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L‟alternanza tra consonanti scempie e geminate, non ancora definitivamente risolta nel secondo Ottocento, sembra quasi scontata in uno

scrittore di origine meridionale. La tendenza generale privilegiava il modello

toscano con geminate, ma non mancavano i casi in cui si preferivano le

forme con scempie

396

. Ed è in queste circostanze che il tentativo di

allontanarsi dal dialetto sembra convergere con la spinta proveniente dal

latino. La reazione al dialetto, infatti, è la motivazione di alcuni casi di

ipercorrettismo, nei quali il processo è avviato dall‟influenza delle condizioni

fonetiche siciliane, dalle quali lo scrittore cerca di sfuggire

397

. Non è

possibile, però, stabilire con certezza se si tratti di un tentativo di ripristinare

forme tipiche della tradizione letteraria: la «degeminazione per cultismo»

398

,

propria dei latinismi, si riscontra fino al Novecento, certamente con

maggiore frequenza nella poesia, ma ciò non ne esclude un ipotetico utilizzo

da parte di Capuana anche nella sua prosa

399

.

396 Nella prosa del secondo Settecento erano preferite le forme toscane geminate, le

quali non escludevano casi con scempie (G. CARTAGO, La lingua del «Dei delitti e delle

pene»…, 144-5; G.ANTONELLI, Alle radici della letteratura di consumo…, 108-18; G. PATOTA,

L‟«Ortis»…, 48-56). Persiste l‟alternanza nel primo Ottocento (M. PIOTTI, La lingua di

Gian Domenico Romagnosi…, 168; P. PARADISI, Considerazioni fonomorfologiche sul Marco

Visconti…, 762-6; M.G.DRAMISINO,Le correzioni linguistiche al «Marco Visconti»…, 128-9;

M.VITALE, La lingua della prosa di G. Leopardi…, 43-5; P. V. MENGALDO, L‟epistolario di

Ippolito Nievo…, 43-8; ANTONELLI, Tipologia linguistica del genere epistolare nel primo

Ottocento…, 105-17; A.MASINI,La lingua di alcuni giornali milanesi…, 38-41). A partire dalle

correzioni manzoniane ai Promessi sposi (L. SERIANNI, Le varianti fonomorfologiche dei

«Promessi sposi»…, 188-9) si verificherà un lieve assestamento in direzione delle forme con

consonanti scempie (F. CATENAZZI, L‟italiano di Svevo…, 21-2; D. COLUSSI, Tra logica e

grammatica…, 68-73; I.BISCEGLIA BONOMI, Note sulla lingua di alcuni quotidiani milanesi…,

187-8; C.SCAVUZZO,Studi sulla lingua dei quotidiani messinesi…, 38-40).

397 Cfr. A.STUSSI, Lingua e problema della lingua in Luigi Capuana, in Lingua, dialetto e

letteratura, Torino, Einaudi, 1993, 161-2; F. CALIRI, Sicilianismi nella prima prosa narrativa del

Capuana…, 1015. In tali saggi gli studiosi considerano ipercorrettismi i casi come quelli

qui elencati.

398 L. SERIANNI, Introduzione alla lingua poetica…, 71, cfr. anche 70-2.

399 Testa cataloga esempi quali imagine e imaginare, presenti nella prima edizione di

Giacinta, come latinismi (E.TESTA, Lo stile semplice…, 118). Esempi di voci con scempie e

geminate si trovano anche negli articoli raccolti in Cronache teatrali (L.CAPUANA,Cronache

130

COMENTO400 […] far chiose e comenti […] (D, Na72, 88; P77, 8).

FEMINA401[…] passeggiava altiero intorno alla modesta sua femina (D, Na72, 90;

P77, 10).

IMAGINARE402 Quante ore passate ad imaginarmi queste città […] (D, Na72,

94[2]; P77, 18, 20).

IMMAGINARE […] lo volevo solamente pregarla, se mai ella avesse viaggiato in

Germania, d‟immaginarsi una di coteste piccole città […] (DC, N67, 3ott, 1, 5ott, 1, 9ott, 2; Sf, Rn80, 167; B81, 65; Sf83, 12; Sf86, 10; Pa, Fd85, 2[2]; F89, 235; T, F89, 208).

IMAGINAZIONE403 Intanto l‟imaginazione lavorava senza posa […] (D, Na72,

86; P77, 3).

IMMAGINAZIONE […] vuol dire, o ch‟egli non ha nulla nel presente da eccitargli

l‟immaginazione […] (Pa, Fd85, 2; F89, 243; T, F89, 179, 183).

IMAGINE404La sua imagine era diventata una necessità […] (D, Na72, 97[2]405;

P77, 24; Ap, Fd83, 25nov, 3; R85, 205).

