• Non ci sono risultati.

Alcune precisazioni: memoria collettiva, memoria storica, memoria sociale

Capitolo secondo: una riflessione sull’autobiografia «concepita

4. Il ruolo della memoria collettiva

4.2 Alcune precisazioni: memoria collettiva, memoria storica, memoria sociale

107 M. HALBWACHS, op. cit., p. 23. 108 E

VIATAR ZERUBAVEL, Mappe del tempo. Memoria collettiva e costruzione sociale del passato, Il Mulino,

Halbwachs, raccogliendo le osservazioni e alcuni rilievi critici che furono mossi all’impostazione dei suoi Quadri sociali109– che tuttavia egli stesso considerava, in parte, ancora problematica – approfondisce la differenza e il rapporto tra memoria

collettiva e memoria storica (o storia tout-court).

La prima – forse la più attuale e originale, tra le nozioni formulate dall’autore francese – è considerata come un fattore di coesione sociale di un gruppo o di una comunità e, piuttosto che rappresentare una conoscenza “oggettiva” di un passato comune, funge da mediazione tra questa e i bisogni attuali dei gruppi: essa è «una corrente di pensiero continuo, di una continuità che non ha niente di artificiale, in quanto non ritiene del passato che ciò che è ancora vivo o capace di vivere nella coscienza del gruppo di cui fa parte»110.

Più esplicitamente, «la memoria collettiva di un gruppo è, per Halbwachs, un insieme di rappresentazioni del passato che vengono conservate e trasmesse fra i suoi membri attraverso la loro interazione. Insiemi di eventi e di nozioni ricordati, ed essa rappresenta anche un modo condiviso di interpretarli. Aneddoti, racconti, storie di vita, istruzioni per la vita pratica, modi di dire e simboli comuni diventano insiemi di elementi che sorgono nell’interazione e si impongono a ciascuno come risorsa in qualche modo codificata, quadro entro cui i suoi racconti assumono forma narrabile e le sue azioni un ordine che è dato per scontato nella misura in cui si riferisce a norme,

109 In particolare da Charles Blondel e Marc Bloch che recensirono I quadri sociali della memoria rispettivamente in un numero della Revue Philosophique del 1926 e nel numero della Révue de synthése

valori e simboli condivisi e tramandati»111. E proprio a proposito di questa forma

narrabile che gli individui e i gruppi danno agli eventi del passato, c’è chi, ribadendo il carattere sociale della memoria collettiva, sostiene appunto che: «Una delle più importanti caratteristiche della mente umana è la sua capacità di trasformare stringhe di eventi fondamentalmente non strutturate in narrazioni storiche coerenti. […]»112.

La memoria non registra fedelmente il passato, ma di questo trattiene solo quanto è utile a un determinato gruppo nel presente, mentre la storia non può fare a meno di perseguire l’oggettività dei fatti storici; la memoria è la continuità del passato nel presente, laddove la storia deve necessariamente operare una netta separazione tra passato e presente e porsi in quest’ultimo per poter cogliere quello dall’esterno. La memoria collettiva è “fluida” e continua, incapace di tracciare confini ben definiti, al contrario della storia che invece divide, schematizza, classifica, si pone fuori dai gruppi113. La memoria è la vita, mentre la storia è la ricostruzione sempre incerta e

incompiuta di ciò che è passato, la memoria “sacralizza” il ricordo laddove la storia delegittima il passato vissuto. Mentre la storia è unica, le memorie collettive, proprio

111 P. J

EDLOWSKI, Memoria, esperienza e modernità. Memorie e società nel XX secolo, op. cit., pp. 50-51.

112 Ivi, p. 51.

113 C’è da dire che questa concezione della storia di stampo positivistico che l’autore ha in mente, decaduta l’idea di uno sviluppo lineare e unidirezionale dei fatti storici e dell’esistenza di un fine ultimo da raggiungere, è oggi superata a favore di una impostazione più “sociologica”: il senso della storia come disciplina va rintracciato nella sua capacità di mostrare la pluralità delle opzioni possibili, il carattere non prestabilito degli eventi, le condizioni che portano le società a configurarsi in un determinato assetto piuttosto che in un altro, facendo così risaltare il carattere “aperto” delle vicende umane e il processo di conoscenza storica come un vero e proprio atto di conoscenza creativa. Ciononostante lo iato tra fatti storici e memoria permane: i primi, privati del radicamento in un gruppo specifico e della capacità di strutturare le identità, non si trasformeranno mai nella seconda.

per quanto detto fin’ora a proposito del loro radicamento nei gruppi, sono tante e diversificate. Ciò è tanto più vero nelle società moderne contrassegnate dalla divisione del lavoro e dalla stratificazione sociale che portano il singolo individuo a muoversi tra diversi sotto-gruppi, condividendone le differenti memorie collettive. Questo è un punto di grande rilevanza, in quanto ci consente di sostenere che in una stessa società coesistono talvolta in maniera conflittuale – molteplici rappresentazioni del passato, differenti memorie collettive e che, se è possibile parlare di una memoria dell’intera società, ciò deve essere fatto, secondo Halbwachs, nei termini marxiani di una memoria che tenderà a rispecchiare gli interessi e le idee del gruppo o dei gruppi dominanti. A questa si opporranno memorie alternative, ovvero tutte le diverse memorie dei gruppi subalterni114. Resta ora da esplicitare in cosa consista la memoria

sociale115: con questa locuzione s’intende una memoria più ampia di quella collettiva,

una sorta di insieme di tracce del passato che si offrono ai gruppi come materiale potenziale per la costruzione delle diverse memorie collettive e delle rispettive identità, un insieme appartenente, quindi, a tutta la società nel suo complesso e a nessun gruppo in particolare.

L’utilizzo o meno di tale serbatoio dipende dalla congruenza che i suoi elementi possono avere con gli interessi e i progetti che una comunità ha nella sua attualità.

114 Ebbene, nonostante la straordinaria carica innovativa – o forse proprio per questa – e il valore ancora

intatto dell’intera opera di Halbwachs, non sono mancate note critiche e obiezioni. A rimanere, innanzitutto, problematico è proprio il rapporto tra memoria individuale e collettiva, o meglio la totale risolvibilità della memoria individuale nei quadri sociali.

115 Cfr. P. J

«Troviamo qui un’ulteriore specificazione dell’idea di memoria collettiva: se da un lato questa rappresenta un insieme di elementi del passato che i membri di un gruppo hanno vissuto, almeno in parte, in comune, dall’altro essa è costituita dall’approvazione da parte del gruppo di determinati elementi del passato sociale». In questa ottica la memoria sociale è sicuramente più affine alla memoria storica che non alla memoria collettiva.