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Internet: libertà di pensiero e tutela dell'anonimato

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Academic year: 2021

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INDICE

PREMESSA ... 3

CAPITOLO 1 ... 6

INTERNET: DIRITTI E LIBERTA’ ... 6

1. Internet: il nuovo modo di comunicare ... 6

2. Il diritto e internet ... 13

3. La libertà di pensiero 3.0 ... 19

4. Il diritto ad essere informati ... 24

CAPITOLO 2 ... 28

I SOCIAL E LA LORO FUNZIONE ... 28

1. I social network come fenomeno virale ... 28

2. Le opportunità e la loro gestione... 36

3. L’altra faccia dei social network ... 40

CAPITOLO 3 ... 47

COMUNICAZIONE ED ANONIMATO ... 47

1. La comunicazione in anonimato: motivi e possibilità ... 47

2. L’anonimato inteso come diritto ... 58

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2.2. Collaboratori di giustizia ... 61

2.3. Anonimato della madre naturale... 63

3. Anonymous ... 65

3.1. Operazione Parigi ... 70

3.2. Operazione Icarus ... 71

3.3. Operazione Donald Trump... 73

CONCLUSIONI ... 75

BIBLIOGRAFIA ... 77

SITOGRAFIA ... 79

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PREMESSA

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo

scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censura.” È l’Articolo 21 della Costituzione italiana a sancire e a

difendere la libertà di informazione e di espressione, che è considerata una delle condizioni base per il pregresso delle società democratiche e per lo sviluppo dei singoli cittadini.

La libertà di manifestazione del pensiero consente a ogni individuo di esternare sé stesso e le proprie opinioni in vari ambiti, come ad esempio la famiglia, l’ambiente lavorativo, il mondo culturale, sociale e politico e di divulgarle ad un numero indeterminato di destinatari. Tale libertà racchiude ogni forma di manifestazione di opinione con l’unica eccezione legata a tutte quelle informazioni eticamente non costituzionali ovvero che ledono i valori della costituzione.

Ma oggi, è solo grazie ad un notevole incremento del carnet dei mezzi di diffusione a disposizione di un individuo che la libertà di manifestazione del pensiero trova la sua massima espressione. Si perché, oggi grazie all’avvento di uno strumento fondamentale come internet possiamo notare un mutamento della posizione del singolo cittadino. Affronteremo il passaggio del cittadino da soggetto passivo, ovvero in grado di ricevere informazioni, ad un vero e proprio soggetto attivo in grado di informare gli altri senza limiti, senza censura definendolo quindi, un free-reporter. Tutto ciò però apre le porte ad innumerevoli problemi in governi non occidentali, dove

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i leader governativi gestiscono il flusso di informazioni grazie a regole e permessi che censurano tale fenomeno.

L’avvento di Internet ha segnato l’inizio di un’era piena di sviluppi ed innovazioni; una rete di rete collegate tra di loro in grado di scambiare e trasferire dati da una parte all’altra del mondo. Internet, permette a chiunque sia dotato di un dispositivo elettronico come uno smarphone o un tablet di accedere alla rete, usufruendo dei suoi vantaggi e dei suoi servizi. Attraverso l’uso di Internet e poi di conseguenza dei social network come Facebook, Instagram e Twitter, la libertà di manifestazione del pensiero ha assunto la consapevolezza che qualsiasi tipo di messaggio potesse vivere di vita propria indipendentemente dalla fonte che lo ha generato.

Attraverso i social network gli utenti rivelano agli altri i loro gusti con il semplice uso dei pulsanti "I like it" o "mi piace", le loro relazioni sociali, le loro attività, trasformando la loro personalità reale nella personalità virtuale che, una volta assunta in Internet, vive di vita propria. Se da un lato, garantisce la possibilità a chiunque di esprimersi, dall’altro, se non adeguatamente disciplinata, può essere definita come un’arma contro le libertà fondamentali degli utenti. Da qui una serie di problematiche legate al mondo social come ad esempio i recenti casi di Cyberbullismo, ovvero azioni di bullismo effettuati tramite dispositivi elettronici come i telefoni cellulari, e-mail, messaggistica istantanea e così via, con lo scopo di intimorire, molestare, mettere in imbarazzo, far sentire a disagio o escludere altre persone.

Nella società dell'Informazione nella quale viviamo, fondata sulla libertà di manifestazione del pensiero e sul diritto ad essere informati, lasciare delle tracce di se

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stessi è molto semplice e risulta quasi impossibile non farlo, dunque, è proprio l'anonimato che garantisce "uno spazio di libertà". Una libertà nella libertà.

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CAPITOLO 1

INTERNET: DIRITTI E LIBERTA’

1. Internet: il nuovo modo di comunicare

Se oggi siamo in grado di comunicare in modo rapido ed efficace è grazie all’adozione di uno strumento globale che ha rivoluzionato ogni tipologia di comunicazione che va dal semplice scambio di informazioni private sino alla più formale comunicazione istituzionale. Tale strumento prende il nome di ‘Internet’: una rete di reti collegate tra loro in grado di scambiare e trasferire dati da una parte all’altra del globo; chiunque, dotato di un semplice dispositivo elettronico quale smartphone, tablet e notebook, può accedere alla rete usufruendo dei suoi vantaggi.

Internet nasce nel 1969, inizialmente è denominata “Arpanet”, dal nome dell’agenzia di ricerca americana che l’aveva progettata ai fini militari. Il suo scopo difatti poteva essere ricondotto al cosiddetto backup odierno, ovvero collegare i grandi centri informatici in modo tale che un eventuale malfunzionamento di un singolo elaboratore non provocasse la perdita dei dati.

Successivamente, si presta all’uso nei campus universitari come rete cosiddetta LAN1, che consentiva la comunicazione di dati ed informazioni all’interno dell’area fisica universitaria. Sarà poi l’esigenza di comunicare con gli altri campus a stimolare nuove idee che si concretizzeranno solo nel 1983 con la nascita dei protocolli TCP2 e l’IP3. In

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Local Area, Network

2

Transfer Control Protocol

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tal modo, le diverse reti LAN degli altrettanti campus saranno in grado di comunicare creando il passaggio alle odierne reti WAN4, ovvero una rete di dimensioni mondiali.

Solo tre anni dopo la nascita dei protocolli, esattamente il 30 aprile 1986, un team di tecnici del Centro nazionale di calcolo elettronico (CNUE) con sede a Pisa inviano il primo impulso dall’Italia alla rete WAN.

Ma come funziona internet? Il modo più semplice per spiegare il suo funzionamento è

quello di seguire passo dopo passo una comunicazione. Essa avviene sempre tra due dispositivi interconnessi chiamati anche nodi, di cui il client è l’emittente del messaggio e il server è il destinatario, in gergo chiamato computer remoto. Possiamo immaginare la rete internet come una ragnatela formata da ulteriori piccole ragnatele collegate l’una all’altra grazie a dei nodi definiti ospiti (modem) che creano quindi una ragnatela di dimensioni mondiali; difatti scambiare un messaggio con una persona fisicamente vicina o scambiarlo con una persona a migliaia di chilometri di distanza risulta uguale sia in termini di tempo, sia di costi.

A causa della estrema vastità della rete è stato necessario armonizzare i metodi di trasferimento, ovvero creare delle regole per la trasmissione in modo tale da non far sorgere problematiche in un ipotetico scambio di dati fra nodi di nazioni o continenti diversi. Queste regole costituiscono il protocollo TCP/IP; il TCP permette di scomporre l’oggetto della trasmissione in piccoli pacchetti che viaggiano separatamente per poi essere riuniti a destinazione seguendo percorsi non definiti inizialmente ma decisamente flessibili. Mentre, così come nella quotidianità qualsiasi individuo che invia o riceve una corrispondenza è dotato di un indirizzo fisico (Via, numero, città)

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anche la famigerata rete di rete si avvale di questa caratteristica; in altri termini, ogni dispositivo collegato ad internet ha un suo indirizzo fisico (numerico), tale indirizzo prende il nome di indirizzo IP.

