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Tuogno Zambon, ipotesi d’identità

2.3 Al figliolo di Tuogno Zambon

2.4.3 Altre persone nominate

Vi sono poi molti altri nomi indicati dei quali però non ci è possibile andare molto oltre: Gavegnà225, Pagiuola de Sboraoro226, il Bruscaore Valente227, Tuogno Bissega228, Brigotto Nespolatto, Miotto Sbregò, Cera Sgriffon229, il pievano Arlotto230, Cecco Fadia, Gio Battista Precornellio231, il rettore Musan232, Revolato Sgamoldò e il signore dal Monte233, che compaiono, oltre che nei titoli,

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I. Paccagnella, Vocabolario, cit., p. LXV.

224 Si veda la tesi di A. Pozzobon, Smissaggia, cit.

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Forse una deformazione del cognome Cavinato.

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Il termine “pagiuola” sta ad indicare la paglia battuta durante la trebbiatura, “sboraoro” potrebbe indicare l’uscire, il balzare fuori. Nello stesso tempo è bene notare che nella Val Leogra è presente il cognome Pagiola, Pagliosa e pure una località (A. Saccardo, Valli, cit., II, pp. 1199-1200, 1069).

227 Come visto per i Cappello, è indicativa la vicinanza tra Rossano e Cassola.

228

Il suo nome compare tra gli autori raccolti in Sonagitti, spataffi, smaregale e canzon arcogisti in lo

xiequio e morte de quel gran zaramella Barba Menon Rava, Padova, Paolo Meietti, 1584.

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Potrebbe trattarsi di Baldissera Raffon, organista comunale dal 1565 al 1582 (dati raccolti dai pagamenti effettuati nei rispettivi anni ricavabili dai libri di spesa del Comune di Schio).

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Facilmente Arlotto Mainardi detto il pievano Arlotto (1396-1484), sacerdote divenuto presto un personaggio per i suoi motti e il suo stile di vita poco consono al suo ruolo (Mainardi Arlotto, voce a cura di G. Crimi, in Dizionario Biografico degli Italiani, LXVII, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2006, pp. 553-556)

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Lo Zambon lo definisce assieme allo Scalabrin pittore in Vicenza.

232 Il madrigale 66 sembra essere di commiato al rettore Muzan. Tra i vicari e i governatori di Schio ci furono alcuni Mussan o Muzzan o Muzan: Antonio Muzanus Dal Toso vicario nel 1555-1556 (P. Maraschin, Serie, cit. p. 21), Claudio Muzan uno dei governatori nel 1571 (p. 23), cav. Troilo Muzan vicario nel 1579-1580 (p. 24), cav. Muzio Muzan vicario nel 1592-1593 (p. 26), Ciro Muzan vicario nel 1606-1607 (p. 28) e Prasildo Muzan vicario nel 1611 (p. 28). Siamo propensi ad ipotizzare che si possa trattare dell’Accademico Olimpico Truolio Muzan cioè il vicentino cav. Antonio Muzan al quale scrive Magagnò nella Quarta parte e con il quale Antonio Zambon ebbe rapporti economici come si evince dagli estimi: «Ad domino Troylo Musan […] lire 9.0.0» (A.S.C.S., b. B/21, Estimo 1579-82, c.139r) «et paga […] A domino Troylo Musan sive heredi lire 12.0.0» (A.S.C.S., b. B/22, Estimo 1616-1628, c. 79r).

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Di questo nome è possibile avanzare diverse ipotesi. Qualora Dal Monte fosse un cognome è bene notare che un Conte Da Monte (1520 c.a.-1587), medico e fisico, è stato tra i promotori dell’Accademia

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all’interno dei componimenti con altri personaggi; in particolare con i primi cinque devono essere intercorsi rapporti di amicizia vista la frequenza del nome. Le poesie sono costellate di molte altre persone intente ai lavori agricoli o a partecipare ai raduni serali (filò), sono: barba Magiara, Galvan, Rigo Bonello, Vigo Coppatto, Toffano, Nalle, Cenzo, Ceccon, Tonon, Beppe Fiaccon, Rocco Vecchiatto, Zan Galvan, barba Zilio, barba Dore, Miaggia, Ronchetto, Bragotto, Censo Scroatto234, Tito de Galvan, Menego Salgaro, Picagio, Pasquale, barba Griso, barba Grotto235, barba Piero, Bastian, barba Tomio, le donne Tia, Brigotta, Ninetta, Caterina, Momina, Pasquina e molti altri.

