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L’altra faccia dei social network

A volte capita di dover fare i conti con un altro aspetto dei social network, il cosiddetto “lato oscuro”: vi sono utenti che, celando la loro vera identità, offrono di sé un’immagine artefatta e ciò non sempre è percettibile.

Sono frequenti i casi in cui alcuni utenti adottano identità opposte al proprio genere sessuale (cd. Gender swapping) oppure impersonino personaggi celebri (cd. Fake). A questo proposito, nel 2012 è stato trasmesso nella rete televisiva Mtv, “Catfish” un reality americano che smascherava le bugie sulle relazioni online, cercando di portare alla luce la verità.

Con il nome ‘Catfish’ si identifica un soggetto che, grazie all’utilizzo di foto e di informazioni false o riconducibili ad altri soggetti, si appropria di una identità falsa da

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utilizzare sui social network. L’idea per la realizzazione del reality nacque da un episodio realmente accaduto; il conduttore della serie, scoprì, dopo diverso tempo, che la donna con cui aveva una relazione online in realtà non era la persona che diceva di essere. Il fine del programma fu proprio quello di scoprire la verità, tramite tecniche investigative basilari, cercando, fra l’altro di combinare un incontro tra i diretti interessati, per un eventuale chiarimento.

A proposito di furto di identità, il 16 giugno del 2014 con la sentenza n. 25774, la V Sezione penale della Corte di Cassazione ha emesso una condanna per il delitto di sostituzione di persona di cui all’art. 494 c.p.

La questione riguarda la creazione di un falso account, utilizzando l’immagine di una terza persona. Il reato in questione è quello di “sostituzione di persona”, commesso tramite internet al fine di comunicare con altre persone e di condividere materiale in rete.45

La particolarità del caso consiste nella condotta dell’imputato, colpevole di aver creato e utilizzato un account su un social network con un nickname falso, associandolo all’immagine di una terza persona, del tutto ignara dell’accaduto.

Oltre all’ appropriazione di false identità, anche i comportamenti aggressivi sui social possono essere considerati una piaga sociale: simili comportamenti sono adottati dai

troll, persone che, tramite insulti, messaggi provocatori e scherni, indeboliscono o

minano psicologicamente la personalità di un singolo individuo o la solidità di un’intera

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Web 2.0: la Cassazione interviene su un caso di sostituzione di persona, M. Iaselli, 09/2014 www.altalex.com

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categoria o comunità di individui. Spesso su Facebook ci si imbatte in pagine che hanno l’obiettivo di indisporre gli altri, attirando l’attenzione su di sé.

Fonte: nostra elaborazione

La foto riportata si riferisce a un caso mediatico presentatosi su Facebook, in cui un gruppo di persone istiga all’odio per gli abitanti della città partenopea.

Le precarie relazioni sociali sono anche un effetto dovuto ad un utilizzo non razionale dei social: si genera così l’analfabetismo emotivo, con cui Goleman intende46:

- La mancanza di consapevolezza e quindi di controllo delle proprie emozioni e dei comportamenti a esse associati;

- La mancanza di consapevolezza delle ragioni per le quali si prova una certa emozione;

- L’incapacità a relazionarsi con le emozioni altrui e con i comportamenti che da esse scaturiscono.

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Secondo Goleman, tali carenze conducono le giovani generazioni ad atteggiamenti di bullismo o all’uso di alcolici e/o droghe. L’analfabetismo emotivo determina l’impossibilità di saper decifrare i propri sentimenti e le proprie emozioni che vengono addirittura scambiati, con estrema facilità.

Un altro tema da considerare è la cosiddetta “dipendenza dai social network”. L’Ansa individua cinque sintomi per riconoscere una dipendenza:

- L’essere costantemente attaccato allo smarphone; - L’essere continuamente alle prese con foto e selfie; - Comunicare parlando per #hashtag;

- Vantarsi di avere milioni di amici virtuali;

- Svegliarsi la mattina con l’unico obiettivo di controllare le notifiche e le varie novità. Solitamente, tali dipendenze caratterizzano persone emotivamente fragili.

Brent Coker dell’Università di Melbourne, sostiene che una soglia pari a circa due ore di utilizzo dei social è accettabile, un tempo più lungo determina invece un vero e proprio “disturbo da dipendenza da internet”: si definisce così il disturbo psicologico caratterizzato da dipendenza, perdita delle relazioni interpersonali, modificazioni dell’umore, alterazione del vissuto temporale e attenzione completamente orientata all’utilizzo compulsivo del mezzo.47

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Coker, B.L Freedom to surf: the productive benefits of workplace internet leisure browsing in “News – The University of Melbourne, 2009

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Un’altra “dipendenza” è la cosiddetta “sindrome del like”; Armando Stano, segretario generale dell’A.I.D.A48 ha dichiarato che il 3% degli utenti riferisce di connettersi e navigare continuamente sui social spinto dal senso di appagamento che deriva dal consenso sociale raccolto sul profilo tramite i “like”.49

Fonte: Antonio-dessi.blog.tiscali.it

Tale sindrome provoca all’utente un elevato dispendio di tempo e di organizzazione gestionale che possono intaccare e influire negativamente le attività che caratterizzano la vita di un essere umano: lo studio e il lavoro.

La teoria di Brent Coker viene ulteriormente confermata e condivisa anche dai psicologi canadesi Samposa-Kanynga e Lewis, i quali individuano la stessa soglia sulla durata di utilizzo che delimita l’uso corretto, distinguendolo da tempi più lunghi che possono generare stress psicologico e depressione.

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Accademia Internazionale delle Discipline Analogiche

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L’Audiweb Database50 ha reso noti i dati, relativi al mese di novembre 2016, in cui si può notare che la Total Digital Audience51 ha raggiunto 30,1 milioni di utenti, ovvero il 54,7% degli italiani dai due anni in su, online complessivamente per 54 ore e 51 minuti per persona. La media giornaliera risulta pari a 23,1 milioni di italiani, collegati tramite i device52 rilevati per 2 ore e 23 minuti per persona. Da quest’ultimo dato, è possibile notare come il limite individuato da Brent Coker e dai psicologi canadesi Samposa- Kanynga e Lewis è stato superato in Italia, il che suggerisce agli internauti una maggiore attenzione al tempo trascorso sul web. Va però precisato, che il periodo individuato da questo ente rappresenta il tempo trascorso dagli utenti online, non in riferimento a uno specifico social network; per tale motivo bisognerebbe decurtare tale livello per un importo, ai fini correttivi e prudenziali. Nonostante ciò, il dato rimane comunque allarmante per la stabilità psicologica delle persone.

Fonte: www-audiweb.it

50 Nastro di pianificazione con i dati dell’audience totale di internet, www.audiweb.it 51

Stima totale dell’attività effettuata da parte degli utenti online attraverso computer e device mobili (smartphone e tablet), al netto delle sovrapposizioni tra i diversi device rilevati, www-audiweb.it

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L’ analisi sopra prodotta consente di formulare un giudizio complessivo sull’uso dei social network che avendo apportato un cambiamento epocale nei rapporti interpersonali, si confermano strumenti con innumerevoli opportunità per qualsiasi tipologia di individuo. D’altro canto, essendo strumenti ibridi godono di una regolamentazione acerba che pur permettendo alle persone di instaurare sani rapporti personali o di allargare i propri business professionali, fanno sì che individui poco responsabili o poco razionali possano arrecare gravi danni ad altri soggetti.

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CAPITOLO 3

COMUNICAZIONE ED ANONIMATO

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