• Non ci sono risultati.

(1834-1842)

La maggior parte delle informazioni che abbiamo su Mill e Harriet Taylor, dei primi anni successivi a quando la loro amicizia era divenuta più intima, proviene da fonti secondarie. A quanto pare, intorno alla metà degli anni ’30, tentarono di tenere segreto il loro affiatamento fino a quando divennero consapevoli del pettegolezzo inevitabile che avevano causato e per questa ragione interruppero quasi del tutto i loro rapporti sociali. In un primo momento Mill presentò la signora Taylor ad alcuni amici, in particolare ai Carlyle. È soprattutto a causa dei loro commenti numerosi e, dagli anni successivi non sempre molto amichevoli, che è derivata l’immagine della loro relazione oggi comunemente accettata. Può essere utile interrompere la presentazione del nuovo materiale e raccogliere in un capitolo a parte le osservazioni più eloquenti dei loro contemporanei.

La storia raccontata da John Roebuck, che per circa dieci anni era stato uno degli amici più stretti di Mill e che pare essere stato il primo con il quale ruppe ogni rapporto a causa della signora Taylor, è degna di nota. Roebuck era stato presente al party, dove Mill aveva incontrato per la prima volta la Taylor. In seguito la perse di vista fino a un ricevimento dalla signora BullerI, la madre dell’amico di Mill Charles BullerII che in un’occasione raccontò:

«Mill entrò nella sala con la signora Taylor sotto il braccio. I modi di lei e l’evidente ammirazione di lui calamitarono subito l’attenzione generale ed una risatina soffocata contagiò i presenti. Il mio affetto per Mill era così forte e sincero che mi faceva soffrire qualsiasi cosa potesse renderlo ridicolo. Vidi, o pensai di vedere, quanto dannosa poteva essere questa situazione e poiché eravamo diventati in tutto come dei fratelli decisi, forse in modo avventato, di parlare con lui della questione»1.

Roebuck prosegue raccontando di come andò a trovare Mill all’India House per parlargli apertamente e di quanto Mill lo ascoltò in silenzio ma, dall’accoglienza che gli fece in un’occasione successiva, era chiaro che considerasse finita la loro amiciziaIII.

Non sappiamo con precisione quando sia accaduto, ma sembra che dall’estate del 1834IV, la relazione fosse discussa apertamente tra gli amici di Mill. Era il primo pettegolezzo che i Carlyle vennero a sapere tornati a Londra, dopo due anni di assenzaV. Entrambi, nei loro modi inimitabili, trasmisero subito la notizia al fratello di Carlyle in Italia e lo tennero aggiornato sugli sviluppi, quando loro stessi fecero la nuova conoscenza.

Thomas Carlyle al dottor John CarlyleVI, maggio 18342: La signora Austin aveva una

tragica storia del suo [di John Mill] essersi perdutamente innamorato di una giovane bellezza filosofica (anche se con l’innocenza di due piccioncini non ancora svezzati) e del suo non curarsi di

1 Robert Eadon Leader (ed. by), Life and letters of John Arthur Roebuck, cit., p. 38. Il party dai Buller potrebbe anche essere stato la sera del 15 giugno 1835, come citato in James Anthony Froude (ed. by), Letters and Memorials of Jane Welsh Carlyle, London, Longmans, Green & Co., 1883, vol. I, p. 21. Non può essere stato prima del 1835, poiché solo all’inizio di quell’anno i Buller si trasferirono a Londra. Esiste una lettera di Roebuck a Helen Taylor del 23 agosto 1873 (MTColl. VIII/28) che conferma il resoconto pubblicato di Roebuck riguardo al suo allontanamento da Mill, per cui non fu dovuto, come Mill suggerisce nella sua Autobiography (p.127) alle mere divergenze dei loro punti di vista sulle rispettive qualità di Byron e Wordsworth.

tutti i suoi amici, di se stesso ed altro. Io, però, non ho riscontrato niente di ciò nel povero Mill. Sono perfino incline a pensare che quanto ci sia o ci fosse di vero nell’avventura, potrebbe avergli fatto bene. Anche Buller ne ha parlato, ma in modo spiritoso.

Jane CarlyleVII al dottor John Carlyle, maggio 1834: La questione più importante [tra le

notizie apprese dalla moglie di John AustinVIII] era che una giovane signora di nome Taylor, nonostante fosse ostacolata dal fatto di essere sposata e dall’avere dei bambini, aveva conquistato Mill a tal punto da fargli perdere la testa.

