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Capitolo 2: Percezione e “domini” del benessere 1 La Commissione Stiglitz-Sen-Fitoussi.

2. salute, istruzione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita; 3 relazioni sociali, politica e istituzioni, ricerca e innovazione;

2.1.4 Ambiente, paesaggio e patrimonio culturale.

Per l'Italia, più che per altri paesi, il paesaggio e il patrimonio culturale sono sicuramente un fattore determinante al fine di valutare il benessere collettivo. I suoi cinquanta siti riconosciuti come “patrimonio dell'umanità” nella World Heritage List dell'Unesco la rendono qualcosa di unico al mondo. Infatti, ne è la capolista seguita da Cina (quarantasette siti) e la Spagna (quarantaquattro siti). Non per nulla il Paese viene anche definito come “un museo a cielo aperto”. La spesa pubblica dedicata alle attività culturali rappresenta lo 0,4% del prodotto interno lordo.

Questo inestimabile patrimonio culturale necessita costantemente di tutele che vengono garantite dall'apposita normativa. Esso rappresenta non solo la ricchezza culturale ed economica del Paese, ma anche la storia che distingue la sua popolazione e alla quale quest'ultima si sente legata e vi si riconosce. Il valore del paesaggio e del patrimonio culturale italiano non risiede soltanto nella sua consistenza quantitativa ma anche nella ricchezza e varietà qualitativa che lo caratterizzano. Purtroppo il paesaggio è frequentemente minacciato da una continua e spesso incontrollata espansione edilizia. La legge Galasso del 1985, recepita dal codice dei beni culturali e del paesaggio del

2004, ha introdotto in Italia a livello normativo una serie di tutele sui beni paesaggistici e ambientali, ponendo dei vincoli all'edificazione al fine di preservare il paesaggio e le aree individuate come di interesse pubblico.

Il codice, in questo modo, si pone in linea con il principio sancito dall'articolo 9 della Costituzione secondo il quale la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio artistico della Nazione. Lo Stato, le Regioni, le Città Metropolitane, le Province e i Comuni assicurano e sostengono la conservazione del patrimonio culturale, ne favoriscono la pubblica fruizione e la promozione, dato che la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale concorrono a preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio nonché promuovere lo sviluppo della cultura.

Il Codice dei beni culturali e del paesaggio nasce dalla necessità di tutelare efficacemente il paesaggio e, vista l'incapacità dei pubblici poteri nel farlo, impone come misura di salvaguardia un vincolo generalizzato di edificazione sui litorali, sulle zone di alta montagna e su altri ambiti naturalistici considerati “sensibili”.

Per queste aree non viene esclusa completamente l'attività edilizia ma quest'ultima deve essere approvata dagli enti preposti alla tutela e dal MIBAC.

Un problema che affligge l'Italia infatti è l'abusivismo edilizio che rappresenta il 5% oltre la produzione legale al Nord, il 10% nel Centro e ben il 30% nel Mezzogiorno con un picco in Campania, in cui si registra che la quota di abitazioni abusive sia pari, in media, a poco meno del costruito legale. Questo è sicuramente un segnale negativo non sono sul piano economico, ma anche sul piano civile e culturale.

Nel 2012 la rovina del paesaggio dovuta all'eccessiva costruzione di edifici è tra i 5 problemi ambientali più preoccupanti.

La percentuale di chi avverte una preoccupazione per il degrado che subisce il paesaggio aumenta dal 19,9% del 2012 al 15,8% del 1998. La preoccupazione maggiore la si riscontra al Nord (quasi 25%), mentre nel Mezzogiorno poco più del 14%, ben 11 punti percentuali in meno.

Sulla sfera ambientale non ci si può non interrogare sul fattore sostenibilità. Infatti, si punta sempre più sull'utilizzo delle fonti rinnovabili per creare energia. L'Italia ancora non è competitiva in questo campo. Il fotovoltaico nel 2012 copre solo il 20% della produzione complessiva di energia elettrica, mentre quella prodotta da fonti eoliche e dalle biomasse si attesta intorno al 14% della produzione. L'energia prodotta da fonti idriche è in calo e passa dal 78,2% del 2004 al 45,4% del 2012, come quella prodotta da fonti geotermiche, che passa dal 10% del 2004 al 6,1% del 2012.

2.1.5 Sicurezza.

La sensazione di vulnerabilità è uno degli impatti più rilevanti che la criminalità provoca sul benessere delle persone. La percezione di sicurezza che viene avvertita quando si sta fuori di casa nelle ore notturne diminuisce, passa dal 59% del 2010 al 55% del 2012.

La percezione della sicurezza non va di pari passo con l'andamento della diminuzione dei crimini, ma dipende da vari fattori, come il livello di criminalità della zona circostante, il degrado della zona in cui si vive, il controllo del territorio esercitato dalle forze dell'ordine, la vulnerabilità personale in termini fisici e la reiterazione dei reati di cui si viene a conoscenza.

Figura 2.15

Nord Centro Sud

18,5

14,4 13

24,8

18,3

14,2

Preoccupazione per il paesaggio valori percentuali

1998 2012

Come crimini vengono registrati omicidi, furti d'auto, borseggi e furti in abitazione. I borseggi sono più frequenti nelle grandi città mentre le rapine in casa sono più assidue al Sud.

La vulnerabilità è maggiore nei grandi centri abitati, caratterizzati da una maggiore insicurezza con riguardo alla propria incolumità. La percezione di sicurezza è migliore nelle aree a minore densità urbana che rappresentano territori meno affetti da criminalità predatoria (fenomeno che contraddistingue le aree metropolitane) e sono caratterizzati da una maggiore facilità nel mantenere rapporti sociali e di vicinato, i quali sono alla base del controllo sociale.

La percezione del livello di sicurezza cambia anche a seconda del genere; infatti le donne si sentono meno sicure rispetto ai maschi, in quanto hanno maggiori timori rispetto a una violenza fisica. Nel biennio 2008-2009 la preoccupazione di subire violenza fisica era avvertita da più della metà delle donne (52,1%), soprattutto le più giovani, che si dichiaravano molto o abbastanza preoccupate nel 71,3% dei casi le 14- 19enni, e nel 73,5% dei casi le 20-24enni. Sulla violenza contro gli uomini ancora non si è riusciti ad elaborare un indice riassuntivo della situazione del Paese, come non è stato ancora messo a punto un indicatore sulla corruzione. Sono entrambe lacune che verranno colmate nel prossimo rapporto BES 2015-2016.34

Capitolo 3: L'indagine sul campo.