Progressivamente, l’informatica si è sottratta alla tutela dei programmatori professionisti per diventare uno strumento di creazione (di testi, musiche, immagini), organizzazione (banche dati), simulazione (database, programmi di ricerca) e divertimento (giochi) a disposizione di una porzione sempre maggiore della popolazione.5 Proprio per questa apertura verso la collettività è stata definita dalla internet society come “The internet is for everyone”.

Questa evoluzione avviene nel 1991con l’introduzione del World Wide Web, ovvero le famosissime “www” che ancora oggi ci permettono l’utilizzo di questa tecnologia. La creazione di tale strumento si basa innanzitutto su dei nuovi protocolli chiamati HTTP6 che permettono di catalogare ed allo stesso tempo individuare informazioni caricate in server online con una tempistica davvero ridotta; da quel momento i siti internet vengono creati con il linguaggio HTML7 all’interno del quale è possibile catalogare ed organizzare tutte le informazioni utili al fine preposto, per esempio, se oggi ci colleghiamo al sito www.cpt.it possiamo consultare tutte le informazioni che la compagnia pisana trasporti ritiene utile offrire alla propria utenza.

Le principali caratteristiche vincenti di questa tecnologia sono riconducibili essenzialmente all’autonomia, cioè essere capace di regolarsi da sé, e l’essere priva di

5

P. Lèvy, Cybercultura, cit., p. 120.

6

Hyper Text Transfer Protocol

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costi una volta effettuato un contratto per l’erogazione del servizio internet con un provider del territorio.

La nascita del World Wide Web si può definire come l’inizio di un’era piena di sviluppi ed innovazioni. Internet smetteva di essere un mega server colmo di dati con fini militari e/o scientifici per diventare uno strumento utile alla collettività. Si inizia ad utilizzare internet come fonte di ricerca: nascono diversi siti internet di enciclopedie online, nascono i primi motori di ricerca (AllWeb, Altavista, Google), ovvero siti internet con la funzionalità di trovare l’informazione richiesta fra le miriadi di informazioni contenute sulla rete.

L’evoluzione continuerà via via con la traslazione dal materiale al telematico, per esempio, oggetto di questa trasmissione è stata la musica, grazie alla nascita di portali come youtube che consentono agli utenti della rete di usufruire di una vera e propria raccolta musicale; un altro esempio può essere dettato dalla nascita di siti di informazione tematica come il sole 24 ore, la repubblica, etc.

Tutto ciò fa parte di quello che gli esperti del settore hanno definito come Web, ovvero come detto in precedenza un’insieme di informazione messe a disposizione del pubblico. Solo più tardi si ha il passaggio al “Web 2.0”, quando nascono dei servizi che coinvolgono direttamente la persona fisica.

Con il Web 2.0 cambia il modo di comunicare, nascono i primi software di messaggistica istantanea dove ogni persona viene identificata grazie ad un profilo personale; la messaggistica viene arricchita dall’uso di emoticon, immagini o addirittura trasformata in una videochiamata. Successivamente questa forma di comunicazione si perfeziona grazie al fenomeno social network, ovvero una

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piattaforma dove in seguito ad una iscrizione ogni individuo può caricare informazioni e foto riferite alla propria vita privata creando un proprio profilo visibile a chiunque sia iscritto in questa piattaforma. I più noti sono Facebook, Twitter, Instagram, tutte piattaforme dove il modo di comunicare diventa digitale ed addirittura in certi casi viene ‘limitato’ in numero di caratteri; per esempio, Twitter consente di comunicare con un numero massimo di 140 caratteri. Se pensiamo che oggi questa piattaforma viene utilizzata non solo da persone comuni ma anche dalle più alte cariche mondiali, possiamo cogliere come tale fenomeno ha cambiato le comunicazioni. E’ lo stesso Barack Obama ad annunciare nel novembre 2012 la sua rielezione per ulteriori 4 anni con un conciso ‘Four more years’.

Fonte: ns elaborazione

L’evoluzione del web inoltre, passa anche dal recruiting del personale, questo perché oggi è possibile candidarsi ad una offerta di lavoro tramite degli appositi siti internet allegando nella candidatura oltre al tradizionale curriculum cartaceo anche gli indirizzi dei propri profili social, a conferma, che oggi la comunicazione digitale ma anche le modalità di utilizzo di tale strumento, risultano un fattore necessario ai fini di una corretta selezione del personale da parte delle aziende.

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Alcuni esperti del settore riconducono il web 2.0 anche alla nascita delle cosiddette

app, cioè applicazioni per dispositivi elettronici quali smartphone e tablet, che tra le

svariate funzioni, consentono anche la gestione, per esempio, delle utenze quali luce, gas, internet o del proprio profilo professionale o della propria situazione contributiva (www.inps.it).

L’impatto di tali innovazioni nell’utilizzo di internet viene ampiamente quantificato da una società di rilevazione dati chiamata Audiweb. Nella loro ultima pubblicazione del settembre 2016, possiamo analizzare diversi aspetti sull’utilizzo di internet nella nostra nazione, a partire dal numero di internauti. Infatti, basti pensare che in una giornata media di settembre gli individui che hanno svolto un accesso da un qualsiasi dispositivo elettronico (quali personal computer, notebook, smartphone o tablet) è stato pari a ben 22 milioni e 800 mila individui, poco sotto alla metà della popolazione italiana.

Fonte: Total Digital Audience 1

Inoltre, un dato significativo che tale indagine offre è il motivo o meglio lo scopo per cui un individuo avvia una connessione internet. Il fine più accreditato, con ben il 93%

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circa degli utenti online, è la consultazione di siti internet che offrono informazioni o comunque un valido strumento di ricerca. Dal grafico illustrato successivamente, è possibile apprezzare come la categoria communities, quindi i cosiddetti social network, forum, blog si trova al secondo posto per numero di visite medio in un mese.

Di recente, a causa dei frequenti attacchi terroristici, Facebook ha attuato una serie di strumenti che modificano ancora una volta il modo di comunicare. E’ stato introdotto il sistema Safety Check in grado di contattare chi si trova nei pressi delle zone colpite ed attivare una comunicazione sicura con i soccorritori. Inoltre, si sta cercando di combattere il terrorismo grazie alle infinite tracce che una banale ricerca sulla rete può lasciare; il tal modo l’intento è quello di reindirizzare i probabili attentatori verso pagine contrarie alla loro ideologia. Inoltre, gli esponenti del sopra citato social network in collaborazione con le istituzioni israeliane sono al lavoro per una eventuale possibilità di rimozione dei post nel caso in cui un soggetto svolge un’attività di propaganda nella propria pagina personale.

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Possiamo quindi affermare che l’aver reso accessibile tale strumento ha creato dei vantaggi non indifferenti in termini di tempestività di comunicazione, di facilità e di miglioramento della qualità di gestione delle risorse sia in ambito familiare che professionale. Allo stesso tempo, però, ha spalancato le porte ad un ambiente inesplorato e non regolamentato dove il limite fra la regolamentazione e la censura risulta estremamente sottile.

2. Il diritto e internet

La dimensione di interconnessione telematica in cui vive oggi la popolazione mondiale è costante e universale: in ogni contesto sociale e ad ogni latitudine, ci si confronta, si cresce, ci si informa, si ricercano, si elaborano e si immagazzinano dati attraverso la rete.

Il web costituisce quindi un vero e proprio tessuto connettivo in cui l’uomo può innestare la sua azione, e soprattutto diviene strumento per combattere l’ineguaglianza e favorire il progresso;

Nei Paesi in cui la corruzione politica, le guerre opprimono la popolazione e i media non sono indipendenti, internet rappresenta l’unico mezzo per chiedere il rispetto dei diritti umani e scambiare punti di vista e informazioni.

