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3. Un caso di micro accoglienza: La Comunità Fraternità

3.2 L'alimentazione

considero particolarmente interessante analizzare nello specifico poiché credo che possa dare una buona misura di alcuni elementi come il rapporto tra gli ospiti nella quotidianità, il modo di relazionarsi tra inquilini provenienti da diverse nazioni e contesti culturali e anche il rapporto con gli operatori.

L'organizzazione dei pasti e dell'approvvigionamento degli alimenti ha subito un cambiamento sostanziale nell'ultimo mese, sempre nell'ambito di una riorganizzazione del servizio e della sostituzione del coordinatore. E' emersa a livello amministrativo una problematica tecnica legata alla tracciabilità del denaro che ha causato una ridefinizione completa di questa parte del servizio portando ad una drastica riduzione del livello di autonomia nella gestione degli alimenti da parte dei richiedenti asilo.

Dalla nascita del servizio fino all'emersione di questa nuova problematica le risorse atte a garantire l'alimentazione dei beneficiari venivano distribuite sotto forma di denaro in contanti, venti euro alla settimana venivano consegnati ad ogni ospite il quale doveva organizzarsi autonomamente per poter soddisfare i propri bisogni alimentari. Nel primo periodo di permanenza dell'ospite l'operatore addetto lo accompagnava presso il supermercato più vicino e lo indirizzava verso un acquisto consapevole dei prodotti incitandolo alla condivisione di ciò che poteva essere utilizzato in comune ed effettuando un controllo periodico dei beni alimentari presenti negli scaffali e nei frigoriferi nella cucina di ogni appartamento. L'organizzazione riguardante la preparazione dei pasti in ogni appartamento era gestita autonomamente dagli ospiti i quali generalmente preferivano condividerla con persone della stessa nazionalità o con abitudini simili. Essendoci in alcuni appartamenti una maggioranza di persone provenienti dal Gambia, ad esempio, molte di queste si organizzavano con turnazioni settimanali in cui qualcuno si occupava di cucinare ed altri di lavare.

Questo sistema dava modo ad ogni beneficiario di soddisfare le proprie esigenze culturali e religiose e non richiedeva un particolare investimento di energie da parte del personale che doveva limitarsi a distribuire il denaro.

In seguito alla riorganizzazione del servizio l'aspetto della distribuzione degli alimenti è stato il cambiamento più significativo poiché ha portato necessariamente a una nuova gestione del personale e ad uno stravolgimento netto delle abitudini dei richiedenti. Il nuovo assetto prevede la distribuzione degli alimenti direttamente presso le abitazioni effettuata da parte di un'operatrice che ha il ruolo di raccogliere e interpretare le diverse esigenze degli ospiti e acquistarle nei luoghi in cui queste sono reperibili, tentando di

mediare o ridimensionare le richieste che appaiono difficoltose da soddisfare o poco adeguate.

Da una situazione di totale autonomia personale si è passati ad una forte dipendenza nei confronti dell'operatore il quale si trova ad imporre le proprie decisioni sull'alimentazione degli ospiti.

La reazione scaturita da questo nuovo servizio è stata, com'era prevedibile, di sgomento e talvolta rifiuto da parte degli ospiti che, nonostante siano stati adeguatamente informati del cambiamento prima della sua messa in pratica, non hanno avuto reale possibilità di contrattazione sulla decisione.

Ciò ha causato forti difficoltà anche agli operatori i quali si sono trovati in diverse situazioni limitati nella possibilità di svolgere regolarmente i servizi a loro assegnati a causa della forte indisposizione dei beneficiari e della perdita di fiducia generalizzata nei loro confronti. L'azione più eclatante messa in atto da parte dei beneficiari è stato l'atto di protesta organizzato in maniera coordinata tra tutti gli appartamenti, ad esclusione di quelli decentrati sulla provincia di Brescia, che è stato realizzato in un momento in cui tutti gli operatori si trovavano nell'ufficio così da poterne essere testimoni. Gli ospiti si sono recati in modo unito presso la cooperativa portando con sé tutti i sacchi di alimenti che gli erano stati consegnati due giorni prima, per mostrare la loro disapprovazione e rifiutare totalmente la nuova organizzazione. Gli operatori li hanno fatti accomodare nella sala presso la quale svolgono il corso di italiano in attesa di un incontro con la nuova responsabile del progetto e il coordinatore, in quel momento unici assenti. All'arrivo del coordinatore i richiedenti asilo hanno espresso la loro perplessità riguardo alla situazione e hanno chiesto nuovamente la possibilità di aprire una trattativa, che è stata però prontamente rifiutata.

