello e la Rete”, Franco Angeli, Milano, 1992, Pag. 54.

116 Cfr.: Lomi A., “Reti organizzative – Teoria, tecnica e applicazioni”, Il Mulino, Milano, 1991, pag. 45

117 Cfr. Soda G., “Reti tra imprese. Modelli e prospettive per una teoria del coordinamento”, op. cit., pag.99

118 Cfr. Soda G., “Reti tra imprese. Modelli e prospettive per una teoria del coordinamento”, op. cit., pag.99

network realmente esistente, vale a dire chi ne fa parte potrebbe non riconoscerlo come tale119.

In altri termini, in relazione alla definizione dei confini della rete, deve essere posta maggiore enfasi sui processi attraverso i quali la rete stessa emerge, piuttosto che sulle caratteristiche dei nodi della rete.

L’identificazione del contenuto relazionale120 è un fattore particolarmente

interessante, da considerare con grande attenzione in relazione ai diversi livelli di analisi. A seconda del contenuto si possono identificare le seguenti tipologie relazionali:

- relazioni strumentali (implicano scambi reciproci di beni e/o servizi, di lavoro, di competenze, e così via),

- relazioni di autorità e gerarchiche (implicano meccanismi di potere, dipendenza, subordinazione),

- relazioni di comunicazione ( implicano scambio di informazioni) - relazioni affettive (si riferiscono a relazioni personali e di amicizia) - relazioni di parentela (derivanti da rapporti familiari diretti o indiretti)

All’interno di ciascuna tipologia relazionale i nodi della rete possono essere collegati tra loro variamente. Una stessa rete, inoltre, può presentare congiuntamente diverse tipologie di relazioni.

La definizione della forma delle relazioni riguarda le modalità attraverso le quali i nodi della rete sono reciprocamente connessi, in relazione sia al singolo legame che al legame tra tutti gli attori.

La definizione dell’unità oggetto di analisi. Il concetto di sistema aperto, illustrato nel primo capitolo del presente lavoro, implica alcune difficoltà nella definizione dell’unità oggetto di analisi. Non è sempre agevole, infatti, definire i confini delle singole organizzazioni. Non è possibile, pertanto, identificare una metodologia valida in assoluto, piuttosto essa va adattata caso per caso alle singole tipologie relazionali considerate.

119 Cfr.: Lomi A., “Reti organizzative – Teoria, tecnica e applicazioni”, Il Mulino, Milano, 1991, pag. 46

120 Cfr.: Lomi A., “Reti organizzative – Teoria, tecnica e applicazioni”, op. cit., pag. 48

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