In Italia, il tema della comunicazione è riconducibile all’art. 15 comma 1 della Costituzione che recita “La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra

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atto motivato dell’autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge.”8 L’art. 15 garantisce quindi, la possibilità di ricevere o inviare qualunque tipo di messaggio senza temere intromissioni: è libertà di comunicazione.

La modalità in cui tale libertà può manifestarsi è regolata nell’art. 21: “Tutti hanno

diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.”9

Il 28 luglio 2015 la Commissione per i diritti e doveri relativi ad Internet, nominata dal Presidente della Camera Laura Boldrini, presenta la “Dichiarazione dei diritti in

internet” con l’ambizione di giungere alla stesura di un INTERNET BILL OF RIGHTS

italiano. Nell’art. 2 si afferma che “l’accesso ad Internet è diritto fondamentale della

persona e condizione per il suo pieno sviluppo individuale e sociale.”10

Gli obiettivi della Carta dei diritti e doveri di Internet sono riconducibili al “Pieno

riconoscimento di libertà, eguaglianza, dignità e diversità di ogni persona.”11 Diritti che costituiscono la “condizione necessaria perché sia assicurato il funzionamento

democratico delle Istituzioni, e perché si eviti il prevalere di poteri pubblici e privati che possano portare ad una società della sorveglianza, del controllo e della selezione sociale.” Si cerca essenzialmente di traslare i diritti fondamentali della persona in

questa ‘nuova realtà’, tutelando sia le differenze sociali fra diverse persone fisiche sia i

8 Art.15 – Costituzione Italiana, www.senato.it 9

Art. 21 – Costituzione italiana, www.senato.it

10

Art. 2, Diritto di accesso - Dichiarazione dei diritti in Internet, www.camera.it

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Mozione concernente iniziative per la promozione di una carta dei diritti in internet e per la governante della rete, www.camera.it

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mezzi con i quali le Istituzioni garantiscono il normale e corretto funzionamento della democrazia.

La Dichiarazione enuncia alcuni principi riconducibili essenzialmente al diritto all’accesso, alla net neutralità ed all’identità personale.

Il diritto all’accesso è considerato diritto fondamentale per garantire l’accesso ad internet ad ogni persona in una condizione di parità. Esso viene regolato dall’articolo 2 della Carta dei diritti di Internet, ed interviene allo scopo di superare ogni forma di divario digitale, causato da condizioni economiche, da disabilità, ecc.

La net neutralità è regolata dall’art. 4 dove si precisa che “la Rete deve essere neutrale:

le informazioni trasmesse e ricevute in Internet non devono cioè subire discriminazioni, restrizioni o interferenze in relazione al mittente, ricevente, tipo o contenuto dei dati, dispositivo utilizzato, applicazioni o, in generale, legittime scelte delle persone.”12

La questione privacy, sottolinea il diritto di ogni persona alla protezione dei dati che la riguardano, al fine di garantire rispetto alla dignità, identità e riservatezza.

Entra a far parte della Carta dei diritti e doveri di Internet anche il nodo relativo alla protezione dell’anonimato, il diritto all’oblio, si afferma infatti che “Ogni persona ha

diritto di ottenere la cancellazione dagli indici dei motori di ricerca dei riferimenti ad informazioni che, per il loro contenuto o per il tempo trascorso dal momento della loro raccolta, non abbiano più rilevanza pubblica”13. Inoltre, deve essere garantita la sicurezza in rete “come interesse pubblico”.

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Art. 4, Neutralità della rete - Dichiarazione dei diritti in Internet, www.camera.it

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Infine, la gestione del governo della Rete “deve assicurare il rispetto del principio di

trasparenza, la responsabilità delle decisioni, l’accessibilità alle informazioni pubbliche e la rappresentanza dei soggetti interessati”.14

Il 20 settembre scorso è stata approvata dalla Camera, ma non ancora pubblicata, la procedura di rimozione di contenuti in internet per ragioni di Cyberbullismo: si tratta dell’utilizzo della rete come mezzo per impaurire, mettere in imbarazzo o emarginare altre persone. Tutto ciò può essere fatto utilizzando diverse modalità offerte dai nuovi media, tra cui: contatto telefonico, social network, siti di giochi, forum, ecc., mentre le modalità con cui si realizzano tali atti sono varie. Ad esempio, spesso si ricorre a dei pettegolezzi diramati attraverso messaggistica istantanea; la pratica più diffusa si avvale di documenti digitali come foto o video imbarazzanti postati o addirittura inoltrati a discapito di una vittima che a sua insaputa vede violata sia la propria privacy e la propria sensibilità.

Come nel caso di Tiziana Cantone, morta suicida a soli 30 anni per via di alcuni video girati e diffusi, si presuppone, dall’ex fidanzato. E’ capitato che siano stati rubati identità e profili di altre persone, al solo scopo di metterle in imbarazzo o danneggiare la loro immagine. Queste aggressioni possono far seguito a episodi di bullismo o essere solo comportamenti online.

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Fonte: www.ilpost.it

Il caso della Cantone che ha colpito l’intera nazione, è stato oggetto di diversi dibattiti sia nei più blasonati salotti televisivi che sulla carta stampata. Il filo conduttore è stato sempre la profonda critica da una parte, verso l’indifferenza posta da grandi colossi proprietari di omonimi social network o portali di diffusione di notizie, che nonostante la gravità di questi fenomeni consentono ancora l’inserimento di tali video sui propri server; e dall’altra parte, i tempi lunghi della giustizia in Italia.

E’ possibile citare il punto di vista di Filippo Facci, giornalista di un notiziario online, che all’interno di un suo articolo15 commenta il mancato riconoscimento del diritto all’oblio alla Cantone poiché si ritiene non sia decorso quel notevole lasso di tempo che fa venir meno l’interesse della collettività. Il giornalista commenta così: “L’interesse. Della

collettività. Siamo al paradosso definitivo. Abbiamo i tempi di internet, che in 24 ore possono distruggere una persona. Abbiamo i tempi della giustizia italiana, inadeguati anche con «provvedimento d’urgenza». E abbiamo, in aggiunta, i tempi del diritto all’oblio, secondo i quali un anno e mezzo non basta per non figurare come una zoccola sul web. Perché c’è ancora l’attualità della «notizia»”.

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Recentemente tale violazione è avvenuta tramite attacchi di specialisti della rete definiti hacker, cioè soggetti in grado di recuperare le credenziali private di diversi soggetti, rubando, di fatto, la loro identità virtuale allo scopo di lucro se in riferimento a personaggi noti oppure per scopi meno nobili nel caso di soggetti comuni.

In tema di privacy sul web, è opportuno introdurre i cookie: si tratta di file di testo inviati dal sito web che l’utente sta visualizzando al browser ovvero al software utilizzato in quel momento per la navigazione. Il codice di questi file racchiude diverse informazioni quali, per esempio, le credenziali di accesso ad un portale, la cronologia di ricerca, la sezione del sito che più volte un soggetto visita, etc. In altri termini per ogni sito web visitato, quest’ultimo crea una file, appunto cookies, utile a racchiudere tutte le preferenze del soggetto in modo tale da caricarlo al successivo accesso. Così facendo, da un lato si è resa la navigazione sul web più veloce ed intuitiva, dall’altro, tale strumento è stato utilizzato per affrontare delle vere e proprie indagini di mercato che, per l’appunto, si avvale delle pubblicità che arricchiscono la navigazione, in gergo banner, direttamente personalizzate in base a ciò che l’utente ricerca più frequentemente. Un esempio può essere ricondotto alla ricerca di voli aerei: difatti un utente che ricerca in modo frequente la tratta Roma – Milano sul sito della compagnia X, sarà sicuramente soggetto ad una pubblicità mirata tramite dei banner che gli segnalano eventuali promozioni, specifiche per quella tratta.