Al momento la gestione di questo nuovo sistema è in fase di 'assestamento', da parte degli operatori c'è stato lo sforzo di reperire tutti i prodotti richiesti dai beneficiari appartenenti alle singole tradizioni e abitudini alimentari e con il sostegno dell'assistente sanitaria un menu standard è in via di definizione. A questo verranno accompagnate delle sedute organizzate di educazione alimentare per garantire in modo condiviso un buon equilibrio nelle diete dei beneficiari. Questo tipo di iniziativa può risultare positiva se organizzata in maniera corretta e tenendo realmente conto delle differenze culturali esistenti tra i diversi ospiti. Un intervento simile a mio avviso potrebbe funzionare solo permettendo la valorizzazione delle conoscenze e delle

competenze di ogni singola persona attraverso uno scambio di informazioni e una contaminazione reciproca che sia produttiva per tutti. Come ho accennato nei capitoli precedenti, l'aspetto alimentare non coinvolge semplicemente la soddisfazione di un bisogno primario come quello di nutrirsi, ma investe fortemente l'identità individuale e culturale della persona. Un'imposizione degli schemi occidentali attraverso una lezione frontale sia in ambito di alimentazione che in ambito di salute, potrebbe risultare un'ulteriore fattore di subordinazione culturale dell'immigrato, affermando nuovamente una superiorità occidentale e allo stesso tempo invadendo prepotentemente le basi valoriali dell'individuo adulto, come se questo andasse totalmente rieducato.

Il cambiamento portato dalla migrazione può causare delle difficoltà nella ricostruzione della propria vita quotidiana e delle proprie abitudini personali, un nuovo contesto causa una completa ridefinizione dei propri ruoli e dei propri comportamenti che possono portare ad un disorientamento. Per questa ragione l'introduzione di qualsiasi tipo di cambiamento apportato dall'istituzione dalla quale dipendono i richiedenti asilo viene accolto con difficoltà e vi è spesso una totale indisposizione a comprendere le sue ragioni che spesso vengono attribuite a delle intenzioni negative da parte degli operatori o dei responsabili del progetto.

Ogni tipo di modifica apportata al servizio ricade direttamente sulla psicologia e sulla vita quotidiana di chi ne usufruisce, è dunque fondamentale introdurre un cambiamento coinvolgendo realmente chi ne subirà le dirette conseguenze e tenendone in considerazione l'opinione. Una modifica costante dei regolamenti, dell'organizzazione, così come accade per le norme giuridiche a livello statale, contribuisce ad aumentare il sentimento di impotenza e sottomissione da parte di chi li subisce.13 Al contrario un

sistema di regole ben saldo che mantenga stabile e definito ciò che implica il percorso di accoglienza dimostra un atteggiamento di correttezza nei confronti dei beneficiari del servizio e di rispetto reciproco con chi è incaricato di occuparsene.

Al contrario una continua rivisitazione e sperimentazione di nuove regole e nuovi ruoli acuisce il sentimento di instabilità e di precarietà già esistente nella condizione giuridica del richiedente asilo obbligandolo ad accettare continuamente ciò che gli viene imposto e di conseguenza abituandolo a una condizione di assertività costante rispetto alle regole e alle persone a cui fa riferimento.

La messa in atto di pratiche di resistenza come è stata quella del rifiuto del cibo,

mostrano un tentativo di reazione rispetto a queste dinamiche, nonostante ciò risulti molto difficile in una condizione in cui ogni singolo aspetto della vita personale viene gestito dagli operatori che possono facilmente ricattare l'immigrato il quale agli occhi di molti avrebbe l'unico onere di mostrarsi grato verso il servizio.