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ALTRI CASI DI ADATTAMENTI CINEMATOGRAFIC

Come già accennato nell’introduzione, sono più di cinquanta il film tratti da romanzi usciti nel nuovo millennio. Oltre alle opere dei quattro autori trattati, ci sono casi particolari che vorrei sottolineare, cercando di dimostrare quali trasposizioni cinematografiche sono state fedeli al libro, e per quali motivi, certi adattamenti, non hanno avuto la stessa fortuna del romanzo.

Vorrei ora porre in evidenza due esempi di film con maggior fortuna critica e più notorietà dei libri ai quali si sono ispirati. Il primo è Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti (2007), tratto dal romanzo Il fasciocomunista di Antonio Pennacchi (2003)102. Il film ha avuto molti riconoscimenti

mentre il romanzo è salito alla ribalta solo dopo l’uscita del film. Mio fratello è figlio unico è una pellicola ben riuscita, grazie a un ottimo lavoro di adattamento dello stile romanzesco del libro a quello della sceneggiatura, nonostante la distanza dei due linguaggi.

Il secondo film è Anime nere di Francesco Munzi (2014) tratto dall’omonimo romanzo di Gioacchino Criaco pubblicato nel 2008. Il libro di Criaco appartiene al genere noir, un filone letterario, figlio del giallo, che ha goduto di grande fortuna sia nelle varianti letterarie, sia nelle trasposizioni cinematografiche: si pensi ai casi di Almost blue della coppia Lucarelli-Infascelli, che inaugura nel 2000 il ciclo filmico del noir italiano, seguito dal già citato Quo vadis, baby? (Verasani-Salvatores) e

soprattutto dal grande successo di Romanzo criminale del duo De Cataldo-Placido. La tipologia di scrittura del filone giallo e noir è contraddistinta da un’agile trasposizione cinematografica data da

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una tecnica altamente descrittiva, una scrittura definita “per immagini” come testimoniano i film gialli tratti da romanzi editi negli ultimi cinquant’anni.

Sottolineiamo qui come ci siano stati degli adattamenti cinematografici che non hanno avuto la stessa fortuna critica dei romanzi che li hanno ispirati. Colpa la volontà furba di cavalcare l’onda del successo letterario, e uno stile non definibile come “cinematografico”: avendo come unico obbiettivo di percorrere i sentimenti dei personaggi dando maggior rilevanza all’introspezione e all’astratto. Questi romanzi sono lontani da una “struttura” filmica e non usano un linguaggio che si avvicini a quello cinematografico e nemmeno evidenziano riferimenti al mondo del cinema.

Tra i casi da evidenziare, c’è quello di Paolo Giordano con La solitudine dei numeri primi, edito nel 2008 (Premio Strega), portato sul grande schermo da Saverio Costanzo nel 2010. Il romanzo ha una struttura lineare, con importanti spazi introspettivi, è quindi poco “cinematografico”: molte sono le differenze tra libro e film date da una non semplice procedura di adattamento di un testo scritto su una sequenza video, nonostante la partecipazione dello scrittore partecipa alla stesura della sceneggiatura. Saverio Costanzo nel 2014 porta sul grande schermo Hungry hurts: film liberamente ispirato al romanzo di Marco Franzoso Il bambino indaco (2012). Questo riadattamento si distanzia profondamente dal libro, cambiandone ambientazione e non seguendo la linearità del racconto. Rispetto al romanzo di Giordano, il libro di Franzoso ha una struttura più “cinematografica” e lo si può inserire nel gruppo di quelle opere contemporanee fortemente influenzate dal cinema.

Un altro caso degno di nota e simile ai due precedenti, riguarda N di Ernesto Ferrero. La struttura del libro è in forma diaristica, in prima persona, per questo si distanzia notevolmente da un romanzo con una struttura cinematografica: il riadattamento cinematografico di questo libro ha impegnato molto il regista Virzì, a cui è servito un percorso di reinterpretazione e di invenzione notevole, dovendo lavorare sullo sviluppo della storia e arrivando ad abusare della voce fuori campo. Cito qui Federico Govoni rispetto all’uso della voce fuori campo nei film del regista livornese:

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La voice-over è spesso usata da Paolo Virzì perché dà un colore romanzesco alla storia, poi è un espediente narrativo classico, associato ad un punto di vista, che coinvolge direttamente lo spettatore. Il suo cinema è principalmente di parola, rimanendo fedele alla scuola di Furio Scarpelli che, come lo psicanalista Hillman, era convinto che la narrazione fosse necessaria a dare senso all’esistenza rendendola comprensibile. La precisione dialettale completa in modo non macchiettista ma realistico la recitazione degli attori, veri protagonisti, insieme alla sceneggiatura, della fucina creativa del regista.103

La scelta di un romanzo scritto in forma diaristica necessita dunque di un “forte” intervento personale del regista nel riadattamento cinematografico: la voce fuori campo sottolinea infatti la sua presenza e gli consente una diretta illustrazione della storia. Il regista toscano si confronta ancora con un romanzo in forma di diario con i consueti problemi di trasposizione: il pluripremiato Tutta la vita davanti, tratto dal romanzo della Murgia Il mondo deve sapere (un libro-inchiesta sul lavoro nei call center). Il pluripremiato Le chiavi di casa del 2004 di Gianni Amelio è una libera e riuscita interpretazione del romanzo di Giuseppe Pontiggia, Nati due volte (Premio Campiello nel 2000): il regista non segue linearmente la cronologia del racconto ma la riadatta, prendendo distanza dal libro stesso, benché abbia una struttura molto cinematografica, con divisione in piccole scene, ricorrenti flashback, ampi spazi dedicati al dialogo e uno stile del racconto che lascia trasparire attraverso le immagini le parti astratte.

È necessario menzionare qui il ben noto caso di Gomorra di Roberto Saviano (2006): definito un romanzo non-finction per la sua particolarità di non avere una struttura classica e lineare ma piuttosto un miscuglio di generi letterari come quello noir e “di inchiesta”. Sia il libro che la sua trasposizione cinematografica fatta da Matteo Garrone nel 2008, hanno avuto un grande successo in Italia e nel

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mondo tanto che, nel 2014 vengono prodotti, a partire dal medesimo soggetto, un serial TV e uno spettacolo teatrale.

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IL ROMANZO

“CINEMATOGRAFICO”

Molti romanzi pubblicati nel nuovo millennio hanno caratteristiche comuni che permettono di inscriverli nella categoria dei “romanzi cinematografici”. Queste opere hanno delle particolarità che avvicinano il loro stile al mondo del cinema. Gli scrittori contemporanei sono fortemente contagiati dal mondo cinematografico, molti di loro sono a stretto contatto con questa realtà e riflettono nella loro narrativa gli echi della settima arte. Come osserva Brandi:

I poemi di quest’epoca diventano sempre più cinematografici e danno luogo a un vero e proprio genere nel quale il linguaggio verbale si modella sulle caratteristiche di una sceneggiatura filmica, per rappresentare adeguatamente i dati concreti e visibili, i fatti, le azioni, le persone, le cose e gli spazi, tutto ciò che è raffigurabile su uno schermo cinematografico, aiutando il lettore a visualizzare il racconto letterario come fosse un film.104

I cosiddetti romanzi “cinematografici” hanno una struttura del testo che si avvicina ad una sceneggiatura vera e propria, ed esiste inoltre una contaminazione relativamente alla divisione in dialoghi, all’utilizzo della descrizione e alla suddivisione del testo in scene. Quest’ultima è una caratteristica che conferma la sofisticazione da parte del cinema: è l’uso della scena come metodo di

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narrazione, il tempo e lo spazio del narrato diventano tutt’uno, e lo scrittore costruisce i suoi romanzi attraverso la tecnica filmica del montaggio.

Riprendendo le parole di Brandi «aiutando il lettore a visualizzare il racconto letterario come fosse un film», il testo di un romanzo cinematografico permette al lettore di vedere delle immagini che nascono dalla narrazione, ed è tale “visualizzazione” ad essere una delle caratteristiche principali di questo stile letterario che diventa una “narrazione per immagini”. Le immagini devono scaturire dalle parole in modo nitido e concreto, e a tale fine vengono riprese delle “immagini connotate”, cioè figure universalmente conosciute, e viene dato poco spazio alla parte astratta (sentimenti e stati d’animo) che meglio, viene resa attraverso una narrazione materiale e concreta. La ripresa delle “immagini connotate” gioca un ruolo di conferma dell’influenza da parte del cinema negli scrittori contemporanei, infatti molte di queste “immagini” sono prese in prestito da film.

Nei capitoli che seguono si andrà ad approfondire ogni caratteristica del romanzo cinematografico e il patto che si instaura tra autore e lettore alle prese con una scrittura per immagini.

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