In particolare, nonostante la continua evoluzione del web e quindi anche della tipologia di cookie, questi ultimi possono essere classificati essenzialmente in tre macro categorie: cookie tecnici, statistici e di profilazione.

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La prima categoria riguarda i cookies più tradizionali, in quanto la loro funzionalità si riconduce essenzialmente a memorizzare dati (nome utente, password) per facilitare l’accesso nelle aree riservate; la seconda categoria riguarda invece la raccolta di dati da parte del proprietario del sito internet ai fini statistici come per esempio il calcolo del numero di visite effettuate. L’ultima è la categoria che più volte nell’arco degli anni è stata oggetto di dibattiti a causa della sua funzione riconducibile come detto in precedenza a creare un profilo dell’utente ai fini pubblicitari.16

Infine, nel 2014 i cookie di profilazione sono stati oggetto di regolamentazione mediante un provvedimento generale17 con il quale si impedisce l’invio automatico di questa tipologia di cookie senza previa informazione dell’utente e successivo consenso.

3. La libertà di pensiero 3.0

La libertà di manifestazione del pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto

senza la guida di un altro". È questa una delle primissime definizioni di libertà di

pensiero secondo il filosofo Immanuel Kant.

Dall’avvento di internet è stato necessario effettuare un rendering ad alcuni diritti fondamentali quali il diritto di libertà di riunione, il diritto di libertà di associazione e il diritto di accesso e di partecipazione. In altri termini, prima di tale evento gli unici mezzi di comunicazione erano quelli tradizionali come la carta stampata e la televisione; solo successivamente si è di fronte alla nascita di nuovi modelli di libertà.

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Sono presenti anche cookie di terze parti, cioè provenienti da altri siti.

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In particolare, ad ogni utente viene riconosciuta la facoltà di agire non solo come utente passivo nella comunicazione ma anche attivo, scegliendo inoltre la tipologia di comunicazione da avviare in base al numero di destinatari a cui è rivolta. Possiamo quindi, definire internet come uno tool accessibile a tutti, utile all’esercizio della propria libertà di pensiero.

Tale opportunità, ha generato non pochi problemi: se da un lato, garantisce la possibilità a chiunque di esprimersi, dall’altro, se non adeguatamente disciplinata, può essere definita come un’arma contro le libertà fondamentali degli utenti. Inoltre, la continua proliferazione degli strumenti della rete, ha fatto si che il legislatore non riuscisse a disciplinarli in modo celere e adeguato.

Ma come si manifesta la libertà di pensiero su internet?

È possibile innanzitutto chiarirla con un esempio, ovvero la manifestazione dei propri gusti attraverso “i like it” o “mi piace” che gli utenti rivelano agli altri attraverso i social network.

La prima forma di libertà è riconducibile alla possibilità riconosciuta a tutti gli individui di utilizzare qualsiasi dispositivo elettronico per la raccolta e la diffusione di informazioni su internet, quindi, risulta necessaria per la nascita di un flusso bidirezionale fra due individui.

Tale libertà rispecchia i principi dell’art. 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dell’ONU, dove “cercare, ricevere, diffondere con qualunque mezzo di

espressione, senza considerazione di frontiere, le informazioni e le idee.”18

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Art. 19, Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, adottata dall’assemblea generale delle nazioni unite il 10 dicembre 1948 – www.interlex.it

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La seconda forma di libertà è data dalla possibilità di accedere o addirittura creare un proprio sito internet capace di contenere informazioni sia testuali che multimediali. Internet, offre la possibilità di esprimere le nostre idee tramite una pubblicazione ad esempio su Facebook e quindi su un network già esistente oppure su un blog e quindi su un sito di nostra elaborazione; in altri termini, un utente può essere al tempo stesso diffusore e comunicatore.

L’avvento dei siti internet come mezzo di diffusione informativo e la possibilità di chiunque a comunicare usufruendo di tali strumenti, ha fatto sorgere una problematica dovuta alle tracce lasciate da ogni informazione. A differenza del passato, quando le informazioni essendo diffuse solamente in forma orale o cartacea, rimanevano nelle memorie della comunità per un periodo di tempo limitato, oggi, qualsiasi informazione diffusa attraverso internet rimane disponibile per sempre. Difatti, come accennato nel primo paragrafo, la diffusione di internet si avvale di numerosi server collegati alla rete di reti, che in altri termini svolgono la funzione di un archivio.

Tutto questo porta allo sviluppo di una situazione giuridica che è il diritto all’oblio, ovvero il diritto spettante ad ogni individuo di richiedere la cancellazione o la rettifica di una notizia che lo riguardi in prima persona. Esso rientra tra i diritti inviolabili dalla costituzione e sancisce il diritto di ogni individuo ad essere dimenticato evitando che diversi fatti vengono ricondotti in futuro alla sua sfera privata.

In tal modo, tutti i soggetti che in passato siano stati coinvolti in qualsiasi tipologia di vicenda giudiziaria, rischieranno di vedere il proprio nome associato al caso, sia esso

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risolto, scontato o anche giudicato non veritiero dagli organi competenti, compromettendo la reputazione del soggetto.

In questo ambito, assume un ruolo fondamentale la tutela della privacy e pertanto risulta necessario un bilanciamento tra la libertà di manifestazione del pensiero e la tutela della riservatezza. La privacy è il diritto che un individuo ha alla riservatezza delle proprie informazioni personali e della propria vita. Già alla fine del 1800 negli Stati Uniti tale istituto era stato riconosciuto come diritto “a essere lasciato solo” (to be

let alone), ovvero come diritto di ostacolare le altre persone ad invadere la propria

sfera privata; successivamente tale diritto è stato riconosciuto anche in Europa, pur con continue interessanti evoluzioni. Tra i primi riferimenti normativi relativi alla privacy, va menzionata la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea19 che all'art. 8 recita che "Ogni individuo ha diritto alla protezione dei dati di carattere

personale che lo riguardano. Tali dati devono essere trattati secondo il principio di lealtà, per finalità determinate e in base al consenso della persona interessata o a un altro fondamento legittimo previsto dalla legge. Ogni individuo ha il diritto di accedere ai dati raccolti che lo riguardano e di ottenerne la rettifica. Il rispetto di tali regole è soggetto al controllo di un'autorità indipendente”.20 A distanza di quattro anni, la Corte

Europea dei diritti dell’uomo ha esteso l’ambito di applicazione dell’art.8 alla tutela del diritto di ciascuno a sviluppare relazioni sociali al riparo da ogni forma di discriminazione.

In particolare, oggi più che mai il diritto all’oblio è al centro di un attualissimo dibattito. Tiziana Cantone, morta suicida per un video amatoriale diffuso sui social, contro la sua

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Approvata il 7 dicembre del 2000

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volontà, si era rivolta qualche tempo prima agli avvocati per riuscire ad ottenere il diritto all’oblio su Facebook, Google, Youtube e Yahoo. Il processo civile si era rivelato in parte una sconfitta per la Cantone, in quanto il giudice civile aveva si imposto “l’immediata cessazione e rimozione” dai social contenenti foto, video o apprezzamenti riferiti alla donna, ma allo stesso tempo respinto il ricorso contro i grandi colossi quali Google, Youtube e Yahoo giustificando tale scelta con il deficit di condizioni per il diritto all’oblio e inoltre condannandola a pagare 20 mila euro di spese legali.21

Da alcuni dati statistici è possibile evincere che solo il 5,9% degli internauti denuncia violazioni della privacy22 e che, come si evince da questo grafico fornito da google, solo il 32,5 % dei casi denunciati terminano con la rimozione del contenuto incriminato.