Thomas Carlyle al dottor John Carlyle, 22 luglio 18343: La nostra nuova amica più

interessante è una certa signora TaylorIX che è venuta qui per la prima volta ieri e si è trattenuta a lungoX. È una vivente eroina da romanzo, con un intuito spiccatissimo, favorevole alla monarchia, davvero interessante, con un futuro incerto e che non ha più di venticinque anni. Presto Jane dovrebbe andare a trovarla e passarci insieme una giornata, essendo molto presa da lei.

Di sicuro la signora Taylor aveva quasi ventisette anni in questo periodo. A quanto pare, Jane andò a farle visita e due settimane dopo scrisse una nuova relazione.

Thomas Carlyle a sua madreXI, 5 agosto 18344: Abbiamo fatto, o quanto meno Jane l’ha

fatta, una conoscenza molto promettente, di una certa signora Taylor. Una mia giovane e bella lettrice e “carissima amica” di Mill che per il momento appare “come quanto di più nobile” e altro. Vedremo come andrà a finire. Dovremmo cenare lì martedìXII e incontrare un altro gruppo di persone che si dice, tra le altre cose, siano interessate a me. L’editore del Fox “Repository” (Fox stesso) è la persona che m’incuriosisce di più.

Thomas Carlyle al dottor John Carlyle, 15 agosto 18345: Qualche giorno fa abbiamo cenato con la signora (Platonica) Taylor e l’unitariano Fox (del Repository, se lo conosci). Anche Mill faceva parte del gruppo. C’era anche il marito, un ottuso, ma di natura assai gioiosa, era l’ospitalità in persona. La signora Taylor non ha dato completa soddisfazione, né l’ha ricevuta. Con la nobiltà d’animo di una sultana ostentava una certa petulanza fanciullesca ed era consapevole che questo non riscuotesse completamente successo. Ad ogni modo abbiamo camminato verso casa anche con Jane, per tutta la strada fin da Regent Park, e ci siamo sentiti come d’aver compiuto un dovere. Da parte dei SocinianiXIII, per come la penso io, non se ne farà nulla (wird nichts).Vorrei anche finire il discorso sulla posizione di editore della rivista radicale6 XIV, su cui la tua ultima lettera ovviamente fa delle congetture. Mill, mi sembra di capire, l’ha assegnato a questo stesso Fox (che ha appena smesso la sua attività di predicatore, e sarà come me lasciato sulla strada). Immagino lo abbia fatto

3 Ivi, p. 441.

4 La lettera originale conservata presso la National Library of Scotland, è pubblicata parzialmente in Charles Eliot Norton (ed. by), Letters of Thomas Carlyle 1826-1836, London, Macmillan &Co., 1888, vol. II, p. 200.

5 James Anthony Froude, Thomas Carlyle: a History of the First Forty Years of his Life, cit., vol. II, p. 448 [e p. 449, N. d. C.] e Charles Eliot Norton (ed. by), Letters of Thomas Carlyle 1826-1836, cit., vol. II, p. 207. Si veda anche il commento di Carlyle nel suo diario del 12 agosto 1834 (il giorno del party) ricordata in Charles Eliot Norton (ed. by), Reminiscences by Thomas Carlyle, cit., vol. I, p. 114n.

6 C’erano state in precedenza delle discussioni riguardo alla fondazione di una nuova Rivista Radicale, che l’anno successivo portarono alla nascita della “London (poi London and Westminster) Review”.

in parte per l’influenza della signora Taylor e in parte perché lo stesso Mill lo considera l’uomo più sicuro.

Poche settimane dopo, l’8 settembre, i Carlyle andarono a trovare la signora Taylor, ma prima di raggiungere la sua casa (J. S. Mill) si accasciò su una panchina del Regent Park, quando7 «la signora Taylor e suo marito comparvero, passeggiando. Ella era pallida, pareva appassionata e triste: avvertivo veramente un certo interesse in lei»XV.

Poco dopo la pubblicazione di Sartor ResartusXVI l’autore inviò una copia alla signora Taylor, anche se il suo interesse per lei era misto a preoccupazione nei confronti di Mill.