400 In TB: «comento e commento». Attestato in T; in P: «letter.». Non registrato in GB,

RF. In GDLI: «antico». La forma con scempia era largamente adoperata nelle prime produzioni di Croce (D.COLUSSI, Tra logica e grammatica…, 71).

401 In TB la voce è preceduta da un †; in T: «lo stesso che femmina». In P è registrato

nella sezione inferiore, quindi come voce fuori dall‟uso. Non registrato in GB, RF. In GDLI: «antico e letter.». Dalla LIZ [800, prosa e poesia (sono state prese in considerazione le forme al singolare e al plurale)]: Manzoni, Fermo e Lucia, Promessi sposi, 1827; Leopardi. La forma con scempia era diffusa nel secondo Settecento e prescritta dai vocabolari e dalle grammatiche del tempo (cfr. G. PATOTA, L‟«Ortis»…, 50). Per la

presenza anche nel racconto capuaniano Gli americani di Rabbato cfr. S. C. SGROI, Dal

dialetto alla lingua nazionale…, 310. Per l‟uso nella lingua poetica cfr. L. SERIANNI,

Introduzione alla lingua poetica…, 71.

402 Non attestato in TB, in T: «lo stesso che immaginare». In P: «letter.». GB e RF

rimandano a immaginare. In GDLI: «letter.». LIZ [800, prosa e poesia]: Manzoni (Fermo e

Lucia, Promessi sposi, 1827), Leopardi, Tommaseo, De Roberto. Per l‟uso in Giacinta cfr.

E. TESTA, Lo stile semplice…, 118; F. CALIRI, Sicilianismi nella prima prova narrativa del

Capuana, in La letteratura dialettale in Italia dall‟unità ad oggi (atti del Convegno, Palermo, 1-4

dicembre 1980), a cura di P. Mazzamuto, Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell‟Università di Palermo, Palermo, Studi e Ricerche, 1984, 1015. Cfr. anche M. BRICCHI, La roca trombazza…, 117.

403 Non attestato in TB, in T: «lo stesso che immaginazione». In P: «letter.». GB e RF

rimandano a immaginazione. In GDLI: «letter.». Dalle interrogazioni alla LIZ [800, prosa e poesia] risulta che la voce è usata, tra gli altri, da Manzoni (Promessi sposi, 1827), Leopardi, Tommaseo, De Roberto, Dossi. Per l‟uso in Giacinta cfr. E. TESTA, Lo stile semplice…,

118. Cfr. anche M. BRICCHI, La roca trombazza…, 117.

404 In TB: «anco la pronuncia fiorentina, secondi l‟etimologia, fa sentire una m sola in

imagine, ma due negli altri vocaboli. Non essendo, però, neanco ai Fiorentini inusitato dire immagine, a questo, per uniformità, gioverebbe attenersi». In T: «lo stesso che immagine».

In P: «letter.». GB e RF rimandano a immagine. In GDLI: «letter.». Da un controllo risulta che anche sul manoscritto (48/5, carta 12) è adoperata la stessa forma, persiste però il dubbio che possa trattarsi di un ipercorrettismo (per influenza dal dialetto) o di un aulicismo. Dalle interrogazioni alla LIZ [800, prosa e poesia] risulta che la voce è usata, tra gli altri, da Manzoni, Promessi sposi, 1827; Leopardi; Tommaseo; Verga. Per l‟uso in

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IMMAGINE […] la tua immagine si scancellerà dal mio petto […] (D, P77, 26; G,

CN88, 1; Ass, F89, 28; T, F89, 185, 188, 191).

ABBATE406 Tu commetti una grande sciocchezza, gli disse suo zio l‟abbate di San

Benedetto […] (Sf, Rn80, 165[2], 172; B81, 59[2], 79; Sf83, 5, 29; Sf86, 4, 23).

EBBREZZA407 […] le ebbrezze d‟amore da lei credute una cosa nuova […] (G,

Fd83, 4; R85, 248; Pa, Fd85, 2; F89, 246).

EBBRO408[…] come persona ebbra […] (Sf, Rn80, 171, B81, 77; Sf83, 26; Sf86,

21).

INEBBRIARE409 E gli lasciava nella stanza un profumo di donna che lo inebbriava

[…] (Mostr, Fd81410, 4[2]; H83, 20-21, 33; H88, 14, 23).

INEBRIARE Egli voleva tornare a voi, inebriarsi di voi […] (DC, N67, 9ott, 2; D,

Na72, 91; P77, 12; Sf, Rn80, 171; Ap, Fd83, 18nov, 3, 25nov, 3; R85, 169, 195).

2.2.2.

A

LTERNANZA SORDA

-

SONORA

(

TIPO LACRIMA

/

LAGRIMA

)

Le forme con sonorizzazione, caratterizzanti dell‟uso vivo toso-