La storia di Tiziana Cantone ci insegna che il regulator dovrà trovare la giusta strada da perseguire cercando da un lato di mantenere saldi i diritti fondamentali della persona

21

Il diritto all'oblio è difficile da ottenere, Avv. C. Cominotto, 19/09/2016, www.ilgiornale.it

22 CITTADINI, IMPRESE E ICT, report 21 Dicembre 2015, www.istat.it

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e dall’altro di non strozzare, o meglio di non limitare lo sviluppo uno strumento come internet può avere.

4. Il diritto ad essere informati

La comunicazione trova il suo fondamento nell’art. 21 della Costituzione23 ma come punto di partenza non può non essere citata la Convenzione Europea dei Diritti Umani (CEDU), firmata nel novembre del 1950 a Roma e rettificata con la legge n. 848 del 1955. La Cedu è considerata un testo centrale in materia di diritti fondamentali dell’uomo adottato per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali sul piano internazionale. L’art.10, relativo alla libertà di espressione enuncia che, “Ogni persona ha diritto alla libertà d'espressione. Tale diritto include la

liberta' d'opinione e la liberta' di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorita' pubbliche e senza considerazione di frontiera. Il presente articolo non impedisce agli Stati di sottoporre a un regime di autorizzazione le imprese di radiodiffusione, di cinema o di televisione. L'esercizio di queste liberta', poiche' comporta doveri e responsabilita', può essere sottoposto alle formalità, condizioni, restrizioni o sanzioni che sono previste dalla legge e che costituiscono misure necessarie, in una società democratica, per la sicurezza nazionale, per l’integrità territoriale o per la pubblica sicurezza, per la difesa dell'ordine e per la prevenzione dei reati, per la protezione della salute o della morale, per la protezione della reputazione o dei diritti altrui, per impedire la divulgazione di

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Art. 21 Cost: “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”

(25)

25

informazioni riservate o per garantire l’autorità e l’imparzialità del potere giudiziario.”24

Passiamo allora ad analizzare brevemente quanto enunciato dall’articolo 21. Innanzitutto va evidenziata la generalità della norma: in quanto non è riferita a un singolo soggetto ma si riferisce a una pluralità di soggetti, ovvero a tutti coloro che si trovano nella situazione disciplinata. In questo caso specifico essa non si riferisce solo ed esclusivamente ai cittadini italiani ma anche agli stranieri, mentre, necessitano di una menzione specifica una categoria di cittadini italiani. Stiamo parlando dei membri del Parlamento, in quanto, in virtù della loro funzione godono di una forma estesa di tale libertà ovvero il cosiddetto istituto dell’insindacabilità.

E’ possibile affermare che il diritto dell’informazione racchiude ogni forma di manifestazione di opinione con l’unica eccezione legata a tutte quelle informazioni eticamente non costituzionali, ovvero ledono i valori della costituzione. Ma attenzione, la libertà di espressione non è una liberta illimitata, possiede dei limiti che per certi versi la delimitano o meglio la disciplinano.

A tal fine, sono stati imposti dei limiti correlati per esempio alla tutela del “buon costume” garantita espressamente dalla costituzione o forme di tutele su informazioni cosiddette riservate. Ci possiamo riferire quindi o ad informazioni aziendali che abbiano valore economico, oppure ad informazioni industriali (brevetti, metodologie di produzione) che non siano generalmente note e quindi non accessibili al di fuori del

24

Articolo 10 (Libertà di espressione), Convenzione europea per la tutela dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (1950)

(26)

26

contesto aziendale. Nello specifico caso aziendale, ogni lavoratore è tenuto a mantenere la riservatezza sulle informazioni di cui viene a conoscenza nel corso del rapporto lavorativo, in virtù dell'art. 2105 c.c. contenente la previsione secondo cui il prestatore di lavoro non deve "divulgare notizie attinenti all'organizzazione e ai metodi

di produzione dell'impresa, o farne uso in modo da poter recare ad essa pregiudizio."25

Adesso, ai fini di una migliore analisi, possiamo spacchettare la libertà in tre diverse tipologie. La prima forma riguarda la libertà di informare che è un principio che esamina un comportamento attivo del soggetto che svolge attività di informazione. Tale principio, in altri termini assicura che l’oggetto dell’informazione sia veritiero e non difforme dalla realtà. Esso include anche il diritto di cronaca, di critica e il diritto di satira.

Abbiamo già parlato nel paragrafo precedente come internet sia lo strumento privilegiato per l’esercizio di molti diritti fondamentali tra cui rientra sicuramente il diritto all’informazione; è grazie all’avvento dei social network che gli internauti svolgono un’attività similare al giornalismo ed a tutte quelle professioni che hanno ad oggetto la diffusione di notizie.

La seconda forma riguarda il diritto di informarsi ovvero, la possibilità per gli individui di acquisire informazioni sia in modo diretto, e quindi con la ricerca, che indiretto tramite la consultazione di documenti, usufruendo delle informazioni già in circolazioni emesse dagli organi preposti.

Il diritto ad essere informati è il diritto a conoscere ciò che accade intorno a noi ed il presupposto è che il cittadino sia correttamente informato e che abbia informazioni a

(27)

27

sufficienza affinché sviluppi il proprio pensiero intellettuale, politico e sociale. Dove, per informazione a sufficienza si intende la presenza di diverse fonti di informazione, garantendo quindi un’informazione cosiddetta libera.

Esso non riguarda soltanto il rapporto tra soggetti privati ma anche il rapporto esistente tra privati e pubblica amministrazione. A tal fine viene riconosciuto alla PA il dovere di comunicare al cittadino consentendogli una corretta informazione e quindi di riflesso di poter esercitare i propri diritti senza alcun problema di asimmetria informativa.

Da uno studio della Commissione Europea si denota come l’utilizzo di internet abbia apportato un beneficio alla capacità del singolo sia di essere informato, sia sulle possibilità che tale informazione si traduca in un aumento dell’apprendimento e quindi della cultura generale degli individui, nonché ad una espansione dei propri confini grazie al confronto con etnie multiple.26

Va sottolineato che sarà anche interesse dell’individuo che divulga l’informazione, sia esso professionale o meno a far si che ogni tipologia di limite alla ricezione di tale informazione sia rimosso.

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28

CAPITOLO 2

I SOCIAL E LA LORO FUNZIONE

1. I social network come fenomeno virale

Giuseppe Mazzei, giornalista e docente dell’Università la Sapienza di Roma sostiene che “I social network sono veri e propri megafoni e una notizia fatta rimbalzare su

Twitter e Facebook ha un impatto mediatico più caldo, una partecipazione più alta da parte del pubblico”.27 A talproposito bisogna ricordare che i momenti più importanti che hanno segnato una svolta nella storia dei social network sono due: il primo nel 2009 con la scalata da parte dei social network e dei blog nella classifica degli strumenti più utilizzati in rete con relativo superamento di fenomeni come siti di giochi online e motori di ricerca.

Il secondo, nel 2015, con il raggiungimento del picco massimo di utenti collegati nell’arco di un’intera giornata ad un social network, nello specifico Facebook. È Mark Zuckerberg stesso, fondatore di Facebook a commentare l’evento: “Lunedì una

persona su sette ha usato Facebook per connettersi con gli amici e con la propria famiglia... è la prima volta che raggiungiamo questo traguardo ed è solo l’inizio della strada che porterà a connettere il mondo intero. Sono molto orgoglioso della nostra community, per i progressi che abbiamo ottenuto. L’obiettivo è quello di dare voce a ogni singola persona, di promuovere la conoscenza e di includere tutti nelle opportunità del mondo moderno”.

(29)

29

Ma che cos’è un social network? La nascita e lo sviluppo di internet ha fatto sì che le reti sociali potessero espandersi, creando un nuovo spazio sociale, ovvero il cyberspazio, che mette insieme alcune delle caratteristiche delle reti sociali consuete con le caratteristiche innovative del web, producendo uno spazio ibrido.