Thomas Carlyle al dottor John Carlyle, 28 ottobre 18348: Mill stesso, il migliore fra tutti loro [fra quelli del gruppo solito di Mill], ultimamente si intrattiene spesso con personaggi di carattere ben diverso da quelli di prima, per i quali gli Austin ed altri amici si addolorano e temono molto. C’è la bellissima signora Taylor di cui hai sentito parlare e della quale, sotto gli sguardi del marito, (in modo platonico) si è follemente innamorato. Oltre a lei, ci sono Fox, il Sociniano, ed un gruppo di “amici della specie” dall’aspetto davvero trascurato che (a parole e con i fatti) non lottano per assolvere al dovere, ma contro qualsiasi genere di dovere, quasi fosse richiestoXVII. Un Credo singolare questo. Tuttavia, posso assicurarti una cosa molto evidente in questi giorni: da me “odiata profondamente come la FECCIA9, che è il suo colore (die seine Farbe ist)”, e anche per lo più la sua sostanza. Jane ed io spesso diciamo: «Prima di tutti gli altri mortali, fai attenzione a un amico della specie!». La maggior parte di queste persone è davvero contraria al matrimonio e a cose simili, infatti, molto spesso sono inclini a divorziare dalle loro mogli o a essere lasciatiXVIII. Per quanto il mondo abbia già conquistato l’eterna “felicità per il maggior numero di persone” (o lo farà fra un giorno), le case di queste persone (ho sempre riscontrato) sono piccoli inferni di negligenza, di discordia e d’irragionevolezza. Mill è ben al di sopra di tutto questo e penso non si lascerà travolgere. Ad ogni modo, mi auguro chiaramente che ne resti lontano e, sebbene non ne possa parlare con lui direttamente, sarei contento di aiutarlo. È una delle persone migliori mai viste e- sorprendentemente legato a me, che è un altro suo merito.

All’inizio dell’anno successivo la signora Taylor appare di nuovo nelle lettere dei Carlyle.

Jane Welsh Carlyle al dottor John Carlyle, 12 gennaio 183510: C’è una certa signora Taylor alla quale potrei davvero affezionarmi, se non fosse rischioso e lei fosse disponibileXIX.Tuttavia è una donna dall’aspetto pericoloso e presa da una passione pericolosa, e fra noi non potrebbe instaurarsi alcuna relazione costruttivaXX.

7 James Anthony Froude, Thomas Carlyle: a History of the First Forty Years of his Life, cit., vol. II, p. 466.

8 La lettera originale, conservata presso la National Library of Scotland, è pubblicata parzialmente in Charles Eliot Norton (ed. by), Letters of Thomas Carlyle 1826-1836, cit., vol. II, p. 240.

9 “Glar”, feccia, fango o altra sostanza viscida.

10 Alexander Carlyle (ed. by), New Letters and Memorials of Jane Welsh Carlyle, London, John Lane, 1903, vol. I, p. 49 e James Anthony Froude, Thomas Carlyle: a History of his Life in London, London, Longsman & Green, 1884, vol. I, p. 23.

Thomas Carlyle ad Alexander CarlyleXXI, 27 febbraio 183511: La festa tenuta dai Taylor è stata molto vivace, la più stimolante (con le persone più dotate) alla quale abbia partecipato da anni. Gli ospiti principali erano: Mill, Charles Buller (uno degli spiriti più gioiosi, spensieratamente frizzanti e amorevoli al mondo), “Repository” Fox (che si agita, ma almeno ride12) e FonblanqueXXII, l’editore dell’“Examiner”. È una buona cosa, malgrado mi costi molto cenare così tardi: intorno alle otto!

Queste relazioni amichevoli non potevano che essere complicate dal noto evento di qualche giorno dopo, nonostante lo spirito ammirevole con cui Carlyle all’inizio sopportò il colpo. Poco tempo prima Mill aveva preso in prestito il manoscritto del primo volume della French

RevolutionXXIII di Carlyle e il sei marzo si era recato da lui per annunciargli che l’intero manoscritto

era stato accidentalmente bruciatoXXIV. Arrivò in carrozza di sera a casa dei Carlyle in compagnia della signora Taylor e, precipitandosi da solo sulle scale, all’inizio supplicò semplicemente la signora Carlyle di scendere e parlare con la Taylor. Probabilmente è soltanto un’invenzione successiva, quella per cui all’inizio, vedendo la carrozza, la signora Carlyle esclamò a suo marito: «Divina Provvidenza, è scappato con la signora Taylor!»13. Ad ogni modo questo fu a tal punto il primo pensiero dei Carlyle che, una volta appresa la vera ragione della visita, sembrarono curiosamente tranquillizzati. Dopo che la signora Taylor andò via, Mill rimase con i Carlyle fino a notte fonda, mentre questi facevano il possibile per convincerlo che la perdita non fosse poi così grave. Successivamente, comunque, pensarono che la signora Taylor fosse responsabile della distruzione del manoscritto. Le loro diverse insinuazioni in questo senso14, in seguito furono amplificate da altri, fino a diventare l’accusa appena velata che la Taylor lo avesse distrutto volontariamente. Ogni indizio, per cui la signora Taylor fosse responsabile dell’accaduto, pare essere stato decisamente smentito dalla stessa lettera di Mill. In essa diceva a Carlyle che la signora Taylor aveva visto il manoscritto, da qui i loro successivi sospetti. Mill, la persona più sincera possibile, non avrebbe certamente scritto, come fece qualche giorno dopo la catastrofe, rifiutando l’offerta gentile di Carlyle di prestargli una parte del secondo volume della French Revolution, “purché osi prenderlo”15.

