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Altre misure adottate nel 2012 e loro rifl essi sull’assistenza oncologica

Rapporto 2013 dell’Osservatorio

2.1. La crisi economica del Paese, i provvedimenti adottati per fronteggiarla e le ricadute sul settore

2.1.4. Altre misure adottate nel 2012 e loro rifl essi sull’assistenza oncologica

a cura di Sergio Paderni, Osservatorio

Per concludere la rassegna delle vicende economiche e legislative del 2012 e dei loro rifl essi sull’assistenza on-cologica è doveroso citare altri due provvedimenti:

§ la legge 8 novembre 2012, n. 189, di conversione in legge del Decreto legge Balduzzi n. 158/2012. avente come titolo “Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela

della salute”;

ancora ricevuto l’intesa della Conferenza Stato-Regioni, né sembra essere stato sottoposto, come previsto dall’art. 5 del D.L. sopra richiamato, al concerto del Ministro dell’economia e delle fi nanze e al parere delle Commissioni parlamentari competenti.

Su quest’ultimo provvedimento, per la parte che può riguardare i tumori, si rinvia al punto 2.4.2. “Criticità dei livelli di assistenza”, che esprime il punto di vista dell’AIOM in materia.

Per quanto concerne, invece, la legge 189/2012 di conversione del decreto legge Balduzzi, di essa interessano nel Rapporto alcune disposizioni specifi che contenute nel Capo III – “Disposizioni in materia di farmaci”. In particolare:

- l’art. 10, comma 2, stabilisce che, per garantire su tutto il territorio nazionale il rispetto dei livelli essenziali di assistenza, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano sono tenute ad assicurare agli as-sistiti l’immediata disponibilità dei medicinali a carico del Servizio sanitario nazionale che, a giudizio dell’AIFA possiedono il requisito della innovatività terapeutica.

Con soddisfazione l’Osservatorio sottolinea come tale risultato, estremamente utile per i malati di tumore, sia stato il frutto dell’azione insistente e decisa svolta al riguardo e di cui i precedenti Rapporti conservano puntuale memoria.

- il comma 6 dell’articolo 10 istituisce presso l’AIFA un tavolo permanente di monitoraggio dei prontuari terapeutici ospedalieri con il compito di esaminare e discutere eventuali criticità nella gestione dei pron-tuari terapeutici e di fornire linee guida per armonizzare e aggiornare gli stessi. Tutto ciò anche attraverso audizioni periodiche delle organizzazioni civiche di tutela della salute maggiormente rappresentative a livello nazionale. La FAVO ha i titoli necessari per essere considerata soggetto da ascoltare quando siano in ballo argomenti concernenti la copertura assistenziale farmacologica dei malati oncologici.

- l’art. 11, comma 1, dispone che entro il 30 giugno 2013 l’AIFA provveda ad una revisione straordinaria del Prontuario farmaceutico nazionale, individuando i farmaci terapeuticamente superati e i medicinali equivalenti a quelli di cui è in scadenza il brevetto;

Altri aspetti del provvedimento, che possono interessare l’assistenza oncologica, riguardano la revisione straordi-naria del prontuario farmaceutico nazionale, che l’AIFA deve effettuare entro il 30 giugno 2013; l’autorizzazione delle regioni e delle Province autonome di sperimentare sistemi di riconfezionamento, anche personalizzato, e di distribuzione mirata dei medicinali agli assistiti in trattamento presso ospedali o strutture residenziali, onde evitare sprechi, rischi di errore e consumi impropri (art. 11, comma 5); il trasferimento delle competenze in materia di sperimentazione clinica dei medicinali dall’Istituto Superiore di Sanità all’AIFA (art. 12, comma 9); la riorganizzazione entro il 30 giugno 2013 e sulla base di un emanando decreto ministeriale, dei comitati preposti alla sperimentazione clinica dei medicinali (art. 12, comma 10 e 11); la prescrizione che dal 1 luglio 2013 la documentazione riguardante studi clinici sui medicinali venga gestita esclusivamente con modalità telematiche (art. 12, comma 12).

Al termine di questa lunga e doverosa disamina delle misure economiche che hanno infl uito sul settore oncolo-gico, si ritiene necessario ribadire che le scelte attuative affi date alle Regioni non possono e non debbono essere di tipo acriticamente indifferenziato, ma debbono tenere conto degli esiti sanitari rispetto alla gravità delle pa-tologie e al disagio sociale ed economico che esse provocano ai malati e alle loro famiglie.

Tenere conto solo del parametro “costo”, trascurando quello essenziale dell’”esito sanitario” che ne è derivato, può indurre ad intervenire con tagli in settori di particolare effi cacia curativa – come è appunto nell’oncologia – salvaguardando altri settori di minore rilievo per la tutela della salute e con esiti sanitari meno signifi cativi in termini di salute e di costi indotti.

Oppure può indurre a formulare giudizi, basati solo su parametri economici, che penalizzano il nostro Paese, presentandolo come ultimo per “investimenti in sanità” tra i Paesi industrializzati (OECD Health data 2012) con una spesa pro-capite di 2.964 dollari, contro i 5.058 dollari dell’Olanda, i 4.335 dollari della Germania e i 3.974 dollari della Francia; o segnalandolo al 26° posto per “prevenzione ed equità di sistema” secondo l’Health

con-sumer powerhouse 2012 o agli ultimi posti per i fondi destinati alla “prevenzione sanitaria” secondo il rapporto OCSE-UE “Health at a glance Europe 2012”.

Ebbene, gli autorevoli rapporti citati dovrebbero spiegare come mai, usando i dati sugli “esiti sanitari” desunti da “Health at a glance Europe 2012” sopracitato, l’Italia si colloca:

§ al 3° posto per aspettativa di vita alla nascita, con 84,6 anni per le donne e 79,3 per gli uomini. Inoltre, nel rapporto tra aspettativa di vita alla nascita e prodotto interno lordo, l’Italia è l’unica nazione a collocarsi sulla linea della media europea;

§ al 6° posto tra i Paesi europei con il più basso indice di mortalità per ischemia cardiaca (indice Italia: 80 – in-dice medio Europa a 27 Paesi: 156);

§ al 12° posto tra i Paesi con il più basso indice di mortalità per tutti i tipi di cancro (indice Italia: 212 – indice medio Europa: 230);

§ nella media europea per i tumori al seno delle donne (indice Italia: 23 – indice medio Europa: 23,2);

§ al 3° posto tra i Paesi con il più basso indice di mortalità per tumori alla prostata (indice Italia: 15,1 – indice medio Europa: 22,6);

§ al 3° posto tra i Paesi con il più basso indice di mortalità per suicidio (indice Italia: 8,8 – indice medio Europa: 20,7);

§ all’11° posto tra i Paesi con il più basso indice di mortalità infantile (indice Italia: 3,4 – indice medio Europa: 4,2);

§ al 4° posto tra i Paesi con la più bassa prevalenza stimata di diabete, tra adulti di età 20-79 anni (indice Italia: 5,3 – indice medio Europa: 6,4);

§ al 5° posto tra i Paesi con la più bassa incidenza stimata di diabete di tipo 1, tra bambini di età 0-14 anni (indice Italia: 12,1 – indice medio Europa: 22,0).

Va aggiunto che tali soddisfacenti risultati in termini di esito sanitario sono stati conseguiti con una spesa sa-nitaria totale pari al 9,3% del Prodotto interno lordo, che è comunque, seppure di poco, superiore alla media europea, che è del 9,0% del Prodotto interno lordo di tutti i Paesi dell’Europa a 27.

La conclusione che ne discende è che pur destinando – comparativamente ripetto agli altri Paesi dell’Unione Europea – meno risorse, come segnalato correttamente dai tre rapporti internazionali sopra citati, agli investi-menti, alla prevenzione e all’equità di sitema, la sanità italiana, in forza del suo sistema generale di copertura pubblica, di servizi territoriali diffusi, di eccellenze ospedaliere, e sulla base di strategie sanitarie basate sulla “presa in carico multi professionale” e sulla “continuità assistenziale anche interistituzionale” riesce a produrre esiti sanitari di tutta rilevanza.

Se, spendendo meno, gli esiti in termini di salute sono superiori e migliori rispetto alla media dei Paesi dell’Unio-ne Europea, ciò signifi ca che il sistema sanitario italiano è effi ciente (perché spende relativamente meno) ma soprattutto – e questo deve diventare il vero parametro di misura – esso si dimostra “più effi cace” in termini di tutela sanitaria e di difesa della salute.