Il social network nasce come punto di incontro fra le diverse modalità di utilizzo dei media digitali che di fatto possono essere utilizzati come strumenti di supporto, di espressione e di analisi. È possibile allora definire un social network come una piattaforma basata sui nuovi media che consente all’utente di gestire sia la propria rete sociale, sia la propria identità sociale.28

Secondo lo scrittore Giuseppe Riva le relazioni possibili in un social network sono essenzialmente tre29:

- Bidirezionale: comunemente definita “amicizia” che consente a entrambi gli utenti di accedere nel profilo del nuovo “amico” e di contattarlo direttamente. Per far sì che una persona diventi “amico” è necessario l’invio della cosiddetta richiesta di amicizia al soggetto desiderato, attendendo che quest’ultimo dia il consenso e permetta quindi sia di dialogare sia di consultare il proprio profilo.

28

Danah Bordeau, Nicole Ellison, Social Network Sites: definition, history and scholarship, 2007

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30

Fonte: http://www.italiasw.com

- Di gruppo: esempi tipici sono i “gruppi chiusi” di Facebook e WhatsApp che consentono la condivisione di foto, video e messaggi senza che persone non appartenenti al gruppo si inseriscano o visualizzino le loro condivisioni.

- A stella: caso tipico di Twitter, che distingue l’emittente dal ricevente; ovvero, i messaggi dell’emittente possono essere condivisi con tutti i riceventi presenti nella rete, oppure possono essere diretti a uno specifico ricevente.

I social network accompagnano l’utente nel proprio sviluppo personale: se da adolescente l’unico scopo è quello di creare nuove amicizie e di rimanere in contatto con gli amici, in seguito può rivelarsi utile per creare contatti di tipo professionale.

Le caratteristiche di un social network si rifanno principalmente a tre elementi30: l’esistenza di uno “spazio virtuale” in cui l’utente può creare un proprio profilo ed

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31

esprimersi attraverso esso, la possibilità di creare una lista di altri utenti ed infine la possibilità di visionare i messaggi trasmessi o le connessioni di altri utenti.

Il 2003 ha segnato la nascita di numerosi social network: Facebook31, Twitter32, Istagram33 e Whatsapp34; capaci di consentire ai propri utenti la gestione della propria identità sociale attraverso l’integrazione con gli strumenti classici del web 2.0.

Il primo a fare il suo ingresso nel mondo social è stato Facebook; Mark Zuckerberg, studente diciannovenne dell’Università di Harvard, nel 2004 crea il sito

TheFacebook.com, ideato inizialmente per essere la versione online dell’annuario

dell’Università che includeva i profili e le foto degli iscritti. Solo poche settimane dopo la sua nascita più della metà degli studenti di Harvard usava il sito per comunicare con i propri amici del collage, fu questo che convinse Zuckerberg a coinvolgere anche gli studenti di Yale, Columbia e Stanford.

Superando la soglia dei 12 milioni di utenti, Facebook diventò appetibile ai grandi colossi di comunicazione, ed ottenne da Microsoft un finanziamento di circa 240 milioni di dollari nel 2007 e di altrettanti 235 milioni di dollari nel 2008. Dal 2009, Facebook è diventato il social network più utilizzato al mondo arrivando a superare, per visite e pagine visualizzate, perfino Google, considerato da molti il re del web.

Oggi Facebook conta circa 1,65 miliardi di utenti attivi al mese e la nostra nazione si trova all’undicesimo posto della classifica delle nazioni con maggior numero di utenti

31 www.facebook.it 32 www.twitter.it 33 www.instagram.it 34 www.whatsapp.it

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32

di Facebook. In cima a tale classifica si trovano gli Stati Uniti d’America con ben 199 milioni di utenti35.

NAZIONE

NUMERO DI UTENTI

STATI UNITI D’AMERICA 199.000.000

INDIA 154.000.000 BRASILE 111.000.000 INDONESIA 89.000.000 MESSICO 69.000.000 FILIPPINE 54.000.000 TURCHIA 45.000.000 TAILANDIA 41.000.000 VIETNAM 40.000.000 REGNO UNITO 39.000.000 Fonte: www.owloo.com

La domanda che ci si pone è: come riesce Facebook a guadagnare?

La principale forma di guadagno avviene tramite la vendita di spazi pubblicitari all’interno del sito. Inoltre, “I dati che Facebook raccoglie dai propri utenti consentono

agli inserzionisti di identificare con elevata precisione il target dei propri annunci, cose non possibili con i mass media tradizionali”36. Oltre alla pubblicità, un’ulteriore fonte di

35

Analisi dei Social Network – Dati statistici, www.owloo.com

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33

reddito è rappresentata dalle applicazioni come FarmVille37 o Candy Crush Saga38, che Facebook ospita sui propri server. La strategia adottata dal team di Zuckerberg è l’ideazione di un ecosistema digitale capace di coprire a 360° i bisogni dell’utente.39

Un altro social estremamente attuale è Instagram, creato da Kevin Systram e Mikè Krieger nel 2010 con lo scopo di scattare e condividere foto e selfie 40con il proprio telefono cellulare. A dare una svolta significativa a Instagram, trasformandolo in un vero e proprio social è stato Mark Zuckerberg, che il 9 aprile 2012 ha annunciato la sua acquisizione.

37

Browser game on-line che simula la vita di un agricoltore, dando la possibilità ai giocatori di piantare alberi, raccogliere frutti e allevare gli animali.

38

Videogioco per smartphone e Facebook

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Giuseppe Riva, I social network, il Mulino, 2016

40 Autoritratto realizzato attraverso una fotocamera digitale, uno smartphone, un tablet o una webcam

(34)

34

Infine, un altro pseudo-social molto usato è Whatsapp che, ideato da Joan Koum, nasce nel 2009 come App di messaggistica istantanea multipiattaforma per smartphone. Una delle principali caratteristiche di Whatsapp è quella di emulare la messaggistica sincrona attraverso l’utilizzo della connessione internet, arricchendola di media, di messaggi vocali o addirittura della comunicazione video.

Entra a far parte della categoria social network un altro portale con dei fini ben più definiti. Linkedin, è uno strumento ideato nel 2003 in California con l’obiettivo di facilitare l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro, definendolo di fatto il social network del lavoro.

Il funzionamento di tale strumento si basa sull’iscrizione al portale di entrambi gli attori del mercato, ovvero, sia il richiedente che l’offerente. Analizzando il portale dal punto di vista di una persona in cerca di lavoro, il suo funzionamento si basa sull’ideazione di un profilo contenente le informazioni anagrafiche principali, il percorso di studi e soprattutto le esperienze pregresse.

Come analizzato ampiamente nel primo capitolo, internet non è altro che una rete di rete, fatta da nodi e connessioni che creano in gergo una vera e propria ragnatela capace di unire un numero indefinito di utenti. E’ su questo assunto che si fonda il successo di tale network.

Difatti gli utenti registrati al portale hanno la possibilità di far parte di una lista di persone conosciute e ritenute affidabili in ambito lavorativo. L’insieme dei membri della lista creano le “connessioni della rete", mentre i membri della lista sono i “nodi della rete”. A sua volta tale connessioni vengono distinte in base al loro ‘grado di parentela’ in:

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Connessioni di secondo grado: sono tutte le connessioni delle sue connessioni;

Connessioni di terzo grado: sono tutte le connessioni delle connessioni di

secondo grado.41

E’ proprio grazie a queste connessioni che oggi è possibile richiedere la lettera di referenza da aziende, colleghi, clienti, manager, dipendenti non più in modo cartaceo ma digitale. La raccomandazione andrà quindi ad arricchire il proprio profilo di Linkedin aumentando la probabilità di essere candidati per un futuro posto di lavoro.