J. S. M. a Thomas Carlyle, 10 marzo 183516: Non prenderò la Fete des PiquesXXV- non

perché sia convinto che possa ricapitare una cosa del genere, ma per giustizia punitiva vorrei portare il segnoXXVI della mia inaffidabilità. Se comunque vorrai darmi il piacere di leggerlo, consegnalo alla signora Taylor- nelle sue mani non potrebbe riportare alcun danno.- Potrei leggerglielo a voce

11 Charles Eliot Norton (ed. by), Letters of Thomas Carlyle 1826-1836, cit., vol. II, pp. 283-284. Il 16 febbraio, il giorno prima del party, la signora Carlyle aveva scritto al dott. John Carlyle: «Domani andremo dalla signora [Taylor] che vorrei tu conoscessi per potermi dire se sia innamorata perdutamente o meno». James Anthony Froude, Thomas Carlyle: a History of his Life in London, cit., vol. I, p. 25.

12 “Hotches”=inquieto.

13 Charles Gavan Duffy, Conversations with Carlyle, cit., p. 169. Il resoconto contemporaneo di quell’episodio, dato da Carlyle nel suo diario- Charles Eliot Norton (ed. by), Reminiscences by Thomas Carlyle, cit., vol. I, p. 106 - non ne fa menzione.

14 Si veda in particolare il resoconto di Carlyle in Sara Norton & M. A. De Wolfe Howe (ed. by), Letters of Charles Eliot Norton with biographical Comment, cit., vol. I, p. 496 e Alfred H. Guernsey, Thomas Carlyle: His Life, His Books, His Theories, New York, D. Appleton & Co., 1879, pp. 86-87.

15 Letters of T. C. to J. S. M., p. 109, lettera datata 9 marzo 1835.

16 National Library of Scotland. Pubblicata in Hugh Elliot, The letters of John Stuart Mill, cit., vol. I, p. 10 [In realtà a p. 102. N.d.C ]. Si veda anche la lettera della sorella di Mill, Harriet, scritta a Carlyle poco dopo la morte di Mill, in cui precisa che: «Per quanto ricordo, la disgrazia fu causata dall’errore personale di mio fratello di aver gettato i tuoi fogli tra quelli inutili da usare in cucina». Letters of T. C. a J. S. M., p. 107.

alta come ho fatto per gran parte dell’altro, poiché non ha avuto solo il lettore da te menzionato, ma un secondo altrettanto buono.

Sembra che Carlyle non abbia accettato questo suggerimento e che Mill non abbia visto nessun altro manoscritto. Per un po’ di tempo, dei rapporti cordiali continuarono non solo con Mill, ma anche con la signora Taylor17. Tuttavia, dopo il 1835 la malattia della signora Taylor e l’assenza dalla città per la maggior parte dell’anno impedirono che ci fossero molti altri contatti. In questo periodo forse si verificò anche uno scontro definitivo tra le due signore che raffreddò i rapporti. Carlyle suggerisce qualcosa di simile nelle Reminisciences quando dice che la signora Taylor: «All’inizio considerò la mia Jane, uno spirito semplice, adatto piuttosto a fare da tutore e per giocarci quando le pareva, ma ben presto le furono riconosciuti (in modo indimenticabile) i suoi errori»18.

Le visite regolari di Mill e le passeggiate domenicali con Carlyle continuarono per qualche anno. Nella primavera del 1836 troviamo la signora Carlyle molto preoccupata per le notizie riguardanti i loro “più cari amici”, John Mill e John Sterling, “gravemente malati”19 XXVII. Poco tempo dopo, subito dopo la morte di James MillXXVIII e poco prima che Mill partisse per la Francia nell’estate dello stesso anno, Carlyle andò a trovare i Mill nella loro residenza estiva nel MicklehamXXIX, vicino Dorkey nel Surrey, e inviò a sua moglie in Scozia un resoconto dettagliato della visita.