Siamo riusciti a indagare su alcuni di questi nomi, altri invece rimangono impenetrabili. Gli individui suaccennati li troviamo coinvolti in scambi di poesie con lo Zambon, segno di una vicinanza tra scrittori. Questi sono i tre Maganza (Magagnò, Sandron e Cenzon), Marco Antonio Bruogia, Marcantonio Zugian, Tuogno Bisegga e Gavegnà. I rapporti sono inoltre segnalati dai vari «caro» presenti: Magagnò è il suo «caro barba» e altrettanto «caro» è suo figlio, così pure «cari» sono Miotto Sbreghò, il Bruscaor Valente, Sgareggio Tandarello, Brigotto Nespolatto, Cecco Fadia; particolarmente «caro» perché «muò da frello», come un fratelo, è Camillo Mariani. L’amicizia è altrettanto ripagata con un caro da Sandron, Gavegnà e Cenzon. Sono inoltre non pochi i vari signori a cui il poeta si rivolge, non sappiamo però se per amicizia o per riverenza, se effettivamente segnalano un invio o una semplice dedica; tra questi comunque spiccano le personalità appellate con «paron»: è il caso di Alvise Cappello (detto pure «cralissimo»), Giacomo Dal Ferro e Vespasiano Zugian (ai quali aggiunge «maor») e Giacomo Beffa. Dalla carrellata di nomi

Olimpica e ne fu Protettore nel 1584-85, scrisse la tragedia Antigone (Venezia, 1565) cfr. G. Mantese,

Per una storia dell’arte medica in Vicenza alla fine del secolo XVI, Vicenza, Accademia Olimpica, 1969,

pp. 66-71. Tra i vicari di Schio ci fu nel 1546 Andrea Dal Monte (P. Maraschin, Serie, cit., p. 20). Se invece riferisce ad un toponimo (il Monte di qualche paese), non sembra possibile andare oltre. Infine, il Bon

Signor è indicato nelle rime con lettere maiuscole pertanto potrebbe indicare un nome proprio

(Bonsignore), ma nel contempo non è da escludere possa essere la storpiatura del titolo di monsignore.

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Forse il nobile Vincenzo di Gio. Pietro Scrofa, noto per i suoi affari commerciali e per una causa per giudaismo presso il Sant’Uffizio di Venezia (si veda E. Demo, Mercanti di Terraferma. Uomini, merci e

capitali nell’Europa del Cinquecento, Franco Angeli, 2012, pp. 103-114). Vincenzo si impegnò nella

costruzione di un altare presso la chiesa di Monte Berico nel 1590, fu coinvolto in una sentenza per la divisione della dote di Maddalena Campiglia e fino al 1608 ebbe beni in Santorso. Morì nel 1613 senza figli (Giulio Cesare gli era premorto) lasciando l’eredità alla nipote Polissena (G. Mantese, Lo storico

vicentino p. Francesco da Barbarano o.f.m.cap. 1596-1656 e la sua nobile famiglia, in «Odeo Olimpico»

IX-X (1972), pp. 88-91.

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È molto probabilmente una allusione al poeta ed oratore Luigi Grotto, detto il Cieco d’Adria (1541-1585).

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possiamo ricostruire un certo ambiente di frequentazione dello Zambon. In primo luogo quello artistico nelle persone dei tre Maganza citati, di Iseppo Scalabrin e Gio Batta Precornello suoi «compari» e Camillo Mariani, tutti di ambito vicentino se non addirittura strettamente scledense. A seguire le personalità di Schio e dintorni o più in generale vicentine (i signori Zugliano, lo speziale Vendramin Menegazzo, i confratelli Bortolamio Triban e Broglia de Persico). Nell’ambito poetico ancora una volta figurano i Maganza, Lucio Marchesini, Claudio Forzatè e i molti altri indicati solo dal nome d’arte e non identificati. Questo ci permette di collocare con sicurezza il penzaore nell’ambiente scledense e di trarne un profilo, per quanto sommario: fu in contatto con l’ambiente artistico e poetico della provincia frequentando persone di spicco e rinomate, non si limitò al solo circondario dell’alto vicentino ma si spostò a Vicenza non facendosi mancare le amicizie con i notabili e cittadini (gli Zugliano tra questi).

2.5 Conclusione

I dati fin qui raccolti permettono di gettare nuova luce sull’identità di Tuogno Zambon. L’ipotesi che identifica il poeta nel pittore Iseppo Scolari, sembra non essere sufficientemente sostenuta da prove documentali, in particolare in merito alla sua provenienza scledense e alla presenza di un figlio. Al contrario, le informazioni raccolte su Antonio Zambon paiono combaciare con gli indizi presenti nella raccolta poetica. Alla luce di questo, pertanto, possiamo avvicinarci all’identità di Tuogno Zambon con maggiore consapevolezza e, se la seconda ipotesi venisse in futuro convalidata da una precisa ed inequivocabile attestazione, potremmo essere di fronte ad un caso di massima trasparenza della lomenaggia, fatto alquanto particolare e significativo236.

236 A margine è opportuno informare che un Marcantonio Zambon è nominato Accademico Olimpico il 6 aprile 1598 (L’archivio storico dell’Accademia, cit., p. 42). Nella nomina è scritto «Furono anche proposti per il M. S. P. per Accademici gli infrascritti:

D. Zuane Trento [cancellatura] pro 18 contra 2, Co. Mar. Ant. Zambon lett. pro 19 contra 1, D. Pomponio Montanari pro 17 contra 3,

D. Hieronimo Conte pro 18 contra 2» (B.Be., Archivio Accademia Olimpica, b. 1, fasc. 7, c. 9v).

G. Da Schio annota invece: «Zanibon Marc’Antonio. Accademico Olimpico. Nel 1597 era lettore ordinario nella suddetta accademia. Scrisse: L’orazione funebre del conte Angelo [Porto o Monte?], Vicenza, stamperia Parini, anno… vedi storia dell’Accademia Olimpica» (G. Da Schio, Persone

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