Ma la sua funzionalità non si esaurisce solo nella condivisione del proprio profilo in attesa di una futura offerta di lavoro, ma si estende all’utilizzo come mezzo di comunicazione fra candidati ed impresa, oppure come bacheca annunci direttamente pubblicati dai datori di lavoro che sono in cerca di candidati, cosicché possa instaurarsi un dialogo con il potenziale candidato.

Ad oggi gli utenti iscritti a tale servizio sono circa 470 milioni, con una prospettiva di crescita grazie all’acquisizione del portale da parte di Microsoft.

Per iscriversi a Linkedin, basta andare sul sito www.linkedin.it ed essere in possesso di un indirizzo mail, una foto e un curriculum vitae che saranno necessari per poter effettuare l’iscrizione; è altresì possibile aggiornare costantemente il proprio profilo.

Il social offre inoltre, la possibilità di creare il proprio profilo in diverse lingue, in base alle esigenze e in base alla volontà o meno di orientarsi anche sul mercato di lavoro estero.

(36)

36

Fonte: nostra elaborazione

2. Le opportunità e la loro gestione

Le opportunità che i social network offrono in ambito professionale, economico, sentimentale, sono notevoli: consentono agli utenti di adottare una determinata immagine per proporsi o presentarsi agli altri utenti della rete; in tal modo ciascuno può raccontare o presentare le proprie caratteristiche umane e professionali, decidendo in prima persona quale ruolo interpretare o quali eventi lavorativi e non, presentare.

Anche in riferimento alla sfera sentimentale è possibile creare una relazione attraverso un social network. McKenna, Green e Gleason hanno individuato alcune modalità che spiegano la facilità con cui si instaurano le relazioni nei social network. Fra queste spiccano: la possibilità di uscire dalle barriere spaziali, ovvero la possibilità di flirtare con persone lontane fisicamente; la somiglianza, ovvero la scelta di persone che hanno

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37

interessi o amicizie comuni e il controllo nel processo di presentazione che attenua l’influenza dei fattori situazionale e contestuali, la possibilità cioè di governare la propria immagine, allontanando la paura di essere giudicati in maniera negativa.42

E’ possibile inoltre, identificare nel comportamento di un soggetto sui social una vera e propria strategia seduttiva. La psicologa Fabrizia Mantovani, studiando tale strategia ne ha descritto alcuni aspetti come l’attenzione, l’uso dell’ironia, l’apprezzamento e la complementarità che consiste nella ricerca di persone con caratteristiche complementari.

Anche importanti marchi commerciali utilizzano i social network per pubblicizzare i loro prodotti.

Un chiaro esempio è la strategia adottata da Aukey, un’azienda di elettronica che utilizza Facebook come mezzo pubblicitario; in tal modo l’area marketing ha individuato una modalità per incentivare il pubblico a pubblicizzare i propri prodotti a costo zero. Tale strategia si basa sull’incentivo dato dall’ ideazione di vere e proprie estrazioni che consentono ai vincitori di ottenere un kit di prodotti in regalo. E la pubblicità? E’ possibile individuarla nelle modalità di partecipazione, che sono essenzialmente la condivisione del marchio attraverso post nei principali social network.

Rientrano in questo ambito anche le c.d. Fashion blogger, ovvero ragazze di bella presenza, con la passione per lo shopping e la moda e con competenze relative all’utilizzo dei social. Il loro compito è quello di condividere il proprio stile personale sul web, rimanendo sempre aggiornate sulle ultime tendenze;

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Attualmente Chiara Ferragni è una delle più note fashion blogger giacché conta su Instagram più di 8,4 milioni di follower.

I social network possono anche rappresentare un importante strumento per un’azienda che vuole comunicare in modo efficace e veloce con i propri clienti; modalità molto utilizzata è fornire assistenza e chiarimenti post vendita. Gli esempi per eccellenza sono dati da Poste Italiane, Telecom Italia, Tre, Ryanair, tutti colossi che utilizzano tale modalità per essere tempestivi e vicini a tutti coloro che usufruiscono dei loro servizi.

Secondo alcuni studi, per essere trend, vi è un iter ben preciso da seguire su Facebook, occorre ad esempio pianificare la pubblicazione su un social in orari ben precisi, solitamente nelle prime ore del mattino o dopo le 18:00: bisogna attirare l’attenzione attraverso un’immagine e poi commentare senza far trapelare troppo sul contenuto

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oppure bisogna suscitare la curiosità del lettore attraverso parole- chiave o per meglio dire attraverso degli indizi. I community manager43 ad esempio, per raggiungere i loro target di socializzazione, adottano le scorciatoie del sensazionalismo, rimarcando contenuti di forte impatto con frasi tipo “il video che ha commosso il mondo” o “le immagini shock”.

In conclusione, obiettivo primario dei social è fare soldi tramite l’informazione.

A differenza di Facebook, Twitter si rivolge a una cerchia più ristretta ed è il mezzo privilegiato dagli esponenti politici; per questi ultimi e per le celebrità il tweet è un fine mentre per il giornalista è soltanto il mezzo per veicolare i propri contenuti testuali o video. L’elemento distintivo che ha caratterizzato il successo di tale piattaforma è il “cancelletto” in gergo #hashtag che consente di monitorare e/o partecipare alle discussioni su un argomento; #hashtag può essere inserito sia all’interno che alla fine del testo, senza però esagerare.

I social network, sono considerati anche come terreno di incontro tra i professionisti dell’informazione e il pubblico, tra giornalisti e cittadini e vi sono, stando ad alcuni blog, cinque regole “auree” per la produzione di uno status efficace:

 Avere una storia interessante da raccontare;  Utilizzare un’immagine di impatto;

 Scrivere bene, cercando di essere brevi e concisi;  Suscitare la curiosità di chi legge;

 Essere in grado di replicare agli eventuali commenti dei visitatori.

43

I community manager gestiscono una community online, con il compito di progettare la struttura della comunità virtuale e di coordinarne le attività.

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40

Il blog Social caffeine44, basandosi su fonti statistiche diverse, ha provato a definire gli

orari migliori e non nei quali pubblicare i propri contenuti sui social: su Facebook, l’orario di punta è dalle 13:00 alle 16:00, mentre il momento irrilevante va dalle 20:00 alle 8:00 del mattino. Su Twitter lo spazio orario importante è quello compreso tra le 13:00 alle 15:00.

Fra gli esperti dei social è diffusa l’opinione secondo cui la mattina è il momento più propizio per generare clic, mentre la sera è quello in cui avvengono le condivisioni, in quanto gli utenti hanno più tempo da dedicare alla lettura.

3. L’altra faccia dei social network

A volte capita di dover fare i conti con un altro aspetto dei social network, il cosiddetto “lato oscuro”: vi sono utenti che, celando la loro vera identità, offrono di sé un’immagine artefatta e ciò non sempre è percettibile.

Sono frequenti i casi in cui alcuni utenti adottano identità opposte al proprio genere sessuale (cd. Gender swapping) oppure impersonino personaggi celebri (cd. Fake). A questo proposito, nel 2012 è stato trasmesso nella rete televisiva Mtv, “Catfish” un reality americano che smascherava le bugie sulle relazioni online, cercando di portare alla luce la verità.

Con il nome ‘Catfish’ si identifica un soggetto che, grazie all’utilizzo di foto e di informazioni false o riconducibili ad altri soggetti, si appropria di una identità falsa da

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utilizzare sui social network. L’idea per la realizzazione del reality nacque da un episodio realmente accaduto; il conduttore della serie, scoprì, dopo diverso tempo, che la donna con cui aveva una relazione online in realtà non era la persona che diceva di essere. Il fine del programma fu proprio quello di scoprire la verità, tramite tecniche investigative basilari, cercando, fra l’altro di combinare un incontro tra i diretti interessati, per un eventuale chiarimento.

A proposito di furto di identità, il 16 giugno del 2014 con la sentenza n. 25774, la V Sezione penale della Corte di Cassazione ha emesso una condanna per il delitto di sostituzione di persona di cui all’art. 494 c.p.

La questione riguarda la creazione di un falso account, utilizzando l’immagine di una terza persona. Il reato in questione è quello di “sostituzione di persona”, commesso tramite internet al fine di comunicare con altre persone e di condividere materiale in rete.45

La particolarità del caso consiste nella condotta dell’imputato, colpevole di aver creato e utilizzato un account su un social network con un nickname falso, associandolo all’immagine di una terza persona, del tutto ignara dell’accaduto.

Oltre all’ appropriazione di false identità, anche i comportamenti aggressivi sui social possono essere considerati una piaga sociale: simili comportamenti sono adottati dai

troll, persone che, tramite insulti, messaggi provocatori e scherni, indeboliscono o

minano psicologicamente la personalità di un singolo individuo o la solidità di un’intera

45

Web 2.0: la Cassazione interviene su un caso di sostituzione di persona, M. Iaselli, 09/2014 www.altalex.com

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categoria o comunità di individui. Spesso su Facebook ci si imbatte in pagine che hanno l’obiettivo di indisporre gli altri, attirando l’attenzione su di sé.

Fonte: nostra elaborazione

La foto riportata si riferisce a un caso mediatico presentatosi su Facebook, in cui un gruppo di persone istiga all’odio per gli abitanti della città partenopea.

Le precarie relazioni sociali sono anche un effetto dovuto ad un utilizzo non razionale dei social: si genera così l’analfabetismo emotivo, con cui Goleman intende46:

- La mancanza di consapevolezza e quindi di controllo delle proprie emozioni e dei comportamenti a esse associati;

- La mancanza di consapevolezza delle ragioni per le quali si prova una certa emozione;

- L’incapacità a relazionarsi con le emozioni altrui e con i comportamenti che da esse scaturiscono.

(43)

43

Secondo Goleman, tali carenze conducono le giovani generazioni ad atteggiamenti di bullismo o all’uso di alcolici e/o droghe. L’analfabetismo emotivo determina l’impossibilità di saper decifrare i propri sentimenti e le proprie emozioni che vengono addirittura scambiati, con estrema facilità.

Un altro tema da considerare è la cosiddetta “dipendenza dai social network”. L’Ansa individua cinque sintomi per riconoscere una dipendenza:

- L’essere costantemente attaccato allo smarphone; - L’essere continuamente alle prese con foto e selfie; - Comunicare parlando per #hashtag;

- Vantarsi di avere milioni di amici virtuali;

- Svegliarsi la mattina con l’unico obiettivo di controllare le notifiche e le varie novità. Solitamente, tali dipendenze caratterizzano persone emotivamente fragili.

Brent Coker dell’Università di Melbourne, sostiene che una soglia pari a circa due ore di utilizzo dei social è accettabile, un tempo più lungo determina invece un vero e proprio “disturbo da dipendenza da internet”: si definisce così il disturbo psicologico caratterizzato da dipendenza, perdita delle relazioni interpersonali, modificazioni dell’umore, alterazione del vissuto temporale e attenzione completamente orientata all’utilizzo compulsivo del mezzo.47

47

Coker, B.L Freedom to surf: the productive benefits of workplace internet leisure browsing in “News – The University of Melbourne, 2009

(44)

44

Un’altra “dipendenza” è la cosiddetta “sindrome del like”; Armando Stano, segretario generale dell’A.I.D.A48 ha dichiarato che il 3% degli utenti riferisce di connettersi e navigare continuamente sui social spinto dal senso di appagamento che deriva dal consenso sociale raccolto sul profilo tramite i “like”.49

Fonte: Antonio-dessi.blog.tiscali.it

Tale sindrome provoca all’utente un elevato dispendio di tempo e di organizzazione gestionale che possono intaccare e influire negativamente le attività che caratterizzano la vita di un essere umano: lo studio e il lavoro.

La teoria di Brent Coker viene ulteriormente confermata e condivisa anche dai psicologi canadesi Samposa-Kanynga e Lewis, i quali individuano la stessa soglia sulla durata di utilizzo che delimita l’uso corretto, distinguendolo da tempi più lunghi che possono generare stress psicologico e depressione.

48

Accademia Internazionale delle Discipline Analogiche

(45)

45

L’Audiweb Database50 ha reso noti i dati, relativi al mese di novembre 2016, in cui si può notare che la Total Digital Audience51 ha raggiunto 30,1 milioni di utenti, ovvero il 54,7% degli italiani dai due anni in su, online complessivamente per 54 ore e 51 minuti per persona. La media giornaliera risulta pari a 23,1 milioni di italiani, collegati tramite i device52 rilevati per 2 ore e 23 minuti per persona. Da quest’ultimo dato, è possibile notare come il limite individuato da Brent Coker e dai psicologi canadesi Samposa-Kanynga e Lewis è stato superato in Italia, il che suggerisce agli internauti una maggiore attenzione al tempo trascorso sul web. Va però precisato, che il periodo individuato da questo ente rappresenta il tempo trascorso dagli utenti online, non in riferimento a uno specifico social network; per tale motivo bisognerebbe decurtare tale livello per un importo, ai fini correttivi e prudenziali. Nonostante ciò, il dato rimane comunque allarmante per la stabilità psicologica delle persone.

Fonte: www-audiweb.it

50 Nastro di pianificazione con i dati dell’audience totale di internet, www.audiweb.it 51

Stima totale dell’attività effettuata da parte degli utenti online attraverso computer e device mobili (smartphone e tablet), al netto delle sovrapposizioni tra i diversi device rilevati, www-audiweb.it

(46)

46

L’ analisi sopra prodotta consente di formulare un giudizio complessivo sull’uso dei social network che avendo apportato un cambiamento epocale nei rapporti interpersonali, si confermano strumenti con innumerevoli opportunità per qualsiasi tipologia di individuo. D’altro canto, essendo strumenti ibridi godono di una regolamentazione acerba che pur permettendo alle persone di instaurare sani rapporti personali o di allargare i propri business professionali, fanno sì che individui poco responsabili o poco razionali possano arrecare gravi danni ad altri soggetti.

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CAPITOLO 3

COMUNICAZIONE ED ANONIMATO

1. La comunicazione in anonimato: motivi e possibilità

Oggi, viviamo in una società fondata sulla libertà di manifestazione del pensiero e sul diritto ad essere informati; lasciare tracce di sé è molto semplice e risulta estremamente complicato non farlo, pertanto è proprio l'anonimato che garantisce "uno spazio di libertà". Una libertà nella libertà.

L’anonimato, riconosciuto come diritto dai governi democratici, ha come presupposto la libertà di manifestazione del pensiero degli individui; può definirsi come condizione in cui un individuo, in un contesto pubblico, conserva la libertà di non essere riconosciuto e identificato53.

Due, sono gli aspetti rilevanti dell’anonimato: essere uno strumento per esercitare i propri diritti, celare una condotta delinquenziale.

A livello normativo, il diritto all’anonimato non compare in una specifica disciplina, lo ritroviamo infatti nel diritto civile, nel diritto penale, ed anche in quello costituzionale.

Ad oggi, in Italia, il diritto alla protezione dei dati personali viene sancito dal D. Lgs. n. 196 del 2003, modificato dal D. Lgs n. 151 del 14 settembre 2015, ovvero dal Codice della Privacy. Un ulteriore passo è stato fatto con l’approvazione da parte della commissione parlamentare, della Magna Carta dei diritti in internet, voluta dalla presidente della Camera Laura Boldrini; all’articolo 10 infatti, viene ribadita la

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