Thomas Carlyle a Jane Welsh Carlyle, Chelsea, 24 luglio 183620: Nella loro casa c’era poca sofferenza visibile o piuttosto nessuna, né alcun tipo di sentimento umano in ognuno di loro, ma un genere di compostezza e remissività del tutto perturbante (unheimlich) come se, tutta la spontaneità umana, avesse trovato rifugio in angoli invisibili. Mill stesso parlava molto e non in modo insensato- al contrario- ma senza emozioni d’alcun tipo. Mi è parso degenerato nella tristezza (scrae21), più deprimente e profonda sia nel corpo che nella mente, come quasi mai ho visto prima al mondo. I suoi occhi luccicano e si muovono in modo spasmodico con sguardi folli e tic; è calvo e il suo volto cupo e asciutto. Povera anima, dopo tutto. Mi sembrava davvero strano che quest’uomo avesse bisogno di me o io di un uomo così dell’altro mondo. Che cosa succederà? Niente di male; perché non c’è e non c’era niente di disonesto. Tuttavia, penso che lo vedrò sempre meno. Purtroppo, povero amico! Sembra perfino che non possa essere a lungo in grado di ricevere visite: questo è uno dei modi in cui potrebbe finire.

È difficile ricordare che il Mill, di cui Carlyle parla qui, avesse compiuto trent’anni, solo qualche settimana prima. Anche la risposta della signora Carlyle merita di essere citata.

17 Si veda la lettera di Carlyle a Mill del 30 ottobre 1835 in cui promette di contattarlo a Kent Terrace, in Letters of T. C. to J. S. M., p. 119. 18 Charles Eliot Norton (ed. by), Reminiscences by Thomas Carlyle, cit., vol. I, p. 104.

19 James Anthony Froude (ed. by), Letters and Memorials of Jane Welsh Carlyle, cit., vol. I, p. 57.

20 James Anthony Froude, Thomas Carlyle: a History of his Life in London, cit., vol. I, p. 74. James Mill morì il 23 giugno, la visita di Carlyle avvenne il 16-18 luglio, e Mill partì per la Francia il 30 luglio.

Jane Welsh Carlyle a Thomas Carlyle, 2 agosto 183622: Povero Mill! Pare aver davvero

“amato e vissuto”. Sembra che il suo grande intelletto gli venga a mancare proprio nel suo punto più forte: la sua implicita ammirazione e soggezione di te.

Per un certo periodo dopo la partenza di Mill, le notizie che Carlyle ebbe sui suoi spostamenti in Europa gli giunsero indirettamente e non perse tempo a trasmettere i pettegolezzi che gli erano arrivati.

Thomas Carlyle a John Sterling, 3 ottobre 183623: Dicono che Mill scriva da Nizza: non andrà in Italia, a causa del colera e della quarantena. La sua salute è migliorata di pochissimo, ma almeno un po’. La signora Taylor, si è mormorato, è con lui o comunque gli è vicino. Non è strano questo languire fino al deperimento e al non-essere del nostro povero Mill se davvero, come dicono tutti i suoi amici, fosse generato dalla sua ammaliatrice? Non ho mai visto un enigma della vita umana per me tanto difficile da spiegare in modo teorico.

Sono innocenti dice la Compassione, sono colpevoli dice lo ScandaloXXX. Dunque, perché in nome del Cielo stanno morendo con il cuore spezzato? Soltanto una cosa mi è dolorosamente chiara: il povero Mill sta soffrendo molto. Purtroppo non si confida, ma forse la sua tragedia è più grave di tutte le nostre: la storia di cui non parla e della quale non ha mai potuto parlare, e che doveva rimanere imprigionata come nel ghiaccio spesso, rigato, senza voce e incapace di comunicare, non è la cosa più tragica di tutte?

Sei giorni dopo, ad ogni modo, una lettera lunga e dal tono amichevole fu spedita da Carlyle a Mill, a Nizza, su insistenza del loro amico comune Horace Grant24 XXXI. Al ritorno di Mill, in novembre, i contatti stretti furono ripresi rapidamente per un altro anno circa, soprattutto a proposito della “London and Westminster Review” e continuarono abbastanza regolarmente, anche se meno cordiali di prima.

Thomas Carlyle a John Sterling, 17 gennaio 183725: John Mill, come forse saprai, è di

nuovo a casa, sta meglio, ma non ancora bene. L’ho incontrato l’altro ieri afflitto da un Peso che abbiamo tutti noi. Nel complesso lo vedo poco. Lavora soprattutto alla sua “Review”; molto provato dagli editori incompetenti, dalle incoerenze dei Radicali e dal resto. Con